Mentre l’ospedale maggiore andava alla deriva, Ordine e medici dov’erano?

2 Aprile 2024

Da Cremonasera del 13/03/24 si apprende che il personale del Maggiore sostiene con entusiasmo l’idea del nuovo ospedale, Dg, infermieri, tecnici, medici tutti impegnati a definire spazi, percorsi, funzioni in un concorso appassionato per metterne a punto il progetto esecutivo. E l’entusiasmo si declina in argomenti di interesse per l’utenza. C’è chi dice (dottor Grassia) “Questa modalità di lavoro condiviso è un’idea bellissima e permette di ottimizzare i percorsi di cura”, chi vede nel nuovo ospedale “un’opportunità di sviluppo tecnologico/digitale per la sanità locale” (dottoressa Betti) e “un’occasione di crescita professionale senza precedenti” (dottor Bonazzoli) e anche “La possibilità di confrontarsi e condividere le decisioni crea condizioni ottimali per svolgere le diverse attività e migliorare modi e tempi di cura” (dottor Ambrosi-dottor Storti).

Corrispettivo dell’entusiasmo del personale è lo sconforto di chi da fuori legge tali dichiarazioni. Ci si chiede: è il nuovo ‘giocattolo’ che sveglia (come bambini all’alba di S. Lucia) lo staff dal sopore durato almeno 10 anni, a tanto risale l’ultimo progetto di riqualifica del Pronto soccorso, poi dimenticato, visto pure il richiamo della Corte dei Conti (ottovew 2023) all’Aziensa socio sanitaria territoriale  in merito ai 24 milioni di euro giacenti da tempo mentre si lasciavano alla deriva struttura e utenza?

Qualche obiezione si impone.

1)Perché non ci si è mossi prima? “Migliorare percorsi, tempi e modi di cura” (dottor Grassia-dottor Storti) non è sempre stata una priorità per il personale? E se non lo è stata, avrebbe dovuto esserlo e ciò configura un dan- no impagabile all’utenza, ai suoi diritti, ai suoi soldi.

2)Se “la possibilità di condividere le decisioni crea condizioni ottimali per svolgere le diverse attività” (dottoresas Ambrosi) perché vi si è rinunciato? Aver lavorato senza darsi “le migliori condizioni“ per farlo suona ‘si è lavorato male’ e questo pure è un danno all’utenza.

3)Perché negare alla Sanità cremonese per anni, senza progettualità o lasciando morire i progetti e cadere i finanziamenti, “un’opportunità di sviluppo tecnologico” (dottoressa Betti)? Anche questo è un danno all’utenza.

L’idea che ci si fa dal basso è che il Maggiore sia stato tenuto come un campo a maggese: non richiede cure e attenzioni e il contadino può riposare sognando altre stagioni quando, allora sì, vi rimetterà mano. Che dire?

Il patto sociale tra ospedale e territorio non è mai stato ‘si tiri a campare in attesa di tempi migliori e treni carichi di soldi che passano una tantum’. Si è tradita la consegna, ma per un presidio sanitario questo è disattendere il diritto alla salute nel caso di specie di 200.000 cremonesi e casalaschi. Serve una risposta.

E resta un dato noto ai bambini: i giocattoli arrivano il 13 dicembre ma è pur vero che i negozi ne sono pieni.

Fuor di metafora, è certo lo staff che si dovesse aspettare il pacco-regalo griffato per poter sperimentare “l’idea bellissima di una nuova modalità di lavoro fatta di condivisione… per migliorare percorsi, tempi, modi di cura… e offrire alla Sanità locale opportunità di sviluppo tecnologico”? Qual è la ratio della rinuncia durata anni a un serio progetto di riqualifica dei servizi e insieme della struttura del ‘giovane’ Maggiore, come altrove si è fatto e si fa e per nosocomi di ben altri appeal e caratura?

