Caro Direttore,
le scrivo per cercare, con lei, di capire. Quando non capisco chiedo, con il massimo della più sincera umiltà, di aiutarmi a comprendere, e lo faccio rivolgendomi a chi ritengo possa essermi di aiuto. Non capisco. Non capisco le scelte in tema di salute da parte della nostra amministrazione cittadina e non ne comprendo il significato di altre che giungono da una Regione che più volte ha dimostrato di non conoscere (o di disconoscere) i problemi e le necessità (ma anche le qualità) della nostra comunità.
Non capisco le scelte per la tutela del nostro ambiente, come la gestione del verde cittadino, e non comprendo questa escalation che ormai da tempo sta portando al degrado la nostra città sempre più abbandonata a se stessa. Mi sono domandato il perché e ho cercato di dare alcune risposte.
La prima, è che i politici hanno perso la voglia di leggere (probabilmente anche il tuo blog, dalle pagine accattivanti, rientra nel gruppo delle pagine neglette…) ma soprattutto di ascoltare e di confrontarsi. Hanno perso lo stimolo al dialogo perché, in fondo, quel che pensa il cittadino della propria città a loro poco interessa. A loro interessa primariamente investire sulla propria persona. E quel che pensa (o non pensa) il politico locale viene portato in pompa magna da un certo modo di fare giornalismo, quel giornalismo che da sempre tutela gli interessi della parte più conservatrice della nostra città. Chi leggesse le pagine del nostro quotidiano (necrologi a parte) e non conoscesse la nostra realtà, sarebbe portato a credere che Cremona sia un’isola felice dove la vita scorre leggera senza i problemi che caratterizzano le grandi metropoli: a Cremona non esiste la delinquenza, Cremona non è una società descolarizzata e i giovani non vivono il problema della disoccupazione e, men che meno, sono dediti ad alcun tipo di dipendenza, di sostanze tossiche o altro. A Cremona non esistono problemi di integrazione di razza, cultura e religione. Risulta che la qualità di vita è quella che si dice ottimale e, da un recente convegno organizzato da Federfarma Lombardia in tema di salute pubblica nel nostro territorio, si apprende che città e provincia sono al top; e se il Cavalier Arvedi fosse stato invitato, in quell’occasione, a dire la sua e avesse affermato che il cancro non esiste, qualcuno ci avrebbe anche creduto e la notizia sarebbe passata con orgoglio sulle pagine del nostro quotidiano.
Dall’altra parte della barricata ci siamo noi, i cittadini di Cremona. Indolenti per natura, capaci di tollerare anche il guano fino a farlo diventare commestibile e di ottima palatabilità, sempre pronti a credere che quel che si dice e si legge sia il verbo, a fronte poi di lamentarsi (con le persone sbagliate) con quella tipica verve che ci contraddistingue nel mondo (ho assistito a un diverbio al check in un aeroporto internazionale: il protagonista, che aveva stimolato la curiosità di molti spettatori, l’era de Cremùna: per la cronaca, il motivo del diverbio era sterile da principio…).
Quanto al degrado cittadino c’è chi dà la colpa alla globalizzazione. Si intende, in altre parole, che Cremona avrebbe importato anche la maleducazione e un modo diverso di concepire l’ordine e la pulizia. Non saprei rispondere se non ricordando che la nostra comunità, in quanto conservatrice, è sempre stata fortemente razzista con buona pace di quelli che, dopo questo rigo, inizieranno a stracciarsi le vesti. Ma è pure possibile che le nuove generazioni abbiano perso rispetto per sè e abbiano dimenticato il significato di “res publica”. Appunto. Anche la politica lo ha dimenticato, e dimentica che la politica è per la polis, per la comunità… e la comunità siamo noi, politici compresi!
La maleducazione non ha un domicilio precostituito, è su tutti i fronti. Ha ragione Ada Ferrari in un suo recente editoriale quando taccia di maleducazione quei proprietari di cani che lasciano per strada gli escrementi (cosa che andrebbe condannata e perseguita per Legge); ma non si può impedire a nessuno di amare il proprio animale domestico, ma si può e si deve agire nel rispetto degli altri.
Rispetto. Ecco, a Cremona politici e cittadini hanno perso vergognosamente il rispetto per sé e per gli altri. Che dire di quel gruppo di extra comunitari che ho incrociato in via Bissolati qualche tempo fa mentre nel tardo pomeriggio facevano pipì contro le mura della chiesa sconsacrata di San Carlo? Non erano cani perché non abbaiavano e non avevano di certo padroni perché erano senza guinzaglio. Però pisciavano allegramente e impunemente!
Domando infine: che facciamo? Cosa ancora ci rimane da fare dopo aver denunciato con chili di inchiostro ciò che è agli occhi di tutti? Possiamo ipotizzare altre azioni o dobbiamo sperare che qualcuno legga le nostre invettive e si converta, o dobbiamo continuare a lamentarci senza sosta e forse, senza risultato? Stiamo ben attenti perché siamo solo all’inizio.
E l’ignavia non paga, né prima, né dopo.
Fernando Cirillo
8 risposte
Bravissimo Fernando e essenziale. Speriamo che politici e cittadini lèggano e si comportino di conseguenza….ma sarà purtroppo molto difficile. E l’ignavia….con tutto il resto ci colpirà inesorabilmente e negativamente in modo grave.
