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Le pagelle di fine anno, promossi e bocciati: fioccano le insufficienze

31 Dicembre 2023

Fine anno, tempo di bilanci. Di pagelle, che non entrano nel merito delle qualità e delle capacità degli individui. Valutano l’agire politico e amministrativo. Non sono un giudizio di dio, quindi tutte opinabili. Pagelle che non contemplano il ricorso al Tar, se si è in disaccordo, perché nessuno è bocciato o promosso. Tutti restano al loro posto. Il 2023 ha mostrato le brioche ai cittadini, ma non ha distribuito il pane.

Il nuovo ospedale che sarà «luogo di armonia tra uomo e natura anche attraverso il rispetto delle altre specie e l’inclusione degli animali sia come accompagnatori che quale supporto alla terapia nelle prestazioni clinico assistenziali che possono giovarsi di un loro contributo» (Documento di indirizzo e progettazione, pagina 41) è qualcosa di più di un cornetto. È una sacher. Avrà «un gemello digitale, volto ad aumentare l’efficienza, personalizzare i servizi e valutare soluzioni ipotetiche» (pagina 109). E questa è una Saint Honoré. Costerà di sola progettazione 12.806.668,94 di euro: preliminare 2.133.225,01; definitiva 5.234.943,56; esecutiva 5.438.500,37. Poi c’è il corrispettivo per la relazione geologica preliminare (53.546,94 euro) e per una definitiva (88.325,08) e sono altri 141.872,02 euro. Le due voci insieme fanno 12.948.540,96 euro. Poi occorre aggiungere il contributo Inarcassa pari a 517.941,64 euro; più Iva per
2.962.626,17 euro. Totale finale 16.429.108,77 (Fonte: Asst. Calcolo dei corrispettivi professionali relativi al concorso per la costruzione del nuovo ospedale. Paragrafo documenti, allegato numero 5.  https://www.cr-new-hospital.concorrimi.it/).

Arrivati a questo punto sarà posta la prima pietra.

Gli appalti per la realizzazione – pantagruelico banchetto – chiuderanno il cerchio. E sarà disponibile una torta nuziale per gli stakeholder. Le ore di coda in pronto soccorso, la carenza dei medici di base, le liste d’’attesa per le visite specialistiche, la prevenzione, sono uno sfregio al diritto alla salute, sono il pane che manca. La negazione dell’articolo 32 della Costituzione. L’Eldorado, ovvero le palle d’oro, per la medicina privata che vicaria quella pubblica.
Voto 8 per il sogno, 3 per la realtà, 2 per i visionari, ma anche un po’ smargiassi e rodomonti, che hanno promesso la brioche senza prima fornire il pane.

Senza informare che con i fondi attualmente stanziati l’ottava meraviglia del mondo rimarrà monca.

Senza avvertire che per concluderla occorrerà un altro tir di quattrini. Senza preoccuparsi di prevedere come reperirli.

Voluta e iniziata dal direttore generale e chitarrista Giuseppe Rossi, l’operazione ospedale delle meraviglie cambierà comandante. Con il nuovo anno Rossi conclude la sua corsa. Gli subentra Ezio Belleri da pochi giorni nominato dalla Regione nuovo direttore generale dell’Asst di Cremona. Assegnare un voto a chi se ne va serve a poco. Valutare il nuovo arrivato sarebbe scorretto. Nulla vieta però di riferire della prima impressione suscitata dopo la lettura di alcune
dichiarazioni del nuovo comandante, pubblicate su La Provincia il 23 dicembre, due giorni dopo l’incoronazione. «Il motivo della mia nomina a Cremona – spiega Belleri – penso che vada ricercata nell’esperienza che ho acquisito nel far partire cantieri».

Fa piacere che la Regione lo reputi un eccellente direttore dei lavori. Sorprende che l’interessato sottolinei le sue capacità di capomastro – comunque un valore aggiunto – e non quelle di specialista di politica sanitaria che possiede in abbondanza. Il suo curriculum lo certifica.

Belleri aggiunge «Quello di Cremona è un progetto bellissimo che ho apprezzato sul portale dell’Asst». E poteva dire diversamente? Avesse evitato lo smaccato e superlativo elogio, sarebbe stato più elegante e avrebbe dimostrato maggior classe. Già, bellissimo: un incubo riuscito direbbe Francesco De Gregori.

Se il buon giorno si vede dal mattino, non si può affermare che l’alba sia fulgida. Nessun voto.

Poi ci sono i bucanieri del Movimento per la riqualificazione del vecchio ospedale. Meritano un 9 per il coraggio di avere intrapreso una lotta impari. Lillipuziani, hanno sfidato il gigante. Davide contro Golia. Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso. Che Guevara insegna. E chissenefrega se la citazione è poco originale.

Hombre vertical, gli oppositori al nuovo ospedale dimostrano che Cremona non è solo melassa, ricchi premi e cotillons. Non solo piattume e yes men. Non solo pensiero unico. Non solo stum schis. La città deve loro un grazie.

