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Il Movimento replica a Bodini: ospedale da riqualificare

13 Dicembre 2023
In data 11 dicembre ne “l’intervento” sul quotidiano La Provincia è stata ospitata una lunga lettera del dottor Paolo Bodini nella quale  vengono elencate dettagliate ragioni per le quali l’attuale ospedale di Cremona potrebbe continuare la sua attività sanitaria per tutti i cittadini della provincia cremonese. Seguono altre e definitive ragioni che spostano il giudizio dell’ex sindaco di Cremona a favore della costruzione di un nuovo ospedale. Ci permetta, tramite il suo giornale, di informare gli abitanti della provincia delle ragioni del nostro “dissenso motivato” alle considerazioni di Paolo Bodini.
Grazie per la sua collaborazione.
Il Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona

 

Signor direttore                                                                                       

ci sono alcuni spunti nell’uscita pubblica del dottor Paolo Bodini che sono pietre miliari sulla strada del “ no “ al progetto di demolire l’ospedale attuale per costruirne uno nuovo a Cremona.    

Prima pietra miliare. ”Non c’è correlazione alcuna tra il malfunzionamento di un ospedale e il fatto che sia vecchio o nuovo“ scrive e ciò toglie di colpo argomenti a chi sostiene che occorrano muri nuovi per avere una Sanità che funzioni, un Pronto Soccorso che risponda ai bisogni e liste di attesa a misura di richiesta. 

Seconda pietra miliare. Riguarda l’assegnazione a Cremona del DEA di secondo livello. Il dottor Bodini attesta che il ”DEA spetta a Cremona da ieri “, ad ospedale esistente e con pochi aggiustamenti funzionali “e questo contro quello che si sbandiera e cioè che il DEA sarebbe il bollino blu su un ospedale di nuova concezione nella struttura, bollino blu per cui la politica a livello regionale si appresta a bypassare i criteri dettati dal DM 70“. 

Terza pietra miliare. Paolo Bodini rileva che è “mancato un approfondito studio comparativo sui costi globali delle due soluzioni” (ristrutturazione e nuova costruzione) aspetto che lui definisce “tema dirimente che forse c’è tempo per approfondire perchè restano non pochi dubbi sulle stime dei costi del nuovo ospedale che appaiono ottimistiche”. Prudente valutazione molto condivisibile. E restano 2 domande : 1 – dov’è il progetto di riqualificazione del Maggiore che l’Asst aveva prodotto quantificando in 195 milioni i relativi lavori? 2 – dov’è l’analisi dei bisogni a sostegno dell’una o dell’altra soluzione?

Quarta pietra miliare. Riguarda la modalità dei processi decisionali. Dice Bodini: “Era necessario un forte coinvolgimento della città nelle sue varie componenti istituzionali, sociali e economiche e invece il processo è stato calato dall’alto e non sufficientemente spiegato nelle sue ragioni.” E’ così che qualcuno, pochi, nel chiuso di qualche stanza, ha scelto per tutti qualcosa che impatterà sul destino sanitario di un intero territorio per decenni. Si segnala che altrove (Oristano ma pure in Calabria, nel Mugello ecc.) anche per soluzioni meno impattanti si è proceduto con assemblee in cui sindaci, sindacati, associazioni varie sul territorio, medici, dirigenti ospedalieri e cittadini hanno concertato soluzioni condivise. Qui il “Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona” portavoce di migliaia di cremonesi e dei loro dubbi è stato lasciato fuori dal Museo del Violino il giorno della presentazione del progetto e  la stampa locale storica è off limits per il Movimento (fatta salva l’eccezione del 7/12). L’agorà diventa così lo spazio del pensiero unico dove l’osservazione critica non ha cittadinanza. E c’è chi può dire “non c’è dibattito o arriva tardivamente” ma ci voleva un Paolo Bodini per avere spazio sul nostro storico quotidiano. 

Anche il dottor Bodini, però, poi cambia registro e accampa le ragioni del suo “sì” al nuovo ospedale.