Bravo Fernando. Se può farti piacere aggiungo che questo Blog non è negletto. È letto, eccome.L’assenza di risposte dal ‘palazzo’ ai problemi di cui cerchiamo di farci interpreti è un silenzio più eloquente delle parole. È il quadro dello stato attuale dei rapporti cremonesi fra governanti e governati.
Caro Fernando, come ho avuto modo di dire più volte, è il tempo delle “mezze tacche “, dei mediocri velleitari, del popolo rassegnato e della demagogia di basso conio. È difficile prevedere quando risaliremo la china, ma dobbiamo crederci.
Caro signor Fernando, inchiostro ne hai versato anche tu, contro ciò che, dici, vediamo tutti. Ma per scuotere l’ignavia non basta l’inchiostro. Bisogna scegliere ed indicare obbiettivi, uno per volta. La giustizia funziona a Cremona come nel resto d’Italia, cioè male. Bisogna riformarla. Vota 5 si al referendum di domenica 12 giugno. Ermanno de Rosa
La descrizione del degrado strisciante è perfetta. E dovrebbe far tremare.
Se non sappiamo cogliere i segnali della decadenza culturale e addebitiamo ai massimi sistemi la colpa dell’abbassamento imbarazzante del livello di educazione della massa , non abbiamo capito niente e ne siamo correi.
L’autorità costituita non esiste per giudicare, ma per governare. Non esiste per fare ideologia, ma per amministrare la res publica. Non esiste dal tempo dei romani per teorizzare la politica, ma unicamente “ne cives ad arma ruant”.
L’impunità diffusa è il CONTRARIO DI QUESTO PRINCIPIO ILLUMINATO CHE VANTA SECOLI DI DIGNITA’ STORICA.
La pipì del cane è parallela a quella dei soggetti che lasciano sputi ed escrementi davanti ai muri: il cane non c’entra. C’entra l’uomo.
L’ideologia astratta che ammorba le coscienze non si è tradotta in etica del comportamento individuale e sociale, e l’unica cosa che come la gramigna ha invaso il campo è il perdonismo, comodissimo smacchiatore di coscienze.
E’ che per dire bianco o nero ci vogliono almeno tre cose: onestà, coraggio, dignità. Non c’è una giustificazione per tutto, ma c’è una logica in ogni cosa, e una società sana di queto vive o muore.
Non vedo orizzonte, al di là delle bandiere e di logori slogan di partito.
Egregio Dott. Cirillo, la sua visione è corretta e esaustiva di un periodo storico che si consuma e ci consuma, sotto tanti punti di vista. Ciò che più preoccupa è quello strazio da lei descritto che lasceremo alle generazioni future, generazioni che saranno costrette ad abbandonare una città che non offre possibilità. “I tempi sono cambiati” recitano come un mantra coloro che vedono una città come uno strumento non come un insieme di valori sociali, storici e culturali da valorizzare e da lasciare ai posteri. Una città non attrattiva lo diventa sotto tutti i punti di vista, umani ed economici, lasciando a quella ignavia una facile e comoda prosperità che attecchisce facilmente soprattutto quando valori ed obiettivi non vengono condivisi ma limitati dallo stesso agire di noi cittadini. Come uscirne? Capendo come siamo arrivati a questo punto e cercare di recuperare valorizzando ciò che abbiamo e coloro che sono in grado di farlo. Ci riusciremo? Sarò feroce e diretto: direi proprio di no, i presupposti per ripartire mancano, manchiamo noi e manca quella volontà che può far superare l’ignavia che ci circonda.
Ottima analisi caro Fernando che condivido in pieno, Cremona appare come una nave fantasma alla deriva, priva di un timoniere adeguato.
Vorrei commentare brevemente i vostri interventi innanzitutto ringraziando il dott Zanolli per l’ospitalità e voi per la pazienza nella lettura di questa lettera. Vorrei dire che i commenti sono univoci e questo significa che ciò che ho descritto è proprio di fronte agli occhi di ciascuno di noi. La mia non voleva essere una censura ma una provocazione. Vedo che siamo, ahimè, tutti d’accordo nell’essere preoccupati per il nostro futuro prossimo e per quello delle generazioni a venire – leggi figli e nipoti – e vedo una risposta comprensibile, sotto certi versi, nella fuga da Cremona dei giovani che hanno studiato lontano dalla nostra città, anche all’estero, e che lì rimangono. Non è la soluzione. Credo di aver già raccontato di una volta che in Regione, per presentare un progetto sulla gestione dei tumori rari, fui avvicinato da un governante – non so chi fosse – che, sentendo che venivo da Cremona, si era preoccupato di conoscermi finendo la chiacchierata dicendomi che la Regione non avrebbe mai investito sul nostro territorio perchè anagraficamente vecchio e poco produttivo. Era l’inizio degli anni 90. La cosa prendeva forma ed oggi si sta avverando. O forse era cominciata già prima… Non vedo schiarite all’orizzonte perché la nostra indole è questa: quella dell’indolenza e del facile chiacchiericcio fine a se stesso. Non vedo, quindi, un nuovo Giovanni Baldesio all’orizzonte, purtroppo. Credo però sempre nel potere della scrittura: e, come vedo fare in questo blog, nella capacità di gestire la notizia, non come gossip ma in modo sempre ben documentato, grazie all’impegno del dottor Zanolli. La penna deve sconfiggere la nostra indolenza e con essa l’arroganza e la protervia di chi ci governa.