E’ questa l’incredibile richiesta che l’Ufficio cimiteriale ha fatto a una signora molto anziana che ha manifestato l’intenzione di acquistare un posto al cimitero dove far sistemare la sua urna cineraria, quando sarà il momento. Ne dà notizia il quotidiano onoline Crema News.
“Abito in un paese fuori Crema – racconta la donna – e però sono nativa di un quartiere della città. Nel cimitero di questo quartiere ci sono sepolti tutti i miei parenti e io ho il desiderio di essere seppellita lì. Preciso che nelle mie disposizioni testamentarie ho espresso la volontà di venire cremata, quindi l’acquisto è relativo a uno spazio idoneo”.
E qual è stata la risposta?
“Dapprima mi hanno fatto presente che nel cimitero hanno diritto a essere seppelliti solo gli abitanti del quartiere. Tuttavia nel mio caso è possibile inoltrare la domanda al Comune (di Crema) corredata da un certificato medico nel quale si dica quali sono le patologie delle quali sono affetta”.
Prego?
“Sì, me lo sono fatta ripetere due volte e mi hanno ribadito, con grande gentilezza, che queste sono le disposizioni del regolamento cimiteriale del Comune”.
E lei che cosa ha fatto?
“Mi sono recata dalla dottoressa del mio paese alla quale ho fatto presente questa richiesta”.
“Si è messa a ridere, dicendo che era la prima volta che sentiva una richiesta del genere”.
Quindi?
“Quindi sono tornata all’ufficio, ma mi hanno ribadito la stessa cosa”
Allora?
“Allora io ho pensato che non ho alcuna intenzione di presentare un certificato con le mie malattie. Spero che ci si renda conto dell’assurdità di questa richiesta”.
Abbiamo chiesto lumi a un paio di assessori. Il primo si è detto all’oscuro, ma non ha nascosto stupore e incredulità e anche un po’ di ironia. Il secondo, pur non essendo propriamente interessato (sembra che la competenza sia un po’ aleatoria) si è lasciato sfuggire che la cosa è vera, ma ha rassicurato che la privacy del richiedente non verrà svelata quando si prenderà in esame la domanda. Ma come si fa ad assegnare il loculo senza specificare a chi lo si assegna?
Quindi, se vuoi essere seppellito a Crema devi dimostrare di esser malato…
10 risposte
“Ave Caesar morituri te salutant.” Sarebbe stato più appropriato
Vi sembra incredibile perché non conoscete la normativa, che da anni ormai non consente più la prenotazione di sepoltura in vita.
Si può avanzare istanza di concessione cimiteriale solo in presenza di feretro (o urna cineraria), ergo esclusivamente dai congiunti al momento della morte. Non prima.
Il Regolamento di Polizia Mortuaria di ciascun singolo Comune può prevedere eccezionali deroghe a questa regola per l’affiancamento a un coniuge pre-morto (di solito però se l’età è superiore ai 70 anni) o per anziani soli senza altri congiunti che possano adempiere al momento della dipartita.
Queste deroghe però portano sempre con loro delle condizioni (proprio in quanto eccezioni alla disposizione di legge). Probabilmente il RPM di Crema prevede in questi casi una certificazione medica.
Grazie della esaustiva spiegazione.
Marco, ho cercato conferma alla tua affermazione – che non è più consentita la prenotazione di sepoltura in vita e che la concessione può avvenire solo al momento del decesso – ma non ho trovato riscontro.
Per verifica ho preso ad esempio il Regolamento di Polizia Cimiteriale e di Gestione dei Cimiteri Comunali del Comune di Cremona, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 24 del 16 giugno 2025.
In nessun articolo si dice che la concessione di un loculo possa avvenire solo in presenza del feretro o esclusivamente dopo la morte.
Al contrario, l’articolo 19 (“Concessione secondo disponibilità”) stabilisce che «le concessioni delle sepolture di famiglia possono essere accordate in ogni tempo a persone ed enti, secondo disponibilità», e che l’istruttoria delle domande è demandata al Servizio Cimiteriale.
Il regolamento riconosce inoltre (artt. 24 e 27) il diritto di sepolcro e la possibilità di indicare in anticipo chi potrà essere tumulato, segno evidente che la pianificazione “in vita” non è esclusa.
Detto questo, qui però l’oggetto non era la regola generale, ma la risposta data alla signora: e cioè la richiesta, del tutto anomala, di presentare un certificato medico sulle proprie condizioni di salute per poter prenotare un loculo. Ed è proprio questo il punto assurdo e discutibile della vicenda.
A Crema siamo riusciti dove nemmeno Kafka aveva osato: per prenotare un loculo bisogna dimostrare di essere malati.
Non anziani.
Non residenti.
Malati.
Funziona così: una signora chiede di poter prenotare un posto al cimitero, per non lasciare problemi ai figli quando arriverà il momento.
Risposta dell’ufficio: “Serve il certificato medico con le sue patologie.”
