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Ospedalino, i peana alla Regione dalla stampa di regime e la cruda realtà

18 Dicembre 2022

La visita pastorale a Cremona del presidente della Regione Attilio Fontana con relativo peana per il nuovo ospedale e l’accordo di 40 Comuni – 25 cremonesi e il resto mantovani – che ha dato vita al territorio unito Oglio Po Chiese (Cremonasera, 16 dicembre) meritano una riflessione. 

Si è svolta anche l’assemblea di Padania acque. Senza discussioni, non ha fatto notizia, ma non guasta ricordare tre dati riferiti dal presidente Cristian Chizzoli e dall’amministratore delegato Alessandro Lanfranchi.  Nel 2021 l’energia elettrica era costata alla società 6,5 milioni di euro. Nel 2022 la spesa è salita 13,5 milioni.  La previsione per il 2023 è di 12, 5 milioni. Una tremenda stangata, alla quale la società ha risposto con professionalità ed efficacia, dimostrazione che non tutte le aziende pubbliche sono carrozzoni.

Per il nuovo ospedale, ottava meraviglia del mondo, lo storytelling è lo stesso da mesi. Un mantra che ripete tutto va bene madama la marchesa e chi sostiene il contrario o dubita, peste lo colga. Il mantice della propaganda di regime lavora a ritmo serrato, incessante e fastidioso. Pompa elogi alla Regione non solo per il nuovo ospedale, ma per ogni pisciatina milanese.

Vale la regola dell’avvocato Richard  Gere in  Schegge di paura, legal thriller non malvagio, e con un Edward Norton da antologia: «La mia versione della verità: quella che io creo nella mente delle dodici persone che formano la giuria. E se tu vuoi darle un altro nome, e cioè l’illusione della verità, be’, sono affari tuoi».

La giunta regionale è la migliore e la più bella del reame, anche se non è Biancaneve. È la più saggia e la più tutto e così nel nostro territorio l’illusione della realtà spesso diventa realtà. Per comodità, mancanza di coraggio. Per quieto vivere. Il silenzio è la regola, ma non sempre è oro. Qualche volta è veleno. 

Nel ruolo di cassa di risonanza dei condottieri meneghini, La Provincia è un esempio da manuale. Nell’edizione del 14 dicembre Fontana compare in sette fotografie – una gigantesca  – nelle prime quattro pagine del quotidiano locale.  Due giorni dopo, l’assessore regionale Guido Guidesi, un testimonial del giornale considerata l’assiduità della sua presenza sul quotidiano, batte ogni record.  C’è in tre foto nelle pagine 8 e 9 e in altre venti nelle due successive. In totale lo si vede ventitré volte. Poi ci sono gli articoli privi di dubbi o di interrogativi.  Per La Provincia il trofeo Tureferario della stampa con il kilo d’incenso e un turibolo griffato spettanti al vincitore.  Per la Regione uno spottone pubblicitario gigantesco e un pensiero alla propaganda del Minculpop. Ma il troppo stroppia ed è controproducente.

Durante la visita pastorale Fontana ha magnificato l’ottava meraviglia del mondo, meglio di un imbonitore da fiera, ma nessuno ha alzato un sopracciglio. 

«L’ospedale di Cremona sarà un modello da imitare perché ha visto da subito un coinvolgimento delle istituzioni che hanno condiviso un progetto sulla base dei bisogni sanitari del territorio. Non solo questo, sarà veramente ospedale del futuro dove le tecnologie all’avanguardia si sposeranno con la grande professionalità degli operatori sanitari con il principale obiettivo di mettere la persona al centro». (La Provincia, 14 dicembre). 

Ma quale coinvolgimento? L’operazione è stata condotta dai partiti a una velocità supersonica per i tempi della politica locale, sempre che la scelta possa essere frutto di una valutazione di questo tipo e non per calcoli economico-finanziari. (Pietro Cavalli in vittorianozanolli.it, 14 dicembre). O, più banalmente, elettorali.

Il nuovo ospedale è stato proposto alla fine di aprile del 2020 dall’europarlamentare galattico Massimiliano Salini (Forza Italia) e sostenuto dall’ex parlamentare e Mazzarino cremonese Luciano Pizzetti (Pd), inquadrato da La Provincia del 14 dicembre «tra i principali protagonisti che fin dall’inizio ha lavorato molto in tutte le sedi per la partita del nuovo ospedale». 

L’idea, subito appoggiata dall’ex assessore al Welfare ed ex vicepresidente della Regione Letizia Moratti.  Nel dicembre del 2021 un protocollo d’intesa viene firmato da Gianluca Galimberti, dal presidente Fontana, dal direttore generale dell’Asst, Giuseppe Rossi, e da quello di Ats Valpadana, Salvatore Mannino, dal presidente della Provincia, Mirko Signoroni e dalla stessa Moratti.  Nel febbraio di quest’anno il progetto viene lanciato nel corso di una conferenza a Dubai. A maggio, due anni dopo la proposta di Salini, sono stanziati dalla Regione 280 milioni. Un percorso rapido, con uno scarso coinvolgimento dei cittadini e un’insufficiente diffusione di dati e analisi alla base dell’operazione.  A tutt’oggi i soggetti ai quali il progetto è stato ufficialmente presentato sono le associazioni di categoria e gli ordini degli ingegneri e degli architetti, indirettamente convolti nell’intervento per questioni imprenditoriali o professionali. Nulla di riprovevole, ma non gli interlocutori prioritari con i quali confrontarsi.

Il nuovo ospedale sarà l’ombelico della sanità locale. «L’infrastruttura tecnologica – ha sottolineato Rossi – viene prima di tutto perché è grazie ad essa che il nosocomio del futuro è al centro di una rete capillare di assistenza sanitaria sul territorio, governata dall’ospedale» (La Provincia, 14 dicembre). 

