”Liti e cause, Baldesio gravemente danneggiata”

20 Agosto 2025

Caro direttore,

sono socio della Baldesio da generazioni e tuttora la frequento, quando posso, con la mia famiglia. Le scrivo perché mi duole assistere al degradare della discussione che la riguarda, sperando che non sia del tutto vana la speranza di riportare a maggior lucidità pensieri e opinioni inerenti a questa vicenda, dove vari soci oppongono le proprie ragioni, le quali rischiano talvolta di apparire viziate da scelte di parte e prese di posizione. Ne un’ulteriore via può essere quella del rifiuto o del disinteresse, dal momento che i problemi sono in piazza e chiamarsene fuori non produce alcun tipo di effetto.

E però, in questa discussione, occorre tenere costantemente presente come la parte pubblica di questa disputa nasca da un interpello del socio Corazzi, alla quale, con una scelta che a molti è sembrata poco lungimirante o superba, è stato opposto un diniego. E se può essere oggetto di discussione l’eventuale pretestuosità della domanda, non lo può però essere la certificata illiceità della risposta, un fatto che avrebbe potuto rappresentare per il consiglio l’incentivo per discutere in modo trasparente e aperto delle dette spese, potendole peraltro utilizzare per rivendicare il proprio operato o riconoscere le proprie eventuali mancanze, ma soprattutto dando a ciascun socio la possibilità di poter valutare la situazione su dati di fatto, incentrando la discussione su un oggetto più produttivo, senza che questa assumesse toni personalistici.

Le vicende conseguenti non hanno invece prodotto nulla di buono né per la società né per i soci; e nonostante il crescente imbarazzo che la situazione stava via via generando, il mancato abbandono del piglio iniziale ha finito per acuire ulteriormente la volontà di scontro, con poca o nessuna considerazione del fatto che la prima vittima di tale situazione sarebbe stata l’immagine pubblica della Baldesio. Chiedo, si sarebbe potuto operare con maggiore responsabilità? Non vi erano alternative? E se pure, nella buona fede, una reazione di pancia può certo considerarsi umana e sincera; come altresì può risultare accettabile che persone con ruoli di rappresentanza mostrino quelle magliette e che successivamente il collegio dei probi viri, non considerandolo un torto sufficiente, decida di sospendere e poi espellere il socio al quale erano presumibilmente dirette? Davvero non vi era altra destinazione adatta o migliore per il denaro che è stato e verrà speso per la diatriba legale? Si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio? Ponderare meglio le scelte? Tutelare l’immagine della società tutta? Superato l’imbarazzo, sono queste le domande che ogni socio si pone o dovrebbe porsi. Ma soprattutto: nessuno trova statisticamente improbabile che nessun consigliere o proboviro abbia una mano da alzare e qualcosa da dire nel merito, magari pubblicamente? Nessuno che vuole smarcarsi, anche solo un po’, da come è stata gestita la questione, soprattutto ora che ha preso una piega giudiziaria? Il fatto stesso che la lettera inoltrata da cinquanta soci con l’obiettivo di riportare la discussione nell’alveo privato e con toni meno cafoni non riportasse le firme dei promotori non testimonia forse il loro timore di esporsi, di passare da elementi ragionevoli quali paiono essere, a dissidenti? È questa l’aria che si respira oggi?

E poi. Qualcuno è davvero in grado di sostenere che dieci anni fa la società non godesse di maggior prestigio rispetto ad oggi?

Continueremo ad essere i migliori per grazia ricevuta? Davvero si pensa che nessuno visiti altre società, in città o altrove, dove pranzi e cene sono serviti almeno nel weekend, dove i bambini hanno scivoli o fontane, dove le manutenzioni sono effettuate a regola d’arte, dove si fanno eventi di qualità, dove i ristoranti si usano anche per business meetings?

Tutta questa esposizione comunicativa non si sarebbe potuta indirizzare meglio per far comprendere ai soci quale sia la direzione che il consiglio vuole intraprendere per migliorare finalmente servizi e strutture a beneficio di tutti, radunando consensi col fare, e non rischiando di perderli col battibeccare? Come non comprendere come tale operato possa mettere in imbarazzo la società tutta e i suoi soci? Non sarebbe meglio che questi vengano maggiormente informati a proposito di ciò di cui il consiglio voglia e possa reputarsi orgoglioso, anziché vederlo coinvolto in simili toni e soccombere in tribunale? A nessuno è parso il caso di fornire alle critiche una risposta strutturata e completa, che fugasse le ambiguità che sembrano rimanere?

Comprendo perfettamente che sia soprattutto la parte sportiva ad attirare l’attenzione di chi è chiamato a gestire la società, perché oltre ad essere l’oggetto sociale, questa costituisce la gran parte della sua immagine pubblica. Ciò è corretto, ma non ne può conseguire il rischio di una minore considerazione per chi è fuori da questo o quel giro, per chi sfrutta le strutture più sporadicamente, o magari solo in estate. E questi sono la maggior parte dei soci della Baldesio.

Ora, il ruolo di un consiglio è di tutelare gli interessi dell’intera collettività dei tremila associati (non dei trenta della propria cerchia, non dei trecento di uno sport: di tutti i tremila) nella gestione della cosa comune. I consiglieri sono, di fatto, delegati.

Quanto agli attuali, o quantomeno una parte di essi, il riscontro di un grande numero di oppositori in sede di votazione (45%) avrebbe a maggior ragione dovuto condurne qualcuno a tenere in maggior considerazione l’espressa volontà globale dei soci, e dunque indurli a comprendere di risultare divisivi, e questo purtroppo già a prescindere dalla considerazione del loro operato. Soprattutto perché una simile opposizione, non avendo precedenti, non può che essere la testimonianza di un clima teso. Ma le votazioni di una società sportiva dilettantistica – questa è la Baldesio – dovrebbero puntare ad unire, non a dividere. E se divisiva è già la votazione, non dovrebbe altresì esserlo il conseguente operato del consiglio, il quale sarebbe opportuno operasse per rimarginare le ferite iniziali anziché acuire gli scontri. Tale è il peso della rappresentanza: oltre agli onori, gli oneri. Sembra però che tale non sia la direzione scelta, dal momento che una parte di esso è addirittura apparsa disposta a rendersi protagonista di uno sbeffeggio poi giunto nelle preposte aule: possa o meno configurarsi un reato, di certo le parole scelte nel testo dell’ordinanza non sono lusinghiere.

E tutto ciò non considerando, peraltro, che l’accentuarsi della sgradevolezza dei toni del conflitto e il conseguente faro puntato sulla vicende societarie non potranno che finire per portare più persone alle prossime votazioni, dove la volontà della maggior parte dei partecipanti sarà sicuramente quella di provare a far dimenticare questa incresciosa figuraccia pubblica che svilisce la società e con lei, purtroppo, i suoi soci. E questo perché i volti della Baldesio non sono solo quelli del suo consiglio, ma anche quelli di tutti i suoi soci.

Grazie dello spazio e complimenti per la sua iniziativa editoriale.

 

Giovanni Cervi Ciboldi

97 risposte

  1. Gentile Giovanni, la sua lettera, pacata nei toni e costruttiva, offre numerosi spunti di interessante discussione, in primis il delicato equilibrio tra la società sportiva e la società ricreativa, quest’ultima come lei giustamente osserva preferita forse dalla maggior parte dei soci e quindi meritevole di una quasi filosofica riflessione su quello che sarà il futuro della Baldesio, perché senza soci paganti non si ha la Baldesio, sia ricreativa sia sportiva.
    Pure il ragionamento di guardare anche oltre il recinto sociale merita una riflessione, ben evidenziando il fatto che il concetto di essere migliori non piove dal cielo e personalmente sono convinto che migliori noi non lo siamo affatto, avremo meno gente che frequenta, e questo è un plus, ma in fatto di strutture manutenzioni verde servizi ed iniziative user friendly siamo lontani anni luce da tutte le nostre cugine. E questo per un quasi odioso ed in alcuni casi ottuso senso di autoreferenzialita’ che il socio Baldesio da anni si autoregala quasi a giustificazione del far il meno possibile.
    Ciò premesso, per venire alle note dolenti, da più parti si è chiesto di posare i coltelli e ritornare ai tavoli di un confronto schietto, sincero e soprattutto non cafone ma, ahimè, una controparte ben delineata ed abituata a voler che tutto vada come si è convinti che debba andare non ha mai ottemperato a queste richieste ed ha continuato come un rullo compressore, gli stessi probiviri hanno più volte tentato di mediare ma senza successo, vi è fin uno scritto concordato in loro presenza e firmato dalle parti che è andato subito disatteso la mattina successiva.
    Ahimè non vedo molte soluzioni se non quella di attendere a scadenza un nuovo consiglio sperando che questa modalità ampiamente criticabile di controllo/critica non faccia scappare a priori qualsiasi persona che voglia occuparsi gratis della gestione sociale.
    Cordiali saluti

    1. Lei pensa che la querelle del socio si fermerebbe al solo attuale consiglio?
      Fortunatamente è un ex socio, e nessun giudice potrà ribaltare una decisione presa sulla base di valutazioni personali e non da codice penale.

      1. Il solito Gino, difensore dell’indifendibile. E ormai tutti abbiamo capito il perché.

        Prima di tutto, una precisazione: io non sono un “ex socio”. Ho impugnato la mia esclusione davanti al Tribunale, e fino a sentenza definitiva la mia posizione resta sospesa. Anzi, ti stupirà sapere che, a oggi, le due cause che ho promosso contro questo Consiglio le ho vinte entrambe. E sempre davanti a un giudice.

        Mi colpisce la tua sicumera quando scrivi che “nessun giudice potrà ribaltare la decisione”. È curioso: la certezza assoluta sul futuro appartiene solo agli ingenui… o a chi finge di non vedere che la legge e lo statuto sono già stati violati più volte, e sempre nello stesso senso.

        Ti spiego meglio, così magari la prossima volta eviti figuracce: il mio ricorso contro l’esclusione non è un procedimento penale – come sembri credere – ma una causa civile, nella quale il giudice valuterà se la mia espulsione sia avvenuta nel rispetto dello statuto e delle regole di diritto. A questa seguirà anche la mia azione per il risarcimento dei danni subiti.

        Quindi sì, io sono certo che rientrerò in Baldesio a testa alta, perché la legge è dalla mia parte. E altrettanto certo è che a dover uscire saranno coloro che hanno violato lo statuto e chi li ha coperti, arrivando persino a magnificare il Consiglio con la loro “gratitudine”.

        La differenza tra noi, caro Gino, è che io non parlo per slogan, ma porto atti, sentenze e fatti. E davanti a questi, non c’è nome falso che tenga.

        Alberto Corazzi

    2. Signor Codazzi,
      ho letto la sua replica e apprezzo l’attenzione con cui affronta il tema del futuro della Baldesio. Concordo su un punto: non basta vivere di autoreferenzialità, bisogna guardare fuori dal nostro recinto e investire in servizi, strutture, qualità.

