Il mare culla i pensieri più grevi di Alessandro. Li cura, li attutisce, li depura. Su quella sabbia bianchissima si passano al setaccio tutte le paure, i sensi di colpa, le emozioni negative. Il bagno all’alba, quasi ogni mattina, è diventato un rituale. Quella sfera arancione è un miracolo che si ripete, un talismano naturale che sembra esaudire protezione e nuove salutari energie, libera idee e nuove passioni. Affascina e riporta in asse quell’equilibrio precario e malsano che era la sua vita. Un’alba che lascia muti, come se la bellezza avesse trovato lo scopo di riportare il silenzio, calando il suo velo pietoso, la sua malinconica felicità. Trascorrono un mese magnifico. Con Nicole matura e si consolida una riconciliazione profonda, che nasconde una verità solo in parte riparata. Ritrovano la voglia di sorridere insieme. Di condividere. Di amarsi. Si sentono famiglia. Ma restano sottotraccia tante domande inespresse, un fiume carsico che non trova sbocco, una tubatura rotta che butta acqua, in pressione, sotto il pavimento, un’alluvione che minaccia gli argini. Nicole è preda di una schizofrenia emotiva: ora vorrebbe sapere i dettagli della sua vita lavorativa incupita dal malaffare, ora vorrebbe ignorarli come se, nascondendoli sotto al tappeto, li potesse esorcizzare.
La Fondazione ha preso forma. Alessandro vuole realizzare una clinica specializzata in ortopedia, per aiutare soprattutto i mutilati di guerra, un bisogno diffuso nel continente africano, martoriato da conflitti e violenza. Vuole un polo di eccellenza. Guarda soprattutto ai bambini. Gli hanno rubato il cuore. I loro occhioni grandi sono la molla intrinseca della sua pietà più autentica. Il suo sentimento è puro.
Nicole parte sempre per prima, ma poi si ferma, come se aprire quella porta implicasse un vespaio che non può gestire. C’è qualcosa che va oltre le sue possibilità psicologiche, cognitive e pratiche. E’ tutto troppo grande, per lei.
“Sei sicuro di quello che vuoi fare qui? Le tue emozioni sono sincere?”
Alessandro vorrebbe entrare nelle immagini che vede in televisione e strappare quei bambini devastati dall’orrore, per salvarli. Gli smuovono l’anima. Si limita a risponde: “Sì”
In Kenya i bambini sembrano felici, brulicano, volano come farfalle impazzite, sono mercurio, danno forza e saggezza. Sembrano sapere che la vita è un battito d’ali e la prendono a morsi. Sono vita pura. Eppure hanno fame. Tanta.
Alessandro e Nicole vogliono organizzare una grande festa per ferragosto riservata ai bambini. Non vogliono rinunciare alla loro tradizione italiana. L’hanno chiamata festa d’estate. Un’estate che in Kenya non finisce mai. Sono tantissimi i bambini del villaggio. Mattia si è affezionato a Brian. Chiedono la collaborazione del direttore della scuola primaria, che concede volentieri gli spazi e la mensa. Le cuoche cucinano volentieri. Rispondono “ok”, usando anche la mano, quando Alessandro e Nicole le incontrano per decidere il menu. Nicole porterà poi i sacchi di riso. Le verdure e, se riesce a procurarla, anche un po’ di carne. Fervono i preparativi.
I giorni passano così. Fra momenti esaltanti, bagnati dal mare e accarezzati dal sole, e momenti più bui, fra nostalgia e paura.
Una sera. è il 10 di agosto. notte di San Lorenzo, si attardano in veranda a osservare le stelle. La notte rischiarata da una luna gigantesca e brillante oscura la pioggia delle Perseidi. Una luna che sembra più grande e luminosa del solito, tanto da rubare la scena alle effimere scie di luce delle stelle cadenti. Un bagliore che svela persino i graffi più incavati nel cuore.
Nicole è stanca: “Vuoi restare qui ancora a lungo? Io vado a dormire.”
“Io rimango qui ancora un po’. Non si vede quasi niente. Leggo. Guardo un po’ il cellulare”. Risponde vagamente inquieto.
E’ ormai passata la mezzanotte. Alessandro sta leggendo tutta l’opera di Karen Blixen. Legge tutto d’un fiato “Il pranzo di Babette”. Con voracità e gusto. Forse, per lui, il racconto più bello che sia mai stato scritto. Delicato. Disarmante. Ben fatto. Come la tortue en sarcophage e tutto il sofisticato menu realizzato dalla protagonista per stupire i suoi datori di lavoro. Un addio con i fiocchi.
Chiude il libro soddisfatto e prende in mano il cellulare. Apre facebook. Scrolla la home quando la sua attenzione è catalizzata da una notizia del giornale di Parma che anticipa la prima pagina della nuova edizione. In apertura, la sua foto presa da facebook, senza che nessuno avesse mai chiesto il permesso di usarla, indossa il camicino da medico e la bandana tutta colorata. Gli sale il sangue alla testa. I battiti iniziano ad accelerare. Le gambe tremano. Il titolo dell’articolo è un colpo al cuore: “Quella protesi all’anca era inutile”. L’occhiello lo paralizza: “In Procura la denuncia contro Alessandro Lorenzi. Il medico è latitante”.
Denunciato??? Latitante??? Non ha il coraggio di leggere oltre. Non ce la fa. La mano che impugna il portatile vibra, si sente braccato. Ma nessuno lo sta chiamando. Sono brividi che si estendono. Il corpo è una lastra di ghiaccio. Poi inizia a sudare. Con la fronte madida di sudore, prova ad alzarsi dalla poltrona, ma non si regge sulle gambe. La vista si offusca, una cortina nera cala lentamente sugli occhi e spegne gradualmente il fragoroso luccicore della luna. In pochi istanti di rabbiosa presenza di spirito scaglia il cellulare sul divanetto in vimini. E poi perde i sensi.
Francesca Codazzzi
6 risposte
Quando tutto sembra tranquillamente concluso, ecco il colpo di scena! Brava Francesca, è sempre un grande piacere leggerti, la lirica di certe scene è emozionante
Grazie Paola, grazie
…La vita non fa sconti a nessuno …
La precisione con cui descrivi alcune situazioni ambientali, le forti emozioni, mi fanno pensare che tu sia gia’ stata in Kenya, di nascosto……. Brava!!
La vita dei protagonisti scorre piacevolmente, il finale è imprevedibile.
Congratulazioni, come sempre catturi l’attenzione.
Ho apprezzato le metafore di Nicole sulla famiglia!
…..e dopo cosa succede?