Ci fu un tempo in cui i contadini, anche nelle nostre campagne, si ammalavano di una grave malattia in grado di portarli persino alla demenza e alla morte: pochi la ricordano, si chiama pellagra. Per molto tempo nessuno riuscì a comprenderne le cause, finché qualcuno riuscì a capire che dipendeva esclusivamente dall’alimentazione. Nella campagne infatti la povera gente si nutriva quasi esclusivamente con polenta di mais e quindi era carente di alcune sostanze, oggi chiamate vitamine. Su tratta di elementi indispensabili per il nostro organismo e che però il nostro corpo non riesce a produrre ma deve introdurre con il cibo. E’ solo un esempio, ma descrive bene quali possono essere le gravi conseguenze della mancanza di vitamine, sostanze necessariamente assunte con l’alimentazione. Pure il rachitismo, anch’esso un tempo comune nel nostro Paese, è determinato dalla mancanza di specifiche vitamine, così come lo scorbuto, il beri-beri e tante altre malattie che possono avere pesanti conseguenze sulla salute. Si tratta però di condizioni che, almeno delle nostre parti e nell’intero mondo occidentale, appartengono per lo più al passato, visto che una normale e variata alimentazione è mediamente in grado di fornire all’organismo tutte le vitamine di cui ha bisogno. Nel dubbio è comunque sufficiente una serie di normali esami del sangue per valutarne una possibile carenza, comprenderne le cause e quindi intervenire per riportare l’organismo al suo necessario equilibrio. In altre parole, le vitamine sono elementi dei quali il nostro corpo non può fare a meno e tuttavia oggi abbiamo in genere una alimentazione sufficientemente variata per dimenticare le gravi malattie del passato, almeno quelle derivate dalla loro carenza. Ovviamente in qualche caso si osservano ancora condizioni legate alla mancanza di una o più vitamine, ma spesso la causa è facilmente identificabile (mancato assorbimento; diete scorrette, uso di farmaci, malattie, alcol….) e quindi in teoria del tutto correggibile con l’aiuto del medico.
Diverso invece è il caso della supplementazione vitaminica, termine che definisce l’abitudine di moltissime persone in buona salute di ingerire a più non posso complessi/integratori multivitaminici per “migliorare il proprio stato di salute” e persino per “ritardare l’invecchiamento”. Sarebbe però necessario sapere che le vitamine assunte in eccesso vengono eliminate dall’organismo, con l’eccezione di quelle, definite liposolubili, che invece possono accumularsi nell’organismo e determinare disturbi anche pesanti. Quindi, a fronte di un uso eccessivo di supplementi vitaminici da parte di individui in buona salute, sorge spontanea la domanda: quali benefici può avere dall’impiego di vitamine un individuo sano e con normali livelli di vitamina nel sangue? Nessuno, sostiene la letteratura scientifica.
Nel 2022 uno studio condotto su più di 25.000 individui concludeva che la vitamina D non era di alcuna utilità per prevenire fratture negli anziani che non ne mostravano carenza (N Engl J Med. 2022 July 28; 387(4): 299–309. doi:10.1056/NEJMoa2202106), vale a dire che l’uso di vitamina D appare giustificato solamente nelle persone che presentano bassi livelli nel sangue di questa vitamina. Andrebbe anche considerata l’ipotesi di una possibile relazione tra gravi malattie e l’eccessiva assunzione di vitamina D con la dieta (Ann Oncol. 2015 Aug;26(8):1776-83.doi: 10.1093/annonc/mdv236).
Se invece parliamo dei complessi multivitaminici, quelli assunti in dosi massicce da almeno una persona su tre negli USA, il Paese in cui l’impiego di pillole, beveroni, tisane che contengono tutte le vitamine possibili ed immaginabili rafforza la convinzione che il loro impiego consenta di vivere più sani e più a lungo, allora potrebbe essere utile la lettura di una recente ricerca, condotta su poco meno di quattrocentomila persone e che dimostra l’assoluta inutilità dell’assumere vitamine a gogò. Anzi, imbottirsi di vitamine senza avere alcuna necessità può persino venire considerata un’abitudine poco salutare, visto che chi se ne abbuffa muore addirittura per il 4% in più rispetto a chi non prende nulla, pur se, come dicono quelli che la sanno lunga, la differenza non è statisticamente significativa (Jama Netw Open 2024;7(6):e2418729).
Di fatto sembra dimostrato che assumere vitamine senza necessità serva a ben poco, tranne che a chi le produce e a chi ne raccomanda l’uso ingiustificato. Ad oggi quindi, secondo queste ricerche (Jama Netw Open, 2024;7(6):e2418965), non sembra di alcuna utilità l’impiego di supplementi vitaminici nella popolazione normale anche perché, come sostiene anche Silvio Garattini, uno dei segreti per una buona salute non contempla affatto le vitamine, ma è costituito da una corretta, sana e moderata alimentazione.
Niente di diverso da quanto sostenuto, parecchi secoli fa, dalla Scuola Medica Salernitana: animo lieto, quiete, dieta moderata ne sono il segreto.
Pietro Cavalli