...

Le due facce di Cremona: luccicante in centro e grigia in una periferia larga e trascurata

17 Dicembre 2024

GLI EDITORIALI  DI ADA FERRARI

Accade spesso che mi chiedano, scherzando ma non troppo, se ho per caso subito una paralisi della penna, malanno fortunatamente non mortale. A domanda rispondo. Il pessimismo della ragione ha, almeno per il momento, avuto la meglio  sull’ottimismo della volontà. Poco incline a sterili esercizi letterari, mi sono andata convincendo che ricalcare il già detto sia noioso per chi legge non meno che per chi scrive e, soprattutto, non possieda la minima possibilità d’incidere sull’inesorabile declino di Cremona. Declino che è, a sua volta, capitolo locale di un più generale processo di disfacimento di antiche e fiorenti civiltà municipali. Fenomeno a lento decorso che nessuna classe dirigente, specie se di non eccelsa attrezzatura, è in grado di arrestare. Non un centro destra spaccato in miopi feudi personali più interessati alle individuali ambizioni che alla complessiva sorte politica e ideale dello schieramento. Non un centro sinistra dallo smisurato e inossidabile ego purtroppo coniugato a scarsa volontà di ascolto di quel che fermenta nella comunità locale ed esige legittime risposte. Ricordo in proposito agli zelanti custodi dell’antifascismo locale, tanto solerti nel denunciare disegni autoritari in casa  altrui, che non solo la pratica di piegare la realtà alle esigenze della propaganda non è certo morta con la fine del fascismo e del suo leggendario Minculpop, ma anche che, guardando per una volta in casa propria, potrebbero fare imbarazzanti scoperte.

C’è da chiedersi se, in virtù di qualche fantascientifico fenomeno, Cremona non si sia sdoppiata in due città parallele alle quali, in quanto parallele, non è dato incontrarsi.  L’una, incredibilmente raccontata dai governanti come città “fra le più verdi d’Italia”, felicemente prospera fra accordi di violini e trionfi di torroni, mostarde, insaccati e ogni ben di Dio agognato  dalle moltitudini che a ogni sagra accorrono nei numeri che l’Amministrazione poi sventola come trionfanti bollettini di vittoria. L’altra è la città che da anni occupa il podio, e forse il gradino più alto, di città più inquinata d’Europa.

E’ la città ferita da un’impennata di criminalità e violenza a lungo minimizzate come percezione soggettiva. E’ la città in cui s’è pietrificato uno sconcertante abisso fra comunità locale e sordità istituzionale. Severità di giudizio, la mia, a maggior ragione spiacevole nei giorni in cui parte del centro cittadino, grazie a luci particolarmente azzeccate,  brilla e seduce come un prezioso cioccolatino avvolto in carta d’oro.  In effetti hanno parecchio di che godere e lustrarsi i due occhi fissati a forza alla facciata della Loggia dei Militi. Ma mentre il messaggio dei due sguardi diretti alla magnificenza di piazza Duomo resta oscuro, risulta al contrario evidentissima  l’insensata violenza estetica e culturale a spese di una delle strutture più antiche e iconiche del nostro patrimonio.  Ma appena oltre il ristrettissimo perimetro della ‘città da operetta’ lustrata e agghindata, si apre il grigiore di una periferia che, a dispetto di evidenti omogeneità architettoniche e storiche, si sta via via inglobando anche cospicue parti dello stesso centro storico. Emblematico che per la prima volta le luminarie natalizie, spezzando la naturale unità di corso Garibaldi, si arrestino alle colonne d’Ercole di palazzo Cittanova. Più che mai immedesimato con la civiltà dell’immagine e le sue logiche, il governo cittadino punta sulla sensazione visiva e snocciola ormai raffiche di eventi con lo zelo di un mecenate generoso di svaghi a beneficio degli amati sudditi.

