È partito il tormentone elettorale per le elezioni amministrative di Cremona. Primi nomi dei candidati sindaco. Prime interviste. Prime polemiche. Prime promesse, molte in scadenza il giorno successivo alla chiusura delle urne. Altre confezionate per il freezer, disponibili per essere scongelate nell’eventualità di un’emergenza.
Le prossime settimane ci saranno entrate a gamba tesa e colpi bassi. Idi di marzo. Bruto accoltellerà Cesare.
«Correttezza politica … Mai sentito un esempio migliore di ossimoro» (La macchia umana). Battuta non malvagia. Film impegnato e palloso. Verità inoppugnabile. Da qui all’8 giugno un fiume di correttezza fasulla travolgerà i cittadini. La narrazione elettorale seguirà, con poche eccezioni, paradigmi consolidati. Tra i criteri per la scelta del candidato sindaco, l’usato sicuro prevarrà sulla novità. Mancherà il pizzico di audacia che, è noto, viene premiato dalla fortuna. Chi non rischia non rosica non compare nei detti della politica cremonese.
Qualcosa di diverso potrebbe verificarsi nell’informazione e nella comunicazione. Nella propaganda e nella diffusione dei programmi elettorali, fuffa compresa. Nella vendita del prodotto. Nella richiesta del voto. Toute la presse est toxique, lisez les tracts les affiches, le journal mural, esortavano i protagonisti del 68 francese. Cinquantasei anni dopo, la sollecitata fuga dei lettori dai giornali tradizionali è in atto. Un esodo che condurrà alla contrazione dell’informazione cartacea e alla crescita di quella digitale. Alla marginalizzazione della prima e alla supremazia della seconda.
Al di là dell’esagerazione sulla tossicità di tutta la stampa. Al di là della retorica sulla libertà d’informazione, baluardo di democrazia.
Al di là dell’unanime, spesso ruffiano e peloso, sdegno e relativa solidarietà ogniqualvolta uno o più scappati di casa si cimentano in azioni ingiustificabili, violente e inaccettabili contro le sedi delle redazioni.
Al di là del mito appannato dei giornali cani da guardia, doberman delle istituzioni e garanti della democrazia. Al di là dell’evoluzione darwiniana dei cani da guardia in cani di compagnia. Dei doberman in barboncini e pechinesi.
Al di là della favola della stampa indipendente, ma con il braccialetto elettronico fornito dagli editori. Al di là dell’estremo scrupolo dei padroni delle testate nell’esercitare il potere di controllo in funzione della propria convenienza.
A di là di un’informazione locale cartacea limitata a poche testate, quasi sempre allineate con l’establishment, bollettini di regime camuffati da giornali indipendenti.
Al di là di tutto questo, è assodato e certificato il calo delle vendite in edicola dei quotidiani e – questo è il punto – il relativo ridimensionamento del loro potere di indirizzo del voto degli elettori.
Al contrario, è in aumento il consumo di notizie e di opinioni pubblicate sugli online, sui blog. Sulle piattaforme social. La smisurata prateria digitale, Giano bifronte, da un lato è sfogatoio incontrollato e becero di pulsioni personali. Terra di nessuno, è brodo di coltura per disfattisti frustrati, paladini della diserzione delle urne. Spazio per nichilisti che vedono nello sfascio la soluzione dei problemi.
Dall’altro lato, è la Rete salvifica, il buon samaritano dei movimenti di protesta, delle formazioni politiche senza santi in paradiso, delle associazioni e di gruppi di qualsiasi tipo e colore.
E’ lo spazio a loro negato dalla stampa tradizionale.
E’, per questa nicchia, disordinata e magmatica, la possibilità concreta di avere voce in campagna elettorale e in altre circostanze.
E’ la manna caduta dal cielo per liste non di partito e non civiche taroccate, porta borraccia delle formazioni storiche.
E’ il sistema informativo orizzontale, diverso non solo nel modo, ma anche nella sostanza, da quello verticale della tradizione. Più immediato. Più diretto. Meno gerarchico.
E’ il mezzo efficace per tentare un cambiamento.
E’ la contrapposizione al cartaceo, più incline al mantenimento dello status quo, caratteristica spiccata dei fogli locali.
Se si sostituiscono les tracts, les affiches, le journal mural, con blog, chat e il resto degli strumenti della comunicazione digitale, si può affermare che la metamorfosi auspicata dai sessantottini d’Oltralpe non solo è partita, ma ha già percorso parecchia strada. Una beffa se si considera che la rivoluzione è opera delle multinazionali della Silicon Valley, loro stesse un problema. Ma questo è un altro discorso.