Stesso voto, 9 e identiche motivazioni per il Comitato BiometaNo, che contrasta la costruzione dell’impianto a poca distanza dell’inceneritore. Il promotore del no, Michel Marchi, e il presidente dei contestatori, Luigi Lipara, si sono rivelati leader agguerriti e credibili. Preparati.

Al contrario, il Comune di Cremona, arruffone e superficiale, non va oltre il 4 per la gestione ad minchiam della vicenda.

Un 7,5 per don Alberto Mangili, parroco di Bosco ex Parmigiano e Gerre de’ Caprioli. Sul foglio parrocchiale si è schierato contro l’impianto. Ricorda don Camillo.

Applausi alla casalasca Velleda Rivaroli, membro dell’assemblea nazionale Pd e vicepresidente provinciale del partito. Ha detto no al biometano in riva al Po. Posizione controcorrente rispetto alla linea del Pd cittadino, che sulla questione è apparso timoroso, titubante e confuso. Cacasotto. La Rivaroli non è Katniss Everdeen, di Hunger games,
ma è tosta. Anche per lei un 7,5.

Nebbia sull’autostrada Cremona-Mantova: 4 a tutti i gatti e le volpi che avevano venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Inclassificabili i pinocchi che li hanno seguiti. Tra i più convinti sostenitori dell’infrastruttura il Pd è in prima fila. Sempre lui. Sempre più realista del re. Sempre più allineato con imprenditori, aziende, business. Con l’ansia di cancellare ogni traccia, foss’anche una sfumatura di rosso sui vestiti, colore del suo
passato. Con il timore di non essere accettato dall’establishment, controparte per i suoi antenati. Con il costante sforzo per cercare di venire omologato, lui che era il partito diverso. Con l’incubo di non riuscire nell’intento di sbiancarsi. Con una maledizione che lo perseguita: «Eri quasi arrivato e non ce l’hai mai fatta. E se dovevi farcela ce l’avresti già
fatta» (Bruce Willis, Pulp fiction). Eppure ha provato e riprovato con ogni mezzo per apparire affidabile, moderato, di buon senso. Di conquistare – qualcuno sostiene anche con la donazione di una parte del proprio corpo – quel centro che resta nel libro dei sogni infranti e insieme a loro ha infranto il partito.

L’aria di Cremona – voto 2 – resta nella top ten delle peggiori in Europa. Ma la narrazione di regime – voto 3,5 – spiega che la causa è la posizione geografica sfigata. Ne consegue che la città deve tenersi l’aria scatologica. È senza dubbio vero, ma l’eurodeputato Massimiliano Salini esagera. Va in testa-coda. Invita l’Europa a «collocare le giuste ambizioni dentro la realtà» e di non calcare la mano sulle norme sull’inquinamento atmosferico. In caso contrario, ammonisce «per rispettare i limiti posti dalla direttiva bisognerebbe abbattere le Alpi». Nell’attesa dovrebbe andare a scopare il mare. Voto 3, ma è un atto di magnanimità. Diventa un 2 se si aggiunge la sua personale room war per stoppare la possibilità che il rum cubano si fregi del marchio di indicazione geografica, con conseguenze disastrose per gli altri produttori non isolani. Una catastrofe per l’Europa. Per l’Italia. Per la nostra provincia. Lunga vita all’Havana club.

Per le associazioni ambientaliste pagella fotocopia dello scorso anno. Sulla qualità dell’aria si agitano senza incidere. Voto 5.

Idem per i verdi. Come per il 2022 continuano ad essere l’araba fenice: che vi siano, ciascun lo dice; dove siano, nessun lo sa. Non si muovono, né starnazzano. Voto 3.

Le elezioni regionali di febbraio hanno confermato l’irrilevanza della nostra provincia e delle associazioni datoriali, che spiace per loro, sono molto fumo e l’arrosto non sempre è di prima qualità. Chiacchiere e distintivo. Durante la campagna elettorale avevano tritato gli ammennicoli al mondo intero con lo slogan. «Cremona merita l’assessore» Un fuoco di
fila. Risultato: «Non è stata raggiunta la quadra per avere un assessore cremonese, ma vi garantisco che avrò sempre l’occhio attento nei confronti del vostro territorio» (Cremonaoggi, 11 marzo), aveva commentato Attilio Fontana dopo la sua rielezione. Grande. «Come è umano lei», avrebbe risposto il ragionier Fantozzi. Le associazioni datoriali lo
hanno copiato. Non hanno preso cappello. Hanno abbassato la testa. Forse biascicato un grazie. Poi passi lunghi e ben distesi e via andare, pronte per uno slurp al prossimo assessore regionale o a qualche papavero politico in visita pastorale nel nostro territorio. Forti con i politici locali che si prostrano ai loro piedi, le associazioni sono a loro volta prone con chiunque venga in città da Milano o Roma o da altra località che non sia Cremona. Criticano i partiti, ma non sono molto diverse. Per loro un 5, media tra l’8 per le poche eccezioni e il 4 per la maggioranza dell’armata, che s’illude di essere l’élite della provincia, invece è un drappello di vorrei ma non posso.

