Lo Stradivari Sarasate di Antonio Stradivari torna a Cremona per festeggiare i suoi 300 anni. E’ questo il senso dell’esposizione monografica dal titolo Sarasate, il violino dei virtuosi. 1724-2024. Tre secoli di storia di uno Stradivari e dei suoi custodi, in corso al Museo del Violino fino al 6 gennaio 2025. Questo evento suggella la collaborazione fra il Museo del Violino e il Musée de la Musique de la Philharmonie de Paris, proprietario del violino. Il Sarasate è uno Stradivari eccezionale.
Il Sarasate è stato custodito dai più importanti personaggi della storia della liuteria e del violino, tra i quali il conte Cozio di Salabue e i liutai Giovanni Battista Guadagnini, Jean-Baptiste Vuillaume e Charles-Eugène Gand. Non fu solo Pablo de Sarasate a suonarlo. Prima di lui lo strumento appartenne a Niccolò Paganini. Nonostante il suo nome sia legato al Cannone, costruito da Giuseppe Guarneri del Gesù nel 1743.
L’esposizione monografica mette in luce le straordinarie vicende dello strumento e dei suoi prestigiosi custodi, vicende che culminano nel rapporto, durato oltre sessant’anni, tra Pablo de Sarasate e il violino che prenderà in seguito il suo nome. In un’ottica di valorizzazione del connubio tra musica e luteria. il visitatore potrà scoprire il ruolo di Sarasate nell’evoluzione della professione di musicista all’affacciarsi dell’età contemporanea, con la comparsa delle prime tournée intercontinentali e le prime incisioni, e scoprire i dettagli costruttivi di uno Stradivari su cui sono stati eseguiti numerosi approfondimenti scientifici. E in merito osserva Riccardo Angeloni, conservatore delle collezioni liutarie del Museo del Violino: “Di questi passaggi di mano rimangono le tracce incise nella materia, come la sigla PG inscritta da Cozio nella cassetta dei piroli, gli interventi di ammodernamento del manico effettuati da Guadagnini e da Vuillaume, l’usura causata dall’intensivo utilizzo da parte di Sarasate nella sua lunga carriera di solista di fama mondiale, le riparazioni dei suoi liutai di fiducia Gand & Bernardel. Lo studio diretto di questo violino, coadiuvato da indagini scientifiche all’avanguardia e correlato allo studio delle numerose fonti scritte lasciate dai protagonisti, ha permesso di ricostruire queste storie: l’allestimento vuole comunicare l’incredibile valore documentario che può assumere un oggetto quando diviene, giorno dopo giorno attraverso i secoli, un bene culturale”.
L’intuizione di Cozio di Salabue nell’apporre la G sulla forma che diede origine al violino dei virtuosi ha trovato conferma dalle più avanzate ricerche scientifiche e indagini diagnostiche. L’ipotesi di Cozio è stata confermata grazie alla condivisione e al confronto di dati scientifici raccolti a distanza di anni e con tecniche diverse dal Musée de La Musique e dal Museo del Violino. Una scansione laser 3D della forma PG realizzata in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Pavia presso l’MdV è stata confrontata con i profili tratti da una tomografia computerizzata (simile alla TAC usata in campo medico) condotta sul Sarasate presso il Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi (piattaforma AST-RX). La corrispondenza tra il profilo e le dimensioni della forma PG e delle fasce del violino è quasi perfetta.
La stessa forma è stata utilizzata da Stradivari per la costruzione, tra gli altri, del violino Cremonese del 1715, che ha dato il via, oltre mezzo secolo fa, alla collezione degli strumenti di liuteria classica del Museo del Violino.