      Ma non posso condividere il quadro che lei traccia delle vicende che ci hanno condotto sin qui. Lei parla di “coltelli da posare” e di una “controparte rullo compressore”. La realtà è diversa e molto più semplice: tutto nasce da una precisa scelta del Consiglio, che a una legittima richiesta di accesso agli atti ha opposto un diniego poi giudicato illegittimo da un tribunale. Non è una “diatriba tra fazioni”, è la violazione di un diritto.

      Quanto ai probiviri, lei scrive che hanno più volte tentato di mediare. Io ricordo invece altro: esposti dei soci contro le magliette diffamatorie ignorati, esposti sulle violazioni statutarie mai aperti, e nello stesso tempo esposti del Consiglio contro i soci accolti e trattati con solerzia. Se i probiviri avessero fatto il loro mestiere, sanzionando chi ha indossato quelle magliette, oggi non staremmo parlando di “coltelli”, ma di una vicenda chiusa sul nascere.

      Lei accenna persino a un accordo firmato e disatteso il giorno successivo. Mi permetta di dirlo: questa è una ricostruzione non veritiera. Non vi è mai stato un mio accordo violato: ci sono solo state diffide precise, motivate e documentate, a cui il Consiglio ha sempre opposto il silenzio o la repressione.

      Infine, lei teme che questa modalità di critica scoraggi chi vorrà in futuro occuparsi “gratis” della gestione sociale. Io credo l’opposto: la vera paura che allontana le persone perbene non è la critica, ma la cattiva gestione. Nessuno fugge davanti a chi chiede trasparenza; semmai, si allontana chi vede giochi di potere, occultamenti e decisioni imposte senza confronto.

      Le garantisco che appena questo Consiglio e questi probiviri lasceranno il passo, la Baldesio tornerà a essere quella che è stata per sessant’anni: una società viva, serena, capace di discutere anche animatamente, ma senza degenerare in tribunali e in magliette diffamatorie. Perché la Baldesio, lo ripeto, la fanno le persone.
      Alberto Corazzi

      1. Sig. Corazzi, io non accenno ad un presunto accordo, l’accordo, scritto, esiste eccome e lo ha firmato lei in presenza del suo avvocato assieme al consiglio ed in presenza dei probiviri.
        Il fatto che lei non ne faccia mai menzione ed anzi ne derubrichi l’esistenza ad un fatto ipotetico la dice lunga sulla sua volontà di ricondurre tutto a dei livelli accettabili di confronto e di merito.
        Lei continua a pretendere dimissioni ma si ricordi che fino a prova contraria l’assemblea e quindi i soci hanno legittimato l’operato del consiglio e lei al momento è un ex socio, che dimentica oltretutto di non essere stato di parola non rispettando la mattina successiva l’accordo da lei firmato in presenza di tutti.
        Cordiali saluti

  2. Gentile Gino, non lo penso affatto e credo anzi sia un grosso problema per il futuro del sodalizio in quanto chi si offrirebbe di mettere a disposizione il proprio tempo se lo attende una spada di Damocle alla prima occasione utile? Solo un folle a mio umile parere.

    1. Infatti, quindi concorda con me che l’esclusione è un bene per il presente e per il futuro della baldesio.
      Corra … fattene una ragione tu ad oggi sei un ex socio e alla Baldesio tu non vieni e se per sfig@ rientri verrai fischiato …, e poi riespulso.

      1. Sceriffo guarda che abbiamo capito tutti chi sei. Ti sei tradito tempo fa.
        Sei una caricatura che fa ridere più che infastidire.
        sono quasi preoccupato per la tua bile: l’invidia è una brutta bestia, e spesso chi ne è pieno finisce soffocato dal proprio stesso vomito.

    2. Le sa che ci sono fornitori che non vogliono avere a che fare con la Baldesio?
      Non vogliono accostare il proprio nome a vicende spiacevoli, pensi che bella pubblicità negativa per la ditta che ha installato le telecamere. Additata dal sig. Corazzi come cara. Io se fossi in loro gli avrei mandato una PEC o fatto esposto.
      Anche perché il signore non ha mai fatto vedere a nessuno un’alternativa vera con tanto di preventivo con intestazione e non fatto con chat gpt. Perché sappiate che l’AI è la miglior compagnia del signore 🧑

      1. Per lo stesso lavoro io ho un preventivo reale a un terzo del prezzo. Questo basta e avanza: quello scelto è più caro, fine della storia.

  3. Il contributo pubblicato oggi, per il quale ringrazio l’autore, mi offre l’opportunità di esprimere il mio punto di vista a proposito di interventi, articoli e altro letti nel corso degli ultimi anni a proposito delle vicende rese pubbliche da chi aveva interesse a farlo.
    Innanzitutto, ritengo che per un consiglio che opera a titolo gratuito con responsabilità di rilievo ed eletto dalla maggioranza dei soci che hanno deciso di esercitare il diritto di farlo, dover gestire per anni una simile dissidenza rappresenta uno sforzo immane e ingiustificato. I consiglieri lo stanno facendo – in modo opportuno o meno saranno le sentenze eventuali a certificarlo – comunicando con noi in modo puntuale e spiegando dopo ogni accusa ricevuta. Non penso sarebbe giustificato in termini di risorse l’investimento di istituire un consigliere con il compito di gestire la dissidenza. Le capacità politiche e comunicative magari non sono sempre all’altezza. Ma, mi pare, che si tratti di un punto di debolezza che penalizza più il consiglio che non la controparte.
    Non mi sembra poi che un numero significativo di soci abbia nominato o eletto ufficialmente il rappresentante della dissidenza. Il quale pertanto rappresenta solo se stesso, al momento.
    Parlando di numeri, se il 55% dei soci ha approvato l’ultimo bilancio e, di fatto, l’operato del consiglio, dimostra di volergli rinnovare la propria fiducia. Non mi sembra che i partiti che sostengono il governo in carica possano esibire percentuali di molto maggiori. Anzi. Eppure si parla di un governo che sta scalando rapidamente la classifica in fatto di longevità.
    Venendo al confronto con le altre società, se anche si fosse creato un divario di qualità dell’offerta – e non ho elementi per valutarlo in modo oggettivo né trovo rilevanti gli esempi portati – non credo che possa essere imputato a un consiglio in carica da nemmeno tre anni. Se ostentiamo superiorità ingiustificata rispetto alle altre canottieri, si tratta di un atteggiamento storico che si riflette in un’inerzia (o lentezza) nell’adottare il cambiamento altrettanto di lungo periodo. D’altronde, il socio Baldesio quando si tratta di approvare investimenti consistenti è molto conservativo. Non ritenendo forse l’esborso personale giustificato dall’utilizzo delle strutture societarie.
    Infine, mi sembra irrilevante a fronte di quello che succede tutti i giorni in Italia e nel mondo, l’eventuale ipotetico danno d’immagine per i soci della Baldesio derivante dalle vicende di cui si parla. Sono sicuro che tutti i soci dispongano delle risorse necessarie per accrescere il proprio status sociale anche prescindendo dalle beghe della canottieri.
    Infine, se c’è la volontà di sconfessare l’operato di chi ci sta guidando in questi anni, non mancano le occasioni per farlo nelle sedi più opportune, quali, per esempio, le assemblee per l’approvazione del bilancio. Se i soci non partecipano, o partecipano approvando, vuol dire che per la maggioranza le cose stanno ancora bene così. No?

    1. Gentile Sig. Genzini, quello che ha scritto non fa una piega, ma vedrà ora la risposta che le riserva il Corazzi guardi anzi se vuole inizio io con le varie argomentazioni, che poi sono sempre le solite che girano da anni, consiglio condannato in tribunale, sentenza giudice Fattori, Probiviri servi del potere, magliette, tigli salvati, ortensie perdute, telecamere a 2 euro l’una, voto ai minori, costo del frigor a carico del bar, data del verbale non corretta, Mirri gira, statuto salvato, assemblea nulla, deleghe non valide, rientro a testa alta e altre due o tre massime che tra poco vedremo tatuate sulle braccia di qualcuno all’interno della società come meme. Per quelle che mancano vedrà che ci penserà il diretto interessato nella sua risposta.

      1. Tutto quello che hai elencato è corretto: condanna in tribunale, sentenza della giudice Fattori, magliette diffamatorie indossate dai consiglieri, 274.000 euro spesi per 42 telecamere, assemblea annullata per violazione dell’articolo 11 dello statuto. Non sono slogan, sono fatti.

    2. Genzini,

      qui non c’è nessun “decidente” e nessun “rappresentante della dissidenza”. C’è un socio che, a differenza di altri, ha avuto il coraggio di far valere i diritti di tutti i soci, rivolgendosi al Tribunale. E non dimentichiamolo mai: questo Consiglio è stato condannato per averli negati.

      Parlare allora di “dissidenza personale” è fuorviante: non si tratta di opinioni o di sfoghi, ma di una sentenza che certifica violazioni gravi. È la legge che ha dato ragione a un socio contro chi avrebbe dovuto garantire trasparenza e rispetto dello statuto.

      Il resto – percentuali, paragoni col governo, riflessioni sullo “sforzo immane” – è fumo negli occhi. Il punto centrale resta uno solo: i diritti dei soci sono stati calpestati, e se oggi se ne può parlare apertamente è grazie a chi non si è voltato dall’altra parte.

  4. Risposta alla lettera di Giovanni Cervi Ciboldi

    Caro Direttore,

    ho letto con sincera attenzione l’intervento del socio Giovanni Cervi Ciboldi. È raro trovare, in un dibattito ormai avvelenato, un tono così pacato e al tempo stesso così lucido. Ne colgo la preoccupazione di fondo: il desiderio di riportare la discussione a ragionamenti limpidi, senza personalismi.

    Le sue domande sono quelle giuste: “Si poteva evitare? Non vi erano alternative?”.
    E la risposta, purtroppo, è tanto semplice quanto amara: sì, si poteva evitare tutto, se non ci fosse stato questo Consiglio Direttivo.

    Lo dico con la memoria di chi è socio da sessant’anni. Mai prima d’ora la Baldesio aveva conosciuto una simile sequenza di errori: un diniego all’accesso agli atti sfociato in una condanna in Tribunale, magliette offensive indossate da consiglieri in carica, un’espulsione comminata non per un atto illecito, ma per aver chiesto chiarezza. Nessun altro Consiglio aveva mai trascinato la nostra società in un simile pantano.