Una nota a parte merita l’Associazione industriali. Si reputa la più bella, la più intelligente e la più professoressa del reame. Spocchiosa e presuntuosa si considera il faro. La prima della classe. Poi spende decine di migliaia di euro per il Masterplan. Un anno e mezzo fa lo presenta in pompa magna al Ponchielli con lo slogan Io ci credo. Fast future, per fare
crescere il nostro territorio. A tutt’oggi il futuro può attendere. Fuffa. È il grande bluff. Voto 4. E con questo giudizio vittorianozanolli.it si è giocato l’invito anche alla prossima assemblea dell’associazione. More solito: già è successo quest’anno.

La primavera scorsa è stato rinnovato il Consiglio di amministrazione di A2a. Cremona aveva un suo candidato. È stato trombato. Roberto Poli (Pd), Enrico Manfredini (Fare Nuova la città-Cremona attiva), Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona), capigruppo di maggioranza nel Consiglio comunale di Cremona, giustificano la sconfitta con queste parole «La seconda lista di minoranza – precisano i tre dogmatici difensori del flop – (quella comprendente Cremona), che nelle interlocuzioni e accordi precedenti con i vari attori avrebbe potuto aspirare al 7%, si è fermata invece poco sotto il 5% del capitale sociale, perché alcuni soci, che dalle interlocuzioni avute avrebbero potuto votarla, non l’hanno votata». Cremona cornuta e mazziata. Troppo facile affondare il ferro, ma il 5 è inevitabile. Di rigore.

Gianluca Galimberti, sindaco del capoluogo, conferma la sua incapacità di dialogare con il territorio e di vivere nella sua turris eburnea. Non è punto di riferimento per i colleghi. Voto 4,5.

Fabio Bergamaschi, sindaco di Crema, il Ben Affleck degli amministratori locali incassa un 9 per essere un fans di Bruce Springsteen e per possedere un biglietto per il concerto del Boss il prossimo giugno a Milano. Un 8 per la sua capacità di eloquio e di mediazione. Un 6 per la sua indole piddina-morotea. Più morotea che piddina. Essere più rock gli gioverebbe. Gli manca un Born in the Crema.

A Filippo Bongiovanni, sindaco di Casalmaggiore nessuno può negare un 8 per la sua elezione in Regione. Ma è inevitabile un 4 per il suo addio a Milano a causa delle mancate dimissioni, nei tempi previsti dalla legge, da un incarico istituzionale.

Il 2023 è stato l’anno dell’Area omogena cremasca. È stata riconosciuta dall’assemblea provinciale dei sindaci. È in dirittura d’arrivo per l’approvazione del regolamento. A febbraio terrà un incontro aperto a tutti gli amministratori pubblici per illustrare lo stato dell’arte e i progetti futuri: Voto 9.

Per finire in gloria, niente è meglio di monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona. Con una lettera dallo stile secco e perentorio ha informato i parroci della diocesi di un valzer di nomine e spostamenti di sede che avrebbe coinvolto 45 di loro. Così ho deciso. Così è. Così si farà. Distillato di autocrazia, merita un 10 per la perfetta
applicazione del sistema. Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla (Salmo 23). E il gregge lo segue.

Non compilate le pagelle dei partiti e di altri soggetti. Nessuna dimenticanza o censura. Il prossimo giro. Buon anno.

 

Antonio Grassi

4 risposte

  1. Antonio Grassi, caustico ed efficace come il solito, ha dispensato i voti sulla capacità degli organi politici e amministrativi della provincia di Cremona.Mi permetto di fargli presente che un voto di merito deve assegnarlo anche alla sindaca di Castelverde e ai suoi collaboratori, per avere organizzato un convegno di alto livello su Giuseppe Cappi, avvocato, deputato costituente e presidente della Corte costituzionale, nel sessantesimo anniversario della sua morte. Io non posso esprimere giudizi, perché sono parte in causa. Auguri di buon anno a tutti.

  2. Grande Antonio un meritato Buon Anno per la tua bravura nell’esporre….saresti un ottimo regista nel dirigere con tutti i personaggi Fantozziani che ti ritrovi un bel “Cinepanettone” da far concorrenza ai fratelli Vanzina. Auguri !!!

  3. Sono d’accordo con Pietro. Bravo Grassi, ma senza troppi rischi. La libertà di informazione termina dove si annidano legami e interessi comuni. Le sue citazioni sono regolarmente caustiche e critiche nei confronti degli uni, mentre benevole o reticenti nei confronti di altri. In questi lidi sicuri comunque su certi argomenti non osa esprimere la sua opinione. 5

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