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Appunti ‘rubati’, diritto di cronaca e la riservatezza del Cavaliere

18 Ottobre 2022

Le migliori penne del reame e i più acclamati concionatori televisivi sono stati impegnati in questi giorni, sebbene da fronti diversi, a commentare gli appunti, captati probabilmente da una videocamera di sorveglianza, che il redivivo Cavaliere andava vergando su un foglio del suo bloc-notes mentre si votava per la presidenza del Senato. Tali annotazioni esprimevano senza ombra di dubbio, com’è noto, sue valutazioni poco lusinghiere sulla collega di cordata Meloni che, risentita, non tardava a comunicare al mondo intero di non essere ricattabile.

Questi i fatti obiettivi di cui tanto si è discusso e si discute. Ora non è certo mia intenzione esprimermi in merito al contenuto delle dette annotazioni e schierarmi da una parte o dall’altra; tuttavia ritengo di dire la mia in proposito perché quanto sto per evidenziare non mi sembra sia stato finora rilevato. Sempre che la zoomata degli appunti e la loro divulgazione non siano state callidamente orchestrate da quel diavolo di Berlusconi, come qualcuno pure ha ipotizzato. E anche in tal caso ci sarebbe molto da dire.

Ebbene, se si accantona questa ipotesi che poco mi convince, chiedo: quanti di noi, ascoltando una conferenza, una lezione o nel corso di un’assemblea o di una riunione di condominio, disponendo di un foglio e una penna, resistono al ‘richiamo’ del foglio bianco e alla tentazione di ‘occuparlo’ in qualche modo, per ingannare il tempo? Io, ad esempio, certamente no. Scarabocchi, disegni, greche, ghirigori, spirali, considerazioni disparate, evidenziazioni di un simpatico intercalare o tic di qualche partecipante o relatore, di qualche singolarità del suo aspetto fisico (orecchie a sventola, naso aggressivo, occhi scombinati, simpatia, antipatia, avvenenza, repellenza ecc.). Senza peraltro perdere attenzione o concentrazione su quanto viene discusso o esposto; ma talvolta anche perdendole, per buttar giù pro-memoria o annotazioni del tutto personali, quali “ricontattare Alessia (o Alessio) 338-7143343: notte indimenticabile”, oppure “prenotare per 4 da Spartaco 339-5478241 stasera ore 21: è un ladro ma si mangia bene”, o anche “passare dal meccanico cazzaro di via Nomentana, l’accensione è ancora uno schifo “. E così via; tante le cose da fare e da ricordare. Senza dire di quello che disegnano o scrivono gli alunni di tutte le classi del mondo mentre i professori spiegano o interrogano altri.

Detto ciò, il problema che voglio evidenziare e porre è quello della “pubblicità” e della “valenza” di dette personali annotazioni; cioè innanzi tutto se sia deontologicamente corretto, o addirittura legittimo, “rubarle” e propagarle e, in secondo luogo, quale valore debba attribuirsi ad esse, non essendo state volutamente portate dall’autore a conoscenza di altri e senza una sua specifica autorizzazione a divulgarle. Essendo assolutamente pacifico che non sarebbe comunque possibile procedere penalmente nei suoi confronti per il contenuto delle annotazioni captate.

Ebbene, ritengo innanzi tutto assolutamente scorretto zoomare gli appunti personali di chicchessia, in qualsiasi contesto, anche in Parlamento ove pure è lecito mettere a nudo l’homo publicus. C’è, infatti, un limite a tutto! Se così non fosse, negli esempi di prima, sarebbero esposti al pubblico ludibrio, senza alcuna tutela, oltre ovviamente all’autore del pro-memoria o dell’appunto, Alessia (o Alessio), il ristoratore Spartaco e il meccanico di via Nomentana. Nelle aule scolastiche, poi, ove passasse la avanzata proposta di legge di installare videocamere di sorveglianza, sarebbe una vera rivoluzione, che porterebbe quasi tutti gli alunni (e anche qualche docente) allo zero in condotta, una volta visionati i filmati.

Ma c’è di più. Com’è noto, fin dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 è tutelato (all’art. 12) il “diritto alla riservatezza”, e cioè il diritto a tenere segreti aspetti, condotte, atti relativi alla propria sfera personale. E dunque, per converso, il divieto pe tutti di interferenze arbitrarie nella vita privata di ciascun individuo. Principio che, non trovando recepimento nella nostra Costituzione emanata l’anno prima, tuttavia viene considerato uno dei diritti inviolabili della personalità, tutelati dall’art. 2 della stessa, e alcuni ritengono coperto anche dal successivo art. 15, dettato a salvaguardia della segretezza e inviolabilità della corrispondenza e di ogni forma di comunicazione.

E allora, oltre che di dubbia opportunità e correttezza, può ritenersi legittima l’appropriazione e la divulgazione di una nota privata senza il consenso dell’autore? Può essere esteso fino a tanto il diritto di cronaca? Io mi sento di affermare che ciò non sia consentibile, ma se ahimè è stato possibile, vuol dire che la specifica materia non è tuttora adeguatamente disciplinata dai regolamenti parlamentari. Altrimenti qualcuno sarebbe insorto, aldilà del contenuto degli appunti. Concludo queste brevi note auspicando che, ove dovesse effettivamente sussistere la carenza ipotizzata, si provveda quanto prima ad integrare i Regolamenti interni per disciplinare fattispecie simili, attraverso un equo bilanciamento tra il diritto di ciascuno alla riservatezza e il diritto di cronaca, per non farlo sfociare in diritto al pettegolezzo.

 

 

Carlo Maria Grillo

5 risposte

  1. INECCEPIBILE CIÒ CHE RISCONTRA L’AUTORE …ciò nonostante, si evince un Cavaliere sempre più “ smascarato “!!!!!!!👎

  2. Finalmente, riguardo a un episodio grottescamente gonfiato e strumentalizzato, è dato leggere considerazioni ispirate a buon senso, equilibrio e competente cognizione di causa.

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