Donne non più giovani, essendo state costrette alla solitudine dalle vicende della vita o da errate scelte personali, non si rassegnano a vivere sole e cercano l’occasione di trasformarsi da zitella in compagna di qualche uomo. Grazie all’innata astuzia femminile negli affari di cuore e all’esperienza da vecchia volpe accumulata negli anni, sanno come stanare e afferrare la preda. Tuttavia, in attesa di cogliere il frutto delle loro strategie, per attenuare la solitudine spesso si affidano alla compagnia di un cane, di piccola o grande taglia.
In una città come Cremona, in cui è preponderante il numero degli ultrasessantenni, di signore in cerca di un compagno se ne vedono molte e, essendo una città piccola, capita di assistere alle varie fasi della relazione amorosa, dalla conoscenza al passeggio mano nella mano fino all’esplosione dell’amore e spesso anche alla fine.
Monica, una farmacista in pensione ancora in ottimo stato fisico, mai stata sposata, aveva adocchiato un artigiano di sessantacinque anni, sposato, di cui seguiva da tempo l’attività quotidiana dal balcone di casa che, affacciandosi sul cortile del laboratorio, le permetteva di controllare il falegname sia durante il lavoro sia nei momenti di relax. Per alleviare la solitudine, aveva acquistato una vecchia cagna di grande taglia, di nome Margy, che le teneva compagnia da un paio d’anni. La conoscenza fu facile. Monica si presentò nel cortile dell’artigiano con una mensola malandata tra le mani chiedendogli, dato che era anche un discreto restauratore di mobili, se fosse stato in grado di consolidarla. Ottenuta la risposta positiva, il dialogo continuò toccando argomenti in cui i due si trovarono in accordo su tutto, al punto che lei lo invitò a pranzo a casa sua, dato che Carlo, questo il nome del falegname, era solito non rientrare a casa per consumare il pasto di mezzogiorno a causa del fatto che sua moglie svolgeva un lavoro con orario continuato dalle dieci di mattina alle quattro del pomeriggio. A tavola scoprirono di essere fatti l’uno per l’altra e alla fine, per suggellare l’incontro, seguì sul letto matrimoniale una conoscenza più approfondita.
Il giorno dopo, Carlo fece agli amici il racconto dettagliato dell’incontro. Verso sera, infatti, la falegnameria veniva trasformata in una sorta di circolo privato, frequentato abitualmente da amici di vecchia data con i quali egli era in rapporto di assoluta e totale confidenza. Raccontò, tra i particolari, che, mentre era intento a consumare un picnic sul luogo d’origine del mondo, avvertì una strana sensazione di calore: era Margy che, presa da un istintivo impulso imitativo, era intenta a passargli la lingua sul dorso della mano destra.
Cresceva tra i due l’amore e, con il passare dei giorni, cresceva la familiarità. A Monica bastava scendere dalle scale per presentarsi dal falegname e lo faceva spesso, sempre accompagnata da Margy, che spesso gli lasciava in custodia. La moglie legittima, di tanto in tanto, era solita fare una capatina nella falegnameria o perché le serviva qualcosa o soltanto per salutare il marito. Se avesse notato la presenza del cane, avrebbe chiesto spiegazioni e sarebbero stati momenti imbarazzanti. L’ipotesi incominciò a preoccupare il falegname, quando avvenne proprio ciò che temeva. La moglie, inaspettatamente, piombò nel cortile non perché sospettasse qualcosa, ma per una ragione pratica. Chiedeva al marito di passare in farmacia per l’acquisto di una medicina. Erano presenti all’incontro due amici del falegname che si erano dati appuntamento per il consueto brindisi a base di prosecco e salatini. Quando la moglie chiese di chi fosse quel cane che si muoveva come chi conosce l’ambiente, prontamente il falegname disse che era il cane di uno dei due amici, Beppe, il quale capì al volo e tenne bordone. La cosa finì lì.