Così va il mondo, non solo a Cremona. Il che non ci esime da qualche domanda su qualità e direzione della strada intrapresa. Più che di prova di saper fare e interpretazione alta del ruolo amministrativo, parlerei di ‘fuga’ nel tempo breve e straordinario dell’evento per incapacità o impossibilità di affrontare il tempo ordinario della prosa amministrativa con le sue concrete e ingrate voci in agenda e le sue disattese urgenze. Dalle più ovvie, come manutenzione di strade e di residue aree verdi, alle più complesse sfide  destinate a tracciare le grandi coordinate attuali e future del destino locale. Fra la vetrina in cui apparire e ottenere consensi  e il retrobottega in cui sudare con poco plauso e insufficiente visibilità, quale sia la scelta è fin troppo evidente. Spennata e spolpata della sua articolazione originaria per la difficoltà di integrarne e mantenerne vive le diverse componenti sociali ed economiche, l’idea stessa di città si sta riducendo alle poche centinaia di metri quadri in cui si consumano riti e liturgie di una strategia di sopravvivenza  affidata a cibo e musica. Chiavi d’innegabile valore e rispettabilissimo indotto economico, se non fosse che nel mezzo cresce una terra di nessuno di informe profilo e incerto futuro.

Gli spazi di manovra e inversione di rotta sono peraltro ridotti, né risulta di aiuto un tessuto sociale di inveterata litigiosità. E’ clamoroso che le categorie commerciali paralizzate da storiche rivalità siano incapaci di convergere su un condiviso  progetto di riscatto e rilancio. A  fronte di una debolezza che viene da lontano, dai troppi treni persi e dalla sistematica resistenza dei cremonesi a fare squadra, non è inspiegabile che le Amministrazioni che si succedono ragionino sui tempi brevi della sopravvivenza politica di Tizio o Caio e che la liturgia degli eventi diventi ‘comfort zone’ di una classe dirigente a corto di strategia nonché strumento di distrazione di massa.

E dunque? E dunque,  buon Natale a tutti. E che lo Spettacolo continui.

 

Ada Ferrari

8 risposte

  1. Bentornata Professoressa!!! Abbiamo tutti notato la sua assenza da questo piccolo, coraggioso, realistico blog che offre la libertà di espressione di chi collabora. Stare zitti pubblicamente e mugugnare privatamente, lamentarsi senza mostrare la faccia sono caratteristiche cremonesi per eccellenza e chi cerca invece di invertire la rotta, dopo un primo momento di approvazione, quasi viene vissuto come qualcuno che si ripete inutilmente. Evidentemente la prof non ha partecipato alla compilazione dei requisiti per verificare la qualità della vita! Ma chi è stato interpellato? Certo non chi abita anche solo in via Dante! Cremona ha bisogno di voi che fate sentire la voce e descrivete la vera realtà. Non di persone che ci fanno credere che siamo in un eden e magari che l’aria è buona!

  2. La professoressa Ferrari ha pienamente ragione: anch’io sono stufo di scrivere e segnalare problemi che vengono sommersi dal profluvio di panegirici sulla qualità della vita a Cremona. Segnalo i due paginoni della Provincia di oggi che esaltano la qualità della vita a Cremona, segnalando che l’unico problema è l’inquinamento.Hai detto niente! Come se l’inquinamento non incidesse sulla qualità della vita dei residenti. Basta andare a guardare le statistiche sulla incidenza delle malattie respiratorie (asma, allergie, bronchiti) e dei tumori (tumori al polmone, al cervello, al colon-retto) malattie in cui purtroppo Cremona è al top sicuramente in Italia e tra le prime in Europa superata solo dalle città carbonifere della Polonia e della Serbia, oltre al fatto che abbiamo una delle campagne più produttive sì ma anche più inquinate d’Europa. Queste statistiche come al solito sono molto discutibili

  3. “Poco incline a sterili esercizi letterari, mi sono andata convincendo che ricalcare il già detto sia noioso per chi legge non meno che per chi scrive e, soprattutto, non possieda la minima possibilità d’incidere sull’inesorabile declino di Cremona.” Sul declino non incide, si spera che il già detto provochi almeno qualche piccolo dubbio in chi ha la possibilità di provare a invertire la rotta, e soprattutto provochi qualche reazione nei cremonesi. Almeno che pensino e non si lamentino a posteriori, come sono soliti fare. Il coraggio di dire quello che pensa a viso aperto è un notevole pregio, e dirlo da un palcoscenico e non parlando a tavola con i suoi familiari dà anche più soddisfazione. Certo: il palcoscenico va scelto con attenzione per non elargire “perle ai porci”, come si dice: pochi ma buoni…

