Vi ricordate i grandi magazzini ‘Il Fulmine’ in corso Mazzini a Cremona? Nei giorni scorsi il fulmine stilizzato che campeggia sulla facciata è piombato a terra e l’alloggiamento del neon è rimasto vuoto. E’ un nuovo segno evidente del decadimento di un immobile che in città ha segnato un’epoca. L’edificio fu progettato negli anni 1959/60 dall’architetto Libero Guarneri che con il suo studio nel 1957 aveva partecipato anche al concorso per la costruzione dell’ospedale di Cremona classificandosi al primo posto ex aequo. Aveva progettato nello stesso anno gli edifici residenziali di piazza Vida e piazza Roma, e successivamente Casa di Bianco che ingloba la preesistente Torre del Capitano in piazza Stradivari (1960-62). Il ‘ palazzo di vetro’, così lo chiamavano i cremonesi che si saranno divisi nel valutare l’estetica di una costruzione tanto moderna posta in pieno centro storico. Il committente era Primo Lanzoni che voleva trasferire il suo negozio dall’angolo di via Mercatello (all’epoca via Diaz ) e ampliarlo per adeguarsi alle nuove esigenze della clientela. Oltre ai magazzini ‘Il Fulmine’, l’edificio che si sviluppa su sei livelli collegati tra loro da scale, ascensori e (primo esempio in Italia) scale mobili, accoglieva ai piani superiori abitazioni e uffici. In un appartamento abitò Mina, ultima residenza prima di lasciare Cremona, quando pur giovanissima era una cantante conosciuta ed era diventata popolare grazie alle numerose apparizioni in tv.
Nel 1992 ‘ Il Fulmine’ chiuse i battenti e da allora è iniziato un declino inesorabile dell’edificio. Ai piani superiori si sono avvicendati spazi commerciali e attività, tra cui anche una palestra, mentre sul marciapiedi di corso Mazzini si affaccia un negozio. E’ uno dei tanti contenitori sottoutilizzati, che dai fasti degli anni ’60 ora versa in condizioni di degrado. Una sorte toccata anche ad altri immobili presenti in pieno centro storico, come l’ex cinema Tognazzi o la ex sede della Banca d’Italia, solo per fare due esempi. Un fulmine che si è acceso durante il boom degli anni ’60, ricco di novità tecnologiche e di merci di qualità, e che ora si abbatte tristemente scarico sulla città sempre più spenta e vuota.
Vittoriano Zanolli
2 risposte
Che nostalgia. Quella Cremona ancora non si sognava di chiamarsi ‘smart city’ eppure lo era. Ora saremo pure ‘smart’ ma come mai stiamo cadendo a pezzi come l’insegna del glorioso Fulmine?
Bravo Vitto!!!
Però mi viene un gran “magone”…