    Ma c’è un altro punto che non può essere taciuto: il Collegio dei Probiviri.
    Se essi avessero fatto il loro dovere, trattando con equilibrio gli esposti, la vicenda non sarebbe mai degenerata. Invece hanno usato due pesi e due misure: hanno sempre accolto e istruito con zelo gli esposti del Consiglio contro i soci, ma hanno sistematicamente ignorato quelli dei soci contro il Consiglio. L’esempio più lampante riguarda proprio le magliette diffamatorie: a quell’epoca il mio esposto fu ignorato, eppure oggi il giudice Mombelli ha stabilito che quelle magliette erano offensive e rivolte proprio a me.
    Se i Probiviri fossero intervenuti subito, sanzionando quei comportamenti, il Consiglio sarebbe già decaduto da tempo. Invece hanno preferito scrivere di “portare gratitudine” al Consiglio: ma quale terzietà, quale imparzialità hanno dimostrato con simili parole?

    È come una nave che, da sempre, ha solcato il fiume con qualche discussione fisiologica tra passeggeri: è normale, fa parte della vita di bordo. Ma questa volta non è stata una lite tra passeggeri: è stato il timoniere a scegliere la rotta sbagliata. E i controllori, che avrebbero dovuto fermarlo, si sono limitati ad applaudirlo. Non sorprende allora che la nave abbia sbattuto sugli scogli.

    Molti dicono: “Ci sono stati toni accesi da entrambe le parti”. Ma non è così. In una famiglia, le discussioni sono naturali; ciò che non è naturale è che il padre decida di cacciare un figlio pur di non dargli spiegazioni. Questo ha fatto il Consiglio, e i Probiviri hanno avallato.

    Ecco perché non condivido l’idea che le colpe siano “di tutti” o che si tratti solo di una escalation di toni. Qui c’è una catena di scelte precise e tutte riconducibili a chi governa e a chi avrebbe dovuto controllare.

    Eppure, nonostante il quadro amaro, resta la certezza che la Baldesio non è né di un Consiglio né di un Collegio di Probiviri: la Baldesio sono i suoi soci. Sessant’anni di storia ce lo ricordano: mai prima d’ora simili degenerazioni, e mai più in futuro se torneremo ad avere consiglieri diversi e probiviri imparziali.

    Per questo la mia speranza, anzi la mia sicurezza, è che appena questo Consiglio sarà decaduto e i probiviri avranno lasciato il posto, la Baldesio tornerà a essere quella che è sempre stata: una comunità viva, rispettata, capace di discutere senza sprofondare nelle vergogne. Perché la Baldesio la fanno le persone.

    Alberto Corazzi

    1. Siamo alle solite ‘non condivido l’assunto che le colpe siano di tutti’, ‘non ci sono stati toni accesi da entrambe le parti’, ‘si poteva evitare tutto, se non vi fosse stato questo consiglio’. Vede Corazzi, tal tipo di risposta, in linea con quella che ha dato ai soci firmatari della lettera in cui si chiedeva con buon senso di abbassare i toni, non fanno altro che dimostrare che non è possibile nessun punto di contatto con lei se questo punto presuppone che siano entrambe le parti ad aver esagerato, perché lei non accetta critiche o suggerimenti, di qualsiasi tipo siano, da qulsiasi parte provengano. Spiace constatare che da questo punto di vista siamo davanti ad un muro di gomma e la società non ha bisogno di muri di gomma ma di gente che ammetta con modestia ed umiltà che può aver anche esagerato, se non è in grado di fare questo semplice passaggio mentale allora non si è più in un sano contesto di critica e di dibattito e, a parer mio, è corretto che i rami malati debbano venir tagliati. Piaccia o no fino a prova contraria il consiglio oggi è in carica per il volere dei soci, assieme al collegio dei probiviri da loro nominato per statuto, e se devo scegliere chi buttare dalla torre la risposta mi è più che chiara, avvallata anche dalle sue continue risposte. E questo per una questione morale, poi sarà il giudice a decidere se la sua espulsione è valida, ma per me moralmente la cosa è chiara.

      1. Adami, si faccia una ragione: l’unico punto di contatto possibile tra me e questo consiglio, oggi, è il tribunale. Poi lei vorrebbe buttarmi giù dalla sua torre: il problema è che io non ci salirò mai. Io salgo solo sulle torri che stimo. E quanto alla morale, non prendo certo lezioni da Paolo Adami.

        1. Lei salga dove vuole, per quanto mi riguarda può salire anche sulla torre di Babele che per me è comunque da buttar giù. Poi per la morale stesso discorso, veda lei dove vuole arrivare, la figura la fa lei con la sua faccia e con il suo nome, non con il mio.

    2. Gent. Genzini,
      Vede, alla fine ho imparato che il dissenso è connaturato a qualsiasi assunzione di responsabilità. Chi fa il padre fronteggia il dissenso dei figli, chi dà lavoro quello dei dipendenti, chi gestisce una società quello dei soci. Siamo nell’alveo della normalità. La questione è il modo in cui questo dissenso viene gestito, se le risposte che si forniscono vanno al cuore delle questioni. Se questo accade, il dissenso può rimanere, ma le diatribe si placano. Questo, ed è sotto gli occhi di tutti, non è capitato. L’immane sforzo cui lei fa riferimento è sicuramente realtà, ma lo è solo perché la situazione è sfuggita di mano. Ed è sfuggita di mano perché sono state mal tollerate le critiche e poco ponderate le risposte, fatto che ha fatto perdurare fino ad oggi le ambiguità che nemmeno questo nostro interloquire riuscirà a sanare.
      Domando: le critiche di Corazzi erano legittime? C’è del vero nelle questioni che solleva? La risposta appare ovvia nel momento in cui si prende atto del terremoto che hanno prodotto. Nessun agire che possa essere considerato come una semplice critica pretestuosa o come una mera falsità sarebbe in grado di produrre questi effetti. In poche parole, le domande hanno fatto rumore perché a molti le risposte non non hanno chiuso il dibattito. Dibattito in cui, e lei ha perfettamente ragione quando lo dice, il signor Corazzi – non avendo mandati – non può che rappresentare sé stesso. È proprio questo che colpisce. Non vedendo secondi fini nel suo operato, viene spontaneo chiedersi quale sia il suo interesse nell’esporsi, nel dibattere, nel citare in giudizio: è sotto gli occhi di tutti che, ad oggi, il signor Corazzi da questa faccenda ha avuto molto da perdere e nulla da guadagnare. È soprattutto per questa pervicacia, credo, che – per quello che ci è noto – è arduo valutare il suo agire se non nell’ambito dell’impegno pubblico.
      Ed è proprio per questo motivo che la decisione dei probi viri di espellerlo diviene discutibile, sebbene immagino in buona fede e compiuta probabilmente per cercare di raggiungere l’obiettivo di una maggiore stabilità nel prevenire temporaneamente il completo strutturarsi di una cordata dissidente. Ora, per l’appunto, essendo stato espulso, non potrà – cito le sue parole – “porsi a capo della dissidenza”: lei ha di certo ragione, ma riconoscerà sicuramente che una dissidenza evidentemente c’è, se addirittura il 45% dei votanti di una società sportiva dilettantistica ha deciso di non avallare le scelte del consiglio. E se per lei un simile dissenso è normale, io in questo non posso purtroppo seguirla. Primo, perché non ha precedenti nella storia della società, dove simili voti sono solitamente plebiscitari perché le leadership sono salde, le spese routinarie e dunque il coinvolgimento dei soci limitato. E, viene naturale specificare, perché le decisioni sugli investimenti da varare sono sempre conseguenza di un precedente dibattito aperto.
      In secondo luogo, proprio per questi motivi, c’è sempre una grande inerzia nel voto da parte dei soci, la cui maggior parte tende a votare per mantenere lo status quo: il voto binario (“si”/“no”) tende spesso alla conservazione.
      È per questi motivi che quella che lei reputa una normale percentuale di oppositori, in realtà, pesa come un macigno sull’operato del consiglio. Alla luce di ciò, se dal punto di vista statutario questo è sicuramente legittimato a continuare ad operare, può davvero dirsi o essere sereno nel ritenere davvero pieno il proprio mandato?
      Ora, per comprendere i motivi della dissidenza io mi riferirei esattamente a quello che lei stesso ha sostenuto, ovvero che “il socio Baldesio, quando si tratta di investimenti consistenti, è molto conservativo”. Anche se l’ammontare degli investimenti approvati nell’assemblea in oggetto rendono questo un momento piuttosto inopportuno per il citato giudizio, dobbiamo prendere atto che è esattamente questo che ha generato la situazione in cui siamo, tant’è che la divisione nella compagine sociale si è presentata proprio in sede di votazione del bilancio. Questo perché è proprio nella gestione economica della cosa comune che non si deve mai dare adito a qualcuno di pensar male, anche e soprattutto se si è pienamente convinti della correttezza del proprio operato. E se qualcuno lo fa comunque, si è tenuti a spiegare le proprie scelte rendendone pubblico il percorso decisionale, analizzandole chirurgicamente e con la massima trasparenza, finché anche il l’ultimo dubbio della testa più dura sia stato fugato. È solo dopo tutto ciò che una votazione assume pieno significato, altrimenti si sta votando un acquisto sulla fiducia di chi lo promuove. Visto che la cassa è comune, sono certo che ciascuno di noi desideri essere certo che ogni spesa avvenga dopo l’attento vaglio di tutte le relative opportunità in sede comune. E se anche si volesse presumere che quel 45% che crede che ciò non sia stato fatto si sia opposto in quanto mal informato, non è comunque anche questo un difetto da parte di chi promuove il proprio operato?
      Posso infine assicurarle che il danno d’immagine che la società sta subendo è tutt’altro che ipotetico se di questa vicenda si è parlato anche sul principale quotidiano nazionale. Come lei dice, la nostra sarà sicuramente una discussione di minimo o nullo impatto su “tutto ciò che succede ogni giorno in Italia e nel mondo”, ma vedo che sta a cuore anche a lei in quanto ha tenuto a commentare ciò che ho scritto, e di questo la ringrazio.

      1. la ringrazio per la sua lettera, che offre l’occasione per chiarire alcuni punti che, a mio avviso, rischiano di rimanere in ombra se non si guarda con equilibrio all’intera vicenda.

        Lei riconosce che il signor Corazzi non rappresenta alcun mandato e agisce unicamente a titolo personale. È proprio da qui che nasce la criticità. In una società come la nostra, fondata su regole democratiche e rappresentative, la legittimità non si conquista con la visibilità o con la pervicacia, ma attraverso il consenso dei soci e l’assunzione di responsabilità formali. Esporsi pubblicamente senza avere un incarico, sollevare sospetti e alimentare un clima di sfiducia può sembrare impegno civile, ma nei fatti si traduce in un danno per tutti: rallenta i lavori, mette in discussione decisioni già deliberate e indebolisce l’immagine della società.

        Lei sostiene che le sue critiche abbiano prodotto un “terremoto”, e questo è vero. Ma non ogni scossa è indice di verità: a volte basta una campagna insistente, anche priva di reale fondamento, per generare confusione e divisione. Il punto non è dunque se il rumore ci sia stato – perché questo è innegabile – bensì se fosse giustificato. E la risposta, per chi conosce i processi decisionali seguiti, non può che essere negativa: le decisioni sono state assunte collegialmente, nel rispetto delle procedure statutarie, e non per arbitrio personale.