C’è poi chi (dottor Bonazzoli) con generosità guarda al tutto solo come a “un’occasione di crescita professionale senza precedenti”. Viene da dire che come la scuola non è fatta per i docenti così un ospedale non è fatto per il personale. Basta aprire la porta sui bisogni altrui per scoprirlo, bisogni di cui il territorio è portatore (cronicità, prevenzione, incidenza di patologie di media/bassa gravità, assistenza socio-sanitaria) e che il nuovo ospedale nel suo progetto funzionale scarica su un territorio privo di strutture e presidi, in attesa, si sa, che arrivi il privato là dove il pubblico non mette quei soldi che spreca per rifare un ospedale ‘giovane’, s’intende non il privato convenzionato, il cui countdown inizia il 1°aprile con i tagli ai rimborsi delle prestazioni in
convenzione, ma il privato puro, cash.

Come condividere la primaverile fioritura di entusiasmo dello staff del Maggiore che segna la fine della pausa a maggese per questo ospedale e insieme la morte programmata della Sanità pubblica e, con essa,del “progetto di un Paese costruito intorno a un’idea di civiltà e convivenza sociale basata su un sogno di uguaglianza, universalità, solidarietà” (Cavicchi)?

E pensare che fuori, dal basso, si diceva “Povero personale costretto dai vertici a tacere!”. Ora si pensa “Po- veri noi 200.000 con la salute affidata a un tardivo risveglio per il nuovo Parco della Salute fruibile (e già obsoleto) tra 10 anni quando servirà un altro ‘risveglio’ per un nuovo progetto divenuto indispensabile!“.

Nei troppi anni in cui s’ è tirato a campare (così risulta dal dichiarato) dov’era l’Ordine dei medici, di cui il presidente dottor Lima attesta il ruolo di “attore attento e propositivo intermediario tra società e professione”? Se, come Lima dichiara, “compito primario dell’ Ordine è tutelare la professionalità in funzione della tutela della salute dei cittadini, diritto costituzionale“ attraverso “il costante coinvolgimento dei responsabili sanitari per rafforzare l’operatività delle strutture di emergenza e del territorio”, a disattendere il patto sociale tra sanitari e utenti non è stato solo lo staff del Maggiore ma lo stesso Ordine, quello che ora “guarda con fiducia al nuovo ospedale come occasione di rinnovamento del legame tra comunità e professione medica”, ma che non ha alzato la voce a difesa del diritto dell’utenza di fruire di efficienti “strutture di emergenza e presidi
territoriali”( ib.).

Serve quindi anche dall’ Ordine una risposta. Non servono invece muri nuovi. Servono condivisione e passione per fare nuovo l’ospedale che c’è.

Gianluca Franzoni

Rosella Vacchelli

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A beneficio dei lettori e per completezza d’informazione, oltre alla lettera di Gianluca Franzoni e Rosella Vacchelli riportiamo qui sotto il testo del comunicato diffuso lo scorso 13 marzo dall’Ufficio stampa dell’Asst di Cremona sul primo workshop che ha visto riuniti e a confronto dirigenti, tecnici e medici.   

NUOVO OSPEDALE DI CREMONA, PRIMO WORKSHOP

UTILISSIMO IL CONFRONTO FRA ARCHITETTI E SANITARI

L’ESPERIENZA DISEGNA I PERCORSI DI CURA

Il Dg Belleri: «La condivisione con chi l’ospedale lo fa funzionare ogni giorno è giusta e doverosa» 

Nella sala riunioni della direzione generale dell’Asst di Cremona c’è fermento: direttori, medici, infermieri, tecnici e architetti sono seduti allo stesso tavolo per un confronto costruttivo sul progetto Nuovo Ospedale di Cremona. Disegni alla mano, si studiano nei dettagli planimetrie e spazi; si discute di metrature, logistica e percorsi di cura. L’esperienza dei sanitari si trasforma così nella matita con cui tratteggiare e definire la funzionalità del progetto firmato dall’Architetto Mario Cucinella.

«Il primo workshop è stato un momento molto importante – afferma Ezio Belleri (Direttore generale Asst di Cremona). «Penso che la condivisione sia un elemento essenziale di questo percorso delicato e determinante per la città di Cremona e il suo territorio. È giusto e doveroso che chi fa funzionare l’ospedale conosca quello che stiamo facendo e partecipi attraverso considerazioni, domande e proposte alla definizione del progetto esecutivo».

