Il 27 gennaio ho potuto assistere alla cerimonia di conferimento della laurea magistrale in Scienze Storiche alla senatrice Liliana Segre all’Università degli Studi di Milano. Una decisione che il rettore Elio Franzini e il direttore del Dipartimento hanno motivato, tra gli altri nobilissimi motivi, con la motivazione che tenere viva la memoria è il compito primario della Storia.
Al di là di tutte le considerazioni che si possono fare, io credo che la motivazione più nobile di questo conferimento sia educativa, che è la missione più importante della scuola: dare l’esempio, e nulla è più educativo dell’esempio, del gesto, nei confronti dei propri allievi.
Dico questo perché negli scorsi mesi mi ha molto impressionato vedere quanti studenti, soprattutto sui social dell’Ateneo, hanno manifestato non tanto o non solo un fortissimo sentimento filopalestinese, che è in parte comprensibile per le sofferenze che a Gaza si stanno patendo, ma soprattutto un fortissimo sentimento contro Israele. Ecco che allora questo gesto ufficiale e solenne, dal mio punto di vista personale sia chiaro, esprime più di mille ore di lezioni una indicazione educativa chiara.
Nel Giorno della Memoria siamo ormai abituati a ricordare quasi esclusivamente lo sterminio quasi surreale perpetrato dai nazisti con l’aiuto degli ormai asserviti fascisti, e il rischio è quello di fare memoria di un solo momento e non della storia incredibile del popolo di Israele, che è unica al mondo.
Paolo Mieli ebbe a dire che “lo Stato di Israele è nato in attacco e non indifesa”, unico pezzo di Occidente dentro l’ Oriente. Tutto, come un un destino ancestrale, era già nel nome di quel popolo: Israel, colui che combatte, il nome che l’angelo assegna a Giacobbe, padre di tutte le tribù, che Dio scelse e che fece lottare fisicamente con lui attraverso un Angelo prima di assegnargli la primogenitura sul suo popolo.
Quale popolo nella Storia nasce già nella lotta per volere divino? Non ha altra scelta Israele che la lotta per sopravvivere? Io temo di sì, la storia incredibile di questo popolo-nazione sparso per il mondo eppure in perenne guerra sulla sua piccola terra è nella canzone che i coloni dei kibbutz cantano da anni: Am Yisrael Chai, il popolo di Israele sopravviverà. Ma quale popolo al mondo è perennemente costretto a preoccuparsi della propria sopravvivenza? Nessuno.
Ogni volta che ascolto Liliana raccontare di essere “sparita” dal mondo dal 1938 al 1945 ripenso alla storia biblica di Corè, inghiottito ma non ucciso dalle viscere della Terra. Gli inghiottiti dalla storia li chiama Haim Baharier…e la storia ciclicamente cerca di nuovo di inghiottire questo popolo fiero e indistruttibile. E, piaccia o no, ci ha provato anche lo scorso ottobre per mezzo di Hamas.
Trovo sempre molto doloroso vedere come i giovani soprattutto prendono senza se e senza ma posizioni filopalestinesi e anti Israele, senza ricordare quanto il terrorismo palestinese ha insanguinato l’Europa e l’Italia: la strage di Fiumicino la ricorda forse ancora qualcuno?
Lascia confusi vedere oggi cosi tanto antisionismo nella gioventù di Sinistra, quando Ben Gurion, il figlio del Leone, ostinato (e spregiudicato eh) fondatore dello Stato di Israele era praticamente stato un rivoluzionario socialista antizarista, che volle nei primi kibbutz proprio una forma di collettivismo socialist ? C’è memoria di quanto i Paesi musulmani furono vicini al nazismo, e di quell’Adolf Hitler che diceva letteralmente: “La Palestina è crudelmente maltrattata a beneficio degli usurpatori ebrei” ?.
La Destra europea, per quanti sforzi abbia fatto e continui a fare, non riuscirà mai a risanare la ferita che si è creata con la Shoah, mai. Ma credo fermamente che in tanti studenti a sinistra occorra essere più prudenti nel prendere con tanta facilità posizioni anti Israele.
Oggi si parla continuamente di immigrazione, e quasi nessuno ricorda le lotte indicibili di Ben Gurion per l’immigrazione degli ebrei di tutto il mondo verso Israele, a volte osteggiata senza ritegno dagli stessi Alleati, che affondarono la nave Exodus e rispedirono nei campi di concentramento tedeschi gli ebrei che tentavano di fuggire dall incubo…anche di questo andrebbe fatta più memoria.
È Memoria estrema la mia di oggi, e certamente di parte, ma credo che sia necessaria nel tempo presente che io continuo a vedere troppo imprudente nella facilità con cui si schiera.
docente di archivistica all’Università degli studi di Milano
cremonasera.it