Nei giorni scorsi ho ricevuto la telefonata della moglie di Luigi che mi comunicava che l’amico Gibe, da tempo di salute malferma, aveva terminato la sua vita terrena. Galeotto (nel senso letterario del termine) fu il Presidente dell’Amministrazione provinciale, l’amico Giuseppe Torchio, che mi aveva invitato a cascina Stella di Castelleone, per visitare il Centro di Recupero Animali Selvatici della Provincia in occasione dell’inaugurazione di una mostra fotografica, rivolta agli studenti delle scuole superiori, avente quale tema gli uccelli. L’esposizione era di altissimo livello: ogni immagine proposta era un capolavoro, ed espressione del profondo amore per la fotografia e per la natura dell’autore di ognuna di esse, mirando a sensibilizzare chi guarda ad un maggiore rispetto per le bellezze che, spesso, i nostri occhi non riescono a cogliere. Mi ero soffermato a lungo ad ammirarle e, mentre effettuavo un secondo giro, ero stato avvicinato da una persona aperta, gentile, affabile, accattivante e, prima facie, di grandissime competenze, che, con parole semplici, ma significative, mi aveva illustrato, per ognuna di esse, l’impostazione della macchina fotografica, i luoghi dove le foto erano state scattate, le modalità e le difficoltà per avvicinarsi agli animali raffigurati.
Avrete già capito che si trattava di Luigi Gibellini, autore delle fotografie in esposizione assieme ad Antonio Barisani ed a Mino Piccolo, con i quali aveva, da lungo tempo, una proficua collaborazione artistica nel campo della rappresentazione degli animali con lo strumento fotografico, in modo particolare in quello dell’alimentazione degli uccelli. Il trio, conosciuto nel mondo della fotografia come I Tre Moschettieri (le loro campagne fotografiche venivano condotte insieme), era rinomato ed apprezzatissimo, non solo nel campo degli appassionati di tale arte, anche per il profondo rispetto della natura, la preparazione e meticolosità dei percorsi seguiti per avvicinarsi agli animali e per la profonda conoscenza degli strumenti utilizzati. Scambiati i numeri di telefono, dopo pochi giorni, venivo raggiunto da una telefonata di Gibe che mi invitava, anche a nome degli altri Moschettieri, ad una sessione in campo. Grande è stato il mio disappunto, però, quando mi ha condotto in un prataccio, alla periferia di Cremona, non solo incolto ma anche aggredito da ogni sorta di erbacce e rovi. Ho cercato di mascherare la mia delusione che, però, è svanita dopo pochi minuti, quando mi sono dovuto ricredere completamente per la scelta della mia prima uscita, in quanto, sotto le attente cure dei tre naturalisti, e di Luigi in particolare, mi si è aperto un mondo. Mi è stata mostrata la capacità di enucleare da un campo a Gerbido, in sé privo di interesse alcuno, singoli elementi, come un girasole nato per caso in quel contesto o alcuni animaletti che lo frequentavano, ed iniziare a capire che cosa vuol dire fare fotografie naturalistiche. L’attività di tutoraggio è proseguita nel tempo e, a detta di Gibe, ha dato buoni frutti; Gibe mi considerava un allievo attento, curioso e sempre pieno di domande, per conoscere, approfondire e migliorare le mie capacità.
Dal canto mio debbo dire che è stato un Maestro perfetto, proprio quello che tutti si augurano quando intendono avvicinarsi ad una disciplina nuova. Era un maestro di vecchio stampo, come quelli che trasmettono il loro sapere e la loro arte a bottega: con l’esempio, la pazienza, l’incoraggiamento e l’indicazione delle modalità prioritarie da seguire per raggiungere il risultato. Aveva anche un’altra grande caratteristica che appartiene solo ai grandi: non era geloso del suo sapere e, anzi, lo trasmetteva in modo semplice, senza farlo pesare.
