“To die, to sleep;
To sleep: perchance to dream…”
(Shakespeare – Hamlet III;1 )
Li osservava riuniti ai piedi del letto e li vedeva come fossero in un dagherrotipo ingiallito, collocato su uno sfondo grigio pallido dove le ombre di cose ormai indistinguibili sparivano a mano a mano che lo sfondo scuriva… scuriva sempre di più… fintanto che non divenne nero. Poi anche il dagherrotipo cominciò a rimpicciolirsi e a sfocare; infine scomparve del tutto. Finì anche il brusìo indistinto all’intorno e fu tutto silenzio. Vide un sipario di luce e nell’attraversarlo provò per un istante brevissimo una sofferenza intensa che si trasformò, non appena fu oltre, in una serenità infinita… e allora capì.
Ora vedeva tutta la propria vita svincolata da ogni legame temporale: era come il passeggero di una carrozza che si fosse fermata sganciandosi dal convoglio in corsa lungo i binari del tempo di questo mondo. Non più ore, né giorni, né anni… l’ultimo istante si era cristallizzato nell’eternità.
Avrebbe potuto ripercorrere senza fine ogni momento della sua esistenza: dall’intimità domestica insieme ai propri cari, alle avventure con le donne che aveva amato e che avrebbe potuto riavere per sempre, abbracciandole in un orgasmo eternamente giovane… avrebbe scherzato con i vecchi amici… giocato con i suoi cani… avrebbe rivisitato tutte le sue età, anche l’infanzia. Allora era questo che spettava a ciascuno… questo dunque si nascondeva dietro la metafora dell’inconoscibile: il paradiso o l’inferno ognuno se lo costruisce da sé, vivendo.
Il medico si chinò su di lui: auscultò il cuore, palpò la carotide e tastò il polso. Poi si risollevò e si rivolse ai parenti:
“ E’ spirato” disse semplicemente.
“ Avrà sofferto ?” chiese la figlia più giovane con gli occhi inondati di lacrime.
“No… non più…” – rispose il medico mentre riponeva gli strumenti nella valigetta a soffietto – “ si è spento serenamente… pare quasi che sorrida.”
Gianni Carotti
Tratto da “ L’occhio di Samuele ” – Racconti – Ed. Campanotto
2 risposte
Bello, complimenti !
Grazie Peppo sei l’ultimo fan rimastomi.