Cremona città dei record. Negativi. Campionessa indiscussa per la pessima qualità dell’aria, con la proposta della walk of fame delle vacche (vittorianozanolli.it, 6 dicembre 2022) ha raggiunto i vertici del ridicolo.
I totem che segnano i quartieri cittadini, l’hanno insignita della medaglia d’oro per gli investimenti inutili e del diploma del vorrei ma non posso, tandem-attestato di pressapochismo e superficialità.
La vicenda di Angela Cauzzi, ex sovrintendente del teatro Ponchielli, l’ha spedita nel pianeta dei lillipuziani, risultato tutt’altro che invidiabile.
L’ospedale nuovo, ottava meraviglia del mondo, l’ha spinta sul podio della presunzione.
Il rifiuto di dialogare con il territorio, l’ha inclusa tra i pazienti affetti da disturbo narcisistico di personalità: io sono io, voi non siete un cazzo. Condizione che la isola dal contando e impedisce ogni tentativo di unità del territorio.
L’indifferenza cronica dei cittadini avvalla questi comportamenti e le eccezioni sono come una rondine che, da sola, non fa primavera.
Non la fanno i radicali, che hanno definito Cremona Caput mundi, titolo del libro con la loro storia in riva al Po. Fresco di stampa, curato dal quel simpatico ganassa di Sergio Ravelli, è un concentrato di disobbedienza, ribellione, denunce.
Non la fanno i cinque stelle che in questi ultimi anni hanno pestato duro su ambiente, sanità e trasporti.
Non la fanno le sparute truppe di Rifondazione comunista e dintorni, camei che testimoniano un tempo che è passato e non tornerà più. Non fossili, ma ultimi mohicani.
È l’epoca della cessione di Lgh ad A2A, operazione pronta per l’annuario dei migliori harakiri politico-amministrativi della Lombardia. Dell’esclusione di un rappresentante della lista di minoranza di Aem e compagni di cordata dal consiglio di amministrazione della stessa A2A, sceneggiatura di un film sul gioco delle tre carte. Milano, Brescia e fondi di investimento a giostrarle, Cremona il grullo da intortare con il supporto del fuoco amico. Della serie l’America è un sogno, ma non è per te. O, si diceva un tempo, è mia e te la faccio vedere, ma non te do. La raccolta di Capitan Miki. Del Grande Blek. Di Tex.
Il comunicato (Cremonasera, 30 aprile) dei tre capigruppo di maggioranza per giustificare tale esclusione è stato partorito, scritto e diffuso da extraterrestri della politica. Una rarità «che voi umani non potreste immaginarvi» (Blade Runner). Più singolare di Cetto Laqualunque senza lu pilu. Più ancora dello zero assoluto, materializzazione del nulla.
Un firmatario del documento, probabilmente indispettito dai buuu di disapprovazione di una parte della stampa, ha commentato: «C’è un limite a tutto e questo limite è stato superato» (Cremonasera, 7 maggio). Non precisa quale limite. Probabilmente quello del grottesco, ma non si è accorto. Oppure delle cazzate scritte nel comunicato e, svogliato, non le ha colte. Sarà una risata che vi seppellirà. Ogni tanto la profezia si avvera. Le elezioni comunali sono dietro l’angolo. Ricordarlo può essere utile.
La gestione della richiesta di produrre biometano in un’area già penalizzata da un inceneritore e da un impianto di biomasse legnose è da apprendisti stregoni con poche prospettive di conseguire la laurea. Autolesionismo da antologia, merita d’essere studiato nei corsi di marketing e comunicazione. Per evitarlo.
La costituzione di un comitato di cittadini critici verso l’operazione è da cartellino rosso, con relativi cinque anni di squalifica per coloro che hanno favorito la formazione dell’alieno. Fallo da espulsione, presuppone un’ignoranza crassa sulle vicissitudini degli insediamenti ambientali borderline e relativi fallimenti del silenzio e del mancato coinvolgimento dei cittadini e della loro partecipazione. Tattica tanto perdente, che neppure Quinto Fabio Massimo, temporeggiatore per antonomasia, riuscirebbe a spuntarla.