Gli argomenti trattati nella prima giornata, che si è tenuta qualche giorno fa, sono stati la Piastra dell’Emergenza urgenza, caratterizzata da Pronto soccorso, Terapia intensiva, Blocco operatorio, Radiologia e Laboratori. Il programma prevede all’incirca un incontro a settima dedicato ad argomenti diversi: dalla degenza all’attività ambulatoriale, dal percorso mamma bambino alla chirurgia.

La modalità dei workshops è una scelta condivisa dalla Direzione strategica con l’équipe della struttura Nuovo Ospedale (diretta da Maurizio Bracchi) e con il Team della Mario Cucinella Architects (MCA).

LE IMPRESSIONI DI CHI HA PARTECIPATO

Per Roberto Grassia (Responsabile Endoscopia Digestiva) «Questa modalità di lavoro è un’idea bellissima. Permette di scoprire la complessità che si nasconde dietro la progettazione di un ospedale e di dare un contributo utile – nel mio caso da medico – per ottimizzare i percorsi di cura».

Monia Betti (direttore Pneumologia) pensa al nuovo ospedale come «Un’opportunità di sviluppo tecnologico e digitale per la sanità cremonese». Mentre per Amedeo Bonazzoli (Coordinatore Pronto soccorso) «Sarà un’occasione di crescita professionale senza precedenti per tutti gli operatori».

«Non riceveremo un ospedale preconfezionato a scatola chiusa, questo è il valore del lavoro che stiamo facendo con i colleghi – aggiunge Claudia Ambrosi (Direttore Neuroradiologia). La possibilità di confrontarsi e prendere decisioni condivise consente di creare le migliori condizioni per svolgere le diverse attività, diagnostica compresa». Proprio così, conferma Enrico Storti (Direttore Terapia Intensiva e Dipartimento Emergenza Urgenza) «Lo scopo di queste giornate di scambio e dibattito è quello di disegnare insieme i processi, i percorsi e definire una logistica il più possibile funzionale a migliorare i tempi e i modi di trattamento del paziente».

GUARDA IL VIDEO: https://youtu.be/Q_ht9PZ3reU

13 risposte

  1. L’autocritica e l’etica, almeno de minimis, pare non siano di questo mondo. Tocca sempre a qualcun altro, nessuno ha mai responsabilità. Che esempio lampante!

  2. Mi dissocio completamente.
    I medici e il personale ospedaliero vanno lasciati fuori da queste discussioni. Ricordiamoci che sono loro che hanno retto la sanità Cremonese nel periodo di emergenza COVID, e ancora oggi con il sistema sanitario pubblico deficitario, che vede il numero di posti letto per abitante tra i più bassi d’Europa (4.3 per 1000 abitanti contro la media europea che supera il 5) sono sempre più in difficoltà ad operare per il meglio. Da decenni la Regione Lombardia continua ad applicare tagli, rendendosi colpevoli dei disservizi.
    Per quanto riguarda costruire il nuovo ospedale “versus” la sua riqualificazione, è una scelta politica/economica che va incanalata coinvolgendo gli enti competenti, non certo il personale sanitario, che lavorerebbe altrettanto bene nella attuale struttura riqualificata o in qualunque altra struttura adatta purché con i mezzi necessari.
    Chi governa la sanità è la Regione, il loro sistema chiaramente propenso verso la sanità privata, crea inadempienze verso i pazienti e chi doveva venire tutelato ci rimette, cioè gli utenti, ovvero noi!

  3. Hanno ragione! Già altri avevano sottolineato l’assenza dei medici e dei professionisti sull’argomento. Il silenzio assordante di chi all’ospedale ci lavora! Dal silenzio totale all’entusiasmo è un bel volo! Giustamente fanno domande e chiedono conto. Ma le risposte non arriveranno e allora siamo tutti noi che dovremo porci degli interrogativi. Siamo curati da persone che non vengono inspiegabilmente messe nelle condizioni di operare al meglio, e dobbiamo aspettare 10 anni perché lo siano? Saranno i nuovi muri a dare l’avvio a una nuova sanità cremonese? Non è possibile in tempi più stretti poter contare su un’organizzazione e una dotazione adeguate? Per favore…non scherziamo!!! E sfruttiamo in toto quanto abbiamo e abbiamo avuto a disposizione. L’astronave dell’archistar non è garanzia di nulla. Sveglia Medici!!! Fatelo per i vostri pazienti, per chi ha bisogno! Esigete quello che permetterà a noi pazienti di rivolgerci a voi con fiducia.