  4. Ciao Ada, ciao Vittoriano. Alla fine del XVIII secolo John Adams e Thomas Jefferson (che diventeranno rispettivamente il secondo e il terzo Presidente degli Stati Uniti) litigavano in maniera feroce su come la Cremona medioevale – città nuova e città vecchia – fosse riuscita a svilupparsi floridamente nonostante le diatribe interne. Adams optava per una città nuova più forte nel contesto cittadino interno, Jefferson per una città nuova che doveva stringere alleanze con alleati all’esterno. Era un modo per far capire quale politica dovessero attuare nei confronti dell’Inghilterra; hai citato palazzo Cittanova, per cui varrebbe ricordare che quel luogo rappresentava il punto di partenza del pensiero dei due futuri presidenti. Visto come sta finendo dubito che molti lo sappiano o lo abbiano anche soltanto capito. Divisi su tutto ciò che era Cremona avevano però un fine comune: la valorizzazione delle ex colonie e dei loro abitanti. Si giocavano l’indipendenza degli Stati Uniti i due avvocati (e la loro sopravvivenza) ma pur con tutte le differenze vedevano nel fine ultimo – la tutela della neonata nazione – ciò su cui lavorare. Il resto, ciò che i cremonesi vivono in questi anni e che vivranno nei prossimi se la china rimane invariata, mette solo tristezza, da fulcro del pensiero politico di due uomini che hanno scritto la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti a discutere per le luminarie natalizie. Buona serata.

  5. Non un centro destra spaccato in miopi feudi personali più interessati alle individuali ambizioni che alla complessiva sorte politica e ideale dello schieramento. Non un centro sinistra dallo smisurato e inossidabile ego purtroppo coniugato a scarsa volontà di ascolto di quel che fermenta nella comunità locale ed esige legittime risposte.
    Grande verità.

  6. Mentre i maggiorenti della città si lustrano le medaglie per il ritorno di Cremona ai primi posti sulla qualità della vita l’ editoriale della prof.ssa Ferrari richiama alla effettiva realtà. Non è tutto oro quel che luccica. La realtà supera ormai l’ apparenza. Cremona sembra ritornata ai tempi della suddivisione tra la parte guelfa (il centro storico) e la parte ghibellina (dal Cittanova per intendersi) tagliata fuori dall’ esiguo cuore pulsante della città. Senza la ripresa del senso del civismo e della funzione e importanza delle comunità locali di sturziana memoria siamo condannnati ad un lento ed inesorabile degrado. Come diceva Manzoni ai posteri l’ ardua sentenza.

  7. Le luminarie in molti casi sono volute e pagate dai commercianti. Quando su corso Garibaldi i negozi e le attività si affacciavano l’una via l’altra sui marciapiedi, tutti contribuivano e il centro storico si estendeva fino a S. Luca. Ora il centro storico super concentrato è triste di suo: ci sono le luminarie che alleggeriscono la situazione, ma molte luci delle vetrine sono spente a ricordare a tutti quale sia la pesante realtà. Le luci sono un contentino per chi si trova sempre più solo a tirare avanti la carretta. Inoltre non dimentichiamo che il sindaco ha avuto l’appoggio maggiore proprio dai cremonesi del centro storico: vogliamo riconoscerlo in qualche modo? Sindaco di tutti, ma di qualcuno un po’ di più…

  8. Certo che considerare Corso Garibaldi periferia… Se provi ad acquistare casa in corso Garibaldi i prezzi sono da centro storico: proibitivi e sproporzionati per una piccola città come la nostra. Per avere quali vantaggi, poi. Solo problemi e tristezza di un mortorio generale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seraphinite AcceleratorOptimized by Seraphinite Accelerator
Turns on site high speed to be attractive for people and search engines.