Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato, con 42 voti sfavorevoli, 21 a favore e 5 astenuti, la mozione “Nomine dei Direttori Generali della sanità regionale” attraverso la quale il Movimento Cinque Stelle chiedeva di impegnare la Giunta ad adottare per le future nomine dei direttori di ATS, ASST e Agenzie criteri obiettivi e meritocratici che fossero svincolati da valutazioni di tipo politico, ma che fossero improntati alla valutazione del merito, delle competenze, dei titoli.
Nicola Di Marco (capogruppo M5S Lombardia): «Abbiamo chiesto a Regione Lombardia di porre fine al modello attraverso il quale, negli ultimi anni, il centrodestra ha trasformato le nomine dei vertici della sanità lombarda in un poltronificio, dove la logica spartitoria prevale sul merito e sulle competenze. Un modello per effetto del quale si è arrivati oggi a una situazione che lo stesso assessore Bertolaso aveva definito prossima all’anarchia: fra liste d’attesa infinite per la mancanza di un’agenda unica e per mancanza di dialogo fra le stesse Ats e Asst. Abbiamo chiesto che venissero adottati criteri di valutazione oggettivi e misurabili. Invece l’assessore Bertolaso ha preferito auto-sfiduciarsi, piuttosto che dar seguito alle proprie intenzioni. Se dovesse essere confermato il metodo adottato con la delibera 512, che individua gli obiettivi e i criteri di valutazione per i direttori generali e assegna il 30% del peso complessivo dell’analisi dei profili alla discrezionalità del presidente Fontana, dell’assessore al Bilancio Alparone e dell’assessore Bertolaso, ci troveremmo di fatto in un aggravamento della situazione attuale di ingerenza politica. Verrebbero infatti lasciati ampi margini di discrezionalità agli assessori, i quali sarebbero chiamati a valutare criteri poco oggettivi e difficilmente misurabili come ad esempio la capacità di relazione dei direttori generali con i colleghi. Questa scelta è di fatto un trucco per inserire ancora maggiore discrezione politica all’interno dei meccanismi di valutazione. Prosegue così l’indegna spartizione in atto da anni. Una logica che difficilmente porterà alla soluzione delle note criticità della sanità lombarda» conclude Di Marco.