        Sostenere che il 45% di contrari rappresenti una crisi senza precedenti significa non considerare che molti di quei voti nascono proprio dal clima di diffidenza diffuso da Corazzi. Una leadership si misura anche nella capacità di portare avanti le decisioni nonostante il rumore di fondo, purché esse siano legittime e motivate. E lo erano.

        Infine, mi permetta una considerazione: il danno d’immagine di cui parla non è frutto delle scelte del consiglio, ma delle polemiche portate fuori dalle sedi opportune. Un socio che davvero avesse a cuore il bene comune non avrebbe alimentato questa esposizione mediatica, consapevole che l’unico effetto è quello di indebolire la credibilità della società e di esporla a giudizi superficiali da parte di chi non conosce la realtà interna.

        In sintesi: il dissenso è legittimo se costruttivo e se esercitato negli spazi previsti dallo statuto; diventa dannoso se personalizzato e ostinatamente condotto al di fuori delle regole. È questa, purtroppo, la cifra dell’azione del signor Corazzi.

        1. Gentile Gino, la ringrazio dell’analisi e posso seguirla, ma arrivo fin laddove il ragionamento non divenga circolare: ovvero, se nessun socio può criticare una carica a meno che non abbia quella carica medesima, lei comprende bene che il risultato non può che essere quello del silenzio su qualsiasi decisione. Sono certo tuttavia che non sia quello che lei intende. Né è possibile dare per scontato che, siccome una maggioranza ha votato in un determinato modo, questo voto possa togliere fondamento alle argomentazioni della minoranza o il diritto stesso di esporle. D’altronde, sostenendo come l’esistenza stessa di quel 45% di contrari sia frutto anche della campagna del signor Corazzi, lei stesso ammette che egli abbia almeno in parte sortito gli effetti che desiderava: il punto è capire come ciò possa essere successo, se le critiche erano davvero del tutto ingiustificate come lei scrive e come tutti ci auguriamo.

          1. Gentile dott. Giovanni Cervi Ciboldi
            la sua lettera, a una prima lettura, sembra muoversi sul terreno della correttezza formale e del rispetto per l’interlocutore, ma in realtà rivela alcuni nodi problematici. Lei afferma di condividere l’analisi di Gino “finché il ragionamento non divenga circolare”, ma poi finisce proprio per costruire un ragionamento che non fa altro che ripiegarsi su sé stesso. Da un lato riconosce che la critica indiscriminata alle cariche non può essere fine a sé stessa, dall’altro sembra voler rivendicare un diritto alla contestazione che, se non viene sorretto da argomentazioni solide e documentate, rischia di scivolare nella sterile polemica.

            Ancor più significativa è la parte in cui lei richiama l’esistenza di una minoranza del 45% contraria a una decisione, attribuendone il peso alla campagna del signor Corazzi. Qui emerge una contraddizione: se davvero, come lei stesso ammette, Corazzi è riuscito a “sortire gli effetti desiderati”, allora implicitamente ne sta riconoscendo la forza di persuasione e una legittimità di fondo. In altre parole, pur fingendo di dubitare delle sue argomentazioni, di fatto lei accredita Corazzi come figura capace di incidere, e lascia intendere che le sue critiche non fossero poi così infondate.

            Si tratta quindi di un testo che, sotto la superficie dell’apparente equilibrio, tradisce una posizione ambigua. Lei non si espone mai apertamente a favore di Corazzi, ma lascia che siano le domande retoriche e i richiami alla consistenza numerica dei contrari a insinuare il sospetto che vi fosse del vero nelle sue battaglie. In questo modo, più che un osservatore imparziale, lei appare come qualcuno che — consapevolmente o meno — ne amplifica le ragioni.

            In sintesi: non mi pare un sostenitore dichiarato, ma il tono e la scelta degli argomenti la collocano nella cerchia di coloro che, senza esporsi troppo, finiscono per fare da sponda al signor Corazzi. E questo, se non è ancora adesione piena, somiglia quantomeno a una simpatia latente, che rende la sua posizione tutt’altro che neutrale.

            Cordiali saluti
            Poi curioso che nessuno l’abbia mai vista in assemblea o frequentatore assiduo della società.

      2. Un sincero ringraziamento al sig. Cervi Ciboldi: in mezzo a tanto rumore e fango, le sue parole risuonano come una voce limpida e profonda. Ho letto con ammirazione le sue riflessioni, intrise di rispetto e lucidità, e non posso che riconoscere quanto siano preziose in questo momento. È raro trovare un pensiero così onesto e penetrante: dà respiro al dibattito e restituisce dignità al confronto.

      3. Gentile Sig. Giovanni, sempre apprezzabile il tono, i modi e la costruttivita’, che se vi fosse stata all’inizio avrebbe evitato tutto questo, cosa ahimè che non vi è stata ed è addebitale, piaccia o meno, ad una sola parte. La stessa parte che ha preso parte iniziale alla vicenda, chiedendo documenti con questa modalità, decido io quali mi servono al monento, quando vengo e senza nessun filtro perché io sono socio e ho diritto, voi amministrate e mi dovete ubbidienza, anche in barba alle leggi vigenti sulla privacy ed al lavoro quotidiano che si svolge in segreteria che quindi è ben capibile non è li in attesa che un qualsiasi socio arrivi li e pretenda come da salumiere di essere servito entro due minuti e su qualsiasi richiesta fatta. Ma tant’è lui è un socio, di quelli poi abituati per modus vivendi ad aver tutto subito ed a non sentirsi mai dire, mi scusi ma la cosa al momento non è possibile compili per cortesia il modulo e la avvisiamo al pronto.
        Davanti a questo incomprensibile (per lui) diniego apriti il cielo, la società NON fa vedere i documenti, la società nasconde qualcosa e via in un crescendo entusiasmante nei toni, tant’è che la cosa si è incancrenita e si è finiti in tribunale, tribunale che, si badi bene, ha semplicemente normato al socio l’accesso agli atti, in determinati periodi, non a tutti gli atti (per la privacy) e con in ordine che permettesse alla segreteria di adempiere senza venir meno la consueta operatività, altro che condanna per abuso di potere.
        Il consiglio poteva essere più eleastico ed evitare la cosa conoscendo le attitudini abituali del socio? Possibile, io personalmente gli avrei fatto trovare 4 bancali di carte in una stanza e gli avrei fatto firmare un foglio dove lo stesso, finito il controllo, si impegnava a rimetterli a posto.
        Ciò detto quindi sono in linea quando dice che la cosa poteva essere gestita con più diplomazia, ma valutiamo bene da chi è partito il tutto.
        Chiudo con una domanda? Cosa è saltato fuori dopo mesi di analisi? Il nulla, se non qualche dato preso a caso ed utilizzato per scopi di critica senza proporre nulla di alternativamente valido.
        Cordali saluti

        1. Caro signor Panemela (presumo nome inventato)
          il suo lungo sermone ha il pregio di essere colorito, ma purtroppo inciampa in una realtà che non può piegarsi alla fantasia.
          1. “Il socio pretende come dal salumiere”
          Le rammento che non stiamo parlando di prosciutti, ma di atti ufficiali di una società sportiva. L’accesso agli atti non è un capriccio, ma un diritto statutario e sancito dal Codice Civile. Non a caso il Tribunale di Cremona, con sentenza depositata il 23 dicembre 2024, ha condannato la società non a “normare un capriccio”, ma a riconoscere un diritto violato.
          2. “Il tribunale non ha condannato per abuso di potere”
          Non so se lei abbia letto la sentenza o se si affidi solo alle chiacchiere da bar. Il giudice Fattori ha scritto nero su bianco che la condotta del Consiglio era illegittima e lesiva dei diritti del socio. E proprio per questo la Baldesio è stata condannata a rimborsarmi le spese legali. Se davvero fosse stato “un nulla di fatto”, le pare che il giudice avrebbe obbligato la società a pagare gli avvocati?
          3. “Cosa è saltato fuori? Il nulla”
          Qui c’è il suo errore più grossolano. Non è affatto rilevante “cosa salta fuori”: il punto non è il contenuto, ma il diritto.
          Quando un socio chiede i documenti, i consiglieri devono fornirli, indipendentemente dal fatto che contengano scandali o numeri impeccabili. Negare l’accesso significa negare un diritto dei soci.
          E aggiungo: non è certo questo blog la sede per “fare l’elenco di cosa è saltato fuori”. Quello che ho riscontrato l’ho detto in assemblea e l’ho esposto ai Revisori dei Conti e se emergeranno carenze o irregolarità, stia pur tranquillo che verranno anch’esse segnalate ai Revisori dei Conti e agli organi di controllo competenti. (Ho tempo 5 anni per l’analisi)
          4. “Si poteva gestire con più diplomazia”
          Su questo concordo: bastava rispettare la legge fin da subito. La diplomazia migliore è sempre la legalità.

          In sintesi: il socio non ha “preteso come al salumiere”, ha semplicemente esercitato un diritto, riconosciuto e confermato da un tribunale. Il Consiglio ha resistito illegalmente, è stato condannato, e oggi qualcuno prova ancora a raccontare la favoletta del “tutto inutile”.

          Peccato che i numeri e le sentenze abbiano la testarda abitudine di smentire le chiacchiere.

          Cordiali saluti (quelli veri).
          Alberto Corazzi

  5. Io credo che alla fine si dovrà fare una causa per danni morali al signore delle PEC.
    Si ok avvocato di Milano quello di Brescia le due sentenze bla bla bla…gli esposti ecc.ecc

    1. Adesso nel circo degli anonimi è arrivata pure la pantera del Po: mancavano solo il leone delle Grazie e il coccodrillo del Naviglio e poi lo zoo è al completo. Quanto alla causa per danni morali… l’aspetto con ansia: così finalmente potrò conoscerti di persona, pantera, e verificare se in realtà non sei un coniglio.

  6. Ma alla fine il signor Corazzi cosa ha trovato nei documenti visionati in Segreteria, che sono all’origine di tanto trambusto ?

    1. Le origini del trambusto non c’entrano nulla con i documenti che ho visionato in Segreteria. C’entrano invece con la violazione dei diritti dei soci, per la quale il Consiglio è stato condannato in tribunale.
      Condannato appunto a farmi vedere i documenti

      1. Quindi questo dimostra che non avendo trovato nulla, la sua è stata un azione puramente disturbante verso il consiglio a lei personalmente antipatico.

      2. E quindi? Nei documenti che lei signor Corazzi ha visionato c’era qualche elemento di criticità sull’operato dell’attuale Consiglio o dei precedenti, sí o no?

    1. Grazie Gino per aver ricordato che i miei legali sono davvero “principi del foro”. Basti citare che l’avv. Tomaso Pisapia è stato il legale di Carlo De Benedetti nella causa Olivetti (e ha vinto) e che lo studio Mina è il più importante di Brescia. In effetti hai ragione: stiamo lavorando sodo!

