Lista unica alle elezioni provinciali?  Meglio la  dialettica politica

16 Agosto 2024

Dopo 10 anni dall’entrata in vigore della  legge Delrio  (56/2014), limitante   le  competenze  gestionali  delle  Province e l’abolizione dell’elezione  diretta dei  presidenti  e  degli organi provinciali, sostituita con un sistema di secondo livello riservato solo  ai  consiglieri comunali e sindaci,  nonostante i ripetuti impegni  politici quella normativa colpevolmente non è ancora stata archiviata. 

La legge, che doveva essere temporanea in previsione della  completa  cancellazione delle Province,  è  nel  limbo a decorrere dalla  bocciatura del  referendum  costituzionale  tenutosi  nel dicembre 2016.

Aver assecondato  la  ventata anticasta e antipolitica è stato un grave  errore,  oggi  largamente  condiviso  dai principali partiti  a fronte delle  criticità  conseguenti  nei  riordini amministrativi,  negli  accentramenti dei  poteri  in capo alle Regioni  e  nei  tagli delle risorse assegnate. 

I  ripensamenti  al  riguardo  si  moltiplicano,   ma  la formalizzazione  di  un  testo legislativo unitario  che ripristini  il ruolo  delle Province, le  loro  storiche  rappresentatività,  funzioni  e  competenze  unitamente  all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri ancora langue nelle commissioni  parlamentari.

Nelle more  dell’urgente archiviazione  della Legge Del Rio,  mi paiono   del   tutto  incoerenti,  con  le modifiche in  approvazione, le proposte  per  “spoliticizzare”  le competizioni  elettorali  da parte  delle principali forze politiche.

In nome  dei  rituali  proclami sulla unità territoriale,  si ipotizzano liste  e candidature unitarie,  naturalmente  previ intese e accordi  politici e amministrativi,  penalizzando  ulteriormente  il   già  sottovalutato  apporto  degli amministratori  dei  piccoli Comuni,  nonché  le  aspettative  dei  cittadini che,  esclusi dal voto, reclamano almeno chiarezza circa le  responsabilità  gestionali  operanti nei rispettivi ambiti territoriali.

Esempi  di  soluzioni  concordate  tra  centrosinistra e centrodestra, ci sono, ma  non credo che  il contesto cremonese  debba acriticamente  uniformarsi a tale prospettiva.

Quale credibilità potrebbe avere una canditura unica alla presidenza della nostra Provincia,  quando  alle  elezioni comunali di Crema, nel 2022, si sono confrontati 6 candidati sindaco, espressione di  altrettanti  programmi,  cosi  come  è  accaduto, nel 2024,  anche a Cremona.

Di fronte a ingessate  coalizioni  di  potere,  come  agli schieramenti pregiudizialmente  ostili nei confronti delle  parti  avverse,  va   opposta  una  via alternativa  dialettica,  che  metta  insieme  una reale prospettiva politica, un programma distintamente  “per” e non contro.

Se i potenziali costruttori di tale processo, presenti tra gli  amministratori comunali e negli ambiti politici, non si rassegneranno  agli eventi in  fieri,  le elezioni del presidente e del consiglio provinciale previste per il prossimo 29  settembre,  potrebbero  rivelarsi  meno scontate, a vantaggio di una  consultazione  di  adeguata  dialettica  politica.   

 

Virginio Venturelli 

 

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