Gli agricoltori tedeschi sono in rivolta contro i tagli dei sussidi voluti dal governo del cancelliere Olaf Scholz. Una decisione presa dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato i conti pubblici del Paese e il buco da 30 miliardi di euro. La risposta di Scholz è stato uno stop alla spesa di 17 miliardi in cui ricadono anche le agevolazioni di cui godono gli agricoltori fin dal 1951, ottenendo in cambio una settimana di proteste programmate dall’Unione tedesca degli agricoltori (Dbv), che culmineranno in una manifestazione a Berlino lunedì 15 gennaio. Inoltre mercoledì scorso hanno incrociato le braccia anche i ferrovieri con tre giorni di sciopero su tutto il territorio nazionale per ottenere aumenti salariali.
Tutto questo avviene in Germania, Olanda, Belgio, Francia, Spagna nel silenzio delle tv italiane e senza alcuna forma di protesta in Italia che vive situazioni analoghe. Mentre la stampa nazionale ha inziato in questi giorni a raccontare ciè che sta accadendo dal Manzanarre al Reno, passando attraverso Rodano e Mosella, le reti di Stato e quelle private consociativamente rispondono a un ordine non scritto ma imperativo: non disturbare il conducente, cioè il governo, che nell’attuale momento politico, alla vigilia delle elezioni europee e di quelle amministrative, può sopportare tutto tranne una massiccia protesta organizzata di un’intera categoria economica. E anche le opposizioni tacciono.
Le motivazioni che spingono l’agricoltura dell’Europa centrale, la più potente e produttiva, a manifestare sono le stesse che tormentano i loro colleghi italiani che però non vengono recepite dalle rispettive organizzazioni di categoria.
Tace Coldiretti che detta la politica agricola nazionale e che ha un rapporto diretto e privilegiato col Governo.
Tace Confagricoltura, anche se al recente incontro con le rappresentanze dei giovani agricoltori il presidente Massimiliano Giansanti ha criticato la politica comunitaria che abdica al fondamentale impegno di difesa dei produttori.
Tace la Libera Associazione Agricoltori Cremonesi. Il suo house organ celebra a ogni piè sospinto il proprio presidente e dimentica i veri, epocali problemi che minacciano la sopravvivenza del sistema agricolo italiano ed europeo. Si amplificano i danni provocati dalle nutrie, l’emergenza derivante dalla peste suina e calamità che qua e là colpiscono il Paese e si oscurano questioni fondamentali che compromettono il futuro dell’agricoltura. Sospinta dall’emergenza ambientale, e forte della crescente marginalità economica del settore primario, l’Europa sta abbandonando la zootecnica, oggi additata quale principale responsabile della produzione di C02 generata dagli allevamenti intensivi. Oltre a questa minaccia, il taglio dei sostegni deciso anche in Italia nel silenzio generale condanna le aziende alla morte per asfissia.
Dopo le proteste di dicembre, e sotto la pressione anche di quattro leader regionali del suo stesso Partito Socialdemocratico (Spd), Scholz ha parzialmente ridimensionato il piano, soprattutto sul versante degli aiuti per il gasolio agricolo, spalmandolo in 3 anni, ma non è bastato a fermare i coltivatori che invece chiedono il completo annullamento dei tagli al settore, cosa su cui il cancelliere non sembra intenzionato cedere.
Non sono da meno gli agricoltori francesi: un mese fa sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo sono stati scaricati diversi quintali di sterco di vacca, un’azione che è diventata il simbolo della rabbia dei produttori d’Oltralpe. Il letame, insieme a paglia, pneumatici usati e altri tipi di materiali e rifiuti, è stato riversato per bloccare gli ingressi a fast food, uffici delle imposte e della sicurezza sociale e alcune importanti arterie stradali.
La protesta degli agricoltori francesi è anche contro la troppa burocrazia e la lentezza con cui vengono erogati i fondi comunitari al settore primario. Sono soprattutto i giovani a uscire dalle campagne per esprimere il loro malcontento contro un’amministrazione accusata di non rispettare il loro lavoro. La mobilitazione anche in Francia è motivata dalla fine dell’esenzione fiscale sull’acquisto del gasolio. Si chiede una riduzione degli oneri, tra cui quelli legati ai canoni idrici. Oltralpe si sottolinea tutta una serie di problemi come l’aumento dei costi di produzione, superiore a quelle dei paesi vicini, e alcune differenze normative tra la Francia e il resto d’Europa sui prodotti importati, che non rispetterebbero gli standard imposti agli agricoltori francesi.