      (processo penale per le “morti da amianto” alla Olivetti di Ivrea.
      Carlo De Benedetti difeso dall’avv. Tomaso Pisapia procedimento (RGNR 1422/2012; RG Trib. 852/2015) Esito: assoluzione in appello (Torino, 18 aprile 2018), poi confermata in Cassazione (8 ottobre 2019).

      1. Meno male che sono principi perché se fossero stati anche solo marchesi sarebbe stato un problema visti i non risultati ottenuti.
        ‘Rientrerò a testa alta tra 15 giorni’. (citazione sul quotidiano La Provincia dopo la radiazione) : ad oggi a testa alta rimane ma per guardare i tigli da via del porto.
        ‘Impugnero’ subito l’assemblea la renderò nulla etc’ (sue citazioni in chat) : ad oggi assemblea non impugnata e non più impugnabili essendo scaduti i termini
        Vedremo poi il seguito di tutto, ma non si disperi, a testa alta non rimarrà solo, a breve sulla panchina di via del porto potrebbero raggiungerla anche ‘rosso 25 aprile’ e ‘benessere radiante’ così potrete fare un tavolo per una bella briscola.

        1. Caro Pino (o devi dire Mariolino o Gino o Radiante…)
          dopo essermi consultato con i miei legali abbiamo deciso di non correre.
          È vero: avrei potuto rientrare entro 15 giorni. Ma preferisco ascoltare il consiglio degli avvocati.

          I motivi della strategia legale non li devo certo spiegare a lei, né tantomeno in un blog.
          Si tranquillizzi: quando sarà il momento, non guarderò i tigli da via del porto, ma gli atti in tribunale.

          1. Correggo. Gentile Corazzi, i motivi della strategia legali tanto meno li deve spiegare a Pino, e in subordine a un blog che fa informazione, non viceversa.

    1. Sebastiano le cose stanno cambiando.
      Il 45% ha bocciato sia il bilancio consuntivo 2024 che il preventivo 2025
      Tieni conto che di solito le percentuali di dissenso erano vicino all’1%. L’anno scorso sono stati il 25% quest’anno quasi la metà. La Baldesio tornerà presto al suo passato glorioso. Sono socio da sessant’anni e quindi so di cosa parlo.

    2. Indovina per colpa di chi? Del trio delle meraviglie, solo che due si nascondono dietro il paladino dei conti.
      Pensa che uno dopo aver fatto una figuraccia con i conti del bar x la ristrutturazione si eclissato per un po’ nel benessere radiante.

      1. Quello che avevo da dire sul bar e sulle spese improprie l’ho detto pubblicamente in assemblea, davanti a tutti i soci, con dichiarazione formale consegnata al Presidente e allegata al verbale.
        Lo riporto qui sotto perché sia chiaro a tutti che non parlo alle spalle ma in faccia, e con i documenti in mano.

        Intervento in assemblea del 21 giugno 2025:

        «Ho trasmesso ai Revisori dei Conti una PEC con allegata tabella dettagliata, in cui segnalo oltre 190.000 € di spese pagate dalla Baldesio nel 2024 ma di competenza del bar-ristorante.
        A queste si aggiungono 3.000 € versati all’architetto Bertoglio per lo studio di rifacimento degli arredi interni del ristorante.
        Le spese contestate includono nel 2024, tra le altre:
        – 20.000 tovaglioli,
        – posate,
        – frigoriferi,
        – lavastoviglie,
        – impianti audio per il gazebo,
        – attrezzature varie.
        Tutti beni e servizi che avrebbero dovuto essere a carico del gestore del bar e ristorante e non della società sportiva.»

        Ecco i fatti. Io li ho messi a verbale, tu al massimo puoi provare a buttarla in caciara.

        1. No mi riferivo alla ristrutturazione, quindi vecchio consiglio prima attaccato ora porto in trionfo.
          Si dimentica la convocazione del socio al quale hanno chiesto cosa volesse vedere?

          1. PS. Mariolino è ancora Gino. Di nuovo un richiamo a evitare refusi.

    3. È un bel ambientino se anche le persone di buon senso come chi ha scritto l’articolo sono poi costrette a difendersi da attacchi continui per aver detto cose di appunto buon senso
      Guardate che i soci sono stufi di questa continua diatriba e il 99% la pensa come chi ha scritto l’articolo… ce ne fossero

  7. Visto che ci sono pubblico tutto il mio intervento così da inquadrare quanto detto sul ristorante all’interno del mio intervento

    DICHIARAZIONE FORMALE DEL SOCIO ALBERTO CORAZZI
    da leggere e consegnare al Presidente dell’Assemblea del 21 giugno 2025 con
    richiesta di integrale verbalizzazione
    (ai sensi degli articoli 16, 17 e 18 dello Statuto della Canottieri Baldesio ASD)
    1. Sulla proposta di modifica statutaria respinta
    Nel dicembre 2023, questo Consiglio Direttivo ha proposto una
    modifica statutaria che prevedeva l’estensione del diritto di voto
    ai minorenni.
    Tale proposta è stata bocciata, non avendo raggiunto il quorum
    dei due terzi dei presenti, come richiesto dall’articolo 17 dello
    Statuto.
    Nonostante ciò, il Consiglio ha successivamente pubblicato sul
    sito della Baldesio un presunto nuovo statuto, non conforme alla
    deliberazione dell’assemblea straordinaria.
    Questa forzatura è illegittima, come ha chiarito anche il revisore e
    avvocato Michele Modesti, componente del Collegio dei Revisori dei Conti, secondo cui nessuna delega assembleare può
    scavalcare lo Statuto.
    Sono stati cambiati ben 5 punti tra i quali il voto ai minorenni.
    Pertanto, il voto dei minorenni oggi ammesso è privo di fondamento, e rappresenta una grave violazione formale.
    2. Sulla convocazione dell’Assemblea
    Contesto la convocazione dell’Assemblea in data 21 giugno 2025,
    nel primo pomeriggio, cioè nell’orario più caldo della giornata, in piena estate.
    L’effetto certo di questa scelta è sfiancare i soci, ridurre la
    partecipazione, scoraggiare il dibattito e impedire un confronto
    democratico.
    È prassi che le assemblee per l’approvazione dei bilanci vengano
    convocate entro il 30 aprile:
    • l’ASD Bissolati ha convocato l’assemblea il 29 marzo 2025;
    • il Flora l’11 maggio 2025 alle ore 10:00.
    La Baldesio, pur disponendo di quattro impiegate amministrative,
    di cui una assunta proprio per velocizzare la preparazione dei
    bilanci, convoca l’assemblea il 21 giugno, in ritardo e in condizioni
    ambientali sfavorevoli.
    3. Ordine del giorno manipolatorio
    La struttura dell’ordine del giorno svuota di senso l’assemblea.
    La sequenza prevede:
    • apertura immediata delle votazioni, prima di ogni
    presentazione, su:
    • bilancio consuntivo 2024,
    • progetto energetico ESCo,
    • bilancio preventivo 2025;
    • solo dopo:
    • relazione del Presidente,
    • assegnazione Trofeo Parolini,
    • premiazione dei campioni italiani,
    • presentazione del bilancio consuntivo,
    • presentazione del progetto ESCo e del bilancio preventivo,
    • e infine interventi dei soci.
    Questa impostazione capovolge il significato stesso
    dell’assemblea:
    si vota prima di ascoltare, si delibera prima di discutere, si decide
    prima di sapere.
    Le premiazioni, che nulla hanno a che vedere con i bilanci, sono
    state inserite nel cuore della parte deliberativa, con l’unico effetto
    certo di sfiancare i soci.
    Se si vogliono fare le premiazioni, si facciano alla fine
    dell’assemblea.
    4. Violazione dello Statuto: voto palese aggirato
    L’articolo 18 dello Statuto stabilisce:
    “Le votazioni si effettuano per scrutinio segreto o per voto palese;
    il primo modo è prescritto per l’attribuzione o rinnovo delle
    cariche sociali.”
    Ne consegue che per l’approvazione dei bilanci il voto deve essere
    palese.
    Eppure, il Consiglio ha introdotto una votazione anticipata e
    segreta, prima della presentazione dei bilanci e del dibattito.
    Tale modalità viola lo Statuto, lede i diritti dei soci e rende nullo il
    voto sul bilancio consuntivo 2024.
    Alla Baldesio si è sempre votato in modo palese, come avviene in
    tutte le società del mondo e in tutte le associazioni sportive del
    mondo.
    Solo questo Consiglio ha introdotto il voto segreto, stravolgendo
    una prassi storica e consolidata.
    5. Gestione opaca del progetto ESCo e deliberazioni viziate
    La gestione del progetto ESCo è stata caratterizzata da grave
    opacità.
    Un primo gruppo di 7 soci, poi esteso a 12, ha chiesto di visionare
    il bilancio preventivo dell’UNI.ESCo.
    Non è mai stata fornita alcuna risposta.
    Ho presentato PEC, esposti al Collegio dei Revisori e ai Probi Viri,
    e sono trascorsi oltre 100 giorni senza documentazione.
    Solo dopo l’intervento dei miei legali, lo studio Mina di Brescia –
    lo stesso studio che ha ottenuto la condanna del Consiglio per
    omissione di atti nel dicembre 2024 – a due giorni dall’assemblea,
    è stato consegnato il preventivo Elevion Group.
    Da questo documento risulta che il costo reale per la Baldesio
    sarà di 600.000 €, non di 400.000 € come indicato nel volantino
    predisposto dai soci dissidenti, perché dovremo comprare tutta
    l’energia prodotta dalla ESCo (227 MWh), non solo quella del
    fotovoltaico (107 MWh).
    La cifra richiesta è tre volte quanto costerebbe realizzare
    autonommente lo stesso Progetto come risulta dai preventivi da
    me personalmente richiesti.
    Lo scopo di occultare il preventivo ai soci è evidente: impedire
    che si conoscessero i costi reali prima del voto.
    Inoltre, la società Elevion Group è rappresentata in Italia da un
    socio Baldesio: ciò costituisce un evidente conflitto di interessi.
    È anche l’unico preventivo richiesto: non vi è stata alcuna
    comparazione.
    Questo dimostra che l’obiettivo non era valutare, ma ratificare
    una scelta già presa.
    6. Spese improprie a carico della Baldesio
    Ho trasmesso ai Revisori dei Conti una PEC con allegata tabella
    dettagliata, in cui segnalo oltre 190.000 € di spese pagate dalla
    Baldesio nel 2024 ma di competenza del bar-ristorante.
    A queste si aggiungono 3.000 € versati all’architetto Bertoglio per
    lo studio di rifacimento degli arredi interni del ristorante.
    Le spese contestate includono nel 2024, tra le altre:
    • 20.000 tovaglioli,
    • posate,
    • frigoriferi,
    • lavastoviglie,
    • impianti audio per il gazebo,
    • attrezzature varie.
    Tutti beni e servizi che avrebbero dovuto essere a carico del
    gestore del bar e ristorante e non della società sportiva.
    7. Convocazione irregolare dell’assemblea: soci esclusi
    dall’informazione
    Il Consiglio non ha inviato alcuna comunicazione cartacea o
    personale ai soci.
    Si è affidato unicamente a newsletter e sito Internet, strumenti
    che per loro stessa ammissione raggiungono al massimo il 70%
    dei soci.
    Il restante 30% non è stato informato.
    Solo con questo Consiglio Direttivo per la prima volta nella storia
    della Baldesio la convocazione dell’assemblea non viene
    comunicata per iscritto a casa dei soci.
    Per colmare questo vuoto, un gruppo di soci, tra cui il sottoscritto,
    ha acquistato a proprie spese due inserzioni a pagamento su La
    Provincia, pubblicate domenica 15 e venerdì 20 giugno 2025 a
    mezza pagina.
    Ma non è compito dei soci supplire alle omissioni del Consiglio.
    8. Conclusione e riserve
    Per tutte le ragioni sopra esposte:
    • voto contro il bilancio consuntivo 2024;
    • chiedo la completa e integrale verbalizzazione del presente
    documento;
    • impugno formalmente la validità dell’assemblea odierna.
    Copia della presente dichiarazione viene consegnata al Presidente
    dell’Assemblea per l’allegazione al verbale e, ove necessario, sarà
    prodotta in ogni sede competente.
    Cremona, 21 giugno 2025
    Alberto Corazzi
    Socio Canottieri Baldesio

