I circoli Legambiente dell’Ovest Bresciano sono in rivolta contro l’invasione di capannoni destinati alla logistica delle merci che cancellano decine di ettari di un territorio di antica vocazione agricola. Dopo varie manifestazioni contro i poli logistici, Legambiente torna a denunciare la totale assenza di dibattito e di adeguate valutazioni su viabilità, ambiente e territorio, per interventi immobiliari che generano opportunità occupazionali scarse e di cattiva qualità, in rapporto all’impatto ambientale che determinano: le compensazioni di cui beneficiano i comuni interessati sono di brevissimo respiro, a fronte di effetti di degrado del territorio che invece hanno carattere definitivo.
“Da gennaio 2022 il nostro circolo ha contestato la variante al PGT del Comune di Roccafranca, che prevedeva il nuovo Polo Logistico sul confine con Chiari – rammenta Giuseppe Ramera, presidente del circolo Legambiente ChiariAmbiente – Le nostre osservazioni hanno fatto emergere una serie di contraddizioni ed incoerenze tra le strategie del piano urbanistico e quanto concretamente portato avanti dall’Amministrazione. C’è da sottolineare che anche altri Enti titolati a esprimere pareri, inclusi ARPA e Soprintendenza, sono stati in sintonia con le nostre istanze.”
Lo scorso 31 luglio Legambiente Lombardia, in accordo col circolo ChiariAmbiente e con quattro aziende agricole interessate, ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro la delibera del Consiglio Comunale del 30.11.2022 che ha approvato il Polo Logistico a Roccafranca. Il ricorso era doveroso perché l’approvazione della Variante al PGT finalizzata esclusivamente ad un ulteriore Polo Logistico in una zona già saturata da tali presenze ha seguito un percorso contraddittorio, pieno di forzature normative, senza una credibile motivazione di interesse pubblico.
Si è dovuto addirittura procedere ad una modifica ad hoc del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) per eliminare il vincolo stringente di “Aree Agricole Strategiche” sui terreni dove si vorrebbe a tutti i costi realizzare nuova logistica, senza considerare le necessità del comparto agricolo che, specie in provincia di Brescia, è sempre più a corto di terreni coltivati su cui produrre i foraggi per gli allevamenti, così come di terre su cui utilizzare i liquami zootecnici: la crescita delle superfici di capannoni a spese delle aree agricole comporta un progressivo peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende, fino a determinarne la chiusura, che costituirebbe una grave perdita per l’identità e le produzioni del territorio.
“Siamo costretti a interpellare il giudice amministrativo, affrontando spese e rischi processuali, per cercare di affrontare la colposa inazione di Regione Lombardia, che non si è dotata di alcuna programmazione per lo sviluppo del settore logistico, lasciando che le campagne e i piccoli comuni della Lombardia diventassero il Far West degli operatori immobiliari – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. La Regione, disseminando il territorio di infrastrutture autostradali, si è limitata a creare un ottimo terreno di coltura per il business dei capannoni, ma ha rinunciato ad affrontare le molte contraddizioni che la crescita sregolata della logistica determina, sull’ambiente, sul suolo agricolo, sul traffico, sulle dotazioni di servizi e sul mercato locale dell’impiego. I nostri ricorsi non possono sanare le gravi inefficienze dell’istituzione regionale, ma possono almeno tentare di imbastire una linea di difesa del territorio e delle sue risorse”.