In Olanda e Belgio la protesta è iniziata a marzo 2023
In Olanda e Belgio le proteste degli agricoltori risalgono addirittura a marzo scorso. In entrambi i casi si è registrata la partecipazione di migliaia e migliaia di dimostranti. In Olanda si stima che l’11 marzo 2023 diecimila persone abbiano sfilato per il centro de L’Aia, la città dove ha sede il governo olandese, per opporsi a una misura che, qualora venisse approvata dal governo, prevederebbe l’acuirsi degli oneri finanziari per tutti gli agricoltori e allevatori che fanno ricorso a fertilizzanti e reflussi zootecnici contenenti azoto, sostanza ritenuta tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra.
Il movimento dei contadini dei Paesi Bassi è sempre più forte nel contrastare le politiche “green” del governo, tanto che il Boer Burger Beweging (letteralmente “Movimento civico dei contadini”), partito populista emergente nel panorama politico olandese, ha ottenuto il 19% dei voti alle elezioni provinciali del marzo scorso, facendo crescere il numero dei propri seggi in Senato.
Per legge gli allevamenti olandesi dovranno ridurre di un terzo i 100 milioni di capi fra bovini, suini e avicoli allevati: secondo le stime del movimento dei contadini, ciò comporterebbe la chiusura di 11.200 allevamenti se queste attività non saranno riconvertite. Nei mesi scorsi il governo aveva avanzato anche la proposta di rilevarli, ma per ora in pochi hanno aderito.
In Italia i trattori servono per festeggiare la Befana
E in Italia? Tutto al momento tace. Anzi, fa notizia un’impresa spettacolare realizzata in Piemonte con la partecipazione di 160 trattori, che hanno disegnato in campo la calza della Befana realizzata da 160 trattori a Trinità (Cuneo) dopo avere visto e partecipato al ‘Christmas Tractor’ di Beinette (nel video qui sotto). .
6 risposte
Saranno trattati dai media italiani come i gilet gialli francesi .
Che l’Europa stia abbandonando la zootecnica mi sembra solo una buona cosa.
E se l’agricoltura oggi non funziona senza incentivi enormi è il caso di rivederne il funzionamento da capo a piedi, magari tagliando i profitti degli intermediari e dei distributori.
È vero, però, che per definizione gli agricoltori, nessuno dei quali se la passa malissimo, piangono sempre! Hanno benefici e agevolazioni che altri non hanno, ma si lamentano. Detto questo, non essendo del settore, magari questa volta qualche ragione ce l’hanno!
Ci spieghino perché gli agricoltori, gli allevatori e compagnia bella debbano avere agevolazioni di cui altri non beneficiano! Ci spieghino se non è vero che buona parte dell’inquinamento è dovuto ai prodotti che utilizzano, all’ allevamento intensivo, e altre pratiche in uso. Ci spieghino come mai, se sono tanto in difficoltà, non appena altre categorie, imprenditori, industriali, hanno possibilità di investire, comprano terre da coltivare. Per spirito di servizio?
Visto il contenuto di certi commenti, prevedo future scorpacciate di farina di grillo.
Quando anche in Italia riusciremo a fare come in Germania e negli altri stati dove la popolazione non agricola appoggia i contadini, senza falsi pregiudizi e puntando il dito, allora si che si potrà veramente risolvere il problema e riuscire a dimostrare, cosa che non è necessaria, ma almeno i cittadini potranno capire e non giudicare a sproposito, che se in agricoltura ci sono “agevolazioni ” , Pac e riduzioni sul gasolio agricolo, indirettamente ne beneficiano tutti, con un prezzo calmierato sui prodotti alimentari e non.
Se dovessero toglierci queste “agevolazioni” (come se ci regalassero soldi a titolo gratuito), ben venga, ma allora i prezzi subirebbero un esponenziale innalzamento, ESEMPIO CON LATTE poiché da 0,48 / 50 centesimi al LITRO DI LATTE alla stalla diventerebbe 1 euro 1,20 minimo, altrimenti si rischierebbe il SUICIDIO/collasso della zootecnica, così vale con la carne, con l’ortofrutta con la coltivazione e via dicendo.
Compreresti un litro di latte al supermercato al prezzo di 3 euro? Dove a quel latte è già stato tolto il grasso(panna) per fare altri prodotti!!!!
AMBIENTALISTA NON VUOL DIRE SANO
VERDE NON VUOL DIRE CORRETTO
CARNE sintetica NON È CARNE