  8. Gent. Gino, le assicuro che non ritengo quanto ho scritto degno dell’onore di avere esegeti, seppur potrei aver peccato di scarsa chiarezza in quanto ho esposto. Giuro di non aver avuto però questa impressione, anzi, le confermo di aver detto esattamente quello che lei riporta, ovvero che come qualsiasi persona di buon senso rivendico il diritto di critica laddove questa non sia esercitato per esporre contestazioni prive di fondamento. Nel rimarcare le mie parole lei sostiene intrinsecamente che tali siano le critiche mosse da Corazzi, ma questo è un giudizio che appartiene a lei, e data la fermezza con cui lo emette sono certo che lo esprima potendo aver accesso ad elementi che a me e ad altri sono preclusi, ragion per cui non posso condividere le sue certezze. Capisco, e anzi è evidente nel suo modo di argomentare, che lei abbia legittimamente compiuto una scelta di parte, ma non può pretendere che tale sia il presupposto per potersi confrontare su questa questione. Quello che posso fare, al pari di ciascun altro, è valutare gli strumenti che mi sono dati, ovvero i fatti, le dichiarazioni, le opinioni, i documenti e le sentenze che si susseguono per approdare infine a una visione globale della vicenda che tenga parimenti in conto le ragioni di entrambe le parti. Questa è la mia garanzia di terzietà, se le basta, e mettendosi in tali panni e rileggendo quanto ho scritto in precedenza sono certo che possa confermarmelo. Tuttavia lei scambia questo con una malcelata complicità, e seppure io lo ritenga un giudizio troppo severo, vorrei capirne il motivo, dal momento che lo sostiene attribuendomi pensieri che lei ha espresso a sua volta. Che gli effetti della campagna di Corazzi abbiano “inciso sul voto” l’ha scritto lei nel suo commento delle 12:44 del 21 agosto, e che Corazzi sia “persona capace di incidere” e che le sue argomentazioni abbiano “forza di persuasione” è dunque implicito in quanto lei stesso ha detto: un incapace senza argomentazioni non potrebbe incidere neanche in una riunione di condominio.
    Non capisco dunque come rilevare ciò possa pormi in una posizione ambigua quale quella di cui lei mi accusa, quando la vera ambiguità sarebbe voler separare le cause dagli effetti.
    Quello che a me sembra è che lei prediliga la battaglia all’uomo piuttosto che la battaglia per i principi, ma così facendo deve anche accettare che, anche se si mettesse da parte l’uomo, i dubbi che ha sollevato, giustificati o meno, rimarrebbero comunque a spiegare l’attuale spaccatura della compagine sociale.
    Desideriamo che il prossimo consiglio regni sulle stesse macerie? Perché è questo il rischio, e se la mia colpa è quella di rifiutarmi di eleggere un nemico e operarmi per abbatterlo, eccomi, sono colpevole, e lo sono perché penso che non possa far altro che portarci in una strada senza uscita, com’è finora accaduto. Credo che l’errore di fondo stia nella superbia sottostante al voler ridurre le implicazioni e le conseguenze di questa vicenda all’agire di un solo uomo: non è così, nonostante pensando questo lei non si accorga di lusingare Corazzi. In questo modo non si entra nel merito delle questioni e si riduce tutto a uno scontro, col risultato di rendere i soci più confusi e disaffezionarli alla discussione. Per questo non posso seguirla nell’esercizio di ricondurre me o chiunque altro a una sponda piuttosto che l’altra per identificare chi è amico e chi nemico, perché questa non è una guerra, e soprattutto perché la sponda è solo una: la società.
    Questo è il mio pensiero, e credo che sia sufficientemente chiaro affinché lei non mi accusi più di esporre insinuazioni o finzioni.
    Quanto alla continuità della mia frequentazione, la quale non dovrebbe comunque essere un parametro per giudicare la bontà di quanto esprimo, posso garantirle che è in realtà piuttosto consistente: dal momento che ritiene opportuno giudicarla, devo supporre che lei possa o sappia riconoscermi, cosa che purtroppo io non ho il piacere di poter fare, né l’abituale anonimato con cui si preferisce pubblicare i commenti su internet è per me un aiuto. È certo possibile che lei non mi abbia mai incrociato, ma se volesse condividere il piacere, domani (sabato) sarò sicuramente presente in terrazza a pranzo.

    1. La ringrazio per la sua lunga e articolata replica. Mi permetta tuttavia una considerazione, che nasce non da spirito polemico ma da un’osservazione stilistica e sostanziale: il suo messaggio mostra evidenti tracce di essere stato redatto, almeno in parte, con l’ausilio di un’intelligenza artificiale, presumibilmente ChatGPT.
      A suggerirlo non è solo il registro innaturalmente neutro, la costruzione impeccabile ma impersonale delle frasi, o l’uso eccessivamente bilanciato delle subordinate che evitano con abilità qualunque sbilanciamento emotivo — caratteristiche che, guarda caso, ricalcano perfettamente lo stile tipico delle risposte AI progettate per apparire “moderate” e “super partes”.
      Non sfuggono nemmeno alcune strategie retoriche ricorrenti in questi testi generati:
      l’appello alla “terzietà” come autorità morale,
      la costruzione del dissenso come fraintendimento anziché disaccordo,
      la diluizione della responsabilità individuale nella complessità del contesto,
      il passaggio finale verso la proposta conciliante, quasi a voler chiudere il cerchio con una sintesi eticamente superiore.
      Tutti elementi leciti, certo, ma che nel loro insieme restituiscono una voce che, più che umana, appare calibrata, addestrata e decisamente artificiale.
      Non c’è nulla di male nell’avvalersi di uno strumento come ChatGPT — purché se ne riconosca l’utilizzo. Ma quando si presenta una riflessione come frutto esclusivo del proprio pensiero, senza dichiarare l’intervento di una macchina, si crea inevitabilmente un’ambiguità di fondo: si simula un confronto umano dove umano non è.
      Ed è forse proprio questo il punto: nella preoccupazione di apparire terzo, il suo intervento finisce per sottrarsi all’assunzione diretta di posizione, diluendo la responsabilità personale in un’analisi impeccabile ma stranamente “disincarnata”. E proprio per questo, difficilmente convincente.
      Ciò detto, sarò felice di proseguire il confronto — purché tra persone, e non tra un uomo e un algoritmo travestito da voce moderata.
      Con rispetto,
      Gino

      1. Gino, sebbene il buon gusto mi suggerisca di lasciar perdere, ci tengo a rassicurarla che non ho usato alcun tipo di AI per confezionare le risposte: può confermarglielo qualsiasi rilevatore. Io l’avrei fatto, prima di esporre queste tristi accuse. Ma, come peraltro il direttore Zanolli potrebbe ricordare, potrebbero anche confermarglielo coloro con i quali sono stato abbastanza fortunato da poter coltivare la scrittura per molti anni, grandi professori universitari e giganti della filologia contemporanea. Se loro hanno creduto nelle mie capacità per molti anni, temo non sia opportuno che lei faccia il contrario. Detto ciò, gradirei moltissimo un aperto confronto, era quella la mia intenzione nel dirle che oggi mi avrebbe potuto trovare; in ogni caso, mi fermi pure se mi incontra, proverò a non dimenticare le lettere di referenze.

          1. Gent.mo, è stata una mia richiesta esplicita al Direttore. Non reputavo la foto scelta adatta a quanto ho scritto, essendo stata la stessa scattata in un contesto non coerente con il mio intervento qui.
            Ciò che è strano è che lei la desideri al punto di farlo notare, o che io debba giustificarmi di qualcosa nei suoi confronti, dal momento che lei – nonostante i miei inviti – ha deciso di rimanere anonimo. Dovrei probabilmente rimproverare me stesso per essermi lasciato coinvolgere in una discussione che non potrà generare nulla di concreto, dal momento che la intrattengo con una persona ben disposta ad accusarmi di ciò di cui lei mi accusa ma assolutamente non disposta a lasciare che a quelle parole si associ una firma. Penso che sia una questione di avere coraggio delle proprie azioni e credere fino in fondo a ciò che si sostiene; e vedo che qui molti l’hanno fatto, in accordo o in disaccordo con me, non ho mangiato nessuno e anzi li ho ringraziati della partecipazione. Se davvero crede in quello che sostiene sarà per lei motivo di stima firmarsi, e un modo per ridare dignità a quanto scritto. Tuttavia, come vede, per me contano i contenuti ed è per questo che le rispondo volentieri.

      2. Mi perdoni un’integrazione: credo lei mi accusi di una consuetudine che le appartiene, perché secondo l’engine di Originality, è proprio il suo testo ad essere stato scritto per il 73% dall’AI.
        Un saluto

    2. Grazie Ciboldi.
      Ha centrato un punto che dovrebbe essere ovvio per tutti: non si tratta di trasformare le persone in simboli da abbattere o idolatrare, ma di valutare i fatti, i documenti, le sentenze e le conseguenze che ne derivano. Questo è il solo terreno sul quale si può costruire una discussione sana e utile ai soci.

      Apprezzo molto la sua chiarezza, e ancor più la sua onestà intellettuale: leggere le cose con terzietà non significa neutralità vuota, ma rispetto per la verità. E, come lei ha giustamente sottolineato, i dubbi sollevati non si cancellano riducendo tutto a un uomo, perché appartengono alla vita della società e al modo in cui essa è stata gestita.

      Grazie ancora per aver dato voce a questa prospettiva, che considero preziosa.

