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Giove non ha tolto il senno ai cremonesi ma il coraggio che li spinge a ribellarsi

7 Aprile 2024

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.  Giove ha tolto il senno ai cremonesi per mandarli in rovina? Difficile rispondere. Difficile crederlo. Difficile escluderlo. Difficile. Ma discuterne può essere utile. I politici non aiutano a risolvere il quesito. I fatti alimentano dubbi. La campagna elettorale complica il quadro.

L’aria della città è ricca di polveri sottili (PM 10 e PM 2,5). Entrano nei polmoni e non contrastano i radicali liberi. Però, se assunte in maniera eccessiva e continuativa, risultano migliori della melatonina nell’assicurare un sonno tranquillo e profondo. Possono infatti accelerare l’arrivo di quello eterno.  Statistica, epidemiologia e medicina confermano.

«È stato dimostrato anche con studi molto recenti e con pubblicazioni tra il 2023 e il 2024 che all’aumento delle Pm 2,5 corrisponde un aumento del 30 per cento di tumori alla mammella, così come di tumori al pancreas e al polmone anche in non fumatori». (Cremonasera, 3 aprile). Parola di Alberto Bottini al quale si deve la Breast Unit, una delle prime in Italia.  È un dato oggettivo. Generale.  Non specifico per Cremona. Vangelo per i sacerdoti e i pasdaran della scienza e dei numeri. Poco confutabile dai politici abituati a chiamare sul banco dei testimoni la scienza a sostegno di scelte contestate dai cittadini. Scienza che non è neutra. Oggi, ancora meno di ieri. La ricerca divora centinaia di milioni di euro e gli interessi in gioco raggiungono miliardi. Ma è un altro discorso.

«Pur essendo in miglioramento, la situazione dell’aria della Lombardia non è ancora buona: come emerge dai dati di Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ndr)  sul primo trimestre 2024, Cremona, insieme a Brescia, ha già superato la soglia di attenzione per oltre 35 giorni, che è il massimo consentito in un anno. Anche per questo la Regione è al lavoro a pieno ritmo sulla realizzazione del Piano Aria. Per questo l’assessore all’Ambiente Giorgio Maione ha annunciato un piano di intervento che prevede l’istituzione di un Comitato scientifico incaricato di redigere il documento, con la partecipazione delle Università lombarde» (Cremonaoggi, 6 aprile).

Già, siamo ancora qua. Al documento. È sempre presente nel caso di un’emergenza, una situazione critica, un intoppo. Foglia di fico, scudo per fondoschiena, il documento con bolla universitaria è la panacea che cura la maggior parte dei mali della politica.   L’esorcismo per liberarsi dal diavolo che sobilla i comitati rompicoglioni. La danza dello stregone che invoca l’aiuto di Manitù per uscire dalla cacca. La pozione di Mago Merlino per aiutare i cavalieri della tavola poco rotonda degli azzeccagarbugli. È il Gandaf, fulcro della resistenza contro gli scassapalle, pedanti e tenaci che rifuggono il compromesso.  Il documento, per dirla con Enzo Jannacci, è una bella dormita che guarisce anche il cancro.

Nella promessa dell’assessore regionale manca l’invito a fare squadra. Fare rete. Fare sinergia.  Fare sistema. E potrebbe starci anche un fanculo, riferito a quelli che promettono di fare tutto e non fanno nulla. Ma non si può pretendere la perfezione.

Nell’attesa del brainstorming universitario, a Cremona si continueranno a respirare polveri sottili in dosi superiori ai limiti consentiti per legge.  Pleonastico ogni commento. Si rischierebbe di passare per maramaldi. Di essere inseriti tra coloro che sparano sulla Croce rossa e picchiano i bambini.  Che tirano un pugno a un tranquillo signore seduto sul water. 

Intanto ieri pomeriggio in un incontro organizzato dal   Coordinamento Stati Generali Clima Ambiente e Salute sul tema Territorio, Democrazia, Salute, Michele Arisi, uno dei protagonisti, ha  informato che nello studio epidemiologico che interessa la città non comparirebbero  le sorgenti inquinanti locali.  «Non potremo quindi – ha chiosato – leggere chi in città contribuisce alla qualità dell’aria e all’incidenza tumorale» (Cremonasera, 6 aprile).

Per Cremona il problema è serio. Meno di quello degli astronauti dell’Apollo 13, ma più complicato da risolvere. La Repubblica del Marubino non dispone dell’aiuto della Nasa. Tuttalpiù quello del torrone e della mostarda.  Della Walk of fame delle vacche.

