All’onorevole Luciano Pizzetti, Pd, vanno riconosciute due qualità. È uno dei rari politici degni di questo nome in provincia di Cremona e parla chiaro. Il quotidiano la Provincia lo ha intervistato (14 dicembre) sulla vicenda Lgh-A2a. Pizzetti ha confermato la sua propensione alla schiettezza e ha risposto senza cincischiare. Ha
puntato dritto al suo obiettivo: difendere a spada tratta le nozze tra Lgh-A2a e smontare le criticità emerse. Tre punti dell’intervista meritano di essere sottolineati: la questione Aem, la funzione
dell’Autorità nazionale anticorruzione (Aem), il ruolo strategico per il territorio dell’accordo.
Punto uno.
Per Pizzetti, Aem non si è mai trovata sull’orlo del baratro. Anzi la sua gestione è stata esemplare. «Aem non era indebitata per una mala gestione, ma per una chiara e positiva politica di investimenti perseguita dalle amministrazioni precedenti». «Aem non era prossima al fallimento e la scelta relativa a Lgh è stata fatta per ragioni strategiche e non per via delle condizioni in cui si trovava». «Aem non aveva l’acqua alla gola e l’operazione non è stata fatta per quello». Una valutazione diversa da quella contenuta nelle 11 cartelle della risposta di Galimberti a
un’interrogazione del consigliere comunale leghista Alessandro Zagni sull’ operazione Lgh-A2a. Un racconto, quello di Galimberti, molto articolato e preciso, con cifre e dettagli operativi, dal quale emerge una Aem a tinte fosche. Una società antitetica a quella descritta da Pizzetti. Stesso soggetto, ma due film diversi. «La situazione debitoria di Aem era insostenibile anche nei confronti di Lgh, in seguito ai rapporti che si erano consolidati nel corso degli anni e ai servizi svolti da Aem Gestioni (società del gruppo di Lgh)».
«I servizi gestiti da AEM gestioni (che era della galassia di Lgh) avevano determinato un debito con Lgh con una situazione debitoria complessiva, appunto nei confronti di Lgh, pari a circa 30 milioni, ormai insostenibile da entrambe le parti (debiti commerciali, maturati nel tempo, e anche convertiti in debito finanziario). Il 28 maggio 2014 fu sottoscritto un atto di impegno tra Aem e Lgh, che impegnava Aem alla restituzione di più di 18 milioni con scadenza annuale a partire dal 2014 stesso entro il 2019 (dai 2 ai 5 milioni l’anno), con il contestuale impegno negli stessi anni, a partire dal 2014, di cessione dei crediti introitati fino alla estinzione dei 18 milioni! Lgh tra l’altro scrisse più volte ad Aem minacciando la sospensione dei servizi a fronte di un non pagamento dei servizi
stessi. Immaginate quali conseguenze sulla città». Senza ricorrere all’immaginazione e restare nel reale, si può concludere che le due
narrazioni collidono.
Pizzetti e Galimberti militano entrambi nella stessa area politica. Dovrebbero parlarsi e poi risolvere il quesito che queste dichiarazioni sollevano: quale delle versioni è da prendere per buona?
Punto due. Pronunciamento Anac.
«Su sollecitazione di una parte politica – spiega Pizzetti a La Provincia – l’Anac ha espresso un parere non favorevole ma era appunto un parere, legalmente non vincolante e che confligge con gli altri in nostro possesso». L’Anac, organismo dello Stato, quindi pubblico, conta meno degli studi legali e dei consulenti privati e pagati decine o anche centinaia e migliaia di euro. A che serve l’Anac? Se i pareri privati, di parte valgono di più di quelli pubblici al di sopra delle parti, paradossalmente si potrebbe sostenere che è inutile andare in tribunale. Il pubblico ministero infatti perderebbe sempre e gli avvocati vincerebbero facile. Un’affermazione che, pronunciata da un deputato della repubblica, lascia perplessi e suscita una curiosità. A chi si riferisce Pizzetti quando dice: in nostro possesso? Nostro di chi? Non suo, non era né in consiglio comunale, né nel consiglio di amministrazione di Aem. Da escludere un plurale maiestatis. Nostro? Bel dilemma.
Punto tre. Vantaggi della fusione per il territorio.
«Alla fine del percorso – dice Pizzetti – emergerà la bontà di questo matrimonio contratto non per amore ma per interesse dei territori e delle comunità». Nella «Documentazione a supporto del processo di fusione» del 4 maggio 2021, in fondo a pagina 28, scritto piccolo, come le norme dei contratti delle assicurazioni, che nessuno legge, si trova questa precisazione: «Il Partner Maggioritario si impegna al
mantenimento, a seguito della fusione di Lgh in Asa, delle seguenti società, oggi controllate da Lgh, e della rispettiva attuale sede sociale: LD Reti s.r.l., Linea Gestioni s.r.l., Linea Ambiente s.r.l., Linea Green s.p.a. per un periodo di almeno 24 mesi in coerenza con l’esistenza di un beneficio economico derivante dal loro mantenimento come entità giuridiche separate, ferma la loro piena integrazione nell’ambito delle business unit di riferimento di A2A e delle relative organizzazioni, con tutela dei complessivi livelli occupazionali».
Chiaro e inequivocabile. Si potrà discutere all’infinito, ma è innegabile che A2a è padrona assoluta della società. Lgh conta meno di una cicca di sigaretta. Il padrone manterrà l’assetto attuale per due anni, poi in base al beneficio economico deciderà il destino di Lgh
e dei suoi satelliti. Da subito però Milano, comanda.
Pizzetti intona un gloria alla fusione e si lancia in una profezia: «I consiglieri comunali devono essere orgogliosi della scelta che hanno fatto e possono stare tranquilli». Se lo dice lui. Ma intanto chi di loro è superstizioso ha toccato qualcosa di scaramantico.
Antonio Grassi