La Tazza scarlatta degli elfi, incantati di fronte alla magia della natura

27 Febbraio 2025

L’inverno, di questi tempi in particolare per il clima spesso nuvoloso ed anche piovoso,o per le  nebbie che ostacolano la luce, appare il più delle volte una stagione buia, incolore,poco suggestiva  ed attraente, almeno da noi in pianura. 

Eppure già a partire dalla città sa offrire degli spettacoli cromatici fantastici e spontanei, senza cioè  l’intervento umano come invece nel caso delle rose di Vescovato già descritte. 

Spettacoli tuttavia non facili a vedersi, vuoi per la loro rarità, vuoi perché ben nascosti nel substrato, come nel caso in questione. 

D’altra parte la natura fà spesso così: ci regala gioielli bellissimi e preziosi, ma bisogna andare a  scovarli perchè se ne stanno come aghi in un pagliaio, e quando il pagliaio è rappresentato da  ammassi di rovo selvatico, può rivelarsi un ostacolo difficilmente accessibile o addirittura  insormontabile per il loro reperimento. 

Si, il rovo,chi l’avrebbe mai detto, ma non un rovo qualsiasi, bensì i suoi rametti o profondamente  interrati o staccati a terra marcescenti (foto 1) su cui spuntano nell’immagine proposta due  esemplari del nostro gioiello, ben distanziati. 

Si tratta di un fungo lignicolo, con quel gambo bianco sull’esemplare a destra raramente così  visibile e sviluppato; bianco perchè ricoperto da una fitta peluria bianca, ben visibile in foto 2, e  che tra l’altro lo distingue dai funghi del genere Melastiza, morfologicamente simili ma dai peli  nerastri. 

Non solo, l’ habitat di crescita deve essere fortemente umido . Ed infatti il nostro fungo disdegna il  sole, lo rifugge, perciò cresce tipicamente in stazioni ombrose. Un fungo dal palato fino dunque,  molto selettivo e perciò raro; ed in effetti questa è l’unica stazione cittadina che io conosca e dove  cresce esclusivamente nel mese di febbraio. L’unica stazione , nonostante il rovo sia tra le piante  selvatiche una delle più diffuse nel territorio, e nonostante il fungo possa attecchire anche su altre  latifoglie. 

Vuol dire che tutto questo non gli basta per comparire. Vuol dire che ha bisogno di una qualche  magia.  

C’è poi un altro fattore che ne rende difficile il reperimento ,e cioè le piccole dimensioni, da 1 a 5  cm di diametro, anche meno in altezza/lunghezza; ma ha una peculiarità che non solo lo fà balzare  all’occhio nonostante la piccolezza, ma ne rappresenta una caratteristica talmente importante che  compare nei suoi nomi, tanto quello scientifico di Sarcoscypha coccinea (Gray) Boud 1907 ,  quanto quello popolare di Tazza scarlatta degli elfi , che tra l’altro stabilisce un affascinante  collegamento con la mitologia nordica, germanica e norrenica, e cioè il colore, quel rosso  scarlatto o coccinella, ( foto 3) donde il nome “coccinea”, della superficie interna del corpo  dall’aspetto di una coppa o tazza, che spicca in maniera clamorosa e vivace rispetto alle pallide tinte invernali, creando un favoloso contrasto cromatico. 

Ma cosa c’entrano gli elfi? La tradizione vuole che gli elfi, esseri straordinari dotati di una bellezza  soprannaturale, si abbeverassero nei boschi raccogliendo l’acqua in queste piccole tazze, che  pertanto fan pensare ad un fungo molto diffuso nei paesi nordici. Ed in effetti, benché sia presente  anche in Africa e in Australia, è tipico dell’emisfero settentrionale. 

Saranno gli elfi ,allora, a produrre quella magia che lo fà comparire? Può darsi, anche se gli elfi non

è facile vederli nel bosco, perché se ne stanno ben nascosti, come il loro fungo d’altronde. 

Analogamente possiamo dire che anche la sua bellezza, come quella degli elfi (foto 4) è talmente  esuberante da farla pensare di origine ultraterrena: un dono divino dunque. Ed in effetti così è la  Creazione, per chi ci crede. Ma questo sembra proprio venire da un altro mondo, vista la sua rarità. 

La tazza degli elfi. Eppure non ci siamo col colore, perché gli elfi sono bianchi, la tazza invece di  un rosso vivo. 

In realtà la figura dell’elfo è associata anche alla seduzione erotica, e quale colore migliore del  rosso cuore/sangue a rappresentare il rapimento seduttivo, la magia dell’estasi amorosa? 

Magia che però può anche essere molto pericolosa, violenta, guarda caso il fungo è considerato  persino mortifero, come l’elfo!! 