Non basta l’avvento di un nuovo tipo di informazione a complicare lo scenario preelettorale. A rendere più difficoltosa la lettura degli avvenimenti intervengono altre variabili, altrettanto importanti e incisive.
Disaffezione alla politica e partiti in apnea, con ridotta capacità di mobilitazione, non favoriscono la partecipazione. Non infiammano il tiepido entusiasmo dei giovani per la chiamata al voto.
Scafati boomer, un tempo incendiari sulle barricate, oggi pompieri sulle autopompa dei vigili del fuoco, discutono di rinnovamento, ma non della cessione del proprio scranno.
Le liste civiche, specchietto delle allodole dei partiti per riportare all’ovile voti in libera uscita, non migliorano la situazione. La complicano. Il make up per mascherare il marchio di fabbrica non sempre riesce e quando questo succede è un Hellzapoppin’ che non diverte e non fa ridere. Intristisce.
Poi c’è il padre di tutti i problemi. Il leader. Nessuno dei partiti in città, pare ne abbia uno nel cassetto, pronto per la candidatura a sindaco. L’incertezza del centrodestra e della Lega sul cavallo da mettere in pista conferma lo stile antico. Alcuni nomi circolati, spifferi privi di fondamenta, sono Diogene senza lampada. Sono attesa che le segreterie regionali della coalizione si accordino sui candidati sindaci nei capoluoghi lombardi. Uno a te, uno a me. Uno alla speraindio.
Il Pd ha già scelto. Il frontman della band sarà Andrea Virgilio. Non giovane. Non anziano. Curriculum di amministratore pubblico inappuntabile. In dote porta numerosi incarichi svolti con diligenza. Incarna l’usato sicuro. Super sicuro. Polemico la giusta dose è ligio alle indicazioni del partito. Non sgomita, anche se si è autocandidato. Al passo con i tempi ha annunciato la propria disponibilità a gareggiare con un video. Idea buona. Filmato un po’ meno. Il Pd ha accolto la sua disponibilità. Gli ha conferito l’incarico e assegnato la missione di non perdere il Comune. Poi lo ha benedetto. Vaya con Dios. Parte con il sostegno di Luciano Pizzetti, pezzo da novanta della politica cremonese. Un ottimo viatico. Ha contro sondaggi impietosi. Un maledetto avversario.
Alessandro Portesani, 41 anni, a tuttoggi è l’altro candidato sindaco ufficiale. Guiderà l’assalto al cielo con la lista civica Novità Cremona. Civica doc è coerente con il proprio nome. Per ora è l’unica vera novità. Priva di fondotinta e mascara, la lista ha debuttato in pubblico nei giorni scorsi. Sala piena. Il tutto esaurito e la presenza al battesimo di esponenti di centrodestra e di centrosinistra ha conferito credibilità e autorevolezza alla proposta.
La partenza da velocisti è un’iniezione di fiducia. Ma la campagna elettorale è per maratoneti.
L’inizio del tormentone elettorale riporta alla ribalta i nodi irrisolti. Le questioni indigeste. Quelle che meno se ne parla, meglio è. Inceneritore, biometano, nuovo ospedale, autostrada Cremona-Mantova, consumo del suolo, pendolari. E’ qui che si parrà la tua nobilitate direbbe il poeta. Amen.
Antonio Grassi
Una risposta
Il PD ha concesso dall’alto il suo benestare all’ autocandidatura di Andrea Virgilio dopo qualche giorno di inspiegabile sospensione. Ci sarebbe potuta essere qualche alternativa? Virgilio è persona affidabile che ha dimostrato in anni di attività politica di costituire una sicurezza. Al fianco del sindaco attuale ha lavorato fedelmente. Perché non esprimere subito apprezzamento. Mah, non si capisce. Un bel rischio per il centrosinistra sfidare un centrodestra che sulla carta ha tutti i pronostici dalla sua parte. Un bel rischio per Andrea Virgilio che generosamente si mette a disposizione per affrontare il salto nel vuoto e rischiare di bruciarsi. Ma il centro destra cremonese non sa ancora dove sbattere la testa, ha i sondaggi a favore ma non la persona su cui puntare. Che disastro!!! Soprattutto per Cremona che si troverà a dover scegliere tra il candidato ‘brava persona’ della continuità ( con l’attuale giunta? Non ne abbiamo avuto abbastanza? Non ha già combinato sufficienti guai? Vogliamo continuare a ridere così?) quello dei dilettanti allo sbaraglio.