Scegliamo di commentare le dichiarazioni rilasciate dai vertici Asst (“La Provincia” 13 settembre 2023) col titolo “I dubbi: perchè serve ora il nuovo ospedale”, dove i dubbi sono tutti in capo all’intervistatore che si fa portavoce del buonsenso dei cremonesi ,mentre le certezze senza contraddittorio sono tutte dei vertici Asst che intendevano forse così smorzare ogni malumore e contestazione dal basso. E questo vista anche la presenza sul territorio del Movimento per riqualificare il Maggiore di Cremona, Movimento che si è assunto l’onere di informare nel merito una cittadinanza che politica e Asst hanno deciso di non incontrare, di non informare sul suo destino sanitario, di trattare come “suddita” in nome e per conto della quale però si usa a propria discrezione quello che comunemente si dice denaro pubblico, locuzione che la navigata leader Thatcher contestava perché ”non esiste denaro pubblico ma solo denaro dei contribuenti” che hanno il diritto di essere informati per potersi esprimere nei tempi utili sulla destinazione dello stesso.
Il dg Rossi si lancia in un’affermazione di peso che dovrebbe essere la chiave di lettura e l’obiettivo del progetto del nuovo ospedale: “Non è una sfida architettonica ma culturale tesa all’innovazione della cura”. Solo che poi nel resto dell’intervista si parla solo di muri. Ora se il vero obiettivo fosse l’attenzione alla qualità della cura che cosa osterebbe a dar corso a questa sfida entro i solidi muri del Maggiore? Ci sono esempi luminosi di strategie vincenti e convincenti tagliate sull’esistente. Ne citiamo uno tra i tanti che certo il dg Rossi conosce. Il Maggiore di Bologna, risalente al ’55, alto 15 piani (quindi più datato e più alto del nostro), con una quarantina di Unità operative tra cui il Trauma Center noto a livello nazionale per la maggiore casistica di pazienti gravi ricoverati e con il Laboratorio Analisi più grande d’Italia e uno dei maggiori d’Europa con oltre 18 milioni di accessi l’anno, non ha scelto l’abbattimento ma la riqualificazione con l’aggiunta di un blocco (blocco D) mentre l’intera ala C sarà ristrutturata con fondi PNRR per adeguarla ai nuovi standard in materia di antisismica e risparmio energetico. Ma c’è di più. Il dg Lazzari si è impegnato pubblicamente in un progetto alto di “cultura della cura” per rispondere ai veri bisogni dell’utenza con questo programma: ”Meno liste d’attesa-più sale chirurgiche-garantire cure con alti standard di qualità-evitare il fermo dei pazienti nei corridoi e nel Pronto soccorso- per i casi non ospedalizzabili creeremo dei percorsi di carico immediato nei CAU (Case della Salute da poco attive)-siamo pronti con adeguate misure di sicurezza e isolamento in caso di recrudescenza del covid- e soprattutto punto a creare gruppo e fare squadra, così da garantire e coltivare il senso di appartenenza del personale”.
Ci sembra un progetto di tutto rispetto quello del dg mantovano Lazzari contro il quale non c’è movimento che potrebbe eccepire qualcosa. Si chiederanno i vertici Asst perché sia toccata
loro la grana di un Movimento che fa informazione vera, non si chiude nei sancta sanctorum della città per giocarsi in solitaria i destini sanitari di tutti noi e che non lascerà nulla di intentato per salvare città e provincia da un progetto che spreca risorse che consentirebbero al Servizio sanitario nazionale di non morire.
Come scrive l’autorevole sociologo Cavicchi in “Sanità pubblica addio”, ”Il SSN si può salvare. Basta governare la spesa”. E’ compito dei dirigenti Asst l’onere di governare e di governare la spesa come lo è del presidente Fontana, che dispone dall’alto senza sondare i bisogni del territorio, e del sindaco Galimberti in quanto responsabile della salute dei suoi cittadini. A lui spettano precisi compiti: conoscere lo stato di salute della popolazione, adottare provvedimenti se le condizioni ambientali risultano fuori controllo, informare la cittadinanza dei rischi cui è esposta, implementare iniziative e strategie di promozione della salute.
Come concilia, Sindaco, questi doveri con ciò che attestano gli Annuari statistici del Comune di Cremona che dedicano al capitolo Sanità 3 pagine su 87 per il 2020 e così per il 2021, 3 su 70 per il 2022 liquidate con dati sul servizio Avis e la speranza di vita? I cittadini non vogliono sperare. Vogliono che chi è preposto non giochi carte false col loro diritto alla salute costituzionalmente garantito e qui a Cremona così sfacciatamente tradito con un progetto indifendibile agli occhi dei tanti (e sempre di più) che ,anche grazie al Movimento di cui siamo parte, hanno scelto di esserci e di capire per riprendersi ciò che è loro.
Considerate le premesse, non ci sarà risposta ma, è certo, ci sarà chi rilancerà cento, mille volte l’appello dal basso “Fermatevi!”.
Rosella Vacchelli Cingia de’ Botti
Maria Rosaria Daniele Cremona
5 risposte
Strano che l’intervistatore del quotidiano locale, che mai e poi mai prenderebbe posizione contro qualsiasi iniziativa che provenga dall’alto, ponesse qualche dubbio! Sicuramente si trattava di assist concordati per mettere l’intervistato nelle condizioni di portare il discorso su ciò che gli premeva. I muri! Non sappiamo più nulla del DEA di secondo livello, invece. Chissà se i nostri politici ci stanno lavorando o se alzano la voce solo quando l’argomento viene fuori in modo troppo evidente. Politici che , non dimentichiamo, abbiamo eletto noi ( ahimé) , che contano meno di zero, ma che stanno zitti perché o sono favorevoli , o non possono andar contro gli ordini di scuderia.
Le case della salute non esistono. Quelle inaugurate in pompa magna in Lombardia non sono mai state attive, vedere inchieste su rai3.
Condivido i 2 lucidi commenti. Dovremmo gridarlo tutti insieme e chiedere a ciascuno dei nostri sindaci sul territorio di prendere posizione rispetto al progetto di abbattere l’ospedale di Cremona. Non sono stati eletti per piegarsi supinamente agli ordini dall’alto ma per tutelare territori e cittadini dalla speculazione che ora vede nel comparto sanità la nuova frontiera di un bieco affarismo capace di travolgere il SSN e il diritto di tutti noi a una sanità territoriale che soccorra i veri e urgenti nostri bisogni.
Il nuovo ospedale non rispondera’ ai bisogni dei cittadini…sara’ un “presidio sanitario ” sui generis…i bisogni sanitari i cittadini se li dovranno cercare dai privati…del territorio…questa e’ l’unica medicina territoriale che esistera’…..