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Acciaieria Arvedi, scorie radioattive in Sardegna

14 Maggio 2024

Dalla Sardegna a Cremona, l’accertamento della presenza di materiale radioattivo caricato su container partiti dall’acciaieria Arvedi e diretti al porto sardo di Cagliari, desta preoccupazione in tutte le zone toccate dal cargo. Ma l’azienda assicura che non c’è allarme e che la situazione è sotto controllo. Tra ieri e oggi sono in corso in acciaieria accertamenti da parte dell’Arpa e dei vigili del fuoco su segnalazioni della stessa azienda che avrebbe rivelato contaminazioni da Cesio 137 su polveri da abbattimento fumi della linea 2. Tutto parrebbe circoscritto a un residuo dovuto forse a rottami schermati come si definiscono in gergo tecnico quelli che passano i controlli ai quali l’azienda si sottopone sia per i materiali in ingresso che per quelli in uscita. Sinora l’azienda non ha diffuso comunicati riservandosi eventualmente di farlo una volta terminati gli accertamenti, ma l’accaduto viene considerato un semplice incidente. Si tratterebbe di un’anomalia radiometrica e di un caso isolato e circoscritto. ”Le misurazioni proseguono costanti e consentono un monitoraggio continuo e allo stato rivelano dati nella norma, senza rischio per la salute dei lavoratori e per l’ambiente” ha comunicato l’azienda alle autorità competenti.

Ha dato notizia in anteprima il quotidiano Unione Sarda. ”Sono arrivati nell’Isola come container qualsiasi, percorrendo strade di mezza Italia, attraversando il Tirreno e sbarcando in Sardegna. – si legge nell’articolo -. È notte inoltrata quando uno dei traghetti ormeggiati al molo di Ponente del porto commerciale di Cagliari apre il portellone di scarico. I lavoratori portuali incaricati del trapasso dalla nave alla terra ferma sono i primi, senza alcuna protezione, a entrare nella stiva per agganciare quelle scatole d’acciaio da 36.000 chilogrammi di portata ciascuna. Tra la notte di venerdì e la mattina di sabato scatta l’allarme. Il presidio radiometrico segnala un’anomalia in un primo container che riesce ad arrivare a Portovesme”.

”Il cargo era partito due giorni prima da Cremona – prosegue l’articolo dell’Unione Sarda – in un contingente di venti contenitori carichi di polveri industriali destinate allo stabilimento della Glencore, il colosso mondiale del piombo e zinco, che, dopo la dismissione del settore minerario, aveva convertito gran parte degli impianti, nel cuore industriale del Sulcis, in una sorta di discarica-inceneritore per fumi di acciaieria provenienti da ogni latitudine. Al primo cittadino del Sulcis la notizia: c’è un carico con sostanze radioattive fuori norma al porto di Cagliari. E poi un ”addendum”: uno di quei carichi è già arrivato a Portovesme, è stato isolato all’interno degli impianti, in un’area di quarantena. Per il resto, il sospetto è che l’intero carico dei venti container possa essere contaminato da sostanze radioattive come il Cesio 137.  Per accertarlo, però, servono i tecnici dell’Arpas e soprattutto il ‘Nucleo NBCR’, Nucleare  Biologico Chimico Radiologico, un gruppo specializzato dei vigili del fuoco chiamato a intervenire in situazioni eccezionali quando esiste un fondato pericolo di contagio da sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche. L’intervento del nucleo da codice radioattivo è pressoché immediato, dopo l’allerta prefettizia”.

Su 20 container, 8, compreso quello già arrivato a Portovesme, risulterebbero contaminati da sostanze radioattive, Cesio 137, una sostanza altamente cancerogena che ha un’efficacia della durata di circa 30 anni. Gran parte dei contenitori sbarcati la notte prima sono stati allineati nel cuore del piazzale antistante il molo di Ponente, ma i container radioattivi sarebbero stati confinati in un’area marginale e lontana in attesa delle decisioni delle autorità preposte.

