U.S. Cremonese comunica di aver sollevato Massimiliano Alvini e il suo staff dalla conduzione tecnica della prima squadra. Il club grigiorosso desidera ringraziare l’allenatore e i suoi collaboratori per la serietà, la professionalità e la passione dimostrate nel lavoro quotidiano svolto nel corso di questi mesi.
Ieri, prima dell’annuncio dell’esonero di Alvini, comunicato dall’Us Cremonese, abbiamo ricevuto la lettera che qui pubblichiamo.
Caro Massimiliano,
ti scrivo con la speranza che tu possa leggere questa lettera. Non sono un professionista nel settore sportivo, né lo sono stato. Sono semplicemente un curioso abituato a osservare cercando di capire, quindi mi scuserai se le cose che ti scrivo potranno sembrarti ovvie o, al contrario, imbarazzanti. Ma sono sincere e vengono dal cuore di un tifoso della nostra Cremonese. Quando, dopo 26 lunghi anni, la mia squadra del cuore è tornata a calpestare i campi della serie A, e quando i tabloid specializzati hanno fatto il tuo nome come prossimo allenatore della Cremonese, molti di noi sono rimasti sorpresi. Perché si aspettavano un nome diverso, forse non altisonante, ma adeguato alle responsabilità e agli impegni che girano attorno a una società calcistica che approda nella massima divisione dopo tanti anni. Perché in fondo tu, Massimiliano, avevi sì tanta esperienza come allenatore di squadre in Promozione, in Eccellenza fino alla serie cadetta, ma non come allenatore di serie A. Sono convinto che tu abbia comunque accettato quell’impegno con orgoglio e responsabilità e non come una scommessa sorretta da importanti risvolti economici personali. È vero, anche i giocatori che ti sei trovato ad allenare non erano da serie A; forse la proprietà non voleva investire più di tanto su un progetto a cui invece il popolo grigiorosso teneva fortemente, o forse le risorse del Cavaliere avevano già da tempo preso strade diverse. Non lo sapremo mai. Poi sono arrivati i primi risultati, non certo confortanti.
Ad oggi, su 19 partite giocate neppure una vittoria, neppure con almeno tre compagini con le quali era obbligatorio vincere. Hai rassicurato le platee che le cose sarebbero cambiate, hai difeso l’operato della tua squadra, qualche volta te la sei presa (giustamente) con la dea bendata e, forse solo una volta, con un arbitraggio discutibile. Sarebbe un atto di disonestà se fingessi di non ricordare equilibrio e sobrietà di fronte ai giornalisti a fine partita. Certo, la squadra fa un bel calcio ma le prestazioni della nostra Cremo erano lì da vedere. I tuoi mantra (‘bisogna avere pazienza ‘ce la dobbiamo giocare tutta’ ‘certo che i risultati arriveranno’) perdevano di significato di partita in partita, mentre la curva sud (che non è fatta di filosofi del calcio ma pretende solo buone prestazioni e soprattutto risultato) cominciava a rumoreggiare e qualcuno consigliava di tirare fuori gli attributi… che non abbiamo ancora visto perché fa freddo e le mutande di lana in certi casi proteggono. Ma, mio caro Massimiliano, non abbiamo visto neppure i tuoi, sempre cordialmente pronto a ringraziare la proprietà che non muove ciglio e ti lascia su quella panchina con un contratto pari a quattrocentomila
euro a stagione. “A lavorare, andate a lavorare” urla la curva sud al ritmo di guantanamera.
Ma esistono altri lavori che ti facciano guadagnare di più calciando un pallone in maglietta e calzoncini? Non credo. Non possiamo sapere quale sia il clima nello spogliatoio, quali siano i rimedi che potrà mettere in atto la società e quali siano
gli ordini di scuderia. Probabilmente non accadrà nulla di nuovo. E’ vero, il calcio non è simile a un poema cavalleresco: gli allenatori sperano in grazia di poter mantenere la propria panchina e farebbero carte false pur di non essere esonerati. Le prestazioni della Cremonese fino ad ora parlano chiaro: se la società non pensa al tuo esonero potresti essere tu a lanciare un messaggio rassegnando le dimissioni. La cosa ti farebbe grande onore e guadagneresti in stima da parte di tutto il popolo grigiorosso, e non solo. Pensaci.
A meno che, Massimiliano, sia proprio questo l’ordine di scuderia: si chiama “paracadute” retrocessione, una specie di scivolo che permette alla società retrocessa un guadagno in relazione alla fascia di appartenenza – per la Cremonese in fascia A, neopromossa e retrocessa dopo una sola stagione in A, si parla di un guadagno di 10 milioni netti. Il Cavaliere è certamente un abile imprenditore, nulla da dire. Ma Cremona dopo i totem e l’ospedalino, non merita un’altra vergogna. Massimiliano, pensaci. Pensaci per davvero.
Fernando Cirillo
2 risposte
Lettera vera schietta e sacrosanta che ha giustamente una nota dolente e imbarazzante ovvero l’onestà intellettuale delle persone che spesso troppo spesso viene soffocata da altri……” interessi e argomenti”😂😂😂
Con l’esonero di mister Alvini cade in parte il castello di ipotesi sulla posizione della proprietà. In un mondo ideale e adulto, fatto di onestà e responsabilità, come scrive il signor Adami, forse Massimiliano non avrebbe dovuto accettare le lusinghe della serie maggiore senza averne le competenze. Ma si sa, pecunia non olet. Forse la proprietà avrebbe dovuto lanciare messaggi più chiari, inequivocabili e meno ambigui, non solo per la scelta dell’allenatore, ma anche per la campagna acquisti; al punto tale che, ad oggi, non è ancora chiara l’idea del Cavaliere per la sua e nostra Cremonese.
Ballardini, se sarà lui il nuovo coach, ha la fama di essere un abile salvatore della patria con valida esperienza in numerose squadre blasonate dei nostri campionati. Se così non sarà, vale quanto già detto a proposito del cosiddetto “paracadute”. Pecunia non olet.