Gentile direttore,
Il Movimento 5 Stelle è pregiudizialmente il gruppo politico più a favore di opere per i territori in tutto l’arco parlamentare e politico locale padano. Chiediamo ai parlamentari del PD di sollecitare il ministro Franceschini che sta bloccando il raddoppio ferroviario fra Mantova, Cremona e Codogno con la scusa che vuol valutare anche il cumulo con l’autostrada (di cui non esiste progetto dopo la bocciatura del primo progetto da commissione VIA). Oggi i presidenti delle Province di Cremona, Verona, Parma, Mantova si ritroveranno per richiedere a gran voce il completamento del Tibre autostradale. Un inspiegabile spreco lungo oltre 80 km dal costo di circa 3 miliardi e che porta con sé, come un cavallo di Troia, anche l’autostrada Cremona /Mantova: l’autostrada con un buco da 1 miliardo in partenza, ossia i soldi per la tratta di 8,5 km del Tibre in comune alle due opere. Prima di entrare nel merito, la domanda che ci nasce spontanea è se questi amministratori e rappresentanti credono veramente a quello che scrivono o se stanno semplicemente
sostenendo sempre la solita malsana promessa mai mantenuta. Promessa buona per riempire di nulla le pagine dei giornali e per gonfiarsi per anni il petto in campagna elettorale.
È arrivato il momento di decidere se continuare a farsi prendere in giro o iniziare ad alzare la testa. Davanti agli obiettivi di transizione ecologica, i 4 presidenti di Provincia, supportati dai portavoce nominati nel Partito Unico del cemento e delle visioni anni 80, si trovano tutti insieme appassionatamente a difesa e sostegno di tre opere miliardarie che andrebbero, al contrario, smaltite come rifiuti pericolosi: la Mantova-Cremona, la Tibre e la Cispadana, perché ciascuna sottrae 10 volte più suolo rispetto a raddoppi o potenziamenti ferroviari, peggiorando l’impermeabilizzazione del suolo e facilitando l’isolamento dei territori. Opere che portano con sé milioni di tonnellate di scorie o rifiuti che percoleranno nelle
falde e magari romperanno l’asfalto soprastante come successo con le strade infarcite di sottofondi anomali. L’autostrada Tibre attraverserà con le sue 6 corsie i colli morenici e le dolci colline di
Volta Mantovana e metterà a rischio prodotti agricoli tipici e falde acquifere già violate dai cantieri TAV Brescia-Padova.
Con il PNRR abbiamo la possibilità di implementare raddoppi ferroviari importantissimi e sviluppare un nuova modalità di trasporto merci che liberi finalmente le nostre strade dalle
migliaia di TIR che oggi rendono pericolose e intasate le arterie stradali. Il raddoppio completo della ferrovia Codogno-Mantova, il raddoppio della ferrovia fra Verona, Mantova e Modena (sempre bloccato per lasciare pedaggi alla A22 che si vuole trasformare in cassaforte di opere inutili prima di farla fallire), l’elettrificazione della Brescia-Parma e il relativo completamento del Tibre Ferroviario fino al Tirreno. La Cispadana ferroviaria con il doppio binario da Parma a Suzzara a Rovigo. Il potenziamento della
linea ferroviaria Cremona, Crema, Treviglio, Milano. La metropolitana leggera da Paullo. La riqualificazione è velocizzazione della SS10, la tangenzialina di Casalmaggiore, la tangenziale di Goito e altre piccole bretelle per liberare dal traffico i centri abitati e da
mettere in sinergia, per le merci con la logica dell’ultimo miglio stradale, complementare ai raccordi ferroviari. E non ultimo un piano per i ponti del Po. Ecco le grandi opere necessarie per le nostre province.
Non è costruendo nuove cattedrali nel deserto come la Brebemi, per il decimo anno consecutivo in bilancio passivo, 96 milioni nel 2020, 382 milioni in 10 anni, che si rilanciano i territori. Non è con autostrade che devastano aziende agricole ed equilibri ambientali, con tariffe che, come quelle di Brebemi, di Pedemontana veneta e TEM, sono doppie di quelle di altre tratte nonché di scarso traffico (1/4 del dichiarato), debiti per 2,3 miliardi di euro, rate del mutuo pagate: zero. Oggi la notizia è che il PM10 è per la 43esima volta superiore a 50 a Mantova e 51 volte a Cremona, ben oltre i 35 giorni ammessi in Unione Europea e ben oltre i 5 mg medi di PM2.5 ammessi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Cremona ha il podio europeo con 25 di media). Come ben sa il presidente della
provincia di Cremona, è stato inviato un esposto alla Procura di Mantova sui circa 1.000 decessi annui da polveri sottili fra le provincie di Mantova e Cremona secondo l’Agenzia europea ambientale. Il trasporto merci su gomma inquina 30 volte più che quello su ferro e auspichiamo che un altro potere dello Stato dia un parere su questa antipolitica che soffoca i territori. Il territorio dove dovrebbe sorgere il Tibre autostradale è quello dell’epidemia di legionella del 2018 (oltre 1.000 casi), della variante lombarda del sars-cov2 D614G con una mortalità 10 volte superiore a quella del virus originario a Wuhan.
Indipendentemente dalle cause dell’insorgere della variante, che dal febbraio 2020 ha causato oltre 34 mila decessi nella sola Lombardia, si comprende che questo territorio ha pressioni ambientali che mettono già a rischio la salute dei residenti e anche del resto del mondo, visto che siamo in epoca di pandemia e la variante si è diffusa in tutto il globo. Ripresa e resilienza vogliono dire guardare a un futuro dove la specie umana ci sia ancora e non guardare a cantieri inutili, così cari alla criminalità organizzata.
Il prezzo dei combustibili fossili sale, se si vuole giocare a calcio si costruiscano campi sportivi e non autostrade deserte. Scriveremo presto al premier Mario Draghi chiedendo la tutela del bacino padano così ricco, ma fragile e dove da cinquemila anni si produce il cibo per l’intera Italia. Tuttavia, da oltre 5 anni a questa parte, la Lombardia vede un deterioramento di suoli, delle falde e dell’aria, con una progressiva e conseguente desertificazione ed eutrofizzazione. Chiederemo la nomina di un commissario alla tutela ambientale e sanitaria del bacino padano. La logica dei governatori ha fallito e questa richiesta di costruire la Tibre autostradale è l’ennesima prova di miopia, frammentazione e scarsa autonomia decisionale, mancato ascolto dei territori.
Alberto Zolezzi
Danilo Toninelli
Davide Zanichelli
Andrea Fiasconaro
Marco Degli Angeli