”Non capisco la levata di scudi dei colleghi che si oppongono per partito preso a questa forma di controllo rappresentata da test psicoattitudinali” Comincia così l’intervista rilasciata a Giuseppe China, giornalista del quotidiano Il Tempo, da Carlo Maria Grillo, ex magistrato, già presidente del Tribunale di Cremona. Una posizione controcorrente quella espressa da Grillo rispetto alle opinioni che in questi giorni animano il dibattito sull’opportunità di introdurre test di valutazione delle toghe.
Intanto il governo ha dato via libera ai test psicoattitudinali per l’accesso alla professione dei magistrati dal 2026, simili a quelli cosiddetti ‘Minnesota’, che valutano la personalità dei candidati. Il decreto legislativo approvato in Consiglio dei ministri ha avuto modifiche fino all’ultimo minuto, che però non mitigano le proteste dell’Associazione nazionale magistrati: sarà il Consiglio superiore della magistratura a nominare i docenti universitari in materie psicologiche che – su indicazione Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università – faranno parte della commissione giudicante.
Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà durante la prova orale, ma già dopo quella scritta il candidato riceverà dei test su un foglio, individuati dal Csm, sul modello di quelli effettuati dagli agenti di polizia. Questi test costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale, che sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice, e non da uno psicologo (il quale sarà presente solo come ausilio), commissione alla quale è demandato in maniera collegiale il giudizio finale sul complesso delle prove.
”Io magistrato da una vita vi dico: servirebbe un esame ogni 10 anni” è il titolo dell’articolo pubbllicato da Il Tempo che chiarisce senza ambiguità il pensiero di Grillo.
Qui sotto il link con l’intervista.
2 risposte
Anch’io non capisco la levata di scudi dei magistrati, ma se sono d’accordo con il dottor Grillo nel trovare del tutto normale la somministrazione di test psicoattitudinali ai futuri giudici e anche la proposta di un esame ogni 10 anni, mi chiedo: perché non lo stesso anche per gli insegnanti e anche per i dirigenti scolastici? Perché non valutare non solo le conoscenze della materia e della cultura generale, la legislazione e così via, ma anche la capacità di relazionarsi con i bambini e i ragazzi dalla più tenera età alla laurea, e con i genitori? Quanti danni possono fare docenti che non sanno stabilire una relazione positiva con i loro allievi? E quanti nell’arco della carriera perdono colpi? Ma la scuola non è più di tanto di interesse per i politici ( lo si vede perfettamente nei tagli continui nei confronti della scuola ), che invece hanno spesso a che fare con le toghe che indagano negli affari loro, rompendo qualche volta le cosiddette uova nel paniere. Ben vengano perciò anche le verità proposte dal dottor Nicola Gratteri , per gli uni e per gli altri.
«Alcuni colleghi perdono il contatto con la realtà. Mi spiego: qualcuno si sente una specie di padreterno, infallibile. Altri coltivano vere e proprie manie….per cui non sono contrario ai controlli, soprattutto per chi, come i magistrati, gestisce un grande potere. Anche se ovviamente la persona poco equilibrata può trovarsi in qualunque professione, ma quando capita nella magistratura è un problema: un giudice può fare più male». Così il dr. Grillo. Ma siamo sicuri che un medico non possa fare anche ‘più male’ di un giudice? Mi chiedo se dare per scontato come fa il dr. Grillo che un giudice possa ‘fare più male’ di un medico ad es. o di un autista di tir o altri sia da considerarsi una valutazione ‘equilibrata’ che denoti un rassicurante ‘contatto con la realtà’ da parte di chi lo esprime. E comunque dispiace constatare che c’è sempre chi è più realista del re dove per re intendo il fu Berlusconi e i suoi epigoni oggi al governo del Paese preoccupati di minare l’indipendenza (e l’efficacia) di azione della magistratura anziché di mettere la magistratura nelle migliori condizioni per svolgere il ruolo che la Costituzione le riconosce e di cui il Paese ha bisogno. Non è così che l’Italia si salva.