Si avvicinava il Natale e Greta, da sempre un animo filantropico, voleva fare qualcosa per gli altri: decise di attivare una raccolta fondi nel suo liceo e destinare a bambini e bambine, ragazzi e ragazze soli senza famiglia il ricavato sotto forma di materiale scolastico: biro, gomme, matite, fogli da disegno ruvidi, lisci, di ogni metratura, pastelli, pennarelli, quaderni, quadernoni, ad anelli, senza, purché coloratissimi ecc… Nel giro di un paio di giorni accumulò una cifra importante. Il suo era un liceo frequentato da benestanti, prevedibilmente generoso, ma il risultato superò qualsiasi aspettativa. Si recò in un ingrosso di articoli di cancelleria e comprò una santa barbara di roba. Questa iniziativa non passò inosservata. Il prof di religione, don Giancarlo, la fermò nei corridoi e le disse: “Queste cose servono solo a calmare le vostre coscienze”. Fu una sberla. Una grande provocazione. Un uomo con due occhi così azzurri, come il mare, non poteva, a volte, essere così cinico. Don Giancarlo era una persona intelligente, alla prima ora utile rispolverò in classe la parabola del Nuovo Testamento della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù parte con 5 pani e 2 pesci e dà da mangiare sulla spiaggia di Tabga, vicino al lago di Tiberiade, in Israele, a migliaia di persone. Ne avanzano anche delle ceste da portare a casa. Quasi tutti si fermano all’eccezionalità del segno, restano stupefatti, ma come ci è riuscito? In realtà il messaggio è molto più alto: il vero miracolo è la condivisione. Il cibo unisce. Come quella cancelleria comprata in grande quantità univa Greta ad un mondo meno fortunato. Come?
Innanzitutto Greta prese informazioni sulla comunità: la indirizzarono verso una realtà in provincia di Brescia al confine con il Cremonese. Doveva portare una marea di scatole. Ma ancora non le era chiaro il senso ultimo di quel dono. Cos’è un dono? Digitò in Google la parola e si aprì un mondo. Deriva dal latino donum e prevede l’atto di dare a qualcuno qualcosa in forma del tutto gratuita e incondizionata. Si può donare un oggetto, un’emozione, il proprio tempo, un sorriso. Il dono crea un rapporto di scambio e reciprocità. Non va confuso con il termine donazione. A Greta ha portato alla memoria il tabellone Telethon su cui compaiono i risultati delle donazioni in denaro in tv. Chi dà soldi in questo modo, pure meritoriamente, difficilmente incontrerà il destinatario del suo beneficio. Così l’azalea, così il chilo di mele. Diverso è il dono che implica che vi sia condivisione, relazione, rapporto. Il dono è anzitutto un gesto di libertà e serve a unire a creare uno scambio emotivo ed emozionale. Ingaggia una relazione ispirata da un atto di gratuità, che va ben oltre la materia.
A Greta venne in mente Santa Lucia, la Santa che la notte del 13 dicembre porta doni ai bambini buoni e carbone a quelli discoli. Ma ugualmente vale anche per Babbo Natale e la Befana. Ai bambini si insegna a scrivere una letterina dove inserire le richieste di doni, ma anche la promessa di essere bravi. La mamma di Greta, quando era piccola, scriveva la lettera di risposta firmata Santa Lucia. Se non è una relazione questa! Inoltre è tradizione lasciare alla Santa cibo per rifocillarsi e fieno per il suo asino. Poi c’è la magia, l’attesa, il miracolo della scoperta alla mattina, quando assonnati i bambini e le bambine svelano i loro regali: sono loro i veri pazzi che fino ad un certo punto credono a cose impossibili! Ma questo è un altro racconto.