La relazione con Monica diventava sempre più coinvolgente. A Carlo bastava fare due piani di scale e poteva dare libero sfogo alle proprie voglie, Monica non chiedeva altro. Tuttavia, la libertà che lei si prendeva nel presentarsi a ogni ora in falegnameria, senza preavviso, faceva crescere inquietudine e ansia. Inoltre, il cane gli veniva dato in consegna sempre più spesso e per Margy, che ormai conosceva tutti gli angoli della struttura, era diventata una seconda casa. Un mattino, la sorella della moglie di Carlo parcheggiò l’auto in cortile. Trasportava un mobiletto bisognoso di cure e, entrata nella falegnameria, vide Margy e, a sua volta, chiese come mai ci fosse quel cane. Carlo ebbe la prontezza di spirito di chi deve evitare un pericolo e le disse che l’animale era di Cleo, l’aiutante di bottega non più giovane, il quale, pur cadendo dalle nuvole, confermò che era un vecchio cane di famiglia che quella mattina aveva portato con sé. Margy aveva dunque tre padroni e il numero poteva crescere ancora. Carlo, sempre più preoccupato, preparò anche un’estrema difesa nel caso in cui la moglie avesse sorpreso di nuovo il cane e, cosa più grave, insieme con la sua padrona: le avrebbe spiegato che Beppe, l’amico di vecchia data, l’aveva venduto a Cleo e che Cleo poi l’aveva ceduto a Monica l’ex farmacista.
Ma la finta compravendita venne sospesa. Carlo, preso dall’ansia e dal timore di essere scoperto, impose lo stop alla relazione con parole aspre. Monica, consapevole di averlo in pugno, non fece una piega: lo lasciò sfogare e se ne andò in silenzio. Alcuni giorni dopo, tornò in cortile con Margy e Carlo riprese a salire le scale.
Sperangelo Bandera
5 risposte
Sono una donna non giovane e sola, ho un cane, ma non mi sogno nemmeno lontanamente di adescare uomini! Piuttosto sono gli uomini anziani e memori di antichi fasti che non sanno starsene soli!!!
Un vero signore il protagonista della storia! Pronto a dare in pasto agli amici le sue conquiste e le sue performance. Nulla di nuovo. Del resto gli uomini sono orgogliosi da giovani, figuriamoci da anziani.
Sono cremonese, ultrasessantenne, sola da alcuni anni, con un cane e diverse amiche che si collocano nella stessa categoria. Nessuna di noi, dico nessuna, risponde alla sua descrizione! Abbiamo già dato. Forse è l’autore del racconto che si fa dei film, forse sulla base delle sue esperienze e magari dei suoi desideri. Ci sono tante signore come me, con un aspetto giovanile, che ad alcuni uomini come il signor Bandera fanno immaginare chissà che. O forse desiderare l’interesse da parte loro nei suoi confronti… Ecco si potrebbe scrivere un racconto su questi uomini che definirei patetici. Le donne hanno altri pensieri e altri interessi, non hanno chiodi fissi per tutta la vita, sia da bambini che da ultrasessantenni, e anche oltre.
Singolare che le critiche a questo simpatico racconto provengano tutte da donne con cane che, in condizioni analoghe a quelle di Monica, ne prendono, sdegnate, la distanza. Si è perso il gusto di sorridere in questo panorama woke, non solo antimaschio ma anche sostanzialmente antifemminile. Consiglio alle intervenute qualche sorriso in più: avere un cane non è sinonimo di aver voglia di … socializzare. E consiglio magari di leggere qualche bel romanzo degli anni 20/30 del mitico Pitigrilli. Forse vedranno il racconto in una luce più spensierata e impersonale.
Congratulazioni a Sperangelo per la sua freschezza, quantunque agé. Continua a scrivere, magari con maggior frequenza !
Grazie! Quanto ad ‘agé’, mi considero un ‘classico’, che di anni ne ha parecchi, ma è sempre attuale.