Ieri sera al cinema teatro FIlo è stato propiettato il docufilm Maka, tratto dal libro ‘Triaiettorie di sguardi’. La proiezione è stata preceduta dal saluto di Alessio Romanelli, presidente dell’ordine degli avvocati di Cremona, dagli interventi di Rosita Viola assessore alle Politiche sociali e alla fragilità del Comune di Cremona, dell’avvocato Giulia Zambelloni presidente della Camera civile di Cremona, di Marida Brignani presidente del Soroptimist Club di Cremona, di Rita Garavelli presidente del Lions Club Cremona Stradivari. Ha introdotto la proiezione Pia Maurizia Gerevini presidente del CPO dell’ordine degli avvocati di Cremona.
Il docufilm Maka, ispirato alla storia di Genevieve Makaping, è scandito dalle parole con marcato accento bresciano del bravissimo regista marocchino Elia Moutamid, che è la voce narrante del lungometraggio e alterna l’italiano all’arabo, mentre veloci i sottotitoli che lo traducono corrono insieme alla 500 su cui viaggia nella Bassa padana, con la sua vocazione agricola e con i suoi capannoni industriali. È qui, nel Mantovano, a Goito, che Genevieve Makaping ora vive. Ma il suo viaggio nel 1982 l’ha portata ad attraversare parte dell’Africa, a giungere in Francia e poi in Italia.
Maka è intelligente, curiosa, studia, è intraprendente, si conquista la cittadinanza italiana a suon di meriti culturali. E’ giornalista, indaga, provoca, raccoglie informazioni e solo dopo comunica. Maka è orgogliosamente nera, donna, colta e disinvolta nel suo abbigliamento leopardato: rompe gli schemi, rifiuta matrimoni combinati, sfida con domande impertinenti in campagna elelttorale i potenti del momento, ascolta i giovani. Non le fa paura un’autostrada eternamente in costruzione nel profondo sud.
E’ camerunense, è calabrese, è italiana, è quanto di più vicino al concetto di cittadina del mondo si possa immaginare. Soprattutto, Maka è capace di ascoltare l’altro, che sia il disagiato cittadino di una difficile città del Sud negli anni ottanta, oppure l’adorabile coppia di anziani che in mantovano le rimproverano di non saper cucinare, ma le vogliono un gran bene e sanno guardare alla sua pelle nera con la stessa benevolenza che si dà a una di loro, con l’aggiunta di un po’ di zenzero, perché Maka alla sua vita ha saputo dare senso vero e sapore.
Alessandra Fiori
Una risposta
Documentario realistico privo di paternalismo ipocrita che ben documenta le aspirazioni di una persona che vuole vivere il suo tempo e realizzare i suoi sogni.