Da quanto tempo le donne di ieri e di oggi aspettano un cenno, un gesto che lasci intendere che la selva di ipocrisie che le separa dal mondo maschile sia meno inestricabile?
Le grandi donne della mitologia sono state confinate in ruoli definiti, al punto da trasformare le loro figure in schemi mentali; per secoli si sono viste costrette a portare le vesti di personaggi complementari che stanno sempre un passo indietro per lasciare la scena ai loro uomini.
Si è dovuto attendere il vento iconoclasta del XX secolo per assistere allo sgretolarsi del rivestimento granitico che le imprigionava e cominciassero ad apparire aspetti della loro personalità che nessuno, sino ad allora, aveva osato immaginare.
Ad essere onesti già nel primo secolo d.C Ovidio nelle sue Erodiadi, aveva rotto gli schemi facendo esternare alle donne del mito aspetti che stravolgevano il punto di vista maschile e quindi il mito stesso.
In epoca contemporanea il punto di vista femminile è stato rivisitato a più riprese da autrici famose; nelle Nuove Erodiadi scrittrici di notevole caratura considerano i sentimenti e le emozioni di alcune donne mitiche fra cui spiccano le parole di Didone (scritte da Valeria Parrella) che investe con una lunga e animosa invettiva “l’eroe” Enea, accusandolo di essersi inventato un ineludibile destino che lo porta lontano e a cui deve immolarsi.
Marguerite Yourcenar nel suo Fuochi fa dire a Clitennestra a proposito del suo tradimento con Egisto “…esiste un solo uomo al mondo, l’adulterio non è sovente che una forma surrogata di fedeltà…” sottolineando la sua disperata ribellione nei confronti di Agamennone.
Cassandra, preda del furore estatico, viene emarginata; diventa un personaggio scomodo perché svela le fragilità e le contraddizioni umane, ciononostante non rinuncia al proprio ruolo ed è pronta a vivere la solitudine con un coraggio straordinario, come la descrive Christa Wolf.
James Joyce trasforma la casta Penelope nella sensuale e libertina Molly, che non pensa secondo logica, ma secondo immagini libere (i fiori come le stelle) , espressione della sua felicità di essere viva. Odisseo non avrebbe gradito.
Anche il mito di Orfeo è stato stravolto; Gesualdo Bufalino (Il ritorno di Euridice) lo descrive come un uomo ossessionato dalla propria arte che vede Euridice solo come un mezzo per alimentare il proprio narcisismo :” l‘aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava Che farò senza Euridice…tutto già bell’e pronto da esibire al pubblico, ai riflettori, alla ribalta...” Secondo altre interpretazioni è Euridice che prende l’iniziativa dicendo che vuole essere lasciata nell’Ade (metafora della fine di un amore).
Quelli citati sono alcuni esempi di come il mito può essere stravolto senza perdere la propria universalità. Le donne di Ovidio, di Joyce, Yourcenar e di altre importanti scrittrici sanno analizzare con disincanto senza tempo le ragioni del potere maschile che “concede” loro solo l’assimilazione al modello virile, assimilazione che queste rifiutano, al contrario di quanto avviene oggigiorno in cui molte donne (non tutte, per fortuna), pensano che scimmiottare il maschio sia il modo giusto di imboccare la strada verso la parità.
Giuseppe Pigoli
6 risposte
Ma che interessante excursus, grazie!
Una visione che non condivido. Sarebbe curioso comprendere cosa intenda il Dott. Pigoli per scimmiottare il maschio. Proprio quando avremo eliminato giudizi di questo tipo ed obsolete definizioni, impareremo a valutare le capacità personali e professionali della persona indipendentemente dal sesso a cui appartengono. Ad maiora
Sono d’accordo con il dottor Pigoli perché mi sembra che le ragazze, per dimostrare che sono da considerarsi alla pari dei colleghi maschi, ne abbiano spesso mutuato i comportamenti peggiori. Hanno iniziato a fumare, a bere, ad avere atteggiamenti aggressivi, a manifestare apertamente libertà sessuale, salvo poi fare marcia indietro in alcuni casi. Comportamenti fuori luogo che non solo non mettono sullo stesso piano maschi e femmine, ma al contrario evidenziano la difficoltà di esprimere vere qualità in grado di confermare che il sesso maschile o femminile non influisce sulle capacità e il valore della persona.
Per scimmiottare intendo assimilare la mentalità aggressiva tipicamente maschile come fosse l’unico modo per affermarsi; credo che le donne possiedano prerogative esclusive estranee al mondo degli uomini. Ma forse non sono stato abbastanza chiaro.
In effetti a favorire l:equivoco è proprio quel verbo “scimmiottare” che appare in controtendenza rispetto al senso dell’ articolo . Il quale suggerisce in fondo che i grandi valori propri della femminilità siano da esprimere in tutta la loro potenzialità senza abbassare e mortificare la propria identità facendo propri gli aspetti più volgari e impropri che da secoli purtroppo connotano comportamenti e linguaggio di molti uomini: vedi alcolismo turpiloquio, machismo muscolare, bullismo e così via: fenomeni che stanno pericolosamente dilagando fra le giovanissime.
Grazie per il commento, molto appropriato come sempre; non mi aspettavo che un solo termine “ forte “ bastasse a travisare l’intero contesto da parte di alcune persone… cose che capitano.