Nessuno lo discute.  Ben venga un’infrastruttura tecnologica all’avanguardia e da premio Nobel, ma da sola non risolve i problemi che affliggono la sanità pubblica locale. 

L’ospedale fantascientifico difficilmente ridurrebbe alcuni tempi biblici delle liste d’attesa e i sovraffollamenti ai pronto soccorso.   Servono medici di base, ospedali normali efficienti. Servono studi epidemiologici e prevenzione. Serve la riduzione dei fattori di rischio per la popolazione, in cima alla lista l’abbattimento delle polveri sottili e dell’inquinamento in senso lato.  Inquinamento che posiziona il territorio provinciale al sesto posto in Italia per incidenza di tumori che, da solo, l’ospedale dei chip, dell’intelligenza artificiale e dei robot non modificherebbe di molto. L’ottava meraviglia del mondo è business, prestigio e applausi.  Ma è un lusso se toglie risorse alla medicina del quotidiano. Grasso che cola se i servizi di base sono congrui con i bisogni del territorio, ma grandeur ingiustificata se questi servizi sono inadeguati.  La prevenzione, al contrario, è meno business e più critiche. Più fischi che standing ovation. E’ poco gratificante per gli operatori e rogna per politici e pubblici amministratori. È  indispensabile.  Fine della storia.  Quando la pandemia mieteva vittime si era alzato un coro unanime contro una sanità ospedale centrica. Passato il pericolo i coristi sono diventai afoni.  In questo ambaradan è stato dimenticato un dettaglio da non sottovalutare.  In riva al Serio l’ospedale da Formula 1 non lascia sereni. La domanda è: cosa dovrà pagare il Cremasco all’astronave della sanità super tecnologica di Cremona?  Le centinaia di milioni per costruirla quali ripercussioni avranno sull’ospedale della Repubblica del Tortello? E qui si va dritti alla questione dell’unità territoriale e al coordinamento tra Cremonese, Cremasco e Casalasco. Alla formula che garantisca il rispetto dell’autonomia dei tre territori, il mantenimento dell’unità provinciale e la condivisione delle scelte. Al nodo gordiano da sciogliere nel più breve tempo possibile e con estrema chiarezza per evitare il pericolo, non peregrino, di spinte centrifughe e di rivendicazioni autonomiste. 

Il nuovo corso dell’Area Omogenea cremasca indicato dal neopresidente Gianni Rossoni e il pregevole Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Tematico (AQST) sottoscritto da Comuni cremonesi e mantovani sono una traccia della via da seguire. 

Dell’Area omogena cremasca è già stato scritto molto ed è inutile ripetere. Nei prossimi giorni il presidente assegnerà le deleghe ai sindaci che lo affiancano e preciserà in maniera più dettagliata gli obiettivi. L’AQST, benedetta da Milano e dalle province di Cremona e Mantova, permetterà ai firmatari di beneficiare di speciali fondi regionali in un contesto che contempla l’autonomia dei omuni aderenti, nel rispetto della centralità della provincia. 

Non è la prima sinergia tra province diverse. I parchi del Serio, dell’Adda sud e dell’Oglio lo certificano. Ora è indispensabile un passo avanti per rendere le collaborazioni più facili da percorrere e più flessibili. Per dotare i territori periferici di autonomia decisionale compatibile con l’unità provinciale. Non è semplice. Una provincia con tre aree omogenee federate  potrebbe essere la soluzione.  Occorre un po’ di coraggio, meno pippe e più velocità. Essere più rock e meno slow.  La Regione agevoli questo percorso. Meno gratificante dell’inaugurazione di un nuovo ospedale e più complesso da pubblicizzare, ma decisivo per la crescita della Provincia.  Ma Fontana e Guidesi possono stare tranquilli: il sostegno all’idea non ridurrà l’overdose di fotografie e di encomi. Di soffietti, in gergo giornalistico.

 

Antonio Grassi

2 risposte

  1. Desidero far notare a Grassi che non è solo parlando in modo più o meno entusiastico di persone più o meno importanti e potenti (con relative foto a corredo) ed esponendo la propria vicinanza ad esse che si travisa l’informazione che i lettori avrebbero il diritto di ricevere, ma anche tacendo argomenti e notizie che potrebbero risultare scomodi e urtare la ‘sensibilità’ di qualcuno.

  2. Io continuo a chiedermi: il Centro tutela diritti del Malato Anna Rossi (Anna non avrebbe mai e poi mai accettato che le fosse stato intestato) esiste ancora? Con me presidente le cose sarebbero andate ben diversamente. Ricordo un evento per tutti: la formazione del reparto di neuro chirurgia nel nostro Ospedale Maggiore. Abbiamo coinvolto tutte le Istituzioni e la cittadinanza. Ed infine il risultato è arrivato. Oggi assistiamo ad un silenzio assoluto, sembrerebbe persino complice di questa che io, e non sono il solo, a definire questa operazione demenziale o qualcosa di peggio, visto i tempi che corrono….
    Vorrei precisare che mi dimisi dalla carica di presidente del CTDM, ma ne sono ancora membro, ed in quanto tale farò sentire ancora la mia voce.
    Un’ultima annotazione. Gent.mo sig. Grassi, detto che condivido praticamente in toto il Suo articolo, mi ha stupito molto, data la Sua cultura, la citazione di Pizzetti quale Mazzarino di casa nostra. Lei sa benissimo che il cardinal Mazzarino fu uno dei più importanti primi ministri della Francia del ‘600. Accostarlo a Pizzetti mi sembra, anzi è, un po’ troppo. A meno che le Sue intenzioni fossero altre…..

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