Ma calma e gesso. Una speranza, una via d’uscita sono fornite dall’europarlamentare Massimiliano Salini. In un intervento in aula del 12 settembre 2023 relativo ai limiti di emissioni in atmosfera ha superato se stesso. Galattico. «Ci sono territori – ha spiegato agli europarlamentari presenti alla seduta – nei quali abbiamo imprese estremamente sostenibili, rispettose di tutti i limiti che vengono posti, sia in ambito industriale sia in ambito agricolo. Ma quelle imprese sono collocate in aree territoriali che morfologicamente determinano un ristagno dei pochi fattori inquinanti presenti. Quindi, impresa sostenibile, ma territorio morfologicamente preoccupante. Il Nord Italia è un esempio: in Lombardia e in Emilia Romagna abbiamo alcune delle realtà produttive più sostenibili e innovative al mondo: ma per rispettare i limiti posti dalla direttiva bisognerebbe abbattere le Alpi! E non è esattamente semplice. Allora, onde evitare di doverle chiudere, perché chiudendo quelle imprese chiudiamo l’Europa, la richiesta che facciamo è di collocare le giuste ambizioni dentro la realtà. Non ci vuole molto» (Vittorianozanolli, 10 marzo).

Già. Non ci vuole molto. Solo la forza di intraprendere una eventuale campagna elettorale per la rielezione.  

Salini non è Cetto Laqualunque: cchiù pilu pe’ tutti! Ma non è neppure l’erede dei democristiani di un tempo.  Neanche del suo maestro Roberto Formigoni.  Possiede due pregi che, spesso, in politica fanno la differenza. È fortunato e sa fiutare in anticipo dove tira il vento. È  stato il primo a proporre la realizzazione del nuovo ospedale.

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.  Giove ha tolto il senno ai cremonesi per mandarli in rovina?

C’è un’area, in zona San Rocco, con un inceneritore e altre quisquiglie con poca sintonia con l’ambiente. A2A propone la costruzione di un impianto di biometano. La pratica arriva al Comune e agli altri organismi competenti. Nessun amministratore muove un sopracciglio. Il sindaco di Gerre de’ Caprioli Michel Marchi si accorge che qualcosa non funziona.  Sorge il comitato BiometaNO.

Il gruppo si organizza. Nomina presidente Luigi Lipara.  Inizia la campagna di  informazione dei  cittadini. Vengono segnalate le contradizioni del nuovo insediamento. 

I contestatori non sono un’armata Brancaleone, ma un esercito di opliti.  Riscuotono un notevole consenso. Dal Comune mandano un cenno di risveglio. Inizia il fuoco di sbarramento contro il comitato. Entrano in campo le compensazioni ambientali. Mercimonio legalizzato del bene comune, permettono di acquistare diritti altrimenti negati. Un do ut des che favorisce quasi sempre il privato. Quasi sempre chi ha i soldi. Quasi sempre un business, che non è un peccato. Se non penalizza i cittadini e la loro esistenza.

Nel frattempo, il 10 febbraio 2022, il dipartimento di Igiene e protezione sanitaria dell’Ast Valpadana invia una circolare (protocollo 11223) alle Province di Cremona e Mantova e ai relativi Comuni. Nel testo vengono elencati i problemi degli impianti di biometano con l’avvertimento finale: «Per tale motivo, per quanto riguarda di competenza della salute pubblica, si osservano criticità circa l’installazione di tali impianti».

Inizia la campagna elettorale. Il centrodestra con il candidato sindaco Alessandro Portesani si schiera con gli oppositori all’impianto. Il Pd con il portabandiera Andrea Virgilio che si barcamena. Una scelta che, nella narrazione dantesca, lo invia direttamente tra gli ignavi, posizione scomoda per chi intende governare una città.    

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.  Giove ha tolto il senno ai cremonesi per mandarli in rovina?

Se per Portesani non esistono problemi di discontinuità, è un equilibrismo politico affermare la stessa cosa per Virgilio. È stato fedelissimo scudiero del sindaco uscente Gianluca Galimberti che lo sostiene ed è al suo fianco in campagna elettorale.  Il suo più influente sponsor è Luciano Pizzetti, che si è dichiarato favorevole all’autostrada Cremona- Mantova e al nuovo ospedale. Sul biometano non ha detto no. Si è esibito in un doppio salto mortale carpiato malriuscito. E’ uscito ammaccato.

 Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.  No, Giove non ha tolto il senno ai cremonesi per mandarli in rovina. 

È la città che pensa di dormire, mentre è in agonia.  Che s’illude di essere immune alla catastrofe. Che è refrattaria ai cambiamenti. Che è convinta di essere un eremo per santi anacoreti. Le prossime elezioni sono l’occasione per uscire dall’equivoco.   Serve il coraggio. Questo ha tolto Giove.

 

Antonio Grassi

 

5 risposte

  1. Stando al ragionamento di Grassi, che condivido e approvo in pieno, l’unica possibilità di avere un sindaco attento alla salute dei cremonesi sarebbe quella di votare per Paola Tacchini. Mi sembra di sentire i cremonesi:” No, i cinque stelle! Se pol mia…Te ricordet Speranza, Di Maio, Conte…” Come se dalle altre parti ci fossero fulgidi esempi di governanti, parlamentari, politici! Ma quelli passeranno alla storia per aver dovuto affrontare la pandemia dal nulla. Se pensiamo a chi abbiamo eletto, da qualsiasi parte abbiamo votato, troviamo errori viventi che ci hanno traditi. A livello locale penso sia diverso. Se uno ha le idee chiare e gli sta veramente a cuore il bene del suo territorio, sa essere indipendente e prendere le decisioni migliori calate nella concreta realtà. Senza necessariamente dipendere da Conte e compagnia bella. A destra e a manca abbiamo politici che lavorano solo per se stessi e per il loro tornaconto. Almeno a Cremona il M5S ha dimostrato che la salute dei cremonesi è importante! Con gli altri si andrà avanti come sempre, come Grassi descrive. Con gli stessi che dettano legge ( politici e notabili) dai quali Portesani non si sa ( concediamo il beneficio del dubbio) mentre Virgilio si sa perfettamente che non si affrancherà.

    1. Ringrazio il signor Francesco per il suo commento e per aver sottolineato tutto l’impegno che il M5S ha svolto in questi anni per il territorio cremonese, battaglie per salute e ambiente che ci hanno sempre visti presenti.
      Il nostro esserci presentati è per poter proseguire il nostro impegno sui temi “caldi” con maggior forza, trasparenza e coerenza.

  2. Come scriverebbe Grassi, ci vuole un sindaco con le palle per fermare l’agonia di una città che soffre e muore grazie a chi, se non è zuppa è pan bagnato, l’ha condotta a questi livelli di inquinamento e di soffocamento. Letterale e figurato. Basta cemento, centri commerciali, poli logistici, autostrade, impianti di BiometaNo, sperpero di denaro nostro. Ascoltiamo chi ne sa tanto i medici che ci parlano dell’ incidenza del nostro ambiente sulla salute cremonese. Imponiamoci non stiamo più schiss!

  3. Le ripetute omissioni di interventi a tutela della salute pubblica, rilevabili in atti amministrativi che hanno autorizzato negli anni insediamenti industriali, commerciali, logistici e simili fino a condannare questa città allo stato in cui si trova, potrebbero configurarsi in qualcosa di molto diverso dalla colpa politica di cui non risponde nessuno. Omissioni gravi e decisioni attive altrettanto colpevoli. I danni sono reali, sono fatti rilevanti perché causa ed effetto sono direttamente connessi. Ma evidentemente l’azione della Giustizia è rivolta altrove. Così come lo sguardo rassegnato e smarrito di noi pecorelle sacrificali, alla deriva anche per colpa nostra.

  4. Mi collego con quanto scritto da Francesco per ricordare Formigoni, Verdini, Renzi, Santanchè ( eletta da noi preferendola a Cottarelli solo per la sua appartenenza politica), la buonanima Berlusconi, Salvini stesso, per passare all’esonerato Gallera e la ” ginnasta” Moratti. Solo per citare alcuni nomi conosciuti che hanno messo in imbarazzo gli elettori. Lo stesso Pizzetti che esorta i cittadini in disaccordo con le sue scelte a rivolgersi al TAR. Se facciamo riferimento ai politici romani molti ci tornano alla memoria per non aver confermato le promesse e le impressioni per vari motivi più o meno importanti e gravi, o per aver semplicemente deluso le aspettative. Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma nemmeno riferirsi ai più noti per giudicare i meno. Scegliere o non scegliere unicamente in base all’appartenenza all’un partito o all’altro può non essere un buon criterio.

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