C’è qualcosa che non torna. L’assessora Moratti (quella che ha definito fannulloni i medici di medicina generale) ha sostenuto durante una visita a Mantova il 18 maggio 2022 che l’ospedale Poma di Mantova avrà un DEA di secondo livello (la massima qualifica, quella che definisce l’eccellenza di un ospedale). In precedenza, durante una visita a Cremona il 15 dicembre 2021, aveva dichiarato che l’obiettivo del nuovo ospedale di Cremona sarà quello di avere un DEA di secondo livello. Dal momento che un ospedale con questa caratteristica serve, a norma di una legge vigente, una popolazione di almeno 600.000 persone, è evidente che tra Mantova e Cremona due presidi ospedalieri di eccellenza non ci possono proprio stare.
Visto che a Cremona sono stati stanziati i fondi per la costruzione dei muri di un nuovo ospedale e nulla si sa delle sue attrezzature che dovranno riempirlo, corre il dubbio legittimo che Mantova avrà un ospedale di prima categoria mentre Cremona sarebbe accontentata, come ipotizzato da più parti, con un ospedalino di campagna, però nuovo fiammante ed “ecosostenibile”. E’ possibile che in questo modo la Regione pensi di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, di fatto però penalizzando la comunità cremonese, privata della legittima aspirazione ad avere una sanità pubblica migliore.
Ci auguriamo di essere nel torto, naturalmente, e speriamo vivamente in un rilancio dell’assistenza ospedaliera cremonese che tuttavia, da quello che è dato comprendere, rischia di limitarsi alla costruzione di un nuovo e costosissimo piccolo edificio privo di contenuti, con il conseguente trasferimento delle competenze specialistiche ad altre strutture regionali ed alla sanità privata.
Ci permettiamo di sottolineare che la qualifica del prossimo ospedale è un problema di importanza fondamentale in quanto riguarda la gestione e la tutela della salute di tutti i cittadini, anche di quelli che pensano di poter accedere sempre e comunque a strutture sanitarie di eccellenza. Va purtroppo ricordato che esistono anche le emergenze sanitarie, sia pubbliche che individuali, ed un ospedale attrezzato e di ottimo livello costituisce l’unica garanzia a tutela della nostra salute.
Qui non si tratta di mugugnare per il trasferimento della Camera di Commercio o per la grande beffa del canale navigabile e neppure per il terzo ponte sul Po. Si può sopravvivere anche con gli attuali e pessimi collegamenti ferroviari con Milano, si può vivere con una certa tranquillità anche sapendo che le società canottieri galleggiano sul petrolio, c’è addirittura chi vive benissimo in un rilevante degrado urbano. Ma l’ospedale è un’altra cosa e stupisce la modesta attenzione che gli è riservata da parte di alcuni sindaci, molti partiti, parecchi comitati, troppi cittadini. La qualifica di un ospedale può rappresentare la differenza tra lasciare questa valle di lacrime o rivedere i propri cari e non è bello pensare che a Cremona possa venire rifilato un ospedalino nuovo fiammante privo di competenze avanzate: il classico “bidone” a cui la nostra città si sta purtroppo abituando. Davvero nessuno si rende conto della differenza tra un ricovero in un ospedale di campagna oppure in un ospedale più attrezzato? Con tutti gli scongiuri del mondo e al netto dell’elisoccorso, la scelta regionale di un ospedalino privo di specialità avanzate è la prova provata che la nostra vita è appesa ad un filo.
In questo enorme pasticcio che prevede, nell’indifferenza generale, la presenza a Cremona di ben due ospedali, quello “vecchio” lasciato andare verso una fine ingloriosa, quello “nuovo” che rischia di garantire solamente prestazioni modeste, sarebbe auspicabile l’intervento di qualche autorevole cittadino, consapevole del fatto che una struttura sanitaria di eccellenza costituisce l’interesse primario di tutta la comunità cremonese.
Pietro Cavalli
6 risposte
Sono certa che quello che dici sia la verità di ciò che succederà. Una indecenza la gestione dei reparti ospedalieri oggi. La costruzione di un nuovo ospedale abbatterà ulteriormente le varie unità operative e diventerà un pronto soccorso più ampio,saremo dirottati per patologie serie a Mantova e Brescia a dispetto di tutti i cittadini cremonesi che già sono in parte obbligati a farlo.
Grandissima spiegazione di un atto contro la nostra Sanità Cittadina e provinciale. Siamo strategicamente il centro di un grandissimo comprensorio e politicamente compresi gli abitanti non facciamo nulla contro questo scempio. La così decantata Mantova industriale e attiva ci porta via quanto il buon senso porterebbe il polo più importante a Cremona. ( L’ ospedale di Mantova e vicinissimo a Verona, Reggio,Parma con il risultato di migliori possibilità a breve raggio per i pazienti.)
