Dal primo ottobre la competenza e la gestione delle cure primarie sono passate dall’Agenzia Tutela della salute (Ats) alle Aziende socio sanitarie territoriali (Asst). Dall’Ats Val Padana sono finite all’Asst di Cremona e all’Asst Crema, i due enti che gestiscono anche gli ospedali del territorio. L’operazione integra la medicina ospedaliera con quella territoriale. Delle cure primarie si occupano i medici di medicina generale (Mmg) e i pediatri di libera scelta (Pls), i fanti della prima linea. Quelli in trincea. I più vicini ai cittadini. I più penalizzati dalla Regione.
La medicina del territorio genera scarso profitto per i privati e poco consenso per i politici, condizione che non favorisce l’applicazione dell’articolo 32 della costituzione. Al contrario, la medicina ospedaliera produce un fiume di quattrini. La costruzione di muri e l’acquisto di attrezzature sono l’Eldorado di imprenditori, amministratori delegati di società del settore, artigiani. Dell’indotto. Sono una botta di visibilità e di applausi per i pubblici amministratori. Una foto con una nuova apparecchiatura per la risonanza magnetica, con un ecocardiografo di ultima generazione, o con un altro strumento diagnostico vale quanto dieci interviste e altrettanti slurp dell’informazione amica.
In questo contesto, il diritto alla salute diventa un optional per chi se lo può permettere. Per chi dispone dei soldi per pagarselo. Gli altri, gli sfigati, sono fottuti. Con l’emergenza covid, dopo anni passati nel sottoscala, la medicina di prossimità – Cenerentola della sanità lombarda – ha vissuto un momento di gloria. Dal luminare, al politico sgarrupato, all’epidemiologo, al parolaio dei talk show, tutti a giurare che, con una prima linea in arnese, la pandemia sarebbe stata meno devastante. Tutti a sostenere l’improrogabile esigenza di modificare rotta. Tutti a cantare: rallentiamo la sanità ospedale centrica e potenziamo quella territoriale. Mantra convinto per le voci fuori dal coro da sempre. Onanismo per chi si accoda. Per chi è attento alle opinioni che fanno tendenza. Per chi segue il vento. Per i componenti della banda dell’ortica. Per i soliti ignoti. Onanismo fa rima con opportunismo, furbismo. Trasformismo.
L’innamoramento per la prima linea e la trincea è durato un flirt. La moda di un’estate. L’attimo fuggente. Il tempo di percorrenza della Brebemi da Treviglio a Brescia. I propositi di maggiore attenzione per la medicina del territorio sono rimasti auspici. Pochi i cambiamenti messi in cantiere. E quelli partiti sono ancora allo stato embrionale. L’integrazione dei medici di base con l’ospedale va in questa direzione.
Poi ci sono le Case di Comunità, una ogni cinquantamila abitanti. Per il Cremasco ne servirebbero tre. Per ora la Regione ne ha concesse due. I sindaci dell’Area omogenea spingono per ottenere quella mancante. I vertici dell’Asst di Crema condividono. Milano tergiversa. Marcello Ventura, Riccardo Vitari e Matteo Piloni consiglieri nella metropoli potrebbero metterci una buona parola. Ma anche un pugno sul tavolo. Un comunicato per dimostrare il loro interessamento non basta. Si sta/come d’autunno/sugli alberi/le foglie. Valeva per i soldati di Ungaretti. Vale per l’assistenza sanitaria di oggi.
Nell’aprile del 2020, con il covid che miete vittime, una proposta agita e stupisce. Stordisce la sanità locale. Un trip lisergico, unico nel panorama nazionale. In riva al Po atterra l’astronave di Massimiliano Salini, europarlamentare, allora relatore del programma spaziale europeo. Senza molti preamboli propone: costruiamo a Cremona un nuovo ospedale. Le risorse si trovano. Fanculo quello attuale. «La struttura – spiega – ha ormai 50 anni, è stata inaugurata nel 1970 e ha necessità di importanti e costosi adeguamenti impiantistici, energetici e sismici. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte in queste ore in visita nei territori lombardi chiediamo di utilizzare i fondi europei del Mes per costruire nella città del Torrazzo un nuovo ospedale tecnologicamente all’avanguardia» (La Provincia, 28 aprile 2020).
Nessuno chiede a Salini delucidazioni sulla spesa di un restyling della vecchia carretta, che poi tanto anziana non è. Nessuno gli chiede cosa intenda per ospedale del futuro. Nessuno gli chiede di confrontare le risorse necessarie per i relativi interventi. Di valutare costi-benefeci tra le due opzioni. Di procedere con quella più conveniente. Nessuno gli chiede che vantaggi offra in caso di una malaugurata futura pandemia.
Lo ha detto Salini. E così sia. Lui è Major Tom, l’astronauta di David Bowie. Vive nell’iperuranio. Forse incontra lo spirito santo che lo ispira. Tornare con i piedi per terra gli viene difficile. Salini è il pifferaio magico. Lo seguono con entusiasmo la Regione, la Provincia, l’Amministrazione comunale di Cremona. Tra i partiti, Pd e Forza Italia vanno in brodo di giuggiole. Viva l’ospedale. Salini santo subito. Le associazioni datoriali gli tributano una standing ovation.
