Ray Play Sound, canale RAI dedicato ai Podcast, ha lanciato in pompa magna una serie di 10 puntate dal titolo “Lo Stato parallelo” nelle quali l’ex pm Gherardo Colombo racconta a 40 anni di distanza le vicende della loggia massonica più famosa d’Italia. Premesso che non ho ancora ascoltato le registrazioni, il titolo e il narratore non sembrano promettere grandi novità rispetto alla narrazione acquisita e che più o meno tutti conosciamo: un accrocco di poteri forti e occulti che avrebbero mirato se non al sovvertimento dello Stato quantomeno a fare i loro affari alle sue spese, il tutto sotto l’egida del leggendario Gran Maestro Licio Gelli.
Si è detto veramente di tutto e di più sulla P2, ed essa rimane tra i cosiddetti “misteri italiani” uno dei più discussi e famosi, e quasi certamente il più “sfruttato” mediaticamente e politicamente.
In sintesi, l’ex gerarca fascista e massone di lungo corso Licio Gelli avrebbe costituito una loggia massonica con lo scopo preciso di creare un sistema di potere occulto in cui però fossero presenti influenti personaggi delle Forze Armate, della politica, dei media e dell’industria. Nome della loggia era P2, cioè Propaganda 2, in omaggio alla Propaganda 1, loggia “pubblica” costituita alla fine dell’800 per fare apostolato massonico nella neonata (e piuttosto massonica) Italia Risorgimentale. Da allora in poi il solo suono “P2” in Italia evoca tutto ciò che di oscuro e illecito possa esserci nella gestione del potere, e non sono mancate perfino delle sue improbabili e un po’ grottesche pseudo continuazioni, create forse più dalla narrazione giudiziaria e dell’anti -berlusconismo che non dalla realtà, come la P3 e perfino la P4…
Il fatto in breve è il seguente: nel 1981 proprio Colombo, che indagava sui rapporti tra Gelli e il banchiere Sindona, durante una perquisizione negli uffici aretini della fabbrica di vestiti del Gelli rinviene nella cassaforte anziché le occulte carte finanziarie un archivio, costituito da lunghe lista di nomi, molti dei quali a dir poco roboanti e appartenenti ai più alti livelli di tutti i centri di potere del Paese, tutti appartenenti a questa nuova Loggia P2. Lo scandalo fu clamoroso, una ghiottoneria senza precedenti per la stampa e l’opinione pubblica: militari, imprenditori e politici, tutti rigorosamente di destra o centro destra, iscritti a una loggia patrocinata da un fascista amico del dittatore argentino Peròn. Una bomba a orologeria che produce immediatamente un effetto, la caduta del governo DC Forlani e la nomina del primo presidente del Consiglio del Partito Repubblicano Italiano, Giovanni Spadolini. Alt un attimo, primo sospetto: viene scoperta una loggia massonica occulta che mira al sovvertimento dello Stato e viene fatto cadere un governo cattolico per sostituirlo con uno guidato da un massone… Non suona strano? All’epoca no, tanto più che Spadolini decretò sciolta per legge (e per la prima volta dal dopoguerra) una loggia massonica, la P2 appunto, cosa che in molti ha sempre destato il sospetto di un regolamento di conti tra massoni.
Da lì in poi sulla P2 si scatena un assalto mediatico e giudiziario senza precedenti, con tanto di commissione di inchiesta parlamentare ( la commissione Anselmi), e il PCI che per mano del suo alfiere Flamigni grida alla centrale atlantista manovrata dalla CIA e degli USA per prendere il potere in Italia ed eliminare la democrazia.
Da allora in poi la P2 è stata tirata in ballo praticamente ovunque, anche perché tra i suoi iscritti figurava niente meno che Silvio Berlusconi, la cui iscrizione in realtà ha sempre avuto più il sapore di una leggerezza che non di una reale partecipazione, tanto più che la P2 aveva una caratteristica: non era una loggia tradizionale, cioè misterica e iniziatica, non si tenevano in essa i tradizionali rituali massonici, tanto che le altre logge ne hanno sempre sconfessato la reale natura massonica. Era più che altro, come ben la definirono Andreotti e Montanelli un “comitato di affari” fatto di laici in cerca di opportunità e militari in cerca di promozioni. Non era dunque una di quelle “Arrière Loges”, le logge veramente nascoste nelle quali i philosophes massoni costruiscono le visioni e i segreti di conoscenza che sono alla base della Massoneria.