Come tutti sanno, quando fotografi uccelli, le difficoltà sono molte: questi non vogliono saperne di stare fermi o di mettersi in posa mentre tu cerchi di riprenderli; ci vuole anche una grande conoscenza del modo di comportarsi della specifica specie che si intende riprendere, esperienza che Gibe aveva, in sommo grado, unita alla capacità ed alla voglia di trasmetterla.
Ricordo, fra le tante, un’uscita per fotografare il Martin Pescatore, uccello velocissimo, sospettoso e diffidente. Seduto, nel silenzio più assoluto accanto a Lui, in un minuscolo capanno vicino ad un rio, ho provato fortissime emozioni nel veder arrivare, con volo radente, questo piccolissimo uccellino dal così bel piumaggio che ho potuto agevolmente riprendere per la prima volta in quanto si è posato, con la preda in bocca, esattamente sul ramo che mi aveva indicato Gibe,
Non posso dimenticare, inoltre, la sua grande capacità di interagire con le persone che, nel corso delle uscite in luoghi frequentati da persone, gli consentiva di trasformare un pubblico indistinto e disattento in veri ammiratori della sua arte; scattava una foto ad una delle persone presenti e subito la faceva vedere: risultato garantito.
Delle sue grandi capacità nel mondo del pallone altri hanno detto: io posso ricordare di aver avuto la fortuna di disputare con Lui, a scopo benefico, una partita di calcio, nella quale ho assistito a suoi veri virtuosismi, accompagnati anche dalla capacità di passare la palla a quelli meno bravi, in modo da far giocare tutti, cosa non sempre riscontrabile in tale gioco.
Molto attento al mondo dei disabili ed a quello della solidarietà, ha messo a frutto le sue grandi capacità documentando, in modo mirabile, avvenimenti a loro dedicati.
Non posso, infine, sottacere che tutte queste grandissime caratteristiche, da me sommariamente ricordate, gli sono state riconosciute dalla collettività, il 2 giugno 2014, mediante il conferimento, da parte del Presidente della Repubblica, della onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
All’amico Gibe vada, dunque, tutta la mia riconoscenza per la disinteressata amicizia dimostrata e per le preziose lezioni impartite nel campo della fotografia. Alla Famiglia la consapevolezza di aver potuto condividere la quotidianità con una Persona dal grande cuore e con capacità, in molteplici campi, del tutto fuori dalla norma.
La sua bravura, anche in campo fotografico, era salita a livelli eccelsi: per questo è stato chiamato a fotografare nel giardino dell’Eden.
Con affetto,
Tancredi Bruno di Clarafond
8 risposte
Non l’ho conosciuto personalmente ma ho seguito un po’ le sue gesta. Certo che aver avuto un maestro così non è da tutti.
Bravo Tancredi, questa è una delle tue foto migliori. Condivido i tuoi ricordi relativi alla bella e modesta persona, che ho avuto modo di frequentare però soltanto come ottimo calciatore. Anche in questa attività tanta arte e creatività.
Un ennesimo caduto in questa trincea.
Un grande artista
Grazie Tancredi
Queste tue parole mi hanno emozionato e mi hanno fatto rivivere momenti indimenticabili.
Gibe era proprio così!
Sono uno del Trio che ha trascorso anche insieme a te momenti bellissimi.
Buon viaggio Gibe
Un bellissimo ricordo di una persona speciale!
Un grande fotografo naturalista, una vita per la fotografia con Mino e Antonio. Mino Piccolo
Di tutte e tre con Elisabetta foto da premio, e infatti!! Non l’ho visto molto, avendo ambiti d’interesse e scopi diversi, pur amando la stessa natura. Io poi non avevo la pazienza nè il tempo per la fotografia ornitologica. Quelle poche volte che ci siamo visti, son bastate per cogliere una persona tanto “semplice” quanto elevata nello spirito e nell’arte fotografica naturalistica, grazie a cui un “prataccio”, un ” ‘erbaccia” , diventa un laboratorio interessantissimo e rispettabilissimo di ricerca. Grazie Luigi, te li meriti i giardini dell’Eden!
Grazie Tancredi per aver ricordato LUIGI con le tue parole che .mi hanno emozionato!!!