Il progetto viene presentato a Dubai il primo febbraio 2022 da Letizia Moratti, vicepresidente della Regione, durante il meeting Hospital of the future. How to re-think architecture for health. Nei mesi successivi è un tambureggiare di dichiarazioni strabilianti. Galattiche. Noblesse oblige.
Giuseppe Rossi, direttore Asst di Cremona, da giovane chitarrista nella band Distretto 51, molla la Fender. Impugna la tromba. Suona la carica. Segue Salini negli spazi siderali. «Stiamo facendo – informa – qualcosa di nuovo in Italia, ma che sarà qualcosa di nuovo anche per il mondo» (video a corredo di un articolo di Cremona oggi, 14 settembre 2022). È l’annuncio dell’era rossiana. Ci sarà una sanità ante e post l’ottava meraviglia del mondo. Nostradamus non l’aveva prevista. È il golem della cabala ebraica.
Un collaboratore del direttore generale non è da meno. Non scherza manco per nulla. «Stiamo conducendo – spiega – uno studio per individuare le esigenze future, e mettendo a punto le linee guida del progetto con la consulenza del MIT di Boston» (La Provincia, 15 settembre 2022).
E la Nasa no? Con Salini in squadra sarebbe stato un gioco da ragazzi contattarla.
Pochi giorni fa l’annuncio in pompa magna del progetto vincitore del concorso. Giornali, televisioni locali in grande spolvero. Classifica con tutti i partecipanti. Biografia del vincitore: l’archistar Mario Cucinella. Ciliegine e panna montata in abbondanza. Troppo montata. Cremona è sorrisi e denti bianchi su carta non patinata. Guccini non ne abbia a male. È fellatio mediatica.
Poi il disorientamento. Maurizio Bracchi, direttore del Dipartimento innovazione sostenibilità e aree di sviluppo strategico dell’Asst Cremona precisa: «La graduatoria potrà essere confermata solo dopo l’esito positivo delle verifiche circa il possesso, da parte dei cinque finalisti, dei requisiti generali e speciali di cui all’art. 3 del Bando. Considerata la complessità dei materiali, il lavoro di verifica richiederà un altro mese. La cerimonia di proclamazione del vincitore e la pubblicazione dei cinque progetti in concorso sono fissate per il prossimo 30 novembre. In particolare, quel giorno verrà presentato il progetto del nuovo ospedale, primo classificato» (Cremonasera, 27 ottobre).
E se la classifica non verrà validata?
I cremonesi definiscono mestéer cremasc i lavori fatti con approssimazione. Dopo questo annuncio il privilegio passa a loro.
L’ubriacatura per una classifica provvisoria – non può essere definita in altro modo – ha posto in ombra il Movimento per la riqualificazione dell’ospedale pubblico di Cremona. Ha ignorato le analisi precise e dettagliate di Giorgio Mantovani sui costi del restyling dell’attuale struttura e la loro comparazione con quella nuova (Vittoriano zanolli.it, 3 e 23 ottobre). Ha oscurato le osservazioni della Corte dei conti inviate all’Asst.
«La Sezione – si legge nella deliberazione dell’organo di controllo amministrativo – accertando l’esistenza di crediti risalenti a più di dieci anni fa, sollecita l’amministrazione a realizzare gli interventi previsti e per i quali sono stati stanziati i contributi e a proseguire con la Regione Lombardia una verifica puntuale delle poste al fine di poter eventualmente stralciare i crediti relativi a interventi non più realizzabili» (Cremonaoggi, 26 ottobre).
Il 1° ottobre c’è stata l’integrazione tra territorio e ospedale. Il 27 è stato mandato in orbita il progetto del nuovo ospedale. Fra un mese si saprà se il lancio è riuscito.
Oggi c’è la realtà che racconta di ore di attesa al pronto soccorso, di mesi per accedere ad alcuni esami, di carenza di medici di base. Dell’Asst di Cremona che non spende i finanziamenti ricevuti e viene bacchettata dalla Corte dei Conti. Di una politica che applaude. Non resta che piangere.
Antonio Grassi
3 risposte
Grande Antonio!!! Purtroppo però grazie alle scelleratezze dei soliti NOTI …in quel posto ce l’avremo sempre noi cittadini di PRIMA Categoria ma relegati dai soliti NOTI in quarta…..ai posteri l’ardua sentenza….
Nonostante Forza Italia sia ormai, e dopo la dipartita di Silvio Berlusconi ancora di più, un partito che può contare su un numero di voti piuttosto risicato, nonostante Salini sia stato messo abbastanza da parte per mandare avanti altri colleghi di partito, nonostante Letizia Moratti vada avanti e indietro da FI ad Azione pur di rimanere sulla cresta dell’onda, vengono ancora considerati personaggi dal potere così importante? FI in solitudine ha varato il discorso ed è fautore di tutto quanto? Grassi sa benissimo che non è possibile che tutto sia nato e portato avanti senza altri appoggi. Perché addossare l’onore e l’onere a Massimiliano Salini e non dare a Cesare quello che è di Cesare? Molto strano…
Il quadro, o per meglio dire l”affresco è impeccabile.
Il problema successivo: che spazi ha il cittadino? Escludo le riposte: “non ammalarti” o “prenditi una pastiglia siente a me”