  4. Sono d’accordo su diversi aspetti della questione. Si tratta di una scelta politico/economica, e quindi se i medici non si sono espressi prima anche oggi avrebbero potuto non esprimersi. La regione taglia sulla sanità, ma ci regala un ospedale delle meraviglie senza specificare che cosa conterrà il luna park: luci, laghetti, balocchi ma niente DEA di secondo livello e nessuna indiscrezione su quello che riguarda il vero significato di un ospedale. Le attrezzature e i reparti, l’organizzazione e il personale medico e infermieristico. Quello che sappiamo non è tranquillizzante: tagli sui posti letto. Sono d’accordo che i medici si prodigano e lavorano per noi con grande disponibilità. Apprezzo moltissimo e ringrazio il loro grande senso di responsabilità. Ma non è dato sapere se le condizioni in cui ora sono costretti a sacrificarsi per poter svolgere coscienziosamente la loro missione saranno migliorate. Noi utenti non abbiamo avuto rassicurazioni in questo senso. Loro sì? La regione dispone dei medici e li sfrutta e loro sono certi che sia un miglioramento lavorare in una Spa? Per ora non si sa altro… L’ordine dei medici non si è sentito e non ha niente da dire? Devono dire. Se devono essere lasciati fuori i singoli, l’ordine però dovrebbe parlare. Non le sembra strano il silenzio dei sindacati dei lavoratori ospedalieri fino a ora? Se la regione spinge sulla sanità privata a scapito di quella pubblica, i lavoratori coinvolti devono stare zitti ed entusiasmarsi per uno scatolone? La sua difesa a spada tratta nei confronti dei medici mi sembra poco equilibrata e non giustificata: nessuno ha mai pensato che i medici e tutto il personale non sia degno di rispetto e gratitudine sia per quanto fatto in tempo di COVID sia per il modo in cui sono chiamati a esprimersi professionalmente. Non so se mi sono spiegato

  5. E’ veramente difficile commentare uno scritto che non ha ne capo ne coda; facendo un grande sforzo potrei trovare come attenuante ai due ” scrittori” la scarsa conoscenza della pubblica amministrazione in generale e del comparto sanitario in particolare.
    Non voglio qui addentrarmi in cavilli legali ,non è in quel merito che si evince la pochezza e la pericolosità delle loro affermazioni.
    Prendersela con una categoria professionale che solo qualche anno fa chiamavamo “i nostri angeli” e pensare che in qualche modo le scelte politiche della Regione Lombardia possano essere influenzate da una loro riflessione, posto che tale riflessione gli sia stata chiesta, è veramente inqualificabile.
    Vorrei ricordare che ancora oggi, a emergenza Covid superata, i medici e gli infermieri lavorano sotto organico saltando riposi, esponendosi al rischio di errore che deriva dal mancato recupero pscico-fisico adeguato, essendo spesso oggetto di violenze verbali e non solo, tutto questo per voler ostinatamente credere nel servizio pubblico.
    Ecco Signori Franzoni e Vacchelli, quando cercate un colpevole sulla questione ospedale, alzate lo sguardo più in alto del vostro naso e quando parlate dei sanitari fate il favore di sciacquarvi la bocca.

