Visita a sorpresa all’équipe di patologia neonatale in segno di gratitudine per le cure ricevute e per quella fotografia ritrovata dopo sei anni
Sei anni fa, Rim Haile, originaria del Sudan ma cresciuta a Cremona dall’adolescenza, entrava con grande emozione nella sala parto dell’Ospedale di Cremona per dare alla luce le sue prime figlie, due gemelle. «Avevo la possibilità di andare in centri metropolitani, ma ho scelto di partorire nella città che mi ha vista crescere», racconta Rim, che ricorda con gratitudine la cura con cui le équipe di Ostetricia e Ginecologia e Terapia Intensiva Neonatale (TIN) l’hanno assistita: «Era la mia prima esperienza. Mi hanno insegnato a prendere in braccio le mie bambine, a lavarle, ad allattarle. Anche mio marito era contentissimo, perché è stato coinvolto fin dall’inizio nei primi istanti di vita di Denise e Delina. Kirubel è originario dell’Etiopia, e lì queste cose sono riservate quasi esclusivamente alle mamme».
Il terzo figlio e la foto delle gemelle conservata in reparto sei anni
Quello di Rim non è stato un parto semplice. Le bambine nate premature sono venute al mondo con un parto cesareo e ricoverate nella TIN per quasi venti giorni. «Noi viaggiamo spesso tra Cremona e l’Etiopia anche perché mio marito è un musicista. Quando sono rimasta nuovamente incinta, ho deciso di tornare a partorire qui a Cremona». Due mesi fa, arrivata in ospedale dopo sei anni per dare alla luce il terzo figlio Noa, con grande sorpresa ed emozione, Rim ha ritrovato la foto delle sue gemelle (nella foto centrale Denise e Delina mostrano la loro foto) scattata prima della dimissione dal personale della TIN che l’ha conservata per tutti questi anni. «Un gesto che mi ha commossa e mi ha fatto capire l’umanità di medici e infermieri».
Un legame profondo con i genitori e i neonati
Nell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale si crea un legame profondo tra i genitori e l’équipe medica. La condivisione di momenti così delicati dà vita a un rapporto di fiducia che va oltre la semplice cura. Il dottor Bruno Drera, direttore della Patologia Neonatale dell’ASST di Cremona, spiega: «Dopo la dimissione, non è raro che le famiglie tornino a trovarci, magari per un saluto o per affidarci i successivi controlli dei loro bambini. Questi legami, pur mantenendosi in un contesto professionale, aggiungono un valore umano al nostro lavoro e ci stimolano a fare sempre meglio, anche nei momenti più difficili».
Una storia piena di significato
«Ogni volta che una mamma sceglie di partorire all’ospedale di Cremona per noi è un motivo di orgoglio e soddisfazione. La bella storia di Rim e dei suoi tre figli è qualcosa che rinnova il senso della nostra professione» ha concluso Aldo Riccardi (direttore Dipartimento Materno Infantile).