L’Istituto comprensivo Cremona Due entra nella rete CPL, Comitato per la promozione della legalità, fin dal suo costituirsi, nel 2014. Sono state tante le iniziative a cui, da allora, la scuola media Virgilio ha partecipato, molte le occasioni di collaborazione con Libera. La classe 3D l’anno scorso è salita sul treno per Milano e ha preso parte alla Manifestazione nazionale in occasione della Giornata in ricordo delle vittime innocenti di mafia, un’opportunità incredibile per sentirsi parte di una comunità vastissima di giovani. Quest’anno la manifestazione nazionale si è tenuta a Roma, perciò per molti studenti di Cremona il teatro della manifestazione, dopo un lungo corteo partito dalla stazione e snodatosi per le vie del centro, è stato il cortile Federico II. La Giornata della memoria e dell’impegno si è celebrata alla presenza delle istituzioni, il Comune (presenti il sindaco e diversi assessori), l’Ust, Libera e la dirigente del Torriani, scuola capofila del CPL Cremona: tante le figure adulte che sono intervenute, consce dell’importanza del momento e delle responsabilità che il loro ruolo comporta, ma soprattutto c’erano loro, i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, con i loro striscioni, le biografie delle vittime su cui hanno studiato stese con le mollette, un bucato speciale testimone di tanto impegno e la loro composta presenza.
In piazza c’era anche la classe 3D, che ha raccontato le biografie di alcuni bambini vittime innocenti della mafia, conosciute leggendo un libro, La classe dei banchi vuoti di don Ciotti, il fondatore di Libera. Dopo averlo letto, analizzato, commentato, ne sono nate idee. I bambini uccisi dalla mafia sono diventati tra le mani dei ragazzi i protagonisti di una sceneggiatura per un cortometraggio, le loro passioni rappresentate e stigmatizzate in oggetti simbolici, gli alunni hanno così imparato ad utilizzare tecniche di ripresa, a saper scegliere tra uno smartphone e un tablet per girare una scena, a fare primi piani, a doppiare le scene, ma soprattutto a vincere la loro timidezza, a mettersi in gioco. Si sono così raggiunti tanti traguardi, acquisite conoscenze e sviluppate nuove competenze.
Ne è nato un video, il loro primo contributo in un percorso triennale di contrasto all’illegalità, di conoscenza delle mafie, di cittadinanza attiva. In piazza gli alunni hanno raccontato in poche ma significative parole la morte di cinque bambini. In particolare Nadia ha raccontato la storia di Simonetta Lamberti, figlia di un magistrato e di un’insegnante. Era il loro orgoglio. Un giorno Simonetta e suo padre erano in macchina. A un certo punto due motociclisti li affiancarono e cominciarono a sparare, il padre le disse di abbassarsi e Simonetta si abbassò; quando i motociclisti scomparvero dietro la curva, suo padre prese dolcemente il capo della bambina e capì che non avrebbe mai più rivisto il viso di sua figlia.
Anna ha narrato quella di Giuseppe e Salvatore, due gemelli che nel loro ultimo viaggio immaginavano di essere su una navicella spaziale della NASA. I gemelli erano sempre molto agitati, ma quel giorno più del solito perché avevano appena giocato a spararsi con le palline, il loro nuovo gioco regalato dalla mamma perché avevano preso buoni voti. Mentre erano in macchina per andare a scuola un’esplosione immensa fu la causa del loro riposo eterno.
Marco ha ricordato Dodò Domenico Gabriele, un bambino come tutti gli altri, che amava follemente giocare a palla, ma andava bene anche a scuola pur di fare felici i suoi genitori, anche se qualche volta veniva per questo chiamato “secchione”e non gli piaceva. Dodò sapeva bene che in città c’erano i bulli e osservava con attenzione che nessuno cercava di mettersi contro di loro: i bulli Dodò non li sopportava proprio. Per Dodò, grande amante del calcio, era orribile scoprire che in questo sport avvenivano spesso delle scorrettezze.Un giorno mentre giocava allegramente scartò tutti i suoi avversari, fece una finta ma…non riuscì a scartare una pallottola che si prese in corpo proprio in uno dei suoi momenti di gloria.
Rebecca ha letto di fronte alla piazza la storia di Benedetto, un ragazzo scherzoso e sfacciato, avrebbe voluto essere scaltro e felpato come un gatto. Un giorno, Benedetto e i suoi amici, derubarono una signora anziana uscita di casa con un sacco di soldi. Siccome era il più piccolo gli spettavano solo 5000 lire, ma per lui era comunque un bel gruzzolo da tenere da parte. I ragazzi che avevano derubato l’anziana si preoccuparono perché doveva essere una persona importante a giudicare dai soldi che aveva, e alla fine quella anziana lo era davvero una persona importante: era la mamma di un capo di una banda di mafiosi. Benedetto si era voluto sentire “grande” e come un “grande” sarebbe stato punito.
Infine Carla ha narrato commossa la storia di Nadia Nencioni, una bambina vispa e vezzosa, a cui piaceva il rosa e appena le chiedevano perché le piacesse tanto questo colore lei rispondeva perché era il colore delle principesse. In una notte però dei signori “cattivi” misero una bomba vicino alla sua casa perché stavano combattendo una guerra segreta. Proprio quella notte un rumore svegliò tutte le persone del quartiere… L’esplosione provocò la distruzione di un palazzo storico, sede delle istituzioni della politica e del castello della nostra principessa, proprio il castello in cui Nadia viveva.
In piazza, sul palco, gli studenti del Torriani hanno accompagnatdo con strumenti musicali le voci di tutti gli studenti che si sono alternati portando le storie delle vittime innocenti attraverso forme espressive diverse: la poesia, la letteratura, il teatro…
Lavorare con i ragazzi è il senso di chi insegna, la scuola sono i corridoi e le scale, la campanella e le cartine appese alle pareti, ma sono soprattutto i loro occhi stupiti, il panino mangiato di corsa prima di mettersi al lavoro oltre l’orario scolastico, sono quei banchi vuoti da riempire con il loro consapevole entusiasmo. La piazza di questa mattina ha dato voce agli innocenti morti per mano della mafia e ha restituito un po ‘di speranza agli adulti.
Alessandra Fiori