In autunno 13 Comuni della nostra provincia andranno alle urne per eleggere sindaci e consigli comunali.
Nel Cremonese, Azzanello, Sesto ed uniti, Pieve San Giacomo, Pizzighettone.
Nel Cremasco, Rivolta d’Adda, Spino d’Adda, Palazzo Pignano, Campagnola, Cremosano, Izano, Pianengo.
Nel Casalasco, San Giovanni in Croce e San Martino del Lago.
Sessanta giorni dopo, sindaci e consiglieri comunali voteranno il rinnovo del consiglio provinciale con il meccanismo del voto ponderato introdotto dalla nefasta legge Delrio. Meccanismo che conteggia il voto di un sindaco o di un consigliere di un Comune fino a 3 mila abitanti pari a 34, che si alza a 80 per quelli che arrivano a 5 mila. Raddoppia a 160 nella fascia fino ai 10 mila e aumenta a 250 per l’intervallo successivo che si ferma ai 3o mila. Oltre i 30 mila (Cremona e Crema), si tocca la vetta di 494.
La somma degli undici voti del consiglio comunale – sindaco compreso – di un Cmune di 3 mila abitanti pesa 374, un nulla se confrontata con il 494 di un singolo voto di un consigliere di Cremona o Crema.
In altre parole, nell’elezione per il consiglio provinciale il voto di un consigliere di Crema e Cremona vale 120 volte in più dell’intero consiglio comunale di Ostiano, San Bassano, Pianengo e dei rimanenti esponenti degli hobbit.
Se si considera che Cremona e Crema schierano rispettivamente 32 e 24 consiglieri, non è necessario essere dei geni della matematica per dedurre che le due corazzate e i partiti che li sponsorizzano decidono e impongono la composizione dell’assise provinciale.
La situazione si avvicina alla presa per il culo dei piccoli e medi Comuni, ma sarebbe ingiusto accusare i beneficiari di questa oggettiva porcheria, partorita da una legge che quasi tutti dichiarano iniqua, ma che nessuno modifica.
Il perverso meccanismo potrebbe essere reso meno efficace se i piccoli navigli delle liste civiche reali – non le foglie di fico che coprono il simbolo del partito di appartenenza – si coalizzassero ed esprimessero una posizione autonoma e non appiattita agli accordi presi dal ristretto numero dei Capataz provinciali.
«Se provi ad aprire la finestra Capataz e coi tuoi occhi guardi fuori, quante persone, che non contano e invece contano e si stanno contando già, stanno soltanto aspettando un segno, Capataz». Bravo De Gregori e pazienza se il brano non è tra i più conosciuti.
Ma non è tutto. Sullo scacchiere provinciale è presente un altro elemento che, a tutt’oggi, ha giocato un ruolo significativo in alcune scelte politiche del territorio.
Si tratta della fronda praticata da alcuni sindaci del centrodestra nei confronti dei vertici locali di Forza Italia. Il gruppo, che ha radici cremasche, ma si è allargato anche ad altre zone del territorio provinciale, si è organizzato e si muove in maniera autonoma dal partito di riferimento.
Nella Repubblica del Tortello i frondisti sono conosciuti come i quattro del centrodestra alleati con il Pd, accordo che ha permesso a Mirko Signoroni (uno di loro) di diventare presidente della Provincia. Nulla di segreto, tutto alla luce del sole e questo è un merito.
Combattenti agguerriti e determinati hanno dimostrato idee chiare e strategia impeccabile, doti che hanno permesso loro di pipparsi anche un consigliere di amministrazione di Padania Acque a discapito del centrosinistra, uscito dalla vicenda con le ossa rotte.
Entrerà nella storia delle pagine nere della politica locale il «non informato» sulla nomina del consiglio di amministrazione della società, dichiarato pubblicamente e verbalizzato dai sindaci di Cremona e Crema e dagli altri soci di centrosinistra durante la prima assemblea sulla questione. Ma altrettanto umiliante si è rivelata la successiva pantomima del rinvio di cinque giorni della nomina. Un time out richiesto dal centrosinistra per recuperare il tempo perduto e ritornare in assemblea informatissimi e cazzuti. Tanto informati e cazzuti che hanno rimediato una sconfitta che rasenta il cappotto.
Al contrario, è stato un trionfo per i frondisti del centrodestra che hanno preteso e ottenuto dal centrosinistra uno dei due consiglieri in quota all’alleato.
L’umiliazione è stata evitata da Crema. Furiosa come un’erinni nei confronti dei compagni cremonesi del Pd, Stefania Bonaldi ha bigiato la seconda assemblea.
Ancora una volta la sindaca per eccellenza ha dimostrato di possedere un’autonomia nelle scelte che pochi politici e amministratori di casa nostra posseggono. Si può dissentire su alcuni suoi comportamenti e scelte, ma merita rispetto per il coraggio nel sostenere e manifestare il proprio dissenso anche verso i propri compagni di partito.
Voci – confermate da fonti autorevoli all’interno del Pd – sostengono che alcuni esponenti cremonesi del partito difendono a spada tratta quanto è accaduto con Padania Acque. Tra costoro Vittore Soldo, il segretario del partito che il 25 maggio si è esibito in una sviolinata sull’accaduto.
In casa Pd affermano che non c’è stata nessuna figura di merda. Pubblicizzano che si è trattato di un ottimo accordo i cui risultati saranno visibili in futuro e che Otto von Bismark non avrebbe fatto di meglio, tesi azzardata e presuntuosa per chi è Zero von Bismark.
Spifferi sempre di matrice Pd raccontano che per ringraziare del consigliere di amministrazione avuto in regalo i frondisti presenteranno delle liste di disturbo al centrodestra alle prossime elezioni amministrative autunnali, comprese quelle di Crema in programma fra un anno. Si vedrà.
Intanto i frondisti hanno incassato un risultato certo, mentre il centrosinistra ha collezionato una colossale batosta. In politica un anno è un’eternità. Tante cose possono cambiare e non sempre gli accordi tra partiti sono ligi al rispetto dei patti.
In politica spesso ci si trova con due interlocutori contrapposti che cercano un accordo. Non è raro che uno tenga l’altro per quei gingilli anatomici esageratamente cari ai maschi e chieda una congrua contropartita per togliere la presa, compresa quella di ottenere in cambio il lato B del malcapitato con i gioielli nella morsa.
Si ha l’impressione che qualcosa di simile sia accaduto nella trattativa tra centrosinistra e frondisti. Stabilire i ruoli è difficile. Ognuno può sbizzarrirsi nelle ipotesi che ritiene più plausibili. Philip Marlowe è un investigatore privato dell’hard-boiled school, uscito dalla penna di Raymond Chandler e approdato al cinema con il volto di numerosi attori tra i quali Humphrey Bogart, Robert Mitchum ed Elliott Gould. Dalle storie di Chandler e dal suo investigatore privato c’è molto da imparare. Frasi fulminanti. Dialoghi cinici. Osservazioni impietose.
«Credete di essere furbo, ma siete soltanto stupido» è una delle tante.
Antonio Grassi