La stampa scientifica, ormai sempre più di frequente, pubblica lavori senza un adeguato controllo
redazionale. Finiscono pertanto per essere riportati dati o notizie prive di fondamento scientifico. E’ il caso di Lancet. Leggo sul Foglio del 21 giugno scorso l’articolo a firma di Enrico Bucci dove si riporta la notizia di una nota di errore (e non è la prima) per dati pubblicati da Lancet – rivista anglosassone con oltre 84 milioni di visite annuali in rete e 141 milioni di download – relativi all’efficacia del vaccino Sputnik. Viene subito da pensare che il vaccino in questione, di fabbricazione sovietica, possa non essere gradito dalla stampa di settore che vuole tutelare maggiormente il prodotto occidentale. In realtà, il rilievo della notizia è diverso e di ben altro spessore. Si nota che il numero di correzioni riportate al testo originale, pubblicato in
precedenza, è sorprendentemente elevato: il che significa che la redazione non si è data la pena di leggere, verificare e correggere il lavoro prima della sua pubblicazione. Significa che Lancet e la Rivista dei soci Coop hanno la stessa politica e accettano di pubblicare a occhi chiusi qualsiasi tipo di notizia.
Il vero problema si chiama “mercato della scienza”, che tradotto con parole diverse significa che la stampa scientifica (anche quella che chiameremo “al di sopra di ogni sospetto”) è ostaggio dell’industria farmaceutica. Che dire ancora del conflitto di interessi? Sembra che Lancet (ma non solo Lancet e non solo in tema di vaccini) poco se ne curi: ciò che importa al comitato scientifico è che gli autori del report certifichino l’assenza di ogni genere di conflitto sollevando la rivista da qualsiasi ulteriore verifica. Perché un conto è il conflitto di interessi, un conto è il profit destinato alla rivista: in questo caso non c’è peer review, cioè revisione paritaria, che tenga perché, come si dice, pecunia non olet.
Questi fatti mettono in dubbio sia la politica editoriale di numerose riviste scientifiche, sia la solidità degli articoli pubblicati. E’ un problema enorme che coinvolge la ricerca scientifica, quella sponsorizzata (esiste ancora quella indipendente?) senza controlli pre print, cioè prestampa, in barba alle regole di procedura redazionale. Significa che tutto ciò che viene pubblicato senza un controllo da parte della comunità scientifica non è scienza, bensì marketing. Pecunia non olet.
Fernando Cirillo