In occasione del Giorno della Memoria, questa mattina, in viale Trento e Trieste, angolo via Belfiore, si è tenuta la cerimonia di scoprimento della targa che ricorda che in quella zona sorgeva Villa Merli, luogo di detenzione e tortura della polizia politica fascista. Alla cerimonia, promossa e organizzata dal Comune in collaborazione con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Comitato Provinciale), l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (Sezione di Cremona) e l’Associazione Nazionale Divisione Acqui (Sezione di Cremona).
Prima dello scoprimento della targa ha preso la parola l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi che, ringraziando tutti i presenti e coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo momento – inserito nel programma messo a punto dall’assessorato alla Cultura riunendo le iniziative, organizzate o patrocinate dal Comune di Cremona, che si tengono nel periodo in cui ricorre il Giorno della Memoria – ha fra l’altro sottolineato che oggi prosegue il percorso iniziato lo scorso anno con la posa delle “pietre d’inciampo”. L’assessorato alla Cultura ha deciso di installare questa targa nel luogo dove sorgeva Villa Merli per ricordare una pagina di storia che ha drammaticamente segnato la città nel secolo scorso. L’iniziativa intende rendere omaggio alle vittime del totalitarismo fascista e, in particolare, ricordare ai cremonesi quel luogo di torture, sangue e morte. La targa, ha poi detto l’assessore, non è però solo un segno per ricordare, ma anche uno stimolo per fare i conti con la nostra storia e quella della nostra comunità, sulla responsabilità, oltre che proseguire nella ricerca e nello studio di quanto avvenuto allora.
Svelata la targa, l’assessore Burgazzi ha letto la dicitura che vi è riportata: “Qui era situato il cappellificio dell’imprenditore Merli, con ingressi in via Dante e in viale Trento e Trieste. Dopo la chiusura della fabbrica, dall’estate 1944, nella villa ex padronale ebbe sede, trasferendosi dalla caserma Muti, l’Ufficio politico investigativo (UPI) della Repubblica Sociale Italiana – Partito Fascista Repubblicano (ex PNF) di Cremona. In modo particolarmente efferato tra il 1944 e la Liberazione questo fu luogo di delazioni, interrogatori con ricatti, percosse e torture, istruttorie che destinavano al carcere, ai lager in Germania, a fucilazioni come quelle in cui caddero i partigiani Luigi Ruggeri “Carmen” (Pozzaglio 24.9.1944) e Renato Campi (Poligono di tiro al Po Cremona 16.2.1945). Fabbrica e villa furono demolite negli anni ‘50”.
Tra via Dante, via Belfiore e viale Trento Trieste sorgeva il cappellificio dell’imprenditore Merli che, dopo la chiusura della fabbrica, dall’estate 1944 divenne sede dell’UPI, Ufficio politico investigativo della Repubblica Sociale Italiana – Partito Fascista Repubblicano (ex PNF) di Cremona, luogo di delazioni, interrogatori con ricatti, percosse e torture, istruttorie che destinavano al carcere, ai lager in Germania e a fucilazioni. Alla fine della guerra, nell’estate del 1945, la Questura di Cremona aprì un’inchiesta su Villa Merli e il processo fu celebrato tra l’aprile e il maggio del 1946, ma nel giugno del 1946 venne promulgata l’amnistia Togliatti, un provvedimento di condono che portò anche alla distruzione di molti atti delle inchieste. Alcuni funzionari della Questura decisero di prelevare gli atti relativi a Villa Merli, demolita nel 1959, per conservarli e restituirli oltre settant’anni dopo alla memoria dei cremonesi. Il dossier ritrovato diede avvio a numerosi lavori di ricerca, analisi e ricostruzione dei fatti, tra cui spicca l’opera della giornalista Barbara Caffi Villa Merli, il Dossier Ritrovato – Per quanto ch’io soffra nel morire. Ed è stata proprio Barbara Caffi a ricordare come è nata questa sua ricerca, dapprima pubblicata a puntate sul quotidiano locale La Provincia. La giornalista ha ringraziato non solo il Comune, ma anche la famiglia del poliziotto che salvò dalla distruzione la documentazione delle violenze perpetrate a Villa Merli, tenendole al sicuro nella propria abitazione e dando disposizione di renderle pubbliche dopo un tempo congruo. Ora il tutto è conservato all’Archivio di Stato. Barbara Caffi ha poi citato alcune delle persone, uomini, donne, giovani, intere famiglie, di estrazione sociale e appartenenza politica diversa, che subirono torture in quell’edificio.
A nome delle Associazioni partigiane ha poi preso la parola Gian Carlo Corada che, nel suo intervento, ha tra l’altro detto che la collocazione della targa rimedia ad una mancanza: si tende infatti a dimenticare le cose brutte, ma questo non può avere una giustificazione, soprattutto di fronte ad un un luogo, noto a Cremona come “villa del terrore”, dove sono state compiute violenze inaudite da italiani su altri italiani.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento del sindaco Gianluca Galimberti che, sottolineando come la violenza e la sopraffazione fossero intrinseche al fascismo sin dalla sua nascita, ha ricordato che Cremona durante il ventennio ha avuto purtroppo un ruolo centrale fortemente negativo per quanto fatto da Roberto Farinacci, gerarca di punta dell’ala estrema del movimento fondato da Mussolini. Violenza e sopraffazione si sono palesate in tutto il periodo della dittatura fascista e con l’abominio delle legge razziali del 1938. Personaggi di grande spessore, spinti da profondi valori democratici, hanno certamente riscattato la nostra città da quel pesante fardello, ha aggiunto il Sindaco, ma è importante rimanere vigili, proseguire nel percorso intrapreso volto a fare i conti con la nostra storia per costruire una comunità fondata sul rispetto dei diritti di tutti, contro ogni forma di violenza: la targa posta oggi aiuta anche a fare questo.
L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione di ANPI – Associazione Nazionale Partigiani Italiani di Cremona, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, ANDA Associazione Nazionale Divisione Acqui e con il supporto di AEM Cremona. Al momento istituzionale, sono intervenute autorità civili e militari, rappresentanti di ANPI Cremona, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e ANDA Associazione Nazionale Divisione Acqui, delle Associazioni d’Arma e Combattentistiche e numerosi cittadini.