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Il covid circola, uccide ma non se ne parla. Un consiglio: prudenza

14 Agosto 2023

Durante il periodo della pandemia covid, questo blog si è impegnato a informare i lettori su quanto stava accadendo nel nostro Paese e nel mondo. Abbiamo considerato il ruolo dei vaccini e delle diverse prescrizioni governative sia in tema di lockdown, sia riguardo a presìdi individuali e divieti. Credo che ormai sia scaduto il tempo per rimettere in discussione il ruolo dei vaccini, le tempistiche per il loro allestimento e il loro contenuto, argomenti molto cari ai negazionisti. Di certo, si è visto (e riportato su questo blog) come anche i vaccinati (indipendentemente dal tipo di vaccino e dal numero di somministrazioni) abbiano sofferto per recidive virali quando sembrava, al contrario, che la popolazione di vaccinati fosse ormai immune avendo libero accesso ovunque comprese le sedi lavorative. Abbiamo quindi iniziato a pensare che i vaccini non fossero il rimedio per questa infezione virale, perché la morfologia degli antigeni covid si è dimostrata particolarmente mutevole: ciò significa che avremmo dovuto allestire un vaccino aggiornato mediamente due volte all’anno a un prezzo esorbitante. Credo sia scaduto anche il tempo per rimettere in discussione il ruolo degli esperti “da salotto” che abbiamo imparato a conoscere attraverso i media nazionali, gravati da conflitti di interesse pesanti come macigni con importanti industrie del farmaco che negli anni hanno accumulato profitti giganteschi, come pure il ruolo della politica e della maggior parte dei governi europei che avrebbero approfittato della pandemia per arricchire il prestigio della loro posizione. 

E’ di queste ultime settimane la notizia che il Consiglio dei ministri (CdM) ha ritenuto decaduto l’obbligo di isolamento per i positivi con la possibilità di uscire liberamente di casa e di andare al lavoro con malattia in corso; cessa pure l’autosorveglianza per i contatti con persone positive, nonché l’obbligo di indossare mascherine sia al chiuso che in presenza di assembramenti. Cade anche l’indicazione per Regioni e Province autonome di comunicare quotidianamente i dati sui contagi (come recitato dall’articolo 10 ter del decreto legge 52 del 2021). “L’andamento epidemiologico, i vaccini e i farmaci  – come dichiarato dal ministro Schillaci – non rendono più necessaria questa misura”.

La prima osservazione potrebbe riguardare il citato “andamento epidemiologico” che da altre fonti sembra essere diverso da quello indicato dal ministro Schillaci. Infatti, il bollettino covid del giorno 11 agosto descrive l’aumento, per la terza settimana consecutiva, di casi e decessi in Italia; nella settimana dal 4 al 10 agosto sono stati registrati 6.056 nuovi casi, contro i 5.732 della settimana precedente con un aumento del 5.7%, mentre i decessi sono stati 65, il 58.5% in più. Il tasso di positività è salito al 5.2% rispetto al 4.1% della settimana precedente con un aumento dello 1.1%. Inoltre, a livello mondiale i dati OMS certificano nel corso dell’ultimo mese un milione e mezzo di nuovi casi pari allo 80%. Da inizio pandemia fino al 6 agosto dell’anno in corso OMS ha segnalato 6.9 milioni di decessi con Brasile e Repubblica della Corea ai primi posti, prevalentemente associati alla variante Eris con una prevalenza in aumento passando dal 7.5% nella settimana del 25 luglio al 17.4% nella settimana del 29 luglio. 

Questi fatti hanno reso necessaria una serie di nuovi provvedimenti ministeriali firmati da Francesco Vaia: indossare la mascherina se in contatto con altre persone e se sintomatici rimanere a casa fino al termine dei sintomi. Evitare ambienti affollati, con persone fragili, immunodepresse o gravide e, se non strettamente indispensabile, evitare la frequentazione di ospedali e Rsa. 

Tutto quanto descritto pone una serie di quesiti. 

Il primo: a quale andamento epidemiologico faceva riferimento il ministro Schillaci per arrivare ad abrogare il citato articolo 10 ter del decreto legge 52 del 2021? I dati OMS dovevano già essere conosciuti dal CdM che ha applicato le nuove indicazioni governative, pertanto non sono chiari (almeno allo scrivente) i motivi di quella scelta. 

Il secondo: ammesso che il ministro fosse a conoscenza dei dati OMS, si potrebbe ravvisare, anche in modo pruriginoso, una ripicca meramente politica ai governi precedenti, Conte e Draghi, che hanno gestito in momenti diversi, nel bene e nel male, la pandemia covid? E’ anche vero che sulla base dei dati disponibili, secondo OMS il rischio per la salute pubblica viene valutato come basso e in linea con il rischio associato alle varianti Xbb.1.16 e Xbb.1.5. Pertanto si potrebbe ritenere, dati alla mano, che la pandemia abbia mutato caratteristiche e corso biologico per assestarsi verso una sorta di equilibrio epidemiologico tra virus e organismo ospite, e che dunque le scelte ministeriali possano trovare logiche argomentazioni. 

Il terzo: i dati relativi ai nuovi casi vedono un incremento del 5.7% e dei decessi del 58.5% nelle rilevazioni dal 4 al 10 agosto come emerge dal bollettino del ministero della Salute del giorno 11 agosto. Sono dati riportati da fonti giornalistiche (Il Sole24ore) che altro non dicono. E anche se andiamo a cercare maggiori informazioni (www.salute.gov.it), non troviamo particolari che riguardano i nuovi 6.056 casi (Lazio e Lombardia ai primi posti), né le circostanze che hanno portato a morte 65 nuovi pazienti (Marche e Toscana fra le regioni più colpite). In altre parole, non abbiamo informazioni accurate sul paziente: se fosse fragile, allettato o con particolari comorbilità (tumore, malattie croniche metaboliche, cardio-respiratorie o altre malattie di particolare gravità). In mancanza di queste notizie, le percentuali descritte dal bollettino settimanale non conservano nulla di drammatico ma, ancora una volta, consigliano prudenza. Che non è mai troppa.   

 

Fernando Cirillo

 

Una risposta

  1. Mi stupisce che non solo i positivi ma che anche gli ammalati non siano più obbligati all’isolamento e che possano “tranquillamente” andare a lavorare. Non vedo come si possa farlo bene tra l’altro con la febbre in corso. Da un estremo all’altro, da un rigido isolamento al liberi tutti. Ancora oggi probabilmente non ci sono le idee chiare su come comportarsi. Ah ma così facendo si pensa che diffondendo la malattia, la si rende sempre più tollerabile, e che il virus si adatti sempre più in forme meno aggressive. E tuttavia qualche caso si può sempre complicare…

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