Il servilismo da proletariato vintage della politica locale verso le associazioni di categoria, è da museo. Ha invertito i ruoli e contribuito all’involuzione della città e della provincia.
Le associazioni datoriali impongono e comandano. La politica annuisce. Sorride. Sorry, no problem. Mai un vaffanculo. La storia infinita per l’implementazione del Masterplan insegna.
Considerate stakeholder di riferimento, elevate al rango di depositarie del dogma, le associazioni rilasciano l’imprimatur per il via libera alla maggioranza delle decisioni di competenza della politica. Anche per le pisciatine.
Inaccettabile e incompatibile con una corretta gestione del bene comune, il metodo del sì, padrone, azzera l’interlocuzione coi cittadini che, invece, dovrebbe essere privilegiata. Allenta il rigore verso il bene comune. L’equilibrio del territorio è tra i primi soggetti a patirne le conseguenze. Per fingere di pareggiare i conti, la compensazione ambientale è prassi. Escamotage linguistico per edulcorare uno sfregio, fornisce l’alibi al mercimonio. Mancia ai cittadini per lo spazio vitale a loro sottratto, la compensazione è l’obolo per comprare o barattare il bene comune. Anche quando non ha prezzo.
In città i partiti sono un’entità gassosa, con il Pd portabandiera degli ectoplasmi. Il segretario provinciale si è eclissato. O si è ritirato in clausura. O, scoglionato, ha gettato la spugna. O è stato silenziato. Sul biometano ha delegato il proprio vice a firmare un comunicato (Cremonasera, 8 aprile), ma sarebbe da maramaldi infierire. Sulla nomina del Consiglio di amministrazione di A2A ha scelto un composto mutismo, preferibile a dichiarazioni e comunicati boomerang. Un segretario fantasma per un partito fantasma. Per un vascello alla deriva, in balia delle onde e dei venti. Delle mode. Delle presunte convenienze. Dell’improvvisazione.
L’elezione al senato di Carlo Cottarelli, le sue dimissioni dalla carica e dal partito sono la fotografia impietosa di un Pd privo di guida. Di idee. Di strategia. Di progettualità. Un Pd specchio di una città con scarso entusiasmo. Di una città senza un rappresentate in parlamento, dopo anni di costante presenza.
I giovani virgulti dei partiti non sono decollati. I più attempati sono scoglionati. Luciano Pizzetti, non di primo pelo, ma politicamente il più sgaggio della compagnia, osserva. Analizza. Valuta la situazione. Fa quattro conti e in testa gli frullano mille pensieri. Non si sbilancia. Pensare che con passo felpato si muova nel deep state cittadino non è malignità. Ipotizzare per le prossime elezioni di Cremona una coalizione ampia con lui in testa è qualcosa di più di una congettura. Un comitato di salute pubblica? Perché no? In senso lato, niente rivoluzione francese. Pizzetti non è giacobino. Tende al moderato.
Cremona sarà anche caput mundi, ma il suo cielo non colora d’azzurro. Non assomiglia a quello di Berlino reso famoso da Marco Civoli, dopo il goal di Fabio Grosso che ha consegnato all’Italia il quarto titolo di campione del mondo di calcio.
Il cielo di Cremona è grigio, plumbeo. Pieno di nuvoloni neri. Non mette gioia, ma ansia. Cremona, caput mundi? Sì. Dei record negativi. Della politica che tira a campare.
Antonio Grassi
5 risposte
Bell’articolo. Il Sindaco dovrebbe leggerlo e dimettersi.
A Cremona non serve moderazione, bisogna pestare i piedi, e per bene, a chi tira le fila al di fuori della politica.
La città è al servizio soprattutto di chi ci vuole abitare, di chi la vuole vivere con serenità, non di chi vuole fare semplicemente speculazione o immolarsi a salvatore.
Con una programmazione seria si può mettere a posto molto senza aspettare (o cercare) mance da questa o quella entità perché facendolo si rischia di concedere in cambio qualcosa per cui i nostri nipoti ci malediranno.
Cremona è governata ormai da troppo tempo da persone al limite del disgusto!
perfetto….
Se ci passi in auto con un L di panna scendi con un panetto di burro