Sabato scorso, in un’affollata cerimonia nella chiesa di San Michele, (foto centrale) sono state celebrate le esequie funebri di monsignor Achille Bonazzi, stroncato a 78 anni da un tumore il 10 luglio all’hospice della casa di cura San Camillo. Il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la cerimonia. Un doverso omaggio a un sacerdote che in sè riuniva la fede, una vastissima cultura e molteplici interessi. Chi scrive lo ricorda in cattedra al liceo classico Manin, durante una lunga supplenza in sostituzione dell’insegnante di Chimica Rina Baroni. Il temperamento forte, risoluto, impetuoso e poco incline ai compromessi complicò in una fase iniziale i rapporti umani. Superate le barriere caratteriali, risultava facile stabilire un contatto diretto e profondo dal quale emergeva la vera natura di don Achille, persona generosa e sensibile, aperta al dialogo e con uno spiccato senso dell’amicizia. Presto divenne uno di noi, nonostante avesse undici anni in più. Ci si frequentava anche al di fuori delle mura scolastiche e con grande spontaneità si parlava di tutto. Il seme di quel rapporto è germogliato molto più tardi dando vita a solidi contatti professionali cementati dall’amicizia.
Originario di San Giovanni in Croce, don Achille ha unito fede, arte e scienza, come recita il ricordo pubblicato dal sito della Diocesi di Cremona. Nato a San Giovanni in Croce, ordinato sacerdote nel 1970, ha poi conseguito le lauree in Scienze naturali, Biologia e Medicina. E’ stato tra l’altro docente di Chimica del restauro presso l’Università di Parma. Dal 2005 era canonico della Cattedrale, chiesa madre con la quale ha coltivato negli anni un legame speciale, legato anche ai lunghi lavori del restauro che ha curato da direttore dell’Ufficio del Beni culturali. Il suo impegno e la sua autorevolezza lo hanno reso un punto di riferimento non soltanto per la Chiesa cremonese, ma anche per il mondo della cultura. Si è dedicato allo studio con grande passione e riconosciuta competenza, in particolare ai Beni culturali. Tra il 1973 e il 1980 è stato vicario nella parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio a Cremona e ha ricoperto diversi incarichi legati proprio all’ambito artistico e culturale.
E’ stato responsabile dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali dal 1997 al 2016, incarico al quale teneva in particolar modo, conservatore del Museo della cattedrale dal 2007 al 2016, delegato regionale per i Beni Culturali dal 2007 al 2018 e incaricato per la costituzione del nuovo Museo Diocesano dal 2016 al 2018. Fine conoscitore dell’arte e dell’arte sacra in particolare, ha firmato numerose pubblicazioni specialistiche.
Quando ancora aveva molto da esprimere nel settore sul quale aveva concentrato studi ed energie, quello dell’arte e dei beni culturali, venne sollevato dall’incarico dal vescovo Napolioni e sostituito da un giovane sacerdote. Non riuscendo a farsene una ragione, ne fcce una malattia. Condivise il suo profondo rammarico con le persone a lui vicine. Ne parlò anche con chi scrive queste note. Lo fece in modo prudente e riservato, com’era nel suo stile. Sarebbe ingeneroso e anche ipocrita non ricordare adesso questo passaggio doloroso della sua poliedrica vita professionale a conclusione della parabola terrena, tanto più che nessun altro l’ha fatto.
7 risposte
Grazie Vittoriano,
e’ proprio così, ne ha fatto una malattia.Ricordo bene la sua profonda amarezza quando inaspettatamente venne messo da parte.
Proprio chi lo.mandò in crisi ha officiato il rito funebre? Casi della vita o casi della Chiesa!
Non c’è differenza.
Lo conoscevo. Mente superlativa. Non c’è niente da stupirsi riguardo allo sperpero di risorse umane non comuni per scelte che con la logica sembrano fare a pugni. D’altronde questa è l’Italia e la Chiesa che a livelli istituzionali sembrano guidate da ben altri principi rispetto alla valorizzazione del bene comune.
Toccante ricordo, Vittoriano!
Non ero a conoscenza di questa parabola discendente creatasi nella esistenza di Don Achille, avendoLo sentito per l’ultima volta quando fui contattata per degli scritti sulla Chiesa di S Michele Vetere che riteneva fossi in grado di fornirGli. Tuttavia non faccio fatica a credere quanto sia rimasto amareggiato( credo tanto da risentirne in salute) perché per esperienza so bene che Chi si è speso e ha dato molto, credendoci, per la cultura e soprattutto per Cremona, nella nostra città non è compreso e condiviso.
A Don Achille, con grande stima, vorrei dire” Non è un caso il Nemo Profeta in Patria”,ma ” Un Uomo continua a vivere in ciò che lascia di sé…”
E questo nel senso più lato…
Ricordo con grande piacere Monsignor Achille Bonazzi, uomo di cultura che seppe rispondere favorevolmente alla “strana” richiesta di illuminare di viola la facciata del Duomo di Cremona il 17 novembre 2014 in occasione della Giornata Internazionale del neonato prematuro. A lui va la riconoscenza e direi l’affetto per avere concesso il benestare e per la Sua presenza a quell’evento
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