‘L’ennesima morte sul lavoro chiede a tutti un impegno perché non accada mai più. Un impegno definitivo, però. Perché la politica non può occuparsi delle morti del lavoro limitandosi a commentare solo quando accade la tragedia’. Ad affermarlo è il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni, a seguito dell’ennesima tragedia accaduta a Busto Arsizio, dove un operaio di 49 anni è morto per un infortunio sul lavoro.
‘Non è accettabile che nel 2021 si muoia ancora di lavoro. È di pochi giorni fa la scomparsa di una ragazza di 22 anni a Prato, mentre i numeri degli incidenti sul lavoro sono allarmanti: gli infortuni sul lavoro in Lombardia nel marzo scorso sono stati 7.237 mentre tra gennaio e marzo sono stati 23.900. Una tragedia quotidiana, troppo spesso dimenticata, per cui è evidente che le istituzioni non stanno facendo abbastanza. Per porre fine a questa tragedia ora è necessario l’impegno di tutti. Ogni giorno – osserva Piloni – in Italia si contano vittime nei settori della manifattura, delle costruzioni, dei trasporti, del magazzinaggio, del commercio e anche della sanità. In queste settimane siamo tutti concentrati sulla ripartenza, ma credo non possa esistere un vero riscatto a questo anno di pandemia se non si affronta il tema della sicurezza sul lavoro. La questione ci riguarda tutti, è un’emergenza. E tutti, datori di lavoro e istituzioni, devono concorrere a risolverla. È evidente che in Regione Lombardia bisogna fare di più, molto di più, sulle politiche di prevenzione e sulla sicurezza sul lavoro, che in questo anno e mezzo, sono state completamente abbandonate’.
‘185 morti sul lavoro in tre mesi, di cui 22 in Lombardia, sono un dato tragico che richiede delle risposte immediate – sottolinea il consigliere dem -. Solo due anni fa in consiglio regionale veniva approvato all’unanimità un ordine del giorno del Partito Democratico che chiedeva maggiori controlli a cui, evidentemente, la Regione non ha dato corso, ma non si può indugiare oltre’.
‘Bisogna mettere questo tema in cima all’agenda della nostra Regione, istituendo una commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Lombardia e dedicando nella riforma della Legge 23 capitoli interi alla prevenzione e al potenziamento dei controlli. Ma anche più formazione costante per datori di lavori e dipendenti’ conclude Piloni.
‘Non è accettabile che nel 2021 si muoia ancora di lavoro. È di pochi giorni fa la scomparsa di una ragazza di 22 anni a Prato, mentre i numeri degli incidenti sul lavoro sono allarmanti: gli infortuni sul lavoro in Lombardia nel marzo scorso sono stati 7.237 mentre tra gennaio e marzo sono stati 23.900. Una tragedia quotidiana, troppo spesso dimenticata, per cui è evidente che le istituzioni non stanno facendo abbastanza. Per porre fine a questa tragedia ora è necessario l’impegno di tutti. Ogni giorno – osserva Piloni – in Italia si contano vittime nei settori della manifattura, delle costruzioni, dei trasporti, del magazzinaggio, del commercio e anche della sanità. In queste settimane siamo tutti concentrati sulla ripartenza, ma credo non possa esistere un vero riscatto a questo anno di pandemia se non si affronta il tema della sicurezza sul lavoro. La questione ci riguarda tutti, è un’emergenza. E tutti, datori di lavoro e istituzioni, devono concorrere a risolverla. È evidente che in Regione Lombardia bisogna fare di più, molto di più, sulle politiche di prevenzione e sulla sicurezza sul lavoro, che in questo anno e mezzo, sono state completamente abbandonate’.
‘185 morti sul lavoro in tre mesi, di cui 22 in Lombardia, sono un dato tragico che richiede delle risposte immediate – sottolinea il consigliere dem -. Solo due anni fa in consiglio regionale veniva approvato all’unanimità un ordine del giorno del Partito Democratico che chiedeva maggiori controlli a cui, evidentemente, la Regione non ha dato corso, ma non si può indugiare oltre’.
‘Bisogna mettere questo tema in cima all’agenda della nostra Regione, istituendo una commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Lombardia e dedicando nella riforma della Legge 23 capitoli interi alla prevenzione e al potenziamento dei controlli. Ma anche più formazione costante per datori di lavori e dipendenti’ conclude Piloni.