  9. Che amarezza! In un clima molto compromesso, con soci che si affrontano pure loro come i protagonisti delle vicende, a suon di rivendicazioni e di cattiverie, con la violenza verbale che serpeggia negli scritti, ma che viene espressa anche materialmente tra i soci sostenitori dell’una o dell’altra fazione e perfino tra persone rappresentanti di spicco del consiglio e soci semplicemente dotati di parola o di movimento ( episodi gravissimi di cui molti sono a conoscenza e che sono stati insabbiati prontamente: al parcheggio, in assemblea, al bar, in segreteria…) si sta concludendo questa estate di veleno. Ben altro era il clima 60 anni fa, quando l’educazione e il rispetto regnavano sovrani. Ora siamo sulla bocca di tutti in negativo, allora eravamo orgogliosi di essere soci della Baldesio. Corazzi ha scoperchiato la pentola e, piaccia o no, non si può negare che le due sentenze pronunciate dal tribunale siano a suo favore. Se neghiamo questo… E non significa che ci si schieri dalla parte di Corazzi, significa prendere atto di una verità!

    1. MF ho apprezzato molto le sue parole: in un clima così difficile è importante ricordare che i fatti e le sentenze restano e non si possono negare. È da qui che dovrebbe ripartire il confronto, con rispetto e verità.

  10. Ci si chiede che cosa abbia scoperto Corazzi. E io chiedo a chi non vede nulla di strano: non basta la cifra non indifferente e assurda per il noleggio delle videocamere? Sono soldi spesi bene? Non basta l’esborso per il restyling del bar/ristorante a cui era stato messo mano da poco? Sono soldi spesi bene? Non basta la spesa congrua per l’ampliamento della zona gazebo? Soprattutto perché ci sono gravi problemi che andavano affrontati prima: un esempio è la piscina da 33 che viene rattoppata e i cui problemi vengono rintuzzati continuamente. Siamo d’accordo che esteticamente il bar ne ha guadagnato e che chi frequenta il gazebo gode di questo spazio più volentieri e meglio. Ma sarebbe come comprare collane e bracciali senza provvedere prima all’acquisto dell’ abbigliamento adatto a un evento e presentarsi con abiti rammendati. Non si è badato alle necessità impellenti, ma all’apparenza. Soldi nostri, cari colleghi soci, e noi non eravamo stati messi al corrente!

    1. Lei per fare questo commento è andata in tribunale? No, essendo una persona dotata di intelletto ha osservato ha fatto le sue valutazioni si sarà presentata in assemblea e avrà votato contro.
      Unico modo per contestare il consiglio.
      Ancora con le telecamere … spero che il consiglio spieghi una volta per tutte il costo del conte che comprende una parte della spesa sottoscritta dal precedente consiglio.

      1. Cara Pantera,

        non sono andato in tribunale “per gioco”, ma perché per due anni mi sono stati negati documenti che spettano di diritto a ogni socio. Non duecento faldoni: due documenti.

        Sono andato in tribunale per far valere i diritti di tutti i soci, che questo Consiglio ha calpestato. E il giudice mi ha dato ragione, condannando la società.

        Lei dice che “l’unico modo per contestare il consiglio è votare in assemblea”. Bene: ma per votare con cognizione di causa occorre avere accesso ai documenti. Senza trasparenza, il voto diventa cieco.

    2. L’assemblea ha votato il consuntivo ed il preventivo, l’assemblea è l’organo supremo attraverso il quale i soci esprimono la loro volonta, piacciano o meno le spese ma questo è. Trovo alcune spese non necessarie ma mi inchino al volere dei soci che hanno votato a maggioranza per l’operato del consiglio, come è sempre stato fatto. Il resto è caciara e pure di basso profilo, se non stanno bene le spese si vota contro, se si perde si attende la prossima assemblea. La modalità del ‘non ci hanno avvisato’ tipica della forma mentis degli ultimi anni non sta in piedi in un contesto democratico.
      Dura lex sed lex.

      1. Caro “avvocato”,

        lei cita la famosa dura lex sed lex: giusto. Proprio per questo va ricordato che quando un’assemblea è gestita in modo irregolare può essere impugnata per irregolarità.

        E se un giudice accerta tali irregolarità, la legge è chiara: le delibere vengono annullate. Non basta dire “l’assemblea ha votato” per renderla valida.

        Nel caso specifico, ci sono tre elementi che fanno riflettere:
        1. Ordine del giorno capovolto – l’assemblea è stata aperta con l’avvio immediato delle votazioni, poi sono avvenute le premiazioni degli atleti, e solo alla fine il Consiglio ha presentato i bilanci, consentendo ai soci di intervenire soltanto dopo la presentazione, cioè quando le urne erano già chiuse. A quel punto buona parte dei soci se n’era già andata a fare il bagno: così si svuota il senso stesso del dibattito assembleare.
        2. Voto segreto – i bilanci non si votano mai a scrutinio segreto: si tratta di atti pubblici che devono essere approvati con voto palese.
        3. Voto dei minorenni – lo statuto non lo prevede, e non può essere cambiato senza un’assemblea straordinaria.

        Ecco perché non è “caciara”, ma una questione di diritto.
        La legge, tra l’altro, prevede che i soci abbiano fino a cinque anni per impugnare un’assemblea irregolare.

        Dunque sì, dura lex sed lex: ma per tutti.

  11. Il consiglio, a mio parere, si deve accollare tutte le spese legali da sostenere. Non è certo perché fanno parte del consiglio che hanno deciso di dotarsi delle magliette e che le hanno indossate! Io socio Baldesio non mi sono sentito rappresentato da questo gruppo di persone il quello sciagurato momento. Sono le persone non i consiglieri. Si paghino i legali! E’ comunque strano e inaccettabile che tutti abbiano deciso di indossarle, che nessuno si sia dissociato, che tra loro ci sia anche chi avrebbe dovuto remare contro anche per motivi di preparazione personale e professionale. Lo stesso dicasi per i probiviri…

    1. Gentile Socia Illuminata,
      Che dire… finalmente una voce fuori dal coro! Era ora che qualcuno mettesse in chiaro che le magliette sono, evidentemente, il vero problema dell’universo. Guerre, crisi climatiche, disuguaglianze? Nulla, nulla, in confronto alla gravità di un consiglio che osa… indossare magliette coordinate. Tremendo.
      E certo, il fatto che lei, in quanto socio Baldesio, non si sia sentita rappresentata… beh, deve essere stato un trauma. Mi permetta però una riflessione: se ogni volta che non ci sentiamo rappresentati da qualcuno dovessimo pretendere che si paghino tutto da soli… probabilmente metà del Paese sarebbe sull’orlo del fallimento (forse lo è già, chissà).
      Curioso poi come sia “strano e inaccettabile” che nessuno si sia dissociato: forse, forse eh, perché magari non era poi questa tragedia che lei sta descrivendo? Ma capisco, indignarsi è un lavoro a tempo pieno, e la maglietta evidentemente è stata l’ultima goccia.
      Infine, davvero geniale il passaggio sui probiviri: ci voleva qualcuno che li richiamasse al loro vero ruolo, che evidentemente non è quello previsto dallo statuto, ma quello stabilito nel suo personalissimo tribunale dell’opinione. Complimenti!
      In conclusione, grazie per aver sollevato questa importantissima questione. Tuttavia, le suggerirei – con tutto il rispetto e una punta di ironia – di rivolgere almeno un pensierino anche ai suoi problemi, che magari sono un tantino più rilevanti delle scelte cromatiche di un consiglio direttivo.
      Un caro saluto,
      Un socio stanco ma perfettamente vestito (senza maglietta incriminata)

      1. Complimenti, Graziella. Finalmente una voce limpida che chiama le cose col loro nome, senza girarci intorno.

        E adesso veniamo al nostro Gino.
        Lei, caro “socio stanco ma perfettamente vestito”, ci regala la solita lezione di ironia spicciola: peccato che sia un’ironia che non fa ridere nessuno, se non chi deve giustificare l’ingiustificabile. Le magliette non erano una scelta di guardaroba: erano un atto di volgare goliardia ai danni di un socio, messo in scena proprio durante un’assemblea.

        Lei parla di “problemi più gravi nel mondo”. Certo: guerre, disuguaglianze, crisi. Peccato che qui non siamo all’ONU, ma in una società sportiva con delle regole precise, che il Consiglio ha violato e ridicolizzato. Fingere che sia solo “una maglietta” è l’alibi perfetto di chi non ha argomenti.

        E no, non è un “trauma personale”: è la semplice constatazione che chi indossa quelle magliette non rappresenta i Soci, ma solo la propria meschinità. Intanto, nel mondo reale, le iniziative di questo Consiglio ci sono già costate oltre 30.000 € di spese legali per l’avvocato Tresoldi, pagate dai soci. (avv socio Baldesio)

        Quindi, Gino, continui pure a vestirsi “perfettamente” come scrive: le assicuro che la decenza non dipende dal colore della camicia, ma dal rispetto delle regole e delle persone. E su questo, Graziella ha appena dato a lei e a molti altri una lezione che non dimenticherete facilmente.

        1. Corazzi chi ha detto che le spese legali per le magliette le paga la società? A me non risulta… a lei?
          Ma la smetta su dai che si ridicolizza più del dovuto… e non capisce ancora che è diventato oggetto di divertimento dei soci…non capisce che i commenti sia qua che sulla sua chat privata (che dovrebbe chiamarsi soci ed ex soci Baldesio😂) sono ormai per leggere i suoi deliri. Come mai non parla mai della sentenza a favore del consiglio sulla questione direttore!
          Il consiglio è ancora lì lei no…#corazziout
          Buona domenica

          1. Rispondo in un colpo solo a Gino, a “benessere radiante”, a Mariolino e persino allo sceriffo: così evitiamo la fatica di inventare ogni volta un nickname diverso.

            Caro Gino,
            non cada nel suo stesso trabocchetto: io non ho mai detto che le spese legali per le magliette le paga la società. Quello che ho scritto, e lo confermo, è che questo Consiglio ha già speso circa 30.000 euro con l’avvocato Tresoldi per le proprie iniziative. Questi sono soldi dei soci, non mie opinioni.

            Il resto sono tentativi di spostare l’attenzione: battutine da bar, hashtag ridicoli, “oggetto di divertimento”… tutto fumo per non parlare dei numeri e delle sentenze. Ma i numeri restano lì, e le sentenze pure.

            E sì, il Consiglio è ancora lì. Ma questo la dice lunga su un gruppo che è stato condannato in tribunale e che sul bilancio consuntivo ha raccolto il 45% di voti contrari. Devono essere davvero attaccati alla poltrona per non prendere coscienza del loro fallimento.

            Buona domenica, e continui pure a divertirsi: nel frattempo, chi vuole bene alla Baldesio guarda i fatti.