In pratica: ci porti per iscritto perché pensa di morire, altrimenti niente.
Qui siamo oltre l’assurdo amministrativo. Qui siamo al triage dell’aldilà.
Tradotto: il Comune fa la graduatoria.
Prima i gravi, poi gli altri.
Il diritto alla sepoltura diventa una corsia preferenziale riservata a chi è già messo male.
Gli altri aspettino.
È meraviglioso, se ci pensi: abbiamo inventato l’emergenza posti letto anche per i morti.
Poi arriva il capolavoro politico.
Uno degli assessori, chiamato in causa, cade dalle nuvole: non ne sapeva nulla.
L’altro conferma tutto, ma rassicura: “La privacy è rispettata.”
Perfetto.
Non sanno perché lo fanno, ma lo fanno in modo riservato.
È un po’ come essere investiti da un’auto blu con la targa coperta, per discrezione.
Ecco servito il tridente perfetto dell’amministrazione all’italiana:
– uno che non sa,
– uno che sa ma dice che va bene,
– e un cittadino nel mezzo che deve consegnare la cartella clinica per ottenere un loculo.
A questo punto la domanda più ovvia è anche la più disarmante:
dov’è scritto?
Perché nel Regolamento di Polizia Mortuaria del Comune di Crema, approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 39 del 9 luglio 2018, questa norma non esiste.
Non c’è l’obbligo di presentare un referto medico per prenotare un loculo,
non c’è l’obbligo di elencare le proprie patologie a un ufficio comunale,
non c’è la categoria “abbastanza malato da meritarsi un posto”.
Non c’è.
È un’invenzione.
E quando l’amministrazione pubblica comincia a inventarsi i requisiti a voce, senza delibera, senza trasparenza, senza base normativa, non è più burocrazia: è arbitrio.
E l’arbitrio, in uno Stato civile, non fa ridere. Fa paura.
Chiedere “mi porti l’elenco delle sue malattie” non è una gag, è una violazione.
È una richiesta di dati sanitari sensibili, fatta da chi ammette di non sapere nemmeno da dove venga la regola.
È “me lo dia perché lo dico io”.
E “lo dico io”, in un ufficio pubblico, è sempre il primo passo verso l’abuso.
Nel frattempo la signora rimane senza loculo.
Non perché non ha pagato, non perché non è residente, non perché non rispetta il regolamento.
No: perché è troppo sana.
Un’anomalia biologica che la burocrazia non sa gestire.
Questa è la parte più oscena, e va detta senza giri di parole:
a una cittadina è stato fatto capire che, se vuole garantirsi una sepoltura dignitosa vicino ai suoi cari, deve prima peggiorare di salute o consegnare il referto di quello che ha.
Messaggio chiaro: torni quando la sua situazione clinica sarà più convincente.
Non è una barzelletta di provincia, è una fotografia del Paese.
Un Paese dove il cittadino non è mai un essere umano, ma una pratica da smaltire con il minimo rischio.
Dove l’ufficio non serve le persone: le filtra.
Dove la regola non serve a fare chiarezza, ma a evitare responsabilità.
È per questo che questa storia fa ridere subito e fa paura dopo tre secondi.
Fa ridere perché la scena è comica: “Per morire mi porti l’esame del sangue” è una battuta perfetta.
Fa paura perché è vera.
Ho sempre sospettato che il primo requisito per diventare burocrate sia quello di non esserci con la testa.
E pensi poi,quando dovesse morire, se sul cimitero ci fosse un cartello con su scritto ” chiuso per lutto “.
per curiosità ho dato un’occhiata anche al Regolamento di Polizia Mortuaria del Comune di Crema (delibera consiliare n. 39 del 28 giugno 2018) e ho visto che prevede espressamente la possibilità di concedere loculi a persone viventi, in particolare per chi ha superato una certa età o non ha eredi diretti.
L’articolo 85 parla proprio di “concessione di loculi a persone viventi”, indicando le condizioni e l’eventuale benestare della Giunta Comunale.
In tutto il regolamento, però, non ho trovato alcun riferimento alla richiesta di certificati medici o documentazione sanitaria per ottenere la concessione !
Grazie Alberto.
In Italia la materia dello ius sepulchri è regolata in primis dal DPR 285/1990, ma viene poi demandata alla legislazione concorrente regionale.
E in Lombardia vige il Regolamento Regionale 14.6.2022 n.4, il cui art.27 – comma 6 recita: “le concessioni in uso di sepolture in colombari sono assegnate solo in presenza di feretro o di urna da tumularvi, con esclusione della prenotazione del loculo in vista del futuro affiancamento del coniuge o di un parente di primo grado”.
Nella maggior parte dei regolamenti di polizia mortuaria, l’eccezione a questa regola viene concessa per i coniugi over 70 o per altri casi particolari, per i quali si richiede specifica documentazione (certificazione di disabilità, patologie, assenza di congiunti…).