Gli esemplari (foto 5) singoli o in piccoli gruppi, hanno il bordo della tazza irregolarmente  crenulato, e questa caratteristica, benchè il criterio fondamentale di discriminazione sia quello  microscopico, è l’unica tra quelle macroscopiche presa in considerazione per una differenziazione  dalla specie più affine, la Sarcoscypha austriaca (O.Beck ex Sacc.) Boud.1907 che ha il bordo  più regolare. Si noti poi il fitto micelio bianco alla base del gambo, nell’esemplare a destra. 

Sperando che il fungo fosse comparso anche quest’anno, il 10 febbraio scorso andai a cercarlo nella  stazione nota, e subito mi balzarono all’occhio alcuni esemplari senza dover faticare molto a  cercarli. ( foto 6) Faticai invece a raggiungerli e a sedermi a fianco per fotografarli, coi guanti che  mi si tagliarono per le spine del rovo. Allargando lo sguardo, ne vidi altri poco più in là,con uno  sviluppo mai visto prima. 

Forse le pioggie recenti ed insistenti , rispetto agli inverni secchi ed assolati degli anni scorsi,  avevano contribuito a questa sorprendente crescita Si noti poi il colore rosa salmone della superficie esterna della tazza, altra peculiarità. 

La scena si amplificava sempre più ( foto 7) con nuovi elementi che si addossavano ai primi, e di  grandezza variabile, così da dare a quel tratto di bosco una connotazione veramente fiabesca. E  quell’impatto cromatico sfacciato, nel grigiore invernale, lasciava stupefatti. 

Ma l’evoluzione non è finita. Avanzando con l’età il fungo tende a colorarsi di arancione ( foto 8)  benché in questo caso il colore sia indotto dal colpo di flash che rende la tinta più calda. Immagine  comunque di grande suggestione che in visione ravvicinata ( foto 9) fà ben capire a quale  meravigliosa opera della creazione ci troviamo di fronte; e benchè la si ritenga per pochi eletti  appassionati, in realtà è alla portata di tutti. Tutti coloro che amano inebriarsi delle bellezze della  natura, delle loro fantastiche composizioni artistiche. 

Ma che succede ora? 

Un tonfo, un rumore sordo vicino a me qui nel bosco! Chi sarà mai……? Che sia…proprio un elfo? Non sarebbe strano, visto la presenza delle sue tazze. 

A volte basta prestarci solo un po’ più di attenzione, anche se lui di tempo ne ha per mostrarsi, noi  un po’ meno per vederlo! 

 

Stefano Araldi

 

10 risposte

  1. Due precisazioni. Il nome Melastiza sulle foto non è corretto. Quello giusto è Sarcoscypha. Il fungo cresce/cresceva contemporaneamente sul rovo e su rametti di altre latifoglie.

  2. Altra correzione da fare per errata trascrizione del manoscritto. I funghi dai peli nerastri sono del genere Melastiza, come erroneamente modificato rispetto al testo originale. I funghi rappresentati qua sono dai peli bianchi e tutti del genere Sarcoscypha . La Melastiza dunque non è rappresentata, ma solo messa a confronto col nostro fungo.

  3. Nonostante il clima ostile, poca luce, la natura genera i suoi miracoli. Bellissime fotografie, dottore, e mi piace molto l’accostamento al fantastico. Chiudiamo gli occhi e vediamo i piccoli elfi trafficare nei boschi, vivere in quel mondo fiabesco che ci fa tornare un po’ bambini!

  4. Mi ha fatto molto piacere, dottor Araldi, leggere un editoriale a sua firma dopo un tempo di silenzio. Complimenti per l’articolo, che ci presenta un piccolo gioiello della natura: un fiore dai colori di inaspettata bellezza, ripreso da lei, nelle foto, con la consueta maestria. La bellezza del fiore trova un parallelo con quella degli elfi. Direi, anzi, che la caratteristica dell’articolo sta proprio nel continuo passare dalla realtà alla fantasia, dalla micologia alla mitologia, per giungere, poi, ad un finale a sorpresa. L’ultima frase, infatti, è un po’ sibillina e apre ad una ricerca di carattere mitologico che dia risposta a quello che appare come un intrigante gioco tra l’elfo e l’uomo. Grazie!

  5. “A volte basta prestarci solo un po’ più di attenzione, anche se lui di tempo ne ha per mostrarsi, noi un po’ meno per vederlo! ” Sì, basterebbe non solo un po’ di attenzione, ma anche essere capaci di stupirci e di saper ricercare magiche realtà che la natura ci regala anche nella stagione invernale. Grazie davvero Dott. Araldi perché, anche questa volta, ha ben miscelato magia e realtà in un interessante articolo correlato
    da fantastiche foto.

  6. Complimenti al Dott. Araldi per questo bellissimo articolo e per aver saputo coniugare con mirabile capacità la mitologia e l’avvincente descrizione di questo stupendo fungo.
    Incantevoli le foto per i loro colori.

  7. Complimenti al dott. Araldi per la maestria con la quale riesce ad incantare il lettore.
    Gianluca

  8. Complimenti al Dott. Araldi per questo splendido articolo sospeso fra la mitologia e la realtà della natura .

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