Pizzetti e ‘l’etica della responsabilità’: no grazie, ci sono le leggi

25 Maggio 2024

L’”Etica della responsabilità in Luciano Pizzetti”. 

Potrebbe essere il titolo di un ponderoso saggio, suscitato dalla polemica insorta in relazione alla nomina del CdA di Padania Acque. Ma procedo, da subito, a tranquillizzare i lettori. Nulla di tutto questo, non perché la polemica non meriti un serio approfondimento, ma perché occorre saper saggiamente gestire i contrasti, inspirandosi non alla pura logica della contrapposizione, che genera, nel migliore dei casi, solo inutile livore, ma a quella della ragionevolezza.

Dunque, secondo Pizzetti, “c’entra l’etica della responsabilità, eccome se c’entra”!

Tale dichiarazione perviene a conclusione di un lungo ragionamento, durante il quale l’illustre autore sostiene che le legge, le regole, le norme non sono poi così importanti, in quanto si risolvono in “vacue parole, che non cambiano la sostanza delle cose”. Quale sia questa sostanza viene immediatamente chiarito dal Pizzetti: “Che è semplice semplice. A Padania Acque per salvaguardare l’assetto di comando si è avuto paura di attendere il libero responso democratico dei cittadini, espropriando gli
imminenti futuri Sindaci della loro potestà”.

Sic!

Quindi secondo Pizzetti, applicando le disposizioni del codice civile, applicando la “legge”, si determina un esproprio di considerevoli proporzioni: si espropria il “futuro” dei Sindaci. Una dichiarazione fortemente enfatica, seppur edificata sul nulla, con la quale si conclude un paradossale ed incomprensibile ragionamento: i Sindaci non dovevano esercitare le loro prerogative, previste e tutelate dalla legge, bensì dovevano rimettere il mandato, in quanto “ciò” costituirebbe, secondo l’illustre autore, l’”abc della correttezza istituzionale”!

Ma come è possibile pervenire a tali aberrazioni, primariamente logiche, oltre che giuridiche?

E’ possibile se si ritiene di possedere la “verità”, al di là delle regole e delle istituzioni. 

E’ possibile affermare questo, se si ha in mente l’immanenza sulla Terra di uno Stato Etico, tutto ideale e metafisico, ove la legge, esito fruttuoso ed imprescindibile della rivoluzione illuminista (rivoluzione borghese e girondina, per non spaventare i benpensanti!) viene messa da parte sull’altare di un’etica, di una morale pericolosamente vaga, di contenuto evanescente e sempre al servizio dei poteri non rappresentativi.

Dobbiamo tornare al medioevo giuridico? Dobbiamo tornare alla prevalenza delle consuetudini morali (ideate da chi?) sulla libera volizione degli eletti? Dobbiamo, quindi, tornare allo “Stato Etico” ed alla connessa etica della responsabilità degli antichi pensatori antiborghesi di destra (Charles Maurras, Louis-Ferdinand Céline, Carl Schmitt, Ernst Jünger, Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, etc.)?

Onestamente e francamente, ne facciamo a meno; lasciamo solo l’illustre autore nei suoi aneliti antilluministi e continuiamo a credere che l’eguaglianza e la libertà, irrorate e fortificate dai lumi, dalla ragione e dalle leggi, siano valori imprescindibili e non sacrificabili sulla base di supposte ragioni morali.

 

El Basco

 

2 risposte

  1. Mi chiedo che credibilità possa avere a parlare di etica politica, chi vive di grandi privilegi lontani anni luce dall’onerosa vita quotidiana di tantissimi cittadini,quale quello di campare di sostanziosi vitalizi dovuti ad una più o meno lunga vita lavorativa parlamentare. Forse che ha devoluto in beneficenza parte dei suoi poco etici introiti o ci vuole rinunciare? Non mi risulta. Per cui può anche parlare di etica, ma per me la sua parola non conta nulla.

  2. Un commento che prescinde dall’ analisi del Basco, seppure condivisibile: senza Zanolli e il suo impegno a promuovere la discussione e dare voce a tutti saremmo ancora al livello infimo dei giornali servi di due padroni. Prosit, Zanolli!

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