In effetti, la P2 ha completamente stravolto, nella percezione comune, quella che è la vera natura delle logge, che non è tanto affaristica quanto iniziatica: in sostanza, i massoni si radunano e salgono di grado per entrare sempre più nella conoscenza e nell’apprendimento di segreti filosofici volti alla comprensione della realtà, da qui la segretezza che li contraddistingue. Nella P2 non accadeva nulla di tutto ciò: era di fatto un club per potenti in carriera cui veniva promesso che aderendo avrebbero certamente ottenuto più denaro e più potere. Discutibile, ma non certo illecito.
Gelli aveva ben compreso la natura del potere in Italia, che è una natura non individuale ma sistemica, e cioè in cui tanto più si appartiene a una trama di rapporti tanto più se ne guadagna e si viene sostenuti, e facendo leva su quello con grandissima abilità convinse perfino centinaia di non massoni ad entrare nella sua loggia, una sorta di club esclusivissimo da cui trarre guadagno. E in effetti in tantissimi abboccarono come pesci, fra tutti addirittura Maurizio Costanzo, e in molti riuscendo poi anche a fare affari e carriere, specie nelle Forze armate e nei Servizi di sicurezza, alimentando ulteriormente sospetti e narrazioni dei cosiddetti Servizi deviati. Del resto, l’appartenenza massonica specie nella Marina e nei Servizi è sempre stato molto diffusa, e in effetti vi fu un momento in cui tutti i vertici militari italiani figuravano iscritti alla P2, tra l’atro proprio negli anni bui del sequestro Moro.
Quello che in realtà quasi mai si racconta, è l’altra versione della P2, quella sempre sostenuta da Francesco Cossiga, il vero custode dei nostri segreti di Stato ben più di Andreotti: la P2 era una perfetta operazione di Disinfomatsiya (cioè di controinformazione, depistaggio e condizionamento della opinione pubblica) orchestrata da Mosca e dal KGB con l’intento, peraltro assolutamente riuscito, di screditare i nostri Servizi di Intelligence e le nostre Forze Armate che erano all’epoca tutte filoamericane e anti sovietiche, oltre a sommergere di scandali le forze politiche e i centri economici anticomunisti italiani arrivando perfino alla baggianata di ritenere che dietro Gelli vi fosse Andreotti, una opzione assolutamente inconsistente dato che il Divo che da sempre rispondeva al Vaticano mai poteva farsela coi massoni, figuriamoci esserne il capo.
Può sembrare perfino surreale, ma i russi in questo campo erano dei maestri assoluti fin dal tempo degli zar e di Lenin, e a cui la CIA non bagnava nemmeno le scarpe quanto a fantasia e finezza intellettuale. Il nostro Gelli, che in realtà aveva rapporti con la Destra Repubblicana americana e con quella sudamericana, mai è stato uomo della CIA…anzi…negli anni ’60, quando era ancora un pesce piccolo, era schedato dal SID di Firenze proprio quale agente del KGB… E chi scrive è fermante convinto che tanti dei misteri italiani rimangono “irrisolti” proprio perché il ruolo del KGB in essi non viene considerato e approfondito adeguatamente.
Del resto, non mancano alcune strane coincidenze: se Gelli controllava i capi dei Servizi, come poteva non sapere della perquisizione di Colombo? E sarebbe stato così ingenuo da tenere nell’ufficio della sua azienda gli elenchi di qualcosa di così segreto, mentre le carte dei rapporti finanziari su Sindona, molto meno compromettenti, le teneva ben segrete? Pare proprio che abbia servito su un piatto d’argento lo scandalo perfetto…Quello stesso Gelli che ha più volte dichiarato, in netta contraddizione, che i Servizi Segreti erano coinvolti nel rapimento di Moro, ma che lui del rapimento di Moro non sapeva assolutamente nulla, pur essendo il capo occulto dei Servizi..?
Chissà, magari un giorno dagli archivi dell’ex KGB usciranno carte che confermano questa versione, mentre nel frattempo, a distanza di 40 anni, ancora la P2 “complottista” fa parlare di sé…
Francesco Martelli
sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di archivistica all’Università degli studi di Milano
cremonasera.it