Paola Pollini consigliera regionale M5s Lombardia: “La notizia che gli otto container radioattivi bloccati nel porto di Cagliari, provenivano da Cremona, accende ancora una volta i fari sull’attività svolta all’interno dell’acciaieria Arvedi. Ora però non ci sono le relazioni Arpa che non chiariscono il drammatico primato di Cremona quale città più inquinata d’Italia, dietro l’alibi della posizione geografica. Stavolta ad allarmare i cittadini non sono le polveri che da oltre dieci anni si depositano sulle case, le strade e le auto dei cittadini di Cavatigozzi, Spinadesco e di tutti gli altri Comuni interessati, stavolta il rischio è radioattivo. Nel porto di Cagliari sono stati messi in quarantena 8 dei 20 container provenienti dalla Arvedi di Cremona e contenenti i fumi dell’acciaieria – come si evince dalla nota divulgata dall’ad di Portovesme srl – perché i sensori hanno rilevato valori di radiazioni superiori al limite di legge per il Cesio 137. La domanda è: come è possibile che quegli otto container abbiano percorso indisturbati oltre 800 chilometri, prima di essere bloccati e messi in quarantena? La domanda la rivolgiamo soprattutto alla società Arvedi e agli enti preposti ai controlli, perché i cittadini devono sapere se i sistemi di controllo radiometrici, che per legge devono essere installati in ingresso e in uscita da impianti che trattano rifiuti e in particolare le acciaierie, siano regolarmente in funzione. Se così non fosse sarebbe gravissimo, così come sarebbe altrettanto grave se i segnali d’allarme fossero stati ignorati. Il problema non è solo sardo perché, anche se la riconsegna al mittente del carico radioattivo non è in realtà una procedura al momento percorribile, in Sardegna ci vanno solo i fumi del processo di fusione dei rottami, mentre in territorio lombardo rimangono i rottami, presumibilmente radioattivi anch’essi, nonché le ceneri destinate allo smaltimento. Ricordiamo che dal 2020 i cittadini attendono che la proprietà realizzi la copertura dell’enorme deposito temporaneo, realizzato su demanio provinciale, che ancora oggi è privo di qualunque protezione dagli agenti atmosferici e dove potrebbe essere presente materiale radioattivo. Inoltre, le ceneri di scarto della fusione dei rottami vengono smaltite presso la discarica di Crotta d’Adda, a poca distanza dall’acciaieria. Dobbiamo pensare che anche lì possano esserci rifiuti radioattivi? La situazione è grave e urge fare chiarezza sulla natura ed eventuale presenza di materiali radioattivi nelle lavorazioni in ingresso e in uscita dalla Arvedi di Cremona. Le prime risposte dovrebbe fornirle la stessa società, pubblicando e mostrando i documenti e i dati sulla rilevazione dei dispositivi di sorveglianza radiometriche”.

 

 

 

2 risposte

  1. Si tratta di una banale “anomalia radiometrica” secondo il quotidiano della proprietà. Che diamine!…..

  2. Ieri ero a Cremona 1 per una intervista.
    Rientrando sono passata come sempre da via Acquaviva, in coda tra vari camion e tir, ho visto il famoso “parco rottami” con dimensioni ridotte, ma ancora presente e soprattutto a cielo aperto.
    Solo successivamente uno dei nostri collaboratori mi ha fatto pervenire l’articolo del quotidiano Sardo.
    Leggendolo il mio primo pensiero è andato proprio agli abitanti di via Dossetto, che già a luglio 2020 ci avevano contattati per segnalare il deposito a meno di 80 metri dalle loro abitazioni. Polveri ferrose presenti costantemente soprattutto in base alla direzione dei venti.
    Sono passati 4 anni e della copertura promessa o di uno smantellamento definitivo non c’è traccia, ma con la notizia allarmante di oggi di possibili contenuti radiottivi provenienti dai container di provenienza cremonese, il primo pensiero è chiedere agli enti preposti (ARPA, ATS) una verifica immediata.
    In attesa di una risposta ufficiale, chiediamo a tutti la massima trasparenza, perché sulla salute pubblica non si può tergiversare.

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