Torno a chiedermi: ma il Poma ha le caratteristiche antisismiche che sono necessarie a Cremona? E poi: sarà forse nell’ottica di trasferimenti d’urgenza che la Regione ( e anche altri, magari con motivazioni di diverso tipo aggiuntive: i classici due piccioni con una fava ) considera prioritaria l’autostrada Cremona/Mantova? Perché è chiaro che chiunque avesse problemi di un certo peso con un ospedalino di campagna non rischierà di restare sepolto sotto le macerie dovute a un terremoto, ma la pelle la rischia eccome!
Caro Dr.Cavalli, quando Lei parla dell’assenza dei partiti su questo immenso problema, mi da l’impressione che il Suo orologio si sia fermato a qualche decennio fa, quando i partiti c”erano e mobilitavano la cittadinanza su problemi di questa rilevanza. Chi e’ in grado di fare cio’? Nessuno. E pensare che il nostro ospedale era nato per diventare ospedale regionale! Dr. Cavalli, Le offro una chicca che forse Le e’ sfuggita. Il DG era Majori, che mi convoco’ per comunicarmi che il finanziamento regionale di 4 miliardi di lire per il nuovo reparto di neuro chirurgia era esaurito e i lavori erano arrivati a meta’. Gli proposi allora se non fosse stato possibile dirottare il tutto su una cardio chirurgia. La risposta fu tassativamente negativa perché’ Mantova, a pochi km. Da Cremona, ne era gia’ provvista. Oggi leggo, udite udite, che l’ospedale di Mantova sara’ provvisto del reparto di neuro chirurgia. Caro Dr Cavalli, poiche’ frequento il Kenya da trent’anni, forse mi e’ sfuggito che la distanza tra Cremona e Mantova e ‘ aumentata. Forse,non so, e’ salita a 200 o 300 km. L’amara conclusione di questa triste vicenda e’ che mette i Cremonesi di fronte ad un fatto compiuto, di cui non si vedeva la necessita’. Per non parlare poi di quello che pensano i cremonesi, sospettosi come si conviene ad una provincia agricola. Forse l’ignavia di una classe politica dirigente, e sono generoso, è alla base di questo che io considero un vero e proprio disastro. D’altronde è nella nostra tradizione: ricordate l’episodio della Montedison, negli anni ’50, che voleva portare a Cremona uno stabilimento che avrebbe occupato 1.500 operai? Ce lo soffio’ proprio Mantova che rinuncio’ alle tasse per 25 anni! Oppure vogliamo parlare del Pendolino, il treno che partiva da Bergamo, per Brescia e Cremona e ci portava a Roma in 4 ore? Caro Dr. Cavalli, concludo questa mia condividendo l’ impotenza di fronte ad un problema che non puo’, non deve essere risolto nelle segrete stanza tra poche persone. E condivido il Suo dolore per quanto abbiamo fatto concretamente, seppure su posizioni diverse, per rendere il nostro Ospedale sempre migliore. Con la stima di sempre Le invio i miei piu’ cordiali saluti.
Si un ospedale nuovo altra occupazione di suolo ma nn si poteva ammodernare quello vecchio senza specare risorse e indirizzare queste x assumere nuovi medici e nuovi infermieri uno spreco assurdo !!!!
A quanto pare, la modestissima e confusa attuale politica cremonese sta accettando, quasi all’unanimità, l’assurda proposta di abbandonare a se stesso il destino futuro del nostro pur relativamente giovane ospedale, a suo tempo (solo cinquant’anni or sono) realizzato egregiamente con risorse economiche esclusivamente locali, derivate dalla vendita di poderi e cascine che nel corso dei secoli le più generose famiglie cremonesi avevano lasciato in eredità alla sanità locale. La affermazione che sarebbe diseconomico aggiornare l’edificio esistente, per quanto mi risulta, non è sostenuta da esperienze concrete o, tantomeno, da serie valutazioni tecniche decorosamente approfondite.
Da anziano cremonese quale ormai sono, mi piacerebbe, se paradossalmente fosse ancora possibile, avere il parere in materia di egregi amministratori e tecnici quali furono a suo tempo i responsabili della realizzazione dell’attuale ospedale come il presidente dottor Emilio Priori, i funzionari dottori Celeste Cottarelli e Felice Maiori, nonché il direttore dei lavori ingegner Romano Sora.