«Il nostro territorio deve trovare una rappresentanza: l’obiettivo è che, con le elezioni regionali del 2023, ritorni in giunta regionale un assessore cremonese» (Cremonaoggi, 13 ottobre) spiega Stefano Allegri presidente provinciale dell’Associazione industriali. Pochi giorni dopo, la senatrice ed ex ministra per le Politiche dell’Unione Europea, Anna Maria Bernini, in visita alla Ancorotti Cosmetics di Crema, lo supera. Intervistata dal quotidiano La Provincia risponde con i fuochi d’artificio. Il giornale titola «Voi siete un
esempio, Cremona si merita un ministro» (19 ottobre). Due righe su sei colonne, con virgolette canoniche che certificano la maternità della dichiarazione e richiamo in prima pagina. Minchia. L’ex ministra è un fiume in piena. Esonda. Promette: «Quando il centrodestra governerà il paese, sono certa che questa zona sarà adeguatamente ricompensata». Ma va a lavorare. Saremo provinciali e un po’ ciula, cediamo le nostre società pubbliche a bresciani e
milanesi, respiriamo un’aria tra le più inquinate d’Europa, siamo al centro di inchieste giornalistiche sull’ambiente (Espresso, 22 ottobre) e ci rappresenta una classe politica priva di fuoriclasse, ma non crediamo – almeno per ora – a chi ci racconta che la luna sia
una formaggia. In attesa del Rinascimento auspicato da Allegri e assicurato dalla Bernini, sarebbe augurabile abbandonare i sogni di gloria, volare basso, attenersi alla realtà più orientata alla discesa agli inferi che alla salita al cielo, cercare di fermare la caduta e invertire la
rotta.
La realtà narra di un territorio sfilacciato, un puzzle quasi impossibile da assemblare, orfano della politica, privo di una guida affidabile e credibile, svuotato a poco a poco e allergico allo scontro. È la provincia del compromesso, del piccolo cabotaggio, della
protesta che si fa lamento piagnucoloso e richiesta di carità di pochi spiccioli o di briciole dei banchetti altrui. È l’esercito dei comandanti pronti a ordinare il combattimento, ma solo dopo un accordo
preventivo di pace con il contendente. Non perdiamo e non vinciamo mai. Non contiamo nulla e il bradipo è l’animale che meglio ci rappresenta. È il territorio dell’aurea mediocritatis, che è tale se ci sono gli uomini capaci di sfruttarla, iella se mancano. È la provincia degli apatici, del passo mai più lungo della gamba che, per ragioni note ma mai eliminate, misura sempre meno di una spanna. E l’applicazione scientifica del metodo del tutti allineati e coperti impera. Non si muove nulla e il Nessun dorma funziona nella Turandot, non sotto il Torrazzo, lungo il Serio, sul Listone.
Negli ultimi anni noi non abbiamo quasi mai vinto. Le poche volte che ci siamo riusciti ce lo hanno permesso gli altri, oppure siamo stati sconfitti, ma ci hanno fatto credere l’opposto. In un caso i cittadini hanno vinto d’imperio, ma la politica li ha traditi e
l’inceneritore, respinto con un referendum, è stato costruito. È ancora lì. Da Lgh è passato ad A2A. Rimarrà a San Rocco ancora per anni. I carabinieri forestali lasciano il capoluogo provinciale (Cremonasera, 21 ottobre) e dal prossimo gennaio verranno accorpati alla stazione di Mantova. Nessuno ha fiatato. Se qualcuno ha protestato, pochi lo hanno sentito. Nei giorni scorsi l’Area Omogena del Cremasco ha rimediato un’altra figura barbina. Alla
convocazione del Comitato indirizzo e controllo ordinario di Consorzio.it, formato da circa cinquanta sindaci-soci, solo dodici hanno partecipato. Il punto più importante dell’ordine
del giorno è stato rinviato. («Cremonasera, 20 ottobre). Un organismo nato per unificare si è invece rivelato divisivo. Uno schiaffo e un fallimento per la politica. Un cambiamento non sarebbe né uno scandalo, né uno sfregio a chi con sacrificio ha guidato in questi anni la carovana attraverso sentieri impervi.
La sanità locale è più acciaccata dei pazienti che cura. Impastoiata in una serie di problemi strutturali, politici, campanilistici si arrabatta senza una progettualità condivisa a livello provinciale. Si attende la riforma della legge regionale 23 che regola la materia, intanto si
naviga a vista, ogni territorio per sé e che dio la mandi buona.
Si cerca la soluzione del particolare e non del generale. Si aspetta Godot con la ricetta miracolosa, ma Bekett racconta che non arriva mai. La situazione è caotica e nebulosa. Pochi hanno le idee chiare, tutti mirano ad arraffare il più possibile per la propria monade
che è poco più di una pisciatina nel vasino da notte. Mario Diana, ex sindacalista Cisl, non fa sconti e serve di barba e capelli i politici
casalaschi. «Sul versante della riforma sanitaria – sottolinea – sta per suonare la campana dell’ultimo giro e qui tutto tace, tace l’Amministrazione locale che invece di essere guida come capoluogo del Casalasco, regolarmente si eclissa» (Cremonasera, 22 ottobre).
Se Casalmaggiore piange, Cremona non esulta e a fare il contropelo ci pensa Michel Marchi, sindaco di Gerre Caprioli. «La politica – spiega – si spogli delle comodità del palazzo, torni in strada a manifestare con le forze sindacali, per esempio per dire che il
territorio cremonese è stanco di essere svenduto e che la nostra salute non è merce di scambio. Basta con i compromessi» (Cremonasera, 20 ottobre).
Crema, caduta nelle sabbie mobili della destinazione dell’ex tribunale, è ferma. Per l’Ats non decide. Mantova è lontana, Cremona andrebbe bene, ma qualcuno guarda ai vicini di casa che, per postulato, godono di un’erba sempre più verde. Lodi e Treviglio sono nel mirino. A sorpresa si è fatto il nome di Melegnano, che non è a due passi.
Ora tutto tace. Dei discorsi e dei proclami innescati dall’emergenza covid sul potenziamento della medicina del territorio, sull’ospedale non più ombelico del mondo, sul ridimensionamento
del privato sono rimaste le interviste, gli articoli sui giornali, le registrazioni televisive e le chat sui social. Il vaccino ha funzionato sul covid, ma anche sui propositi di modifiche radicali. Le ha
sterilizzate. Passata la paura del virus, siamo tornati al bilancino, alla prevalenza degli interessi di bottega sul bene comune. Pianto e stridor di denti non sono però scomparsi. Sono dietro l’angolo, pronti a ripresentarsi. L’antidoto è solo la politica. Se ci crede. Se vuole. Chi lotta può perdere. Chi non lotta ha già perso. (Che Guevara). Almeno una volta, proviamoci. Chissenefrega di avere un assessore regionale o un ministro targato Cremona.
Antonio Grassi
Una risposta
Hasta la victoria Comandante! Magari ci fosse un Che…ma foirse a Cremona si addormenterebbe anxhe lui, contagiato dalla malattia del sonno locale.