Il mercato tessile non è più in grado di assorbire la lana ricavata dalla tosatura delle pecore delle greggi lombarde e tutto quello che non viene utilizzato è considerato rifiuto speciale. Un vero spreco oltremodo costoso da smaltire e, se non correttamente gestito. diventa inquinante per l’ambiente. In realtà, oltre a quello della tessitura, sono stati recentemente individuati altri settori per il riutilizzo di questo materiale. L’edilizia dove la lana viene utilizzata come isolante termico per gli edifici. Ma ciò che è fondamentale è il ripristino di una filiera in grado di sostenere la sua complessa lavorazione.
In Lombardia si produce circa 150 tonnellate all’anno di lana. Occorre trovare nuovi utilizzi per questa risorsa che soffre la concorrenza di lane estere e la mancanza di impianti per poter essere trattata”..
In Italia si stima che sulla base di circa 8 milioni di ovini si producano dai 10 a 12 milioni di chili di lana sudicia; di questi, all’incirca l’80%, viene esportato, senza le operazioni di lavaggio all’estero; in particolare in India, Cina e sud Europa. Nel nostro Paese ne restano così 1200 tonnellate. Serve ricostruire una filiera tessile e dare vita a una catena produttiva che si è interrotta con l’incremento delle fibre sintetiche e il ricorso a lane d’importazione.
Questo, come altri temi fondamentali per il territorio, saranno al centro l’11 di novembre, della seconda Giornata del Pastoralismo che Regione Lombardia ha istituito nel 2023 con la legge regionale 14/2022 e che ha l’obiettivo di tutelare e valorizzare gli alpeggi, la pastorizia e la transumanza quali attività tradizionali, oltre che culturali, dei territori della Lombardia. Le iniziative sono a cura aall’Agricoltura e alla Sovranità alimentare, dell’assessorato alla Cultura e di ERSAF (L’Ente Regionale per i servizi all’Agricoltura e alle Foreste).
Grazie alla pastorizia, diversi territori non sono stati abbandonati dall’uomo, consentendo così di preservare il fragile equilibrio ambientale e idrogeologico delle montagne lombarde, così come il paesaggio e la storia rurale della pianura. Tra gli obiettivi della legge 14\2022, c’è anche quello di sostenere economicamente progetti in favore dei pastori e dei conduttori d’alpeggio che eseguono opere di manutenzione del territorio in accordo con gli enti locali competenti. Nel 2023 sono stati attivati otto progetti relativi al triennio 23/25, con un contributo di 211.000 euro. La Regione, inoltre, promuove l’individuazione di percorsi di transumanza in accordo con gli enti locali, per garantire il libero passaggio delle mandrie e delle greggi e il pascolo in aree idonee.
In Lombardia, secondo i dati del Sistema Informativo Veterinario nazionale al 30 giugno del 2024, sono presenti 10571 allevamenti tra stabili e ‘vaganti’: 105.361 i capi ovini e 84.847 i caprini. La provincia in cui i dati indicano il maggior numero di animali è quella di Bergamo con 2.414 allevamenti, 42.718 gli ovini e 19.292 i caprini. Segue Brescia con 2.420 allevamenti, 20.711 gli ovini e 18.575 i caprini. Poi Sondrio: con 1.350 allevamenti, 8.201 gli ovini e 13.175 i caprini; Como con 1.142 allevamenti, con 5.302 ovini e 8.342 caprini. Lecco con 826 allevamenti, 7905 ovini e 6128 caprini; Varese con 642 allevamenti; 5.716 ovini e 5.905 caprini; Milano: con 424 allevamenti, 2.898 ovini e 5.075 caprini; Pavia: 388 allevamenti, con 3.469 ovini e 2.397 caprini; Mantova: 381 con allevamenti, 3.111 gli ovini e 1.879 i caprini; Cremona con 237 allevamenti, 4.551 gli ovini e 2.766 i caprini; Monza Brianza; 203 allevamenti, 672 gli ovini e 868 i caprini. E infine Lodi con 90 allevamenti, 647 gli ovini e 444 i caprini. Le province con maggior densità di allevamenti per chilometro quadrato sono Bergamo e Lecco così come quelle per densità di capi.
Tante le razze: Pecora Brianzola: 1413 capi; Pecora Bergamasca: 485 capi; Pecora Ciuta: 410 capi; Pecora di Corteno: 394 capi; Naso nero del Vallese: 271 capi. Moltissime anche le razze caprine: Bionda dell’Adamello Produzione casearia: Fatulì, formaggella a latte crudo. Produzione carne: capretto e berna, striscia di carne essiccata. Orobica
Produzione casearia: Formagìn, Matuscìn, Roviola, diversi nomi dialettali della formaggella di capra. Il suo latte è utilizzato per la produzione di Bitto dop nel caso di aggiunta di latte di capra a quello vaccino. Frisa Valtellinese
Produzione carne: violino di capra, coscia o spalla di capra essiccata. Verzasca Produzione carne: Capretti pesanti e ricercati. Produzione casearia: Formaggella del Luinese D.O.P., dove nel disciplinare si obbliga all’utilizzo di una percentuale di latte di capra Verzasca (pascoliva). Lariana Capretto (specializzata nella produzione carne).
Tra le diverse iniziative della Giornata del pastoralismo ci sarà anche una mostra di fotografie di Carlo Meazza dal titolo ‘Il cammino dei Pastori – Storie di vita e del paesaggio lombardo’ dell’Archivio di Etnografia e di Storia Sociale di Regione Lombardia (11-17 novembre); allestita in Piazza Città di Lombardia a Milano.
Una risposta
Allevo vacche da latte a Mantova e subisco tutti gli anni l’arroganza dei pastori che fanno pascolare le pecore sui prati dove c’è ancora presente il foraggio per i bovini senza mai chiedere il permesso e provocando danni ingenti alle colture. Molte volte sono dovuto intervenire in modo deciso per allontanare i pastori e le greggi. Spesso sono persone grezze arroganti violente e pericolose. Fatti di cronaca asseverano quello che dico. La pastorizia ricopre un ruolo importante economico e ambientale ma il rispetto per chi come loro vive di allevamento è una discrimine. Senza rispetto non pretendano rispetto . Comunque li ammiro per il duro lavoro che svolgono. Andrea.