Greta era bloccata. Come rendere magico anche il dono della sua scuola? Come creare condivisione, oltre quella formale, essendo lei una studentessa che come tutti usava cancelleria? Da sola non ce la poteva fare. Telefonò alla comunità e chiese la collaborazione degli educatori. Lei non voleva spacciarsi per la fortunata che calava dall’alto il dono della sua scuola. Non voleva incontrare gli ospiti con questo ruolo. Chiese la mediazione di chi concretamente si relazionava con loro. Coinvolse poi alcuni compagni di classe e andarono in comunità, con la cancelleria e un carico di dolci. Consumarono insieme pasticcini, cioccolatini e caramelle. Vi fu poi la distribuzione del materiale scolastico; una parte, il resto, era tantissimo, rimase di scorta.
Greta non sa se questa iniziativa sia stata un successo. Non si sa rispondere. Di fatto, ha creato un’onda di emozioni contrastanti. Per accostarsi al dolore di chi non ha una famiglia, serve delicatezza. Per creare relazioni serve tempo, dolcezza e umiltà. Troppe cose tutte in una volta. Lei voleva fare il dono. Non la donazione. C’era una quota immateriale, una serie di motivazioni intrinseche, in questa vicenda che lei aveva voluto, cercato, animato che le sfuggiva di mano. Non era del tutto consapevole. L’aveva costretta ad una profonda riflessione e ad una ricerca che l’aveva fatta crescere, intimamente. Nulla sarebbe stato come prima. Aveva letto svariati libri sul tema del dono. L’istinto l’aveva guidata verso una scelta universitaria attinente a questi argomenti. Ha scoperto l’economia civile. Oggi vive a Bologna. E’ rimasta nella città dove si è laureata. Ha quattro figli ed è indaffarata a scrivere letterine a Santa Lucia. Fa volontariato, alla mattina dedica quattro ore in un negozio che vende per beneficenza abiti e oggetti usati per bambini, si chiama “Bébé, toujour” e sorride ripensando a quella diciottenne impacciata che non sapeva trovare una soluzione empatica per portare un dono, perché non fosse, come aveva detto don Giancarlo, un modo per scaricarsi la coscienza, bensì un gesto d’amore.
Non vi ho detto tutto. Quando Greta ha portato i suoi doni, gli ospiti le hanno donato un anello artigianale. Sulla base hanno applicato charms, fatti di perline e pietruzze colorate di blu e azzurro. Il biglietto recitava: è un oggetto fatto di tanti piccoli pezzi, semplice e complesso come è fatto il tuo cuore.
Si è commossa. Aveva ricevuto più di quanto avesse donato. Perché nessuno è felice da solo.
Francesca Codazzi
14 risposte
Bellissimo racconto Francesca. Bravissima, come sempre! Continua a scrivere
Grazie Rossana, grazie di cuore
Mi hai fatto tornare bambino. Grazie!
Grazie Licio. mi rende contenta
Racconto di grande sensibilità. Don Giancarlo mi ricorda qualcuno….
Brava Francesca!
Grazie Paola, se tu empatica
Il racconto mi ha toccato le corde dell’anima e veramente mi sono commossa. La generosità è un aspetto che non viene molto facilmente preso in considerazione, soprattutto come lo vive la protagonista Greta. Essere altruisti con i bambini in difficoltà é maggiormente lodevole; nessuno come loro sa ringraziare quando riceve un dono gradito. I loro occhi esprimono i sentimenti che provano.
La frase finale è un’affermazione vera e profonda.
Grazie Teresa, grazie! Sai farti trasportare e mi piace
Brava Francesca, continua con la tua creatività a narrare. Complimenti.
Come sempre bravissima.
Don Giancarlo, diretto e vero.
Mi piace questa storia che parla di sensibilita,e di generosita’.
Cimplimenti Franci e un abbraccio.
Raffi grazie, grazie, grazie
Chapeau. Riesci sempre ad essere puntuale e precisa. A parlare di cose che ci appartengono ma noi non lo sappiamo. O meglio no le vediamo.
Splendida come sempre
Grazie Guido, i tuoi/ i vostri commenti mi svelano cose che nemmeno io sapevo. Sono rivelazioni importanti.
Bravissima Francesca…. ogni Racconto è una Parte di Te come è Giusto che sia.
Greta ha fatto e si è fatta il Regalo più Bello, ha donato se stessa🙏