  12. Il titolo è perfetto: la Baldesio ne esce gravemente danneggiata! A tutt’oggi non capisco il motivo per cui non si sia data la possibilità a Corazzi di visionare quello che voleva. Tutto era a posto. Guarda! Non capisco il motivo per cui professionisti di un certo livello con esperienza e preparazione in vari campi, non si siano messi a disposizione. E soprattutto che nessuno abbia remato contro! Si sa che c’è sempre il rompiscatole di turno, si sa che ci sono grattacapi fastidiosi quando si accettano certe cariche. Del resto sono arrivati quando già c’erano avvisaglie. Sapevano a che cosa andavano incontro. Fare buon viso a cattivo gioco, smontare, non fare i duri. Soprattutto se erano sicuri delle loro scelte e del loro operato. Certo che se alla fine della fiera, davvero non ci sono più soldi in cassa e la Baldesio dovrà fare fronte alle spese legali in cui è stata trascinata da persone che hanno deciso di indossare magliette vergognose non certo mentre esercitavano il loro ruolo di consiglieri, e a noi soci che hanno subito verrà richiesto l’ aumento della quota…beh sono preoccupato. Io li ho votati per fare i consiglieri, non per divertirsi con delle goliardate fuori luogo. Non siete d’accordo colleghi soci?

    1. Che non ci siano più soldi in cassa è un mantra di Corazzi che ovviamente ha girato come era meglio per lui in ottica di screditare il consiglio. Lei se fa lavori in casa cosa usa per pagarli? Userà i soldi che ha sul conto no? Benissimo così ha fatto la Baldesio, il consiglio eletto ha deciso che c’erano dei lavori che andavano fatti ed ha usato i soldi che erano sul conto e che sono li per essere utilizzati visto che non siamo un ente che lucra sui depositi. Poi possiamo discutere sull’opportunità o meno di fare alcune spese piuttosto che altre ma sono soldi che, come tutti gli altri consigli precedenti, hanno usato per far lavori, di certo non per spese personali o altro. Il mantra di Corazzi dell’azzeramento cassa non ha una valenza di merito ma solo creato per dare una notazione negativa ai lavori fatti.

      1. Bertoldo, il “mantra” lo racconti tu. Io non ho mai detto che i soldi siano spariti per spese personali: ho detto che questo Consiglio in un solo anno si è bruciato quasi 400.000 euro di liquidità, e questo è un dato di bilancio, non un’opinione.

        Io i lavori li faccio se ho i soldi e se servono, non buttando via denaro per cose inutili. È sempre stato così e i Consigli passati infatti hanno lasciato le casse floride. Questo Consiglio, invece, ha speso 80.000 euro per tavoli e poltrone del bar ristorante che non sono neppure di competenza della Baldesio, ma del gestore, e che per di più erano già nuovi. Se per te questo è “fare i lavori”, allora hai già detto tutto sulla loro capacità gestionale.

        Lo stesso vale per i 274.000 euro buttati in 8 anni per il noleggio di 42 telecamere che al massimo ne valgono 30.000: uno spreco che nessun altro Consiglio avrebbe mai autorizzato.

        E il risultato è sotto gli occhi di tutti: per la prima volta i conti correnti della Baldesio sono andati in rosso, tanto che il Consiglio è stato costretto ad aprire fidi bancari che prima non erano mai esistiti. Questo è il vero “merito” della loro gestione.

        Altro che “mantra”: questi sono numeri, e i numeri non mentono.

        E visto che ti firmi “Bertoldo”, mi permetto anch’io un tocco di ironia: le favole, in Baldesio, le racconti tu… peccato che i soci leggano i bilanci, non i libri di fiabe.

        1. I soci leggono i bilanci e votano, e non più tardi di due mesi fa hanno votato, confermandolo, sia il consuntivo con le spese che lei chiama inutili, sia il preventivo, con le spese che saranno da fare. Se ne faccia una ragione, non aggiungo altro perché dal punto di vista prettamente di competenza sociale la cosa non è più di sua competenza visto che non ha titolo.

          1. Gent. Bertoldo, quello che dice è vero, tuttavia concorderà con me che non possono non contare i modi in cui determinati eventi accadono. Non conta solo vittoria o sconfitta (sennò non celebreremmo El Alamein), conta anche, e talvolta soprattutto, come vengono ottenute. Il 45% di votanti contrari nella votazione di un bilancio di una società sportiva dilettantistica, se non è una Caporetto, purtroppo non vi va lontano. E sebbene io lo affermi con rammarico, è una cosa che obiettivamente è impossibile negare.
            Allo stesso modo, capirà che non solo è piuttosto sgradevole, ma anche sbagliato, invitare una persona che reputa di aver subito un torto (l’espulsione) a tacere in virtù del fatto di aver subito proprio quel torto. Che questo sia un profondo errore logico c’era già arrivato Sofocle – nell’Antigone – mezzo secolo prima di Cristo. Non azzardo parafrasi, ma spero solo che ciò possa invitarla a un punto di vista più approfondito.
            Credo che sia quindi necessario, oltre che onesto intellettualmente, considerare le cose nella loro interezza; perché poi – qui si che mi è obbligatorio parafrasare Tocqueville – si rischia di essere quelli che rimangono stupiti quando arriva la rivoluzione.

  13. Meglio che lasci perdere gino che con questo non ce la fai a rigirare la frittata come vuoi tu… Dritto al punto ogni volta, si vede che pensa al bene della società piu di voi!
    non ti rimane che continuare a buttarla sul socio exsocio e altre cose comiche perchè missa che con questo caschi male…
    vivissimi complimenti all’autore

    1. Sì ma infatti Corazzi& co. Non hanno capito che per molti il problema della baldesio sono proprio loro… i detrattori ci sono sempre stati e ci saranno… ma ci vuole intelligenza, qua vedo solo uso di ChatGPT #corazziou
      ginocr@yopmail.com
      Così il socio con le ciabatte di camoscio è contento

      1. Gino, o dovrei dire Benessere Radiante? O magari Mariolino? 😂
        Perché ormai è chiaro a tutti – e Zanolli lo ha pure smascherato – che dalla stessa e-mail partono i tuoi commenti con firme diverse. Un solo socio che si inventa identità fasulle per fingersi “la voce della base sociale”: questo sì che è da idioti, altro che ChatGPT.

        Io almeno ci metto la faccia e il nome. Tu invece nascondi le tue ciabatte di camoscio dietro tre o quattro pseudonimi ridicoli.

        Quando finirai le maschere da indossare, magari proverai anche tu a parlare di contenuti veri.

  14. Ma ci sarà una parte dei consiglieri a cui l’episodio delle magliette non è piaciuto, speriamo facciano un passo avanti!
    Ma quand’è che si vota il prossimo consiglio?

  15. Però gino
    – non ci metti la faccia
    – resti anonimo
    – Usi tre nickname, così sembra che siete di più
    – Dai mail anonime
    Ma che figuraccia… Bo ma non potete cercare almeno di salvare la faccia e fare in modo che la gente si ricordi di voi per qualcosa di buono e non per ste cose, ne state uscendo male male…
    La lettera e i successivi interventi sono chiari e pacati ed è quello che ci voleva, siete voi che la buttate in caciara… non sai più cosa rispondere nel merito e allora accusi uno che ha scrive da vent’anni di usare chatgpt… ma dove siamo arrivati

    1. Z sta per zorro? No perché parli di anonimato ma sei il primo che ti nascondi dietro una lettera… forse non ti è chiaro che ormai la barzelletta della società sono i soliti tre noti…

      1. Gino, con i tuoi tre nickname falsi la barzelletta sei tu. E ormai lo hanno capito tutti.
        Ti conviene sparire, perché chiunque ti legga ride soltanto.

        Tranne Pisapia che ti denuncerà per diffamazione e allora scopriremo chi è in realtà il giullare

          1. Caro Gino,
            se sei – come credo – anche Mariolino, stai tranquillo: avrai modo di conoscere presto Pisapia, ma non al chiosco.

          1. usi la maiuscola quando scrive Baldesio.
            Sul resto uno con questo nickname non merita commenti

  16. Ma rispondi nel merito una buona volta, che quando ti mettono senza parole cambi discorso e fai finta di niente… che brutta figura che fate

    1. Dici Zorro? Dai che tu e il trio delle meraviglie verrete ricordati come i soci più illuminati…
      In un anno non avete trovato nulla … dai su a casa 🏠.
      Su sentenze avvocati migliori del paese, povero stasi se l’avesse saputo prima non si prendeva 18 anni, telecamere, tigli, PEC, assemblee ecc ecc.
      Però siete divertenti, forse vi intitoleranno il vecchio bar.
      Ciaone

      1. Gino, Mariolino o Radiante che sia, tu continui a ripetere che in un anno non abbiamo trovato niente. Evidentemente non eri in assemblea quando ho parlato: di quello che abbiamo trovato. (e abbiamo parlato solo del 2024, visto che si parlava solo di quel bilancio / vedremo poi gli altri anni)

        Poi c’è la tua ironia sugli avvocati: sorvoliamo sulla cretinata di Stasi, che non merita commento come non lo meritano i tuoi tre nomi falsi
        Giusto però ricordarti che i ‘nostri’ avvocati hanno già fatto condannare la Baldesio e obbligato il Consiglio a rimborsare le spese legali a me.
        Non fare finta di niente, che lo sai benissimo e questo mi sa che ti rode.

        In quanto al bar ristorante a noi non interessano intitolazioni né targhette.
        Per noi conta solo che si rispettino le regole. Il contratto d’affitto d’azienda è chiaro: la manutenzione ordinaria è a carico del gestore, non della Baldesio. E invece nel 2024 la Baldesio ha pagato spese enormi che non le competevano.
        Avallate da questo consiglio.
        Ma i contratti vanno rispettati e se non lo sono, i soci diligenti possono chiederne conto.
        Ed è esattamente quello che è avvenuto (vedi esposto ai Revusori dei Conti).

  17. Ragazzi lasciate perdere… non si può competere con chi ormai ha fatto della propria vita una inutile battaglia contro i mulini a vento. Ormai sarà per sempre e comunque un ex socio. Un saluto alla prossima lista vincente .😂

    1. Francesco (o Mariolino i Gino o Radiante)
      non sono un “ex socio”, come forse ti piacerebbe nelle tue fantasie più torbide: la decisione è stata impugnata ed è oggi nelle mani di un giudice, quindi resto socio a tutti gli effetti.
      Tu parli di “mulini a vento”, ma contro questo Consiglio ho già vinto in Tribunale.
      È sempre al Tribunale che ho denunciato la ritorsione subita dopo sessant’anni di appartenenza: alla Baldesio e quando sarò reintegrato, i danni che chiederò saranno ingenti.

      😂

      1. Fino a prova contraria è un ex socio…l’unica cosa che impugni è il cellulare…
        continui a fare i video dal ponte alla baldesio…

        1. Bel nome Pia… ma sei per caso la moglie di Mariolino? 🤔”
          non cado nelle tue provocazioni.
          Ciao ciao Pia in Mariolino

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