    1. Quanto all'”alzare lo sguardo”(e sorvoliamo sul resto) che fuor di metafora è impugnare i progetti con argomenti di sostanza ai livelli alti dove si decidono da remoto i destini delle collettività senza contezza dei bisogni dei territori e senza assunzione di responsabilità rispetto agli impatti delle scelte operate, è proprio quello cui noi, Franzoni e Vacchelli, abbiamo dedicato un paziente lavoro istruttorio di mesi (passato attraverso il contatto costruttivo con 50 sindaci del territorio), lavoro che ha trovato da parte della signora Zampini e collaterali dentro il Movimento stesso duro ostruzionismo che non ci ha però fermati e rispetto al quale ci auguriamo che, ora che è giunto (nonostante tutto e nonostante troppi) a definizione, trovi da parte di tutti il sostegno che merita non perchè sia l’asso vincente, ma solo perchè è una chance che il Movimento ha in mano se vuole davvero puntare all’obiettivo che si è dato e per il quale ha battuto il territorio per fare informazione e raccogliere consensi (cioè firme) sulla fiducia di chi ora si aspetta a buon diritto che venga fatto TUTTO ciò che possa contribuire a fermare il progetto del nuovo ospedale. Tutto, senza ‘niet’, senza veti che sarebbe davvero difficile spiegare se non ipotizzando obiettivi altri rispetto a quelli dichiarati.

  6. Non è per nulla così. Fare parte di un’ organizzazione di lavoro significa svolgere il proprio ruolo al meglio delle possibilità, anche se non si condivide del tutto l’ impostazione. Mettere alla berlina i medici dell’ ospedale per scelte edilizie regionali è sbagliato, è un brutto pensiero. Sono bravi e l’ hanno dimostrato. Nessuno di loro si è mai tirato indietro . Sono i nostri medici.

  7. Concordo con i commenti di Francesco e di Giorgio Anelli; nessuno dei medici interpellato nell’ articolo è stato obbligato a fare quelle affermazioni…almeno si spera ..
    O hanno diritto di esprimere solo giudizi positivi? Mentre chi ha legittime riserve è obbligato a tacerle?
    Nessuno manca loro di rispetto ma è lecito chiedersi se siano consapevoli dello sconcerto suscitato dalle loro affermazioni, quasi che solo l’ospedale nuovo abbia risvegliato in loro l’entusiasmo per prassi che dovrebbero essere la norma …

  8. In fatto di responsabilità di chi gestisce un ‘bene pubblico’ primario come la Sanità rispondiamo riportando un estratto di un recente intervento a firma del dottor Cavalli:
    “È una condizione, la nostra, che parte da lontano e della quale però non possiamo solamente definirci “vittime del sistema”. Adesso che le contraddizioni di un ruolo e di una professione, quella medica, stanno venendo al pettine, adesso che la complessità della “questione medica” e di una professione definita “impareggiabile” da Ivan Cavicchi, ci stanno esplodendo tra le mani, adesso che il “conflitto medico-paziente” sta progressivamente sostituendo il “rapporto medico-paziente” e che rischiamo tutti di finire stritolati da una Sanità tesa esclusivamente al profitto, non possiamo più far finta di non accorgerci di una situazione che promette solo di peggiorare.
    D’accordo, la colpa di tutto questo è di una sanità pubblica gestita malissimo, di un governo spesso vergognoso da parte delle Sanità regionali, di un’utenza prepotente e male informata, di un contesto in cui non esistono doveri ma solamente diritti, nella ragionevole previsione di affidare la Sanità alle mani delle Assicurazioni per finire come negli USA, dove solo chi ha i soldi può essere assistito. È giusto allora sottolineare il silenzio e l’assenza dei nostri rappresentanti, di una Federazione ordinistica che ha da troppo tempo evitato la discussione proposta molti, troppi anni fa da Ivan Cavicchi, magari tenendo conto dell’occupazione degli Ordini professionali da parte di un Sindacato dall’incomprensibile ruolo.
    Però non si può sempre attribuire ad altri colpe e responsabilità che sono anche nostre. La cosa tremenda è che noi medici o non ci rendiamo conto della fossa in cui stiamo scivolando oppure la cosa non ci interessa proprio. Credo che sia necessario ripensare il nostro ruolo, prima che altri ci costringano a diventare “server”, come giustamente prevede Ivan Cavicchi. “

  9. L’ uso del Bimby va bene per mescolare, impastare, tritare e montare di tutto. Impiegarlo per frullare e amalgamare le idee di differenti contesti forse non porta a buoni risultati. Mi fermerei qui.

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