Sono Stefano, ho 21 anni, da 2 e mezzo vivo a Milano. La ‘mia’ Cremona mi ha cresciuto e poi, per dare forma al mio futuro, mi ha consigliato di spostarmi altrove; questo glielo devo rimproverare.
Milano è un po’ il mio Erasmus, una realtà in cui mi sono buttato a capofitto dal primo giorno in cui l’ho vissuta, e come alla fine dell’esperienza in un altro Paese, tornare a casa diviene difficile, perché a 18 anni non hai casa in testa, hai i castelli. Ed è normale che sia così.
Puoi avere la casa più comoda e funzionale del mondo ma vuoi più stanze, più pareti da coprire di quadri, esperienze, incontri, una libreria più ampia dove riporre i capitoli della tua vita. Insomma, questi castelli non devono rimanere ‘in aria’.
Quando entra in questa fase, un ragazzo cremonese si trova davanti due possibili strade: adattare i suoi castelli alle misure di casa, oppure traslocare con quel che ronza nella sua mente in un altro luogo fisico. Tosta. Perché quel ragazzo sa che casa sua non potrà più sopportare l’impeto delle sue idee. Ma allontanarsi, alla fine, è uno sbattimento.
È la prima vera scelta di vita, fatta negli anni più delicati; il momento in cui decidi dove indirizzare il tuo ‘ingegno ingenuo’, l’insieme di elementi personali, estro e grezzi fondamentali metodologici in un’unica direzione: il tuo sogno nel cassetto. Se si disperde anche solo uno di questi fattori, la strada si fa ancor più tortuosa, dato che l’estro, senza il metodo, non trova modo di applicazione e il puro metodo, il più delle volte, non raggiunge il risultato desiderato.
Ipotizzare un qualsiasi confronto tra Cremona e Milano è pura follia. La metropoli dispone di una intrinseca dinamicità e per un cremonese viverci significa innanzitutto ambientarsi, dato che il ritmo della città sfiora l’ossessione. Poi ci si abitua, come si prende l’abitudine di riprogrammare i tempi e le distanze: se i dieci minuti in bici per arrivare al Po sembravano un’eternità, adesso la mezz’ora di metro è la normalità, come cambiare tre mezzi, vedere ogni giorno persone che non vedrai più la mattina dopo.
A Milano sei tu e uno tra un milione e mezzo di persone: la competitività nasce alla fermata del bus per prendersi il posto e termina con la corsa contro il tempo per battere le buste della spesa bio-degradabili, che a quanto pare si degradano fin troppo alla svelta. Durante la giornata ci si confronta con una realtà che non solo cammina più veloce, ma pensa più veloce.
La Madonnina è esigente, precisa, metodica e, se ci si prende gusto è una vera svolta.
Però tornare è fisiologico. C’è un solo luogo che si identifica come ‘casa’. È la sensazione di leggerezza alle gambe quando si varca la porta: quella è Casa.
Cremona, nel suo complesso, spicca per ingegno ingenuo. È una realtà naïf. Lo si avverte camminando per le vie del centro, chiedendosi se l’aria che si respira abbia bisogno di una nuova freschezza, se non sia sufficientemente frizzante per svegliare i sensi al mattino presto. Nonostante ciò, ogni volta che torno mi ricorda che, in fin dei conti, se sono fiero di ciò che sto costruendo per me è precisamente grazie all’ingegno ingenuo che Cremona, in tutte le sue sfumature animate e non, ha saputo trasmettermi.
Forse già consapevole che un po’ dei suoi ragazzi l’avrebbero criticata, denigrata e anche lasciata, ma pur sempre chiamandola Casa.
3 risposte
Sei pur sempre un cremonese! E, come tale, in qualche modo, invidiato. Anche se ormai la differenza si assottiglia di fronte al video giorno e notte.
Bravo Stefano sei riuscito molto bene a trasmettere la diversità delle due città e anche le emozioni che ti danno !
Da ragazzo cremonese che ha dovuto affrontare un cambio di vita analogo a quello descritto dall’autore, ho apprezzato particolarmente la descrizione delle emozioni provate nel vivere due città profondamente diverse tra loro