Prima ragione. Scrive che non sono mancati i tentativi di ristrutturazione che non hanno convinto, l’edificio è rigido, i bracci sono lunghi e stretti, i passaggi in verticale sono difficoltosi, le stanze sono multi letto, mancano aree ampie. Noi ricordiamo solo l’esempio del Maggiore di Bologna, per tipologia e struttura simile al nostro, risalente al ’55, alto 15 piani (quindi più datato e più alto del nostro), con una quarantina di Unità Operative tra cui il Trauma Center noto per la maggiore casistica di pazienti gravi ricoverati e con il Laboratorio Analisi più grande d’Italia e uno dei primi in Europa con oltre 18 milioni di accessi l’anno, per il quale  non si è scelto l’abbattimento ma la riqualificazione con l’aggiunta di un blocco mentre l’intera ala C viene ristrutturata per adeguarla a nuovi standard in materia di antisismica e risparmio energetico. Ma ci sono tanti altri esempi. A Padova tramonta il progetto del nuovo Polo e (12/12/23) si sceglie di ristrutturare l’Ospedale.                                                                                                                                       

Seconda ragione. Il “regalo” della Regione. Si chiede Bodini: ”Perché rinunciare al treno dei finanziamenti pubblici e spegnere i sogni?”. Noi rispondiamo che il finanziamento pubblico va chiamato col suo nome: è denaro dei contribuenti e merce rara di questi tempi .Vale la pena di usarlo con oculatezza e in risposta ai bisogni reali della collettività. Il “sogno” applicato al concreto diritto a una sanità’ onesta perché economicamente sostenibile oltre che tagliata sugli effettivi bisogni dell’utenza cui deve rispondere è un lusso che diventa abuso quando è pagato con i soldi dei contribuenti, milioni preziosi per non far morire la Sanità pubblica che il Governo ha stabilito (L. Finanziaria ’22) di sottofinanziare per il triennio ’23-’25.

Suona poi strana la proposta del dottor Bodini di un Comitato civico emanazione del Comune a garanzia di “una vera partecipazione della città ” perché i comitati nascono dalla base e i Comuni, le Amministrazioni e le Istituzioni in genere hanno semmai il compito di “garantire ai cittadini le condizioni che ne facilitino la partecipazione ” (legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale) e non quello di lasciarli fuori dalla porta.                                                                                 

Il problema poi non è solo strettamente “cittadino“ perché oltre la città, fuori le mura, c’è un territorio intero (anche loro cittadini di serie A come tutti) che chiede risorse per la sanità e risposte del diritto all’assistenza di fatto oggi negato. Anche a questo “deserto” sanitario si è imputato il tragico scotto che il Cremonese in particolare ha pagato al covid col corollario dell’impegno rilanciato in mille modi dal 2020 in poi da politica e Istituzioni di rivedere con urgenza l’assistenza sanitaria a partire dal territorio e di investire prioritariamente in questa direzione.                                                                                                                                           

Alla domanda con la pistola fumante “Si potrebbe andare avanti ancora col vecchio?”  che il dottor Bodini onestamente si pone la risposta lapidaria “Certamente sì” apre praterie di possibilità per il confronto ragionato fatto di dati, cifre, argomenti. Il suo “Lasciatemi sognare” è, si coglie, un gettare il cuore oltre l’ostacolo del finanziamento negato al Sistema Sanitario Nazionale che nel triennio ’23/’25 passa dal 7,1% del PIL al 6,1%. 

Ma si sa che un finanziamento al 6%, decreta la morte della Sanità pubblica.                                     

Non è vietato sognare, aiuta a vivere. Ma poi c’è la sveglia che ci riporta alla realtà. Per i cremonesi si è chiamata covid che ci ha regalato il primato mondiale di morti in percentuale. Il nostro appello nasce dalla tragedia vissuta. Spendiamo bene e presto i soldi. Non facciamoci trovare ancora impreparati. Allestiamo un riparo che ci salvi dalla tempesta che può tornare e che serva a curare le ferite che ancora ci portiamo addosso. Un ospedale “onesto” e adeguato, fornito di personale, digitalmente attrezzato, con aree “ampie” e percorsi ”separati”. Si può fare, a Bologna e altrove lo si è fatto. E provvediamo a che il territorio sia sanitariamente “presidiato”.

E’ il “sogno” di chi scrive e il diritto di una collettività costretta solo ieri a combattere la guerra alla pandemia (drammaticamente persa) “con le scarpe di cartone”.     

                                                                                                                                     

Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona 

 

3 risposte

  1. Priorità alla SALUTE senza se e senza ma e rispetto per chi la deve esercitare, economico, sopratutto e morale. Quindi tutte le risorse in essere devono andare in questa direzione per una sanità all’avanguardia e puntuale nella sua applicazione. Solo così ci sentiremo tutelati e non abbandonati come ora.

  2. Che strano che tutti i medici che fino a questo momento si sono espressi siano in pensione! I professionisti in attività presso il nostro ospedale restano muti. Continuano con il loro lavoro massacrante, se possono scappano. Presto non potranno neppure più fare conto sui colleghi a gettone. Neppure loro sono a conoscenza di ciò che sarà il nuovo ospedale/SPA. Ma tacciono. Chi tace acconsente o semplicemente temono ritorsioni? La seconda… suppongo

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