Quando Elio, un idraulico di Persichello (Cremona), ancora scapolo nonostante avesse compiuto quarant’anni, fu in grado di realizzare il sogno che inseguiva, acquistò una Fiat 1100/103 bicolore bianca con la capote azzurra, usata ma in ottimo stato. La routine quotidiana ebbe un soprassalto non solo per la consapevolezza di possedere una macchina, argomento abusato nelle serate con gli amici, ma anche per una novità tanto nuova quanto imprevista: l’interesse che le donne in età da marito gli manifestavano. Quando non possedeva l’automobile, veniva ignorato dagli sguardi delle donne, che tuttavia non avevano mai suscitato in lui un vero interesse a causa di una inguaribile timidezza. D’estate occupava il tempo libero percorrendo in bicicletta le strade polverose che univano paesini e località della campagna cremonese, sostando nelle osterie per riposarsi e dissetarsi. Nei giorni in cui il sole era rovente e l’afa gli attanagliava la gola, godeva un po’ di frescura sdraiandosi all’ombra dei gelsi che, all’epoca (eravamo alla fine degli anni ’50), contornavano in lunghi filari le rogge ricolme di acqua destinata all’irrigazione dei campi. Nonostante fosse stonato, a volte canticchiava i ritornelli delle canzoni di successo in voga in quegli anni, in cui s’incominciava a vedere qualche macchina sollevare, su quelle strade bianche percorse da quadrupedi, un gran polverone.
L’acquisto della macchina non cambiò la cadenza dei suoi giretti in campagna che faceva con lo stesso programma logistico. L’unica variazione era il mezzo di trasporto. Dalla bicicletta era passato alla macchina. Partiva da casa e, dopo pochi chilometri percorsi a bassa velocità, faceva sosta a Bettenesco, sulla statale per Brescia, parcheggiando la Fiat 1100 nel grande spiazzo riservato alla clientela della “Cucina dell’autista”, locale in cui entrava, beveva un bicchiere di spuma e proseguiva per Pozzaglio ed Uniti. Spegnendo il motore davanti alla trattoria che si affacciava sullo stradone, si chiedeva il perché dell’aggiunta “Ed Uniti” senza mai trovare risposta. L’esercizio era a gestione familiare: padre, madre e due figlie una sulla trentina e l’altra di poco maggiore. Quando arrivava in bicicletta, nessuna delle due lo degnava di attenzione a causa del suo aspetto poco interessante.
Senza tratti somatici particolarmente irregolari, il suo volto, di colorito scuro, mostrava rughe contadinesche, folte sopracciglia, naso leggermente sinistrorso, labbra sottili e mascella volitiva. Altezza al di sotto della media e arti inferiori piuttosto corti completavano un quadro d’insieme che non attirava sguardi femminili. Da quando arrivava con la 1100, tuttavia, qualcosa stava cambiando nell’atteggiamento che le due sorelle avevano mantenuto per anni. Martina, la maggiore, dai capelli lunghissimi raccolti in una treccia che lambiva il fondoschiena, dotata di un seno prosperoso, di un girovita non proprio da indossatrice e polpacci robusti, tipici delle donne di pianura, non gli piaceva. Preferiva la sorella minore. Ma come trovare il coraggio di fare il primo passo di fronte alla mancanza del minimo segnale d’intesa? Tuttavia, durante le soste al bar che raggiungeva con la sua auto bicolore dalla vernice metallizzata sempre tirata a lucido, l’atmosfera andava facendosi meno fredda. Martina lo guardava in maniera diversa e sempre più spesso si rivolgeva a lui con domande sulla sua attività, interessata alle risposte. Ogni volta, Elio, ripartendo s’illudeva di piacerle, come fanno tanti uomini che interpretano a loro favore gli sguardi femminili rivolti altrove.
L’abituale percorso proseguiva verso la piazzetta di Corte de’ Frati, dove campeggiava l’insegna del bar Sport, davanti al quale officiava il rito dello spegnimento del motore preceduto da un’accelerata per richiamare l’attenzione degli avventori. Anche qui l’accoglienza era diventata calorosa da parte di Rosa, una formosa e attraente cameriera, con il corpo caratterizzato da un sedere piuttosto basso, la quale, ai tempi dell’arrivo in bicicletta, lo ignorava.
Un giorno d’agosto, Elio vinse la timidezza e propose alla cameriera tutta curve un giretto sulla 1100. Al ritorno davanti al bar, il silenzio che aveva caratterizzato l’intero percorso fu interrotto dalla richiesta della cameriera di poter fare, la sera successiva, un altro giretto sulla 1100. Sorpreso, accondiscese con entusiasmo. Di giretto in giretto tra i due sbocciò l’amore, da una parte per necessità, dall’altra per interesse.
Una sera Elio fermò la macchina lungo una stradina erbosa. Le effusioni culminarono sulla soglia dell’atto per cui si nasce, che non venne consumato a causa sia della mancanza di esperienza sia del divano anteriore, all’epoca non ancora dotato dello schienale ribaltabile. Come spesso capita, dopo la prima volta, altre ne seguirono perché la donna era in cerca di marito. Volle provare la macchina in pieno giorno e, quando si fermò, scesero dalla vettura e si distesero sulla copertina che lei aveva portato. Gli offerse le sue grazie in pieno giorno e, inesperto di atti del genere, dovette ricorrere, qualche mese dopo, a nozze riparatrici. Quando poi lo confidò agli amici al bar, venne deriso per la mancata osservanza del più noto dei detti popolari: “Guardati dalla volpe, dal lupo e dal tasso e dalla donna col culo basso”.
Sperangelo Bandera
Una risposta
Fidati della volpe ,del lupo del tasso ma non fidarti mai della donna col